Il guarany/Parte Terza/Capitolo XIV

Parte Terza - XIV. Il prigioniero

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José de Alencar - Il guarany (1857)
Traduzione dal portoghese di Giovanni Fico (1864)
Parte Terza - XIV. Il prigioniero
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CAPITOLO XIV.


IL PRIGIONIERO.

Mentre i selvaggi erano in procinto di precipitarsi sull’inimico, che più non si difendeva e si confessava vinto, il vecchio cacico appresentossi; e lasciando cader la mano sopra la spalla di Pery, fece un moto energico col braccio destro monco.

Questo moto volea dire che Pery era suo prigioniero, che apparteneva a lui come al primo che gli avea posto la mano sopra, come a suo vincitore; e’ che tutti doveano rispettare il suo diritto di proprietà, il suo diritto di guerra.

I selvaggi abbassarono le armi e non fecero un passo innanzi; quel popolo barbaro avea i suoi costumi e le sue leggi; e una di esse era quel diritto esclusivo del vincitore sopra il suo prigioniero di guerra, quella conquista del debole per mano del forte. [p. 131 modifica]

Aveano in sì gran conto la gloria di far un prigione nel combattimento, e di sacrificarlo nel mezzo delle feste e cerimonie che usavano celebrare, che nessun selvaggio uccideva il nemico che si rendeva; lo facevano captivo.

Quanto a Pery, veggendo il gesto del cacico e l’effetto prodotto, la sua fisonomia rasserenossi; l’infinta umiltà, il modo supplichevole che avea assunto facendo uno sforzo supremo, sparve bentosto.

Rizzossi, e con superbo disdegno stese i pugni verso i selvaggi che per comandamento del vecchio accingevansi a legargli le braccia; parea anzi un re che dava un ordine a’ suoi vassali, che un prigione che si soggettava al vincitore; tal era l’alterezza del suo portamento e il disprezzo con cui squadrava l’inimico.

Gli Aimorè, dopo avergli stretti i polsi, lo condussero discosto all’ombra di un albero, cui lo legarono con una corda di cotone variopinta, che i Guarany chiamavano mussurana.

Dipoi, nel tempo che le donne sotterravano i morti, adunaronsi a consiglio, presieduto dal vecchio cacico, cui tutti davano ascolto con rispetto, e rispondevano ciascuno alla sua volta.

Nell’atto che i guerrieri favellavano, la piccola Indiana raccoglieva i frutti più squisiti, le bevande meglio preparate, e li offriva al prigioniero, di cui era stata posta al governo.

Pery, seduto sopra la barbicaia dell’albero e appoggiato al tronco, non si curava di ciò che [p. 132 modifica]avveniva attorno di sè; tenea gli occhi fissi sullo spianato dalla casa che elevavasi a qualche distanza.

Vide la persona di don Antonio de Mariz che sorgeva dall’alto della palizzata; e sorretta dal suo braccio, inclinata sopra l’abisso, Cecilia, la sua leggiadra signora, che gli faceva da lungi un gesto di disperazione; da lato Alvaro e la famiglia.

Tutto quanto avea amato in questo mondo era colà presente al suo sguardo; provava un piacere indicibile in mirare ancor una volta quegli oggetti della sua estrema devozione, del suo profondo amore.

Indovinava e comprendeva ciò che sentivano nel loro interno quei suoi buoni amici; sapea che soffrivano vedendolo prigione, vicino a morire, senza che avessero il potere e la forza di salvarlo dalle mani del nemico.

Confortavalo però quella speranza che stava per raggiungere il suo obbietto; quel gaudio ineffabile di salvare la sua signora, e serbarla felice nel seno della sua famiglia, protetta dall’amore di Alvaro.

Nell’atto che Pery, preoccupato da queste idee, beavasi ancor una volta in contemplare da lungi l’aspetto di Cecilia, l’Indiana, a lui davanti, guardavalo con un senso di piacere frammisto a maraviglia e curiosità.

Confrontava le sue forme svelte e delicate col corpo selvaggio de’ suoi compagni; l’espressione [p. 133 modifica]intelligente della sua fisonomia coll’aspetto abbrutito degli Aimorè; per lei Pery era un uomo incivilito, e le destava profonda ammirazione.

Fu solo allorquando Cecilia e don Antonio de Mariz scomparvero dallo spianato, che Pery gettando attorno di sè un’occhiata per vedere se la sua morte si farebbe ancora molto attendere, si accorse dell’Indiana che gli stava da presso.

Volse altrove la faccia e continuò a pensare alla sua signora e a sognare la sua immagine; invano la selvaggia fanciulla presentavagli un frutto delizioso, un alimento, un vino saporoso; egli neppur vi badava.

L’Indiana si fece triste per quel suo ostinarsi a ricusare quanto gli offriva; e accostandosegli più da presso gli sollevò alquanto la testa grave di pensieri.

Negli occhi della giovane ci avea tanto fuoco, tanta lubricità nel suo sorriso; le ondulazioni morbide del suo corpo esprimevano tanti desiderii, tanta voluttà, che il prigioniero comprese tosto qual era la missione di quella messaggera della morte, di quella sposa della tomba1 destinata ad abbellire gli ultimi istanti della vita!

L’Indiano volse altrove la faccia con disdegno; [p. 134 modifica]ricusava i fiori, com’avea ricusato i frutti; ributtava l’ebbrezza del piacere, com’avea ributtato l’ebbrezza del vino.

La fanciulla lo allacciò colle sue braccia, gli mormorò alcune parole mozze di un linguaggio sconosciuto, del linguaggio degli Aimorè, che Pery non intendeva; era forse una preghiera o un conforto, con cui si studiava di mitigare il dolore del vinto.

Mal sapea che l’Indiano andava alla morte felice; che attendeva il supplizio come il compimento di un dolce sogno, come la soddisfazione di un desiderio bramato e per molto tempo accarezzato con amore.

Ma potea ella, povera selvaggia, presentire o pur anco comprendere una tal cosa? Ciò che sapeva era che Pery dovea presto esser morto; che dovea disacerbargli quell’ultima ora, e che adempiva a questo dovere con un certo contento.

Pery sentendosi cingere il collo dalle braccia della fanciulla, la ributtò vivamente da sè; e volgendosi procurò di discernere tra le frondi gli apparecchi che gli Aimorè facevano pel sacrifizio.

Doleagli che indugiasse il momento supremo di esser immolato alla collera e alla vendetta dei nemici; la sua alterezza rivoltavasi contro quell’umiliazione di prigioniero.

L’Indiana continuava a mirarlo tristamente, e senza comprendere il motivo per cui era [p. 135 modifica]ributtata; essa era avvenente e desiderata da tutti i giovani guerrieri della sua tribù; suo padre, il vecchio cacico, l’avea destinata al più valente prigioniero, o al più forte dei vincitori.

Dopo esser rimasta alquanto in quella posizione, la fanciulla avanzossi di nuovo, prese un vase pieno di cauim, e lo presentò a Pery sorridente e quasi supplichevole.

Al gesto di rifiuto fatto dall’Indiano, ella scagliò il vase nel fiume; e raccogliendo sopra le foglie un cardo vermiglio e dolce come un favo di miele, stese la mano e toccò col frutto la bocca del prigioniero.

Pery rigettò il frutto, come avea rigettato il vino, e la vergine selvaggia, scagliandolo alla sua volta nel fiume, accostossi e offerse al prigioniero le sue labbra di corallo, lievemente tese come per ricevere il bacio che domandavano.

L’Indiano chiuse gli occhi e pensò alla sua signora. Elevandosi fino a Cecilia, il suo pensiero scioglievasi dell’involucro terrestre, e spaziava in un’atmosfera pura e scevra da quel fascino dei sensi che rende schiavo l’uomo.

Tuttavia Pery sentiva l’alito ardente della fanciulla che gli cadeva sul volto: aperse a metà gli occhi, e la vide nella stessa posizione, attendendo una carezza, un atto cortese da colui, cui la sua tribù avea comandato di amare, e che già amava spontaneamente.

In quella vita selvaggia, vicina alla natura, ove la convenienza ed i costumi non reprimono [p. 136 modifica]i moti del cuore, il sentimento è un germoglio che nasce come i fiori del campo, e cresce in poche ore come una goccia di rugiada e un raggio di sole.

In tempi di civiltà, al contrario, il sentimento si converte in una pianta esotica; e solo cresce, solo fiorisce nelle serre, cioè nei cuori in cui il sangue è vigoroso, e il fuoco della passione ardente e intenso.

Vedendo Pery nel mezzo del combattimento, solo contro tutta la sua tribù, l’Indiana l’avea ammirato: contemplandolo adesso fatto prigione, lo trovava più bello di tutti i guerrieri.

Suo padre l’avea destinata sposa al nemico che andava ad esser sacrificato; e frattanto ella che avea cominciato ad ammirarlo, finì per desiderarlo, per amarlo solo poche ore dopo averlo visto.

Ma Pery, freddo e indifferente, non si commoveva, nè accettava quella passione passeggera ed effimera, che avea principiato col giorno e dovea finire con esso; la sua idea fissa, la memoria de’ suoi amici, lo proteggevano contro siffatta tentazione.

Volgendo le spalle, alzò gli occhi al cielo per ischivare il volto della selvaggia, che accompagnava la sua vista, come certi fiori accompagnano la rotazione apparente del sole.

Tra le frondi degli alberi accadeva una di quelle scene graziose e semplici, che ad ogni momento nelle campagne offronsi all’attenzione [p. 137 modifica]di quelli che studiano la natura nelle sue piccole creature.

Una famiglia di corrixi2, che avea fatto il suo nido in un ramo, sentendo la presenza dell’uomo e il fuoco sotto l’albero, cambiava la piccola casetta di paglia e di cotone.

Uno disfaceva col becco il nido, l’altro recava lungi le pagliuzze in luogo ove nuovamente fabbricarlo; finito quel lavoro, si accarezzarono, e battendo le ali di allegrezza andarono a nascondere i loro amori in qualche vago recesso.

Pery divertivasi in mirare quell’innocente idillio, quando l’Indiana alzandosi di repente, mandò un piccolo grido di gioia e di piacere, e sorridendo additò al prigioniero i due uccelletti che volavano l’uno accanto all’altro sulla vetta degli alberi.

Nell’atto ch’egli si studiava di comprendere il significato di quell’indicazione, la vergine scomparve, e poi ritornò quasi subito recando un arnese di pietra, che tagliava come un coltello, e un arco di guerra.

Accostossi all’Indiano, gli sciolse i lacci onde avea stretti i polsi, e recise la mussurana che lo legava all’albero.

Eseguì il tutto con somma prestezza; e presentando a Pery l’arco e le freccie, stese la mano [p. 138 modifica]nella direzione della foresta, additandogli lo spazio che gli si apriva dinanzi.

I suoi occhi e il suo gesto favellavano meglio del suo incolto linguaggio, ed esprimevano chiaro il suo pensiero:

— Tu sei libero. Partiamo!





fine della terza parte.

[p. - modifica]L’Indiano volse altrove la faccia con disdegno; ricusava i fiori, com’avea ricusato i frutti; ributtava l’ebbrezza del piacere, com’avea ributtato l’ebbrezza del vino.

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Note

  1. Danno a ciascun prigioniero per moglie la più bella giovane che vi ha nella casa; la quale ha l’incarico di servirlo e dargli il necessario per mangiare e bere. — G. Soares de Souza. — Roteiro do Brasil, cap. 71.
  2. Il corrixo è un uccelletto, che ha la proprietà di imitare il canto di tutti gli altri uccelli.