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Idillii Spezzati

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Idillii spezzati Il Crocifisso d'argento

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Idillii spezzati





Io tengo a Oria, sulle rive del lago di Lugano, una piccola villa battuta dalle onde a piede di un monte vestito di ulivi, di viti ed anche di allori, che nessun poeta, prima di me, è andato a cercare.

È un ameno e tranquillo angolo del mondo, caro ai sognatori e agli artisti. Quando sono a Oria passo gran parte della giornata sul lago, solo nel mio canotto, vestito come un barcaiuolo, con qualche libro e i miei arnesi da pesca. Quest’abitudine mi procurò, molti anni sono, la più romanzesca avventura della mia vita.

Approdai una mattina col canotto a una spiaggia fra due scogli in faccia a Lugano, dove c’è adesso [p. 2 modifica]la trattoria del Cavallino. Allora il luogo era del tutto selvaggio e deserto. Vi ha fra i due scogli un piccolo valloncello ombroso che conduce a una sottile argentea cascatella. Avevo pescato lungo le rive sassose del monte Caprino e rotta la mia pesca senza pigliare un pesciolino.

Uscii della barca, sedetti all'ombra e mi posi ad accomodar la pesca. Ero lì da pochi momenti, quando udii in alto, sopra la cascatella, una rude voce d’uomo e piccole risate, piccoli strilli, come se ci fossero lassù delle signore imbarazzate a discendere. Infatti vidi calare adagio, sul pendio erboso presso la cascatella, una bella fanciulla che aiutò con l’ombrellino un'altra giovanettina sui quattordici anni, che portava un canestro. Ultimo comparve, aggrappandosi all'erba e molto brontolando, un signore piuttosto attempato. Tolsero dal canestro sandwiches, bottiglie e frutta, e si disposero a far colazione. Il signore attempato, una figura massiccia dal naso rosso e dai favoriti grigi, pareva seccato della mia vicinanza; ma la maggiore delle signorine, datami una rapida occhiata disse sprezzantemente: A fisher! (un pescatore). [p. 3 modifica] Rimasi un po’ male e mi parve di diventar rosso. Coloro non fecero più attenzione a me, si misero a mangiare e a discorrere allegramente. Io che duro una gran fatica, di solito, a intendere chi parla inglese, fui meravigliato della chiarezza con la quale parlava quella gente, specialmente la signorina che aveva detto: A fisher. Questa era bellina assai, snella, piuttosto alta; aveva capelli bruni e begli occhi azzurri chiari. Non so più dire come fosse vestita; so che aveva un mazzolino di ciclami alla cintura, che i suoi piedi parevano piuttosto grandi e che la mano invece era squisita.

Io avevo allora un cuore assai tenero, e la mia immaginazione era sempre pronta a vedere anime appassionate, tesori d’amore in tutti i begli occhi che si fossero incontrati tre o quattro volte con i miei. Veramente gli occhi della signorina mi avevano guardato una volta sola e quasi con disprezzo: ma appunto il suo supposto disprezzo mi infiammava l'immaginazione. Quand’ero ragazzo mi piaceva d’immaginare avventure amorose le più strane e inverosimili. Le donne delle mie avventure erano sempre belle e altere. Io ero un principe incognito. [p. 4 modifica]Chiedevo amore ed ero disprezzato; allora mi scoprivo e le altere bellezze cadevano a’ miei piedi. Più tardi ho trovato che tutto questo non era molto nobile ed ho interamente cambiato idee. Mentre però guardavo e tornavo a guardare il delicato viso e la graziosa persona della fanciulla che mi aveva disprezzato, mi passò per la mente, non di farla cadere a’ miei piedi, perchè non ero un principe, ma di colpirla, d’imporle un certo rispetto, sfoggiando il mio inglese e la mia letteratura.

Appena il signore attempato ebbe inghiottita una conveniente quantità di sandwiches, cominciò a discorrere del ritorno a Lugano, e capii che non voleva saperne di arrampicarsi ancora sul monte per andare a prendere il vapore alla vicina stazione di Caprino. Che sorpresa se il pescatore si fosse presentato con un'aria signorile e un leggero sorriso a dire in inglese: «Le occorre un canotto, signorina? E un pescatore per barcaiuolo? Devo io condurla su the oval mirror of the glassy lake?» No, era troppo ridicolo; e se la ragazza mi avesse riso in faccia, che potevo fare? Potevo [p. 5 modifica] forse dirle: «Badi, signorina, che il verso è di Byron?» No, no; sarebbe stato più ridicolo ancora. Raccolti invece i miei arnesi da pesca, li portai nella barca, nascosi un volumetto di Heine che avevo con me, poi ritornai, mi accostai al signore attempato e gli chiesi in italiano, toccandomi appena il cappello, se voleva una barca per Lugano.

Il signore guardò la sua figliuola maggiore che gli spiegò la mia offerta. Egli parve felice e mi rispose subito: Yes, yes, Lugano, Lugano.

— Diamo un’occhiata alla barca, papà — disse con la sua dolce voce la signorina. — Non mi piacciono le barche dei pescatori. Son così sudicie! Chi sa che puzza di pesce, papà!

Questa era un’amara ironia per me che avevo poco prima bestemmiato il destino durante la mia disgraziatissima pesca.

L’altra giovinetta corse come una freccia alla riva e si mise subito a gridare da lontano: Harriet! Harriet!

V’era sulla riva una sola barca e la ragazza non poteva ingannarsi. Era bene la mia. [p. 6 modifica]Miss Harriet fu molto sorpresa di vedere ch’era un’elegante barchetta di quercia con i cuscini di cuoio e si persuase che non aveva affatto odore di pesce. Anche il vecchio signore fu molto contento.

— Chiedetegli il prezzo, Harriet, — diss’egli. — I barcaiuoli son tali malandrini, qui!

Non potei a meno di commovermi un poco; ma fu ancora peggio quando miss Harriet rispose:

— Questo non mi pare un malandrino. Ha l’aria onesta, papà. — Poi si volse a me e disse con un adorabile accento anglo-italiano:

— A Lugano! Quanto?

Arrossì leggermente anche lei parlandomi italiano. Era un tal piacere di guardarla, mentr’ella stessa mi guardava arrossendo, che stetti un bel po’ senza rispondere. Poi dissi in fretta e a caso: — Cinquanta centesimi.

— Quanto ha detto? — le chiese suo padre. — Dite ch’è troppo, Harriet.

— Ma non è troppo, papà, è un’inezia. — E meno che mezzo scellino.

La compagnia s’imbarcò e se mi fu poco pia[p. 7 modifica]cevole di urtar su a bordo il signore dal naso rosso, ebbi però il compenso di sentire per un momento la mano fine di miss Harriet nella mia. L’altra ragazza saltò nella barca senza l’aiuto di nessuno.

Il lago era liscio come uno specchio. Dal Cavallino a Lugano si può andar bene in mezz’ora, ma io confesso che non avevo fretta. Nessuno faceva attenzione a me e potevo guardare miss Harriet a mio agio. Mi pareva essere già innamorato di lei, mi pareva che si potesse remare un mese per mettere una parolina in quel piccolo orecchio roseo e venire ascoltato; un anno per posare un bacio su quella delicata guancia e non venir respinto; la vita intera per aver un tocco di quelle labbra fini e poterlo rendere.

— Povero me! brontolò il vecchio signore, mentre io ero sprofondato in questa proporzione geometrica.

— Credo che arriveremo a Lugano domani. Dite a quel poltrone di ragazzo che remi più forte, Harriet.

Miss Harriet rispose con mio gran piacere che [p. 8 modifica]il lago era così delizioso e che Lugano era noiosa. Poi mi domandò il nome dell’ardito picco dirupato sopra la Valsolda.

— Picco di Cressogno — risposi.

— Cressogno? Cosa vuol dire Cressogno?

Ella non seppe intendere la mia risposta e sua sorella rise. Allora le dissi in francese, sorridendo: Cressogno c’est le nom du village que vous voyez là-bas.

Miss Harriet mi guardò attonita e io m’affrettai a dire che avevo fatto il barcaiuolo sul lago di Ginevra.

La conversazione si animò. Il vecchio signore non sapeva una parola di francese e miss Bertha, la ragazza più giovine, ne sapeva solamente poche, ma Harriet lo parlava benissimo. Mi domandò molte cose delle montagne e del lago, e io, per farmi interessante, mi dimenticai un poco della mia parte, le parlai più come un artista che come un barcaiuolo. Le mostrai la mia lontana Oria e le dissi che in una di quelle casette battute dalle onde al piede della montagna vestita di ulivi e di viti viveva un giovine scrittore italiano; che lo [p. 9 modifica]conducevo spesso in barca e che mi ci divertivo moltissimo, specialmente quando il lago era in tempesta. Allora mi posi a descrivere la selvaggia bellezza della tempesta, la furia delle onde spumanti, i colori cangianti delle montagne e dell’acqua, la luce del lampi sul picco di Cressogno. — Harriet — disse il signore — come si dice to row in italiano?

— Remare — diss’ella.

Egli si voltò verso di me e mi apostrofò: — Remare, remare!

Non potei trattenermi dal ridere di cuore, e le ragazze risero con me.

Egli andò sulle furie, le sgridò e disse che io ero un impertinente insopportabile.

Per alcuni minuti nessuno osò più parlare e io mi posi a remare di lena. La giovinettina mi guardava spesso curiosamente; ma non ebbi mai la fortuna d’incontrare gli occhi di miss Harriet. Pareva quasi che volesse evitare il mio sguardo.

La prima che parlò fu Bertha. Disse, quasi sottovoce:

— Io penso che è molto intelligente. [p. 10 modifica]

— Può essere — rispose suo padre, — Certo è un gran chiacchierone ed è molto brutto.

Mi divertii un mondo ad ascoltare questo dialogo e la discussione che seguì. Adesso ebbi più d’uno sguardo da miss Harriet.

— Proprio un barcaiuolo, — disse suo padre — ha orecchie grandi come vele.

Poi fece la crudele scoperta che somigliavo al nostro Jack... Chi era il nostro Jack?

Le ragazze protestarono tanto forte da farmi sospettare che Jack fosse una scimmia. La più calda a difendermi era la più giovane. Miss Harriet criticò moderatamente l'opera della natura nella mia fisonomia, disse che in complesso io ero piuttosto piacente e che v’era in me qualcosa che insieme la imbarazzava e le piaceva.

Io non sapevo più come stare né dove guardare e avevo una terribile paura di tradirmi. Allora, siccome eravamo vicini a Lugano, domandai a miss Harriet dove desiderasse scendere. Rispose: — Villa Ceresio, — ch’è presso l’Hôtel du Parc. Poi domandai se forse desideravano fare qualche altra gita l’indomani e se dovevo venirli a pren[p. 11 modifica]dere. Si accese una piccola disputa fra miss Bertha che insisteva per accettar la proposta e suo padre che non pareva disposto a prender me per barcaiuolo.

— Oh, papà! — supplicò la ragazza. — Una barchettina così bellina!

Mi parve che avesse le lagrime alla gola. Miss Harriet mi domandò dove proponevo di andare. Io proposi di lasciar Lugano alle nove del mattino, di scendere a S. Mamette, di fare una passeggiata nella pittoresca Valsolda, di ritornare a S. Mamette per la colazione e di ripartire quindi per Lugano.

Il vecchio signore si arrese.

— Si potrebbe prender con noi i Roberts — diss’egli.

— Oh sì, andiamo coi Roberts, papà! — esclamò miss Bertha.

Miss Harriet parve seccata e tacque.

Io protestai, mentalmente, che non amavo affatto questi Roberts incomodi e che per parte mia potevano restare a casa.

Eravamo allora a pochissima distanza da villa [p. 12 modifica]Ceresio. Miss Bertha si mise improvvisamente a battere le mani e a gridare:

— Eccoli! Ecco i Roberts!

Suo padre parve molto contento, e miss Harriet mormorò qualche cosa che non giunsi a intendere; quando approdammo, miss Bertha usci la prima, dando la mano a suo padre, e io domandai a miss Harriet se dovevo aspettare gli ordini.

Ella mi rispose che credeva di sì, posò sopra un cuscino della barca una moneta da cinquanta centesimi, si chinò a guardare il mio Heine che avevo nascosto male sotto un altro cuscino e che n’era scivolato fuori.

Sorrise, e mi disse piano, in tedesco:

Haben sie auch auf dem Rhein gerudert? (Ha remato anche sul Reno?).

E saltò agilmente a terra senza lasciarmi il tempo di rispondere.

Mi balzò il cuore di piacere. Non mi faceva ella discretamente capire di avere indovinato il mio segreto? Sentii che cominciava qualche cosa di delizioso e di serio. Ero tanto commosso che non feci attenzione all’incontro con i Roberts. Nascosi [p. 13 modifica]meglio il mio Heine e sedetti nella barca, pensando a ciò che poteva succedere.

Aspettai un pezzo, e nessuno veniva a dirmi niente.

Non vedevo qualcuno, ma udivo discorrere nel giardino, distinguevo le voci di miss Bertha e di suo padre miste ad altre voci sconosciute. Finalmente miss Bertha si affacciò alla ringhiera del giardino con un giovane ed elegantissimo signore che supposi essere il signor Roberts, il quale mi domandò in buonissimo italiano se lo avrei accompagnato a Castagnola.

Castagnola era sulla mia strada per ritornare a Oria. Risposi di sì. Allora la ragazza mi disse in francese:

Demain matin, à neuf heures, ici.

Poi comparve il vecchio signore, tutto sorridente e fiero, a braccio di una bella ed elegante giovane signora fra i venticinque e i trentanni, che Bertha chiamava miss Roberts. Miss Harriet non comparve. Considerando la bellezza e l'eleganza del giovine signor Roberts, io ne fui quasi contento. [p. 14 modifica]Quando ì signori Roberts furono nella mìa barca e li potei vedere da vicino, la fisonomia del giovane signore mi dispiacque molto. Era veramente un bel giovane, alto, bruno come un arabo, con due grandi occhi neri e una barba nera, folta, corta, che sarebbe stata molto conveniente per un nipote dell’emiro Abd-el-Kader; ma lo sguardo era egoista, sfrontato e falso.

Mr. Roberts aveva una voce strana, piuttosto aspra; miss Roberts invece, bianca, bionda, con gli occhi celesti, languidi, aveva una voce sottile, dolce e un poco sonnolenta.

Mentre ci allontanava’mo dalla riva, ella si voltò, spìnta da lui, a salutare gli amici con una certa grazia stanca e noncurante, mentre egli invece salutò con calore a più riprese, gridando:

— A domani! A domani!

Ciò che successe poi mi riempi di stupore. Appena ebbero cessato di voltarsi verso villa Ceresio a salutare, le due faccie cambiarono in un modo incredibile, diventarono più fredde e dure che non posso dire. Quando si sentirono abbastanza sicuri di non essere uditi dalla riva, i Ro[p. 15 modifica]berts cominciarono in tedesco un dialogo stupefacente.

Miss Roberts dichiarò che l’indomani non sarebbe andata in nessun luogo, e Mr. Roberts le rispose con una tremenda bestemmia che s’ella non veniva l’avrebbe battuta.

Ella pareva del tutto abituata a simili minaccie, perchè non se ne turbò troppo, e cominciò a burlarsi del suo compagno per il suo poco successo con le americane. Così appresi che miss Harriet era americana. Subito dopo ne appresi anche il nome.

— Miss Forest ti conduce a scuola — disse la giovane. — Vedo bene che diffida di noi. Finirà a scoprire ciò che siamo. Per me, ne avrei piacere.

Egli bestemmiò e rispose ch’era impossibile.

— Glielo dirò io! — fece la signora con tranquilla insolenza.

Egli si pose a ingiuriarla con ira; ella gli replicò con disprezzo. Si rinfacciarono l’un l’altro ogni sorta di vergogne e maledissero il giorno e l’ora in cui s’erano incontrati. [p. 16 modifica]Io fui più volte per esclamare che tacessero, che comprendevo il tedesco! Se miss Harriet non fosse esistita, l’avrei fatto. Così, indovinando che si ordiva una odiosa trama contro di lei, e che, se la donna era forse più infelice che colpevole, l’uomo era certo un gran furfante, non mi tenni obbligato a farlo.

Perciò, quando deposi sulla riva di Castagnola quella coppia rispettabile, sapevo un poco anch’io chi erano, o piuttosto sapevo chi non erano. Non erano fratello e sorella, non erano Roberts, non erano inglesi. Probabilmente l’uomo non era neppure tedesco, perchè nel calore dell’ira gli udii pronunciare delle imprecazioni in una lingua a me del tutto sconosciuta. Non erano marito e moglie, non avevano una dimora in alcuna parte della terra.

Il bel cavaliere non aveva danaro, malgrado i mezzi che adoperava, secondo la sua dama, per procurarsene. La famiglia della dama ne aveva, e veniva onorata da lui col titolo di «banda di ladri» perchè non ne mandava. Dopo essersi amati, Dio sa per quanto breve tempo, quei due [p. 17 modifica]si odiavano l'un l’altro, ed era difficile intendere quale legame li tenesse avvinti. Per parte mia, pensai che l’uomo tenesse quella donna per interesse e ch’ella lo servisse per paura.

Egli le parlava con insolenza della sua passione per miss Forest e di un futuro matrimonio. Era un brutale capriccio, come doveva averne quel briccone, o credeva egli stesso che miss Forest avesse una ricca dote? Questo non lo so. Aveva imposto alla sua disgraziata schiava di aiutarlo ad entrare nelle buone grazie del professore Forest. Si capiva che la miserabile creatura, benché combattuta da un ultimo senso di dignità e d’onestà, sarebbe stata contenta di questo matrimonio che l’avrebbe liberata da lui per sempre.

Nell’uscire di barca l’uomo mi domandò, ancora in italiano, quanto mi dovesse. Avendogli io risposto ch’ero già stato pagato, si strinse nelle spalle e se n’andò con la sua compagna.

Io avevo un amico a Castagnola. Andai a cercarlo e gli domandai se conoscesse i Roberts. Non ne sapeva il nome, ma li riconobbe alla mia descrizione. Vivevano in una piccola villa sulla strada [p. 18 modifica]di Lugano. Si diceva che facessero commercio di gioielli orientali antichi e che la signora avesse la parte di far relazioni e di adescare compratori. Si affermava pure, con sicurezza, che il signore avesse avuto una condanna in Italia, per truffa. Erano a Castagnola da un mese a avevano la villa per un altro mese. Feci il tragitto da Castagnola a Oria con l’idea d’essere diventato un personaggio importante d’uno strano dramma, dove avevo la parte di salvare l’innocenza e di fulminare i suoi nemici. E poi, quale sarebbe il mio premio?

È strano che non potevo immaginare la gratitudine di miss Forest. Invece mi sentivo intorno al collo le braccia e sul viso i favoriti del suo vecchio padre, e non ero ancora abbastanza innamorato della figlia per immaginare con piacere questi austeri ed ispidi contatti.

Vivevo allora solo con una sorella maggiore nubile, una donna molto seria e positiva che aveva per me un’affezione materna, profonda, ma non cieca. Ella mi vide arrivare a casa tanto agitato che sospettò subito di qualche cosa. Le raccontai tutto, parlando il meno possibile di miss Forest, e [p. 19 modifica]il più possibile dei Roberts. Mia sorella non capì affatto la mia nobile parte nel dramma, disapprovò il mio scherzo, e mi disse:

— Non andrai mica, domattina, suppongo?

— Come non andrei? ma sì, certo, andrò. È il mio dovere di onest’uomo e di cristiano di andare.

Mia sorella mi domandò se fosse il mio dovere di cristiano d’innamorarmi di tutte le belle ragazze che vedevo e di correr loro dietro. Io le risposi sdegnosamente che le sue idee erano sempre basse. Non tornammo più sull'argomento. Solamente la sera, quando ci separammo per andare a letto, ella mi disse che se io credevo mio dovere di onest’uomo di condurre inglesi o tedeschi o turchi a far colazione in casa, il dovere suo di donna cristiana era di dar loro pane e acqua.

L’indomani mattina alle nove ero a Villa Ceresio. Miss Bertha era già in giardino ad aspettarmi e corse subito a chiamar suo padre e sua sorella.

Miss Harriet aveva una toilette elegante di flanella chiara con grandi bottoni bleu, cintura bleu e [p. 20 modifica]un berrettino bleu. Mi si strinse il cuore pensando che quel delizioso berrettino potesse essere dedicato a M.r Roberts.

Ella mi salutò appena, senza parlare. Meno di così non avrebbe potuto salutarmi; eppure io vidi sul suo viso, quando lo piegò un poco, che non avrebbe salutato il barcaiuolo a quel modo. Mi accorsi pure che appena seduta mi diede due occhiate rapide come per esaminare i miei abiti. Ella si aspettava qualche cambiamento con intenzione, e c’era. Avevo i miei bottoni d’oro da polsini, col monogramma, e un anello con un piccolo brillante. Nella prima occhiata vide l’anello, nella seconda vide i bottoni; ne fui sicuro, benché il suo volto non tradisse la menoma sorpresa. Per un pezzetto non mi guardò più, guardò a destra verso il Cavallino dove c’eravamo incontrati il giorno prima. Nella mia emozione diedi tre o quattro forti colpi di remi. Suo padre e sua sorella mi guardarono meravigliati; ella seguitò a guardare verso il Cavallino. Solo quando ripresi a remare tranquillamente i nostri occhi s’incontrarono e si fermarono. Lugano, Villa Ceresio, il [p. 21 modifica]Monte San Salvatore, i favoriti di sir Forest, tutto mi fece intorno la grande ronde.

Intanto un battello partiva da Lugano per Oria e passava a poca distanza da noi.

— Si poteva prendere il vapore! — brontolò il vecchio signore.

— Ma non fa stazione a Castagnola, papà — disse Bertha.

Si misero allora a parlare dei Roberts, e Harriet prese parte alla conversazione. Ella propose di non fermarsi a Castagnola. Sua sorella protestò e il papà diede ragione a lei.... Bertha era innamorata di miss Roberts e ammirava molto anche sir Roberts. Suo padre diceva che sir Roberts era un colto e intelligente giovine e che i suoi gioielli antichi erano magnifici. Io sospettai che agli occhi di quell’eccellente signore il gioiello più magnifico fosse il più moderno, miss Roberts, perchè non parlò mai di lei. Miss Harriet disse forte, quasi con affettazione, che preferiva i gioielli di Parigi a quelli di Memphis, e che il primo torto del signor Roberts era di essere antipatico e il secondo di avere miss Roberts per sorella. Aveva proba[p. 22 modifica]bilmente osservato i maneggi della signorina con suo padre, perchè parlò di lei senza misericordia, come di una bambola dai capelli gialli, d'un ritratto dell’accidia sonnolenta.

Bertha difese vivacemente i suoi cari amici. Il professore Forest era molto inquieto e borbottava come un vecchio orso malcontento. Egli non osò confutare Harriet, ma disse che le sue figliuole gli dovevano di essere cortesi con i suoi amici. — Non sapevo che fossero vostri amici — disse la ragazza, impallidendo.

— Lo sono — rispose il vecchio. — Io ho molti doveri verso il signor Roberts per informazioni preziose che mi ha dato circa i gioielli siro-fenìci e penso che la sua relazione vi è tornata molto utile quando ci siamo incontrati presso Pontresna, dopo quella disastrosa discesa dal Piz Zanguard. Siete stata ben contenta, allora, di accettare...

Qui egli s’interruppe:

— Gli scialli di sua sorella, sì — disse Harriet. — Avete ragione, papà. È stato un atto magnanimo. [p. 23 modifica]Ci accostavamo a Castagnola. Miss Harrìet era visibilmente turbata e non mi guardava più. Invece di dirigermi all’approdo, io voltai a poco a poco la barca nella direzione di Oria, cercando gli occhi di lei, volendo significare che avevo l’intenzione di non approdare a Castagnola senza un ordine. Il professore si accorse della cambiata direzione e mi indicò, emettendo voci inarticolate, il luogo dove bisognava approdare.

Io guardai ancora, prima di ubbidire, miss Harriet, aspettando che dicesse qualche cosa. I nostri occhi s’incontrarono e vidi ch’ella m’aveva inteso. I begli occhi azzurri mi guardarono sorpresi e mi passò per la mente che mi domandassero se avessi remato anche sul Tamigi; ma nessuna parola venne, e approdammo a Castagnola.

Passarono alcuni minuti e i Roberts non comparivano. Bertha faceva molte diverse supposizioni. Suo padre e sua sorella non parlavano. Finalmente il vecchio signore si alzò e disse che sarebbe andato a vedere. Miss Bertha si alzò pure per andar con lui; miss Harriet dichiarò che restava in barca. Io la guardai palpitando. Aveva [p. 24 modifica]le sopracciglia aggrottate, certo non per l’idea di restar sola con me.

Essa non m’incoraggiò con un solo sguardo, ma io ero risoluto di parlarle ad ogni modo. C’erano otto dieci minuti di cammino dallo sbarco di Castagnola alla villetta dove abitavano i Roberts.

Quando il vecchio signore e la giovinetta si furono allontanati, io dissi a miss Harriet in francese: — Signorina, io non posso più fingere con lei. Ella si turbò.

— Ah! — disse. — Lei è lo scrittore italiano? — Sì. — L’ho sospettato subito ieri — esclamò, alzandosi. — Perchè questa commedia? Suppongo ch’ella sia un gentiluomo, signore. È stata una bella cosa di burlarsi di noi? Non credo di potere star qui, adesso.

— Oh, si fermi, signorina! Io non ho voluto burlarmi di Loro. No davvero! È stata una piccola vendetta — soggiunsi sorridendo. — Si ricorda che mi ha creduto un pescatore, quando mi ha visto raccomodar la pesca? I suoi occhi esprime[p. 25 modifica]vano disprezzo, e dopo averla veduta non potevo rimanere sotto il suo disprezzo.

— Ma non era disprezzo, signore! Era solo un equivoco. È possibile che io rispetti un pescatore onesto più d’un poeta che inganna!

— Non ho voluto ingannarla, signorina; ho voluto piuttosto disingannarla. Desideravo farle sapere che non ero tanto inferiore a Lei quant’Ella aveva creduto. In principio ero mosso dall’orgoglio; ma poi vennero altri sentimenti molto migliori. Sono felice di poterle dire che Le sarà utile d’avermi conosciuto.

— Perchè, signore?

Vidi ch’ella era commossa e avida di una spiegazione.

— Sieda, signorina! — dissi. — Non parlerò se non siede.

Riprese il suo posto di prima, e io continuai dopo un momento di esitazione.

— Intendo un poco l’inglese, signorina, specialmente l’inglese degli americani. Miss Forest trasalì.

— Oh, signore! — esclamò. — Davvero? E Lei [p. 26 modifica]ha ascoltato, ieri, ciò che dicevamo noi; questo non è stato bello, signore! No, no, no!

Ella si coperse il viso con le mani, fra sdegnata e ridente. — Di grazia, signorina — diss’io — quel signor Jack che mi somiglia tanto, sarebbe una scimmia? — Ella meriterebbe che lo fosse — rispose miss Forest, ridendo, senza scoprirsi il viso. — Ma non lo è.

— Bene, signorina, mi perdoni e mi ascolti, adesso. Devo darle notizie dei Roberts.

— Davvero?

Le mani le caddero dal viso ed ella si piegò ansiosa verso di me.

— L’uomo è un abbominevole briccone — diss’io — e la donna è la sua schiava. Non sono fratelli. Ci deve essere fra loro un legame vergognoso. Non sono inglesi. Lo stesso nome Roberts è falso. L’uomo s’è messo in capo di sposar Lei, signorina.

— Ma come ha Lei saputo questo? Vidi ch’ella dubitava di me. [p. 27 modifica]

— L’ho saputo ieri — risposi — venendo con loro da Lugano a Castagnola. Hanno sempre parlato di questo. Ho appreso così il Suo nome e la Sua patria. Lo so, miss Forest, Lei si domanda se deve credere a uno straniero che le è perfettamente sconosciuto?

Ella tacque, ed io rabbrividii.

— Mi creda — esclamai — La supplico di credermi! Non sono un mentitore! Non lo vede? Non lo sente? Piuttosto lasciarla in questo istante e non vederla mai più, ch’esser creduto da Lei un bugiardo. Addio, signorina!

Stavo in piedi sulla riva, risoluto d’andarmene, senza pensar affatto alla mia barca.

— Si fermi — disse miss Forest, quasi sottovoce, dolcemente. — Le credo.

Io sedetti sulla prora della barca e mormorai:

— Grazie!

Nel silenzio che seguì, udimmo presto i passi del professore e di miss Bertha che ritornavano.

— Sia lode a Dio! — disse Harriet. — Sono soli! Ho bisogno di domandare ancora qualche cosa, ma adesso è tardi. [p. 28 modifica]Infatti in quel momento sìr Forest e sua figlia comparvero sulla riva.

Non erano soli. Dietro a loro veniva il signor Roberts in una elegante toilette da mattina.

— Mi rincresce — diss’egli a miss Harriet, dopo averla salutata. — Mia sorella non sta bene e manda le sue scuse.

Egli era bello, elegante, e sedette vicino a miss Harriet, ma non avrei cambiato posto con lui. Ella non avrebbe potuto essere più gelida.

Quegli non ebbe l’aria di accorgersene; invece il padre ne soffriva visibilmente e cercava di parlare a Roberts, di esser gentile con lui quanto poteva. Allora sua figlia mi guardava; i nostri occhi si parlavano. Ero felice che gli altri mi credessero ancora un barcaiuolo, che lei sapesse e tacesse.

Quando passammo davanti al piccolo promontorio dove sta il villaggio di Gaudria e si scoperse la Valsolda, miss Harriet mi domandò in italiano se il paesello che si vedeva a prora fosse Oria, e sir Roberts s’affrettò a dire ch’era Osteno. — È Oria — diss’io. — Colui dichiarò allora in inglese, [p. 29 modifica]che io non sapevo niente. La signorina sorrise e io mi morsi le labbra.

— Una bella barchetta — diss’egli, dopo un momento. — Mi piacerebbe d’averla.

— La comperi — disse miss Harriet, con un sorriso impercettibile.

— Sì. E se prendo la barca, non prendo certo il barcaiuolo. Non mi piace affatto. Dev’essere un impertinente. E a Lei, signorina, piace?

Ella arrossì forte e io pure, temo. Evitammo di guardarci e la udii rispondere in tono scherzoso:

— Lo rispetti, è il barcaiuolo nostro e non il Suo.

— Oh, sì, sì! — rispose colui con un sogghigno. — Lo rispetto, ma insomma, Le piace?

— Lo credo onesto, e ciò che sopra tutto mi piace in un uomo è l’onestà.

I begli occhi azzurri si volsero a me e mi dissero: — Desiderava Ella di più? Deve accontentarsi di questo.

Non m’aspettavo di più e me ne accontentai, pensai ch’ell’era una intelligente, pronta, savia e franca creatura, e che chi l’avesse per moglie dovrebbe andare orgoglioso di lei. [p. 30 modifica]Il signor Roberts non si lasciò scoraggiare dalla sua freddezza. Parlò continuamente con suo padre, con lei, con miss Bertha, di molte cose, ma sopratutto di sé stesso, delle proprie qualità, dei proprii difetti. Secondo lui, il suo difetto principale era il cuore troppo largo e tenero. Per questo egli non aveva mai potuto arricchire. No, non era ricco. Era forse una vergogna di non essere ricco? Non lo credeva. Del resto, chi si poteva dire ricco che non avesse almeno quattromila sterline l’anno? Egli non le aveva. La sua fortuna non era molto inferiore, ma insomma non arrivava a questo. Voleva perciò lavorare ancora. Intendeva passare ancora un anno in Oriente. Poi, quando avesse potuto offrire a una donna amata tutte le dolcezze dell’esistenza, sarebbe ritornato in Occidente, e, se non riuscisse a farsi amare come e da chi voleva, sarebbe venuto ad abitare una riva solitaria del lago di Lugano e avrebbe scritto un poema perchè amava molto la poesia.

Harriet ed io ci guardavamo spesso mentr’egli parlava e più d’una volta, quando gli occhi nostri [p. 31 modifica]s’incontravano, vidi spuntare sulle sue labbra un sorriso.

A mezza strada fra Gaudria e Oria miss Bertha si mise a guardar la mia mano sinistra e lessi ne’ suoi occhi una certa sorpresa. Si chinò all’orecchio di sua sorella, le disse qualche cosa che la fece arrossire. Sua sorella dovette risponderle di tacere, perchè diede molte altre occhiate al mio anello e a me, ma non parlò.

A Oria il signor Porest propose di scendere e di camminare fino a S. Mamette. Il cielo era coperto, molto opportunamente per una passeggiata. Harriet approvò la proposta e Roberts si affrettò ad uscir di barca col professore e miss Bertha. Ella disse allora che le faceva molto piacere che suo padre camminasse, ma ch’ella sarebbe venuta a S. Mamette in barca. Sir Roberts voleva subito risalire nel canotto, ma la signorina lo invitò così recisamente ad accompagnar suo padre, ch’egli non osò insistere.

Il cuore mi batteva di gioia e io stavo per ringraziare miss Harriet, ma ella mi prevenne e si affrettò a dirmi che desiderava sapere una cosa [p. 32 modifica]da me. Voleva sapere se avessi potuto scoprire particolari intenzioni di miss Roberts. Non disse più di così; tuttavia intesi benissimo. Risposi che, secondo me, miss Roberts aveva il compito di sedurre una certa persona, ma che ubbidiva di malavoglia.

Passavamo, così parlando, sotto la mia piccola villa. La cameriera e la cuoca erano a una finestra e mi salutarono sorridendo. Il domestico spiava dal giardinetto, tenendosi nascosto fra le piante. Mia sorella stava dietro ai vetri d’un’altra finestra. Indovinai subito che mia sorella non aveva potuto tacere con le persone di servizio. Udii distintamente la cuoca meravigliarsi ch’io avessi con me una signorina sola.

— La Sua villa? — disse miss Forest — Un bel posto!

Le dissi quanto sarei felice ch’ella vi potesse entrare almeno un momento, quanto avrei goduto di farle vedere i miei fiori, i miei libri; di dirle anche un poco i sogni che sognavo là, guardando le montagne, il lago.

— È impossibile — rispose. — E poi sarebbe [p. 33 modifica]anche triste di conoscerci troppo, perchè credo che non ci vedremo mai più. Ma io ho visto un arancio nel suo giardino e accetterò un piccolo ramoscello d’arancio.

— Non ci vedremo mai più? — esclamai, cessando di remare.

Ella non rispose e mi parve commossa. Ci guardammo in silenzio un momento, poi ella sorrise leggermente, e disse:

— Come diceva, ieri, mio padre? Remare, remare! Vorrei portar via mio padre domattina — soggiunse. — Vorrei che fosse possibile di fargli sapere, di fargli credere quelle cose orribili che Lei mi ha raccontate!

— E se le credesse, vorrebbe Lei ancora partir domani?

— Sì; credo che sarebbe necessario.

— E dove andrebbe?

— In America.

— E se io l’aiutassi a far credere quelle cose orribili a suo padre, avrebbe Lei una briciola di gratitudine, si dimenticherebbe di me in America?

Miss Harriet mi stese silenziosamente la mano, che io subito presi fra le mie, lasciando i remi.

[p. 34 modifica]— L’aiuterò, miss Forest, e sono sicuro di riuscire. Ho preso più interesse a Lei, signorina, che non avrei creduto possibile in così breve tempo. Diventerò il mio proprio nemico purchè ella sia contenta. Non merito che si levi il guanto?

Si tolse il guanto, e senza curarmi che dalla riva qualcuno ci potesse vedere o no, io posai e tenni un momento le labbra su quella bianca mano, ch’era fredda, per l’emozione, come il ghiaccio.

— È strano — diss’ella, poi, sorridendo — che io non so neppure il suo nome.

Glielo dissi, e poi si parlò di letteratura inglese, dei romanzi che conoscevamo l’uno e l’altra. Era un modo per me di esprimere i miei sentimenti e per essa di mostrare che non le dispiacevano. Fui particolarmente contento di udire che fra i romanzi di Dickens preferiva, com’io, «A tale of two Cities» e che Sidney Carton le piaceva più di tutti gli altri personaggi di quel libro.

Era una gran gioia per me che le nostre anime si toccassero anche in un solo piccolo punto. Questo bastava per far passare una corrente elettrica che mi riempiva di dolcezza. Parlammo anche [p. 35 modifica]della Valsolda. Solamente chi ha un raffinato e squisito senso della natura può intendere il segreto fascino della Valsolda. La gente volgare non ne capisce niente. Ella lo intendeva. Le domandai se le sarebbe piaciuto di vivere in Valsolda.

— No — diss’ella. — Non lo credo. Ho un carattere strano. Questa Valsolda mi sembra un porto. Mi piacerebbe vivere sul mare aperto e morire qui.

Prima di giungere a S. Mamette dissi a miss Forest che trovasse modo di raccontar subito ogni cosa a suo padre. Io poi lo avrei persuaso che tutto era vero. Ella mi porse da capo la mano.

— Grazie! — diss’ella. — Addio! — soggiunse sorridendo non senza tristezza. — È meglio che ci congediamo adesso, mentre siamo soli.

— Ma io — risposi — ritornerò a Lugano con Loro.

— Lo desidera? — diss’ella. — Non sarebbe meglio separarci prima? Potremo prendere un vero barcaiuolo che Le ricondurrà la barca. Ella mi darà il ramoscello d’arancio e ci lascieremo qui.

Le domandai allora con voce tremante se il ramoscello d’arancio non potrebbe forse un giorno [p. 36 modifica]dar fiori per una ghirlanda. Non m’intese o non mi volle intendere. Non mi rispose. Forse, se intese, dubitò che fosse una frase poetica, non abbastanza ponderata e seria. Forse aveva altre ragioni; non ne so nulla.

— Addio! — dissi sottovoce.

Ella chinò leggermente il capo, come per gradire il mio saluto, e non aprimmo più bocca.

Sir Forest e compagni ci aspettavano sulla riva. Miss Harriet discese per andare a far colazione con loro, e io dissi che dovevo allontanarmi, ma che sarei stato a loro disposizione fra un’ora.

Ritornai con la barca a Oria, mi vestii convenientemente, mi posi all’occhiello un ramoscellino di arancio, e mi feci condurre a S. Mamette dal mio domestico, molto in fretta, anche perchè il cielo era diventato minaccioso.

Andai alla Stella d'Italia dove i Forest erano a far colazione, e mandai loro la mia carta da visita. Fui subito introdotto, e mi presentai direttamente al signor Forest. Gli chiesi scusa, in un detestabile inglese, se il giorno prima, avendo veduto che egli e le signorine avevano bisogno di [p. 37 modifica]una barca, mi ero permesso di offrire la mia con una innocente finzione. Il signor Forest era rosso e confuso; non sapeva evidentemente quale contegno tenere, se ringraziarmi o rimproverarmi. Miss Harriet mi ringraziò col più gentile sorriso. Miss Bertha mi guardava stupefatta, senza capir nulla. Mi voltai verso il signor Roberts, che mi guardava pure alquanto meravigliato e pareva quasi non riconoscermi.

— Signore — gli dissi — Ella non è stata oggi molto gentile col barcaiuolo; ma siccome La conosco, voglio essere generoso con Lei e renderle ugualmente un piccolo servigio. La Sua signora Le manda a dire che l’aspetta a Lugano, per affari urgenti, col vapore.

— La mia signora? — rispose il furfante — Lei s’inganna, signore. Io non La conosco e non ho moglie.

— Sprechen sie deutsch, mein Herr — diss’io in tono molto deciso. E continuai in tedesco: — Lei avrebbe dovuto essere più prudente, ieri, parlando con la giovine signora. Devo io ripetere ai signori Forest ciò che ha detto? Non mi costringa a que[p. 38 modifica]sto. Il battello diretto a Lugano sta per arrivare qui. Parta! Parta subito!

L’uomo esitò un momento, poi si voltò ai Forest e disse tranquillamente:

— Me lo immaginavo. Questo povero signore che fa il barcaiuolo ha perduto la testa. Mi parla una lingua che neppure comprendo!

Miss Harriet e suo padre mi guardarono, lei ansiosa, lui corrucciato. Io aveva preveduto che l’uomo tenterebbe questo colpo.

— Caro signore — ripresi in tedesco, guardando l'orologio — Ella ha sette minuti di tempo per prendere il vapore. Se ella resta qui, Le prometto la preziosa conoscenza dei carabinieri di S. M. il Re d’Italia, i quali desiderano avere una piccola conversazione con Lei.

Fu lui, allora, che perdette la testa e mi rispose: — Das ist nicht wahr! Io mi voltai ai Forest e dissi sorridendo:

— Il signore parla la lingua che non comprende!

Egli s’era già accorto del suo sproposito; come [p. 39 modifica]il giorno prima, cacciò una imprecazione in una lingua sconosciuta; poi afferrò il cappello e disse ai Forest, indicandomi:

— Se non parto, uccido quest’uomo! A Lugano mi giustificherò.

E scomparve. Io gli gridai dietro: — Ella ha tre minuti!

Le finestre erano aperte. Si udivano le ruote del vapore che si avvicinava.

Non ebbi le braccia del signor Forest in torno al mio collo, né i suoi favoriti grigi sulla mia faccia. Egli era molto turbato, e davvero, se il mio idillio era spezzato, lo era pure il suo. Lessi invece con gioia l'ammirazione e la gratitudine negli occhi di miss Harriet.

— Partiamo subito! — disse suo padre. — Torniamo a Lugano subito!

Io offersi la mia barca. Mr. Forest rispose abbastanza bruscamente che mi ringraziava, ma che non accettava, e che intendeva cercare subito un’altra barca.

Gli occhi di miss Harriet domandarono scusa per suo padre. Non insistetti. Il signor Forest si [p. 40 modifica]avviò per uscire con le signorine, e io le seguii col cuore pesante. Eravamo nel piccolo corridoio scuro e stretto che serve d’ingresso all’albergo, quando un violento acquazzone strepitò fuori sulla piazza. Il vecchio professore dovette fermarsi. Egli e miss Bertha guardavano, stando sulla porta, il cielo tutto bianco e le oblique righe della pioggia.

Io mi levai silenziosamente il ramoscellino d’arancio dall’occhiello e lo porsi a miss Harriet. Ella lo prese pure silenziosamente, ne staccò una foglia, se l’accostò alle labbra, me la diede e si nascose il resto in seno. Allora cercai segretamente la sua mano che segretamente rispose alla mia stretta.

Guardavamo anche noi in quel momento nella piazza, ma senza sapere se vi splendesse il sole o vi cadesse la pioggia. Quando, dopo qualche momento, ella ritirò dolcemente la sua mano, le vidi lagrime negli occhi. La pioggia cessò; la barca fu presto trovata.

— Credo che La debbo ringraziare, — mi disse finalmente il signor Forest nel congedarsi da me. Miss Harriet non mi disse nulla. Solo mi guardò [p. 41 modifica]con uno sguardo che m’entrò nel cuore e ancora di tempo in tempo mi fa male.

Due giorni dopo andai a Villa Ceresio. I Forest erano partiti. Passai tre ore sopra un sedile del quai presso l'Hótel du Parc, all’ombra delle acacie, a guardare il Cavallino, Castagnola, villa Ceresio e le acque del lago scintillanti al sole. Il bel paese mi pareva scolorato, vuoto e triste.

Non ho più veduto miss Harriet; non ho più udito parlare di lei. Sarei felice se queste righe attraversassero l’Atlantico, cadessero sotto i suoi occhi, almeno sotto gli occhi di qualche amica sua, cui ella avesse narrato questo episodio della sua vita. Io pregherei questa sconosciuta amica di miss Forest di farle avere il presente racconto, e anche di dirle che la foglia d’arancio baciata dalle sue labbra è ancora custodita come una dolce, cara memoria, insieme alla monetina d’argento, nella piccola villa battuta dalle onde, a piè del monte coperto di ulivi, di viti e di allori.