Adiecta (1905)/III/XXXIX
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NATALE AL TRANSVAAL
MCMI
Un clamor d’ululati e di lamenti
lungo nell’ombra sale
e quel clamor per te — Britannia senti?
4è il canto di Natale.
Il canto dice; «Il sol mai non tramonta
sul tuo impero, Inghilterra,
e l’ugna tua crudel lasciò l’impronta
8sovra tutta la terra.
Seminasti l’inganno e la discordia
dove regnar volevi,
né conoscesti mai misericordia
12se guadagnar potevi.
Ora l’Africa strazi e i scellerati
campi di morte inventi
dove le madri martirizzi e i nati
16uccidi cogli stenti.
Su chi difende la sua terra invochi
dal ciel rovina e morte
e sterminando i deboli ed i pochi
20ti vanti d’esser forte!
No, la forza non hai di che ti vanti;
non hai che la moneta
e il colosso sì caro ai tuoi mercanti
24ha i piè di fragil creta.
Roma regnò così. Spiegò l’artiglio
al par del tuo possente,
ma dalla terra al ciel fumò vermiglio
28troppo sangue innocente,
e vinta ed arsa, delle colpe orrende
pagò nel sangue il fio.
Piomba sovra colui che men l’attende
32la collera di Dio!
Sia maledetto chi per primo ha tolto
fuor dalla terra l’oro
e chi primo la decima ha raccolto
36sopra l’altrui lavoro.
Maledetto chi opprime e chi tormenta
le creature umane
e schernisce il meschin che si lamenta
40e gli rifiuta il pane.
Maledetta la madre — e mai sorrida
il figlio a lei sul petto —
che ti sa crudelmente infanticida
44e non t’ha maledetto!....»
O avara e rea Cartagine moderna,
ascolta come sale
nell’ombra, verso la Giustizia eterna,
48il canto di Natale!