Adiecta (1905)/II/LIII
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LE BALLATE DELL'AUTUNNO
I.
Giovani amanti e donne innamorate,
se mi volete bene,
3vi sovvenga di me quando pregate.
Quell’albero che resse alla bufera
nella stagion nevosa e nell’asciutta,
6l’albero che fiorì di primavera
e che d’agosto maturò le frutta,
or che l’inverno viene
9sente cader le foglie assiderate.
Non più nidi sui rami e tra le fronde,
non più trilli d’amor nell’ombra densa.
12Or l’avvolge la nebbia e lo nasconde
sotto un sudario di mestizia immensa
e morir gli conviene
15senza speranza di veder l’estate!
II.
Oh come tristi son queste giornate
e queste notti piene
3di cose morte e non dimenticate!
Quell' albero son io che sotto il raggio
mattutino del sol rinverdì tutto,
6che di rime fiorì nel dolce maggio,
che maturò nel caldo agosto il frutto
e nell’ore serene
9la speranza ospitò delle nidiate;
ed or che il triste verno s’avvicina,
perdo le foglie della poesia,
12sento venir la nebbia e la pruina
ed il freddo agghiacciar l’anima mia....
Oh, piangetemi bene,
15giovani amanti e donne innamorate!