Occhi e nasi/Gli ultimi fiorentini/Le tre debolezze

Le tre debolezze

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Le tre debolezze.


Il fiorentino aveva tre cose, che erano tutto il suo orgoglio e delle quali si vantava sempre e alla presenza di tutti: cioè, il Campanile di Giotto, la cortesia tradizionale dei fiorentini [p. 206 modifica]verso i forestieri, e il vecchio sigaro toscano da un soldo.

In quanto al Campanile, tutti oramai sanno che questo è il capolavoro architettonico del maraviglioso autore e inventore dell’O perfettamente tondo: di quell’O che ai tempi di Cadmo era una semplice lettera dell’alfabeto, come un’altra, e che oggi, in grazia dei gran calligrafo amico di Dante, è diventato una misura esatta per giudicare a occhio le nostre capacità politiche, amministrative e letterarie.

Riguardo poi alla cortesia tradizionale dei fiorentini verso i forestieri, bisogna intenderla per il suo verso. Questa cortesia (che in moltissimi casi era sinonimo di «leggerezza») stava tutta nel mostrarsi garbati e quasi cortigiani verso ogni persona nuova capitata di fuori, purchè avesse l’aria di una persona pulita. Inutile avvertire che quel «pulita» si riferiva più spesso alla camicia, che alla persona.

Rimarrebbe ora il vecchio sigaro toscano, o su questo non c’è nulla da dire. I fiorentini ricordano anch’oggi il sigaro dei tempi del Granduca, come gli Dei spodestati dell’Olimpo ricordano l’ambrosia bevuta alla tavola di Giove. Anzi c’è di peggio: perchè i fiorentini si ricordano volentieri di quel sigaro, mentre poi hanno dimenticato volentieri il loro Granduca. Bisogna proprio dire che i fumatori non hanno palato.

Intanto, su su che l’italia cresceva, anche il sigaro toscano, per mostrarsi buon liberale cresceva di prezzo finchè sotto il Ministro [p. 207 modifica]Magliani ebbe un altro avanzamento e, senza bisogno dei soliti esami, passò dalla categoria dei sigari da sette centesimi in quella dei sigari da otto centesimi e poi da dieci, con grandissima afflizione di spirito di tutti, specie del fumatore fiorentino: il quale, aggirandosi solitario e ramingo per l’aperta campagna, sfogava il suo dolore in questi pietosissimi accenti:

«Io non sono un uomo; parola d’onore! Non toccherebbe a me a dirlo, ma io sono una vera pasta di zucchero; e se nessuno finora mi ha visto sul banco di Castelmur o di qualche altro pasticcinaio, in mezzo alle sfoglie, ai mandorlati, alle creme e ai budini di riso, egli è perchè io mi pèrito a stare esposto al pubblico. Eppoi, a dirla qui fra noi, mi seccherebbe a essere mangiato croccante! Fino a esser bevuto, pazienza!

Io non ho milza, nè fegato, nè fiele.

Dacchè sono al mondo, posso dire che sono stato sempre in pace con tutti: col creatore e colla creatura.

Non ho mai avuto nè odj, nè rancori, nè antipatie per nessuno: anzi, posso giurare qui, come se fossi con tutte e due le mani sul Vangelo, che ho sempre lodato tutti, sempre glorificato tutti, sempre detto bene di tutti. Basti, fra le altre, che un giorno senza avvedermene, mi scappò di dir bene perfino dell’esattore delle tasse, e questa cosa dispiacque tanto al mio padrone di casa, che andato su tutte le furie mi applicò, a titolo di reprimenda, la punta del suo stivale in quella parte della persona, dove le reni [p. 208 modifica]perdono il loro nome, e si dileguano fra le nebbie nordiche dei calzoni.

«Eppure, con tutto questo spirito di pace e di mansuetudine, ieri mattina c’è corso un ette che non abbia perduta la biblica virtù di Giobbe e di tutti gli altri giumenti, vale a dire la pazienza!

«Quando il tabaccaio all’improvviso mi ha rivelato che il sigaro da sette, per volontà dei nostri Ministri era salito a dieci centesimi, ho sentito qualcosa dentro di me che somigliava al furore.

«Stavo già per gridare: — Guai a voi o Ministri, perchè con questi tre centesimi di più avete voluto avvelenare il sigaro da sette, che non ne aveva bisogno!

«O mio vecchio sigaro! Tu eri mediocre, sì: ma alla fin de’ conti ti lasciavi fumare; mentre conosco in politica molti uomini di Stato più mediocri di te, e che non è possibile fumarli! Dio volesse che fossero fumabili!

«O sigaro da sette! Il tuo ventre era una miniera inesauribile per il fumatore intelligente. Coi capelli che ho trovato dentro di te, nel corso di pochi anni, ho messo insieme una parrucca per la vecchiaia, e colla lana nascosta clandestinamente nelle tue viscere, ho messo insieme due materassini per il mio bambino. Se io dovessi abbandonarti, per questi pochi centesimi di più, sarei desolato. Tu sei il vero amico dell’uomo! Qual è quell’altro amico, in questo mondo che costi meno di un vecchio sigaro toscano?...». [p. 209 modifica]

Lamenti e imprecazioni inutili! Oramai lo dice anche il proverbio, che i ragli dei fumatori non arrivano al cielo.... della Fabbrica dei Tabacchi!