Wikisource:Testi importati da Wikipedia/Distinta descrizione topografica della città di Venosa

La Distinta Descrizione Topografica della Città di Venosa, è un'opera descrittiva della Città di Venosa, redatta dal nobile Giustino Rapolla nel 1735

Quando nel 1735 il Re Carlo III di Spagna, si insediò sul trono di Napoli, ordinò ai suoi Ministri una relazione sullo stato e le condizioni del suo nuovo Regno. Pertanto per l’Università1 di Venosa, l’Avv. Fiscale Gaudioso2, responsabile per la Basilicata, diede incarico a Giustino Rapolla, di relazionare su questa Città3


La redazione della Distinta Descrizione Topografica della Città di Venosa venne quindi redatta e completata dal Rapolla, quindi successivamente firmata e confermata da tutti i componenti del Governo Comunale di Venosa (Mastrogiurato, Sindaco e 4 Eletti) nel 1735

Testo integrale Opera

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(1735, ms. XIV.D.39 della Biblioteca Nazionale di Napoli, ff. 339r-353r.)


Don GIUSTINO RAPOLLA

DISTINTA DESCRIZZIONE TOPOGRAFICA DELLA CITTA' DI VENOSA, SUO PRENCIPATO, E VESCOVADO COLLA SUA DIOCESI. FATTA IN ANNO 1735 IN ESSECUZIONE DELL'ORDINE DEL SIGNOR D. RODERICO MARIA GAUDIOSO AVVOCATO FISCALE DELLA REGIA UDIENZA DI QUESTA PROVINCIA DI BASILICATA.

Illustrissimo mio Signore, e Padrone Collentissimo

Con venerato Suo ordine si degnò Vostra Signoria Ill.ma far sentire à questa Università, che fra il perentorio termine di giorni sei s'avesse presentato la fede, che si desidera da Sua Maestà/Dio guardi/dello Stato, Sistema, Sito, negoziazione, entrade, ed altro, di questa Città, epperchè vi si sono incontrate alcune difficoltà che ritardano il disbrigo di essa; perciò La prigo in nome di questo publico, à pazientare per altri pochi giorni, che per gli venti del Corrente senz'altro si mandarà. Vostra Signoria Illustrissima e tutta gentilezza, e Cortesia, speriamo intanto, che si compiacerà far godere à noi ancora i frutti di essa, nel mentre offerendomi à Suoi comandi, gli bacio le Mani, e Mi dico Servo Vostro Illustrissimo Venosa li 12 febbraio 1736

Giustino Rapolla Giudice


Illustrissimo Signore, e Padrone Collentissimo

Dal porgitore di questa sarà consignata ad Vostra Signoria Illustrissima la Descrizzione di questa Città, e Territorio, in conformità dell'ordine trasmessoci sin dal mese di Luglio dell'anno prossimo passato, e nel mentre gli rendo ben distinte Le grazie per La sua bontà, e pazienza in nome di questo Pubblico per si lunga tardanza, offerendo tutta la Città a' Suoi comandi, mi dico inalterabilmente per sempre Venosa li 7 marzo 1736 D. V. S. Ill.ma Divoziosissimo Servitore Giustino Rapolla Giudice

VENOSA, Antichissima Città, Patria d'Orazio Flacco, Eustachio celebre Geografico, di Luigi Tansilli valentissimo Poeta Italiano, e Latino, nonché avvedutissimo Istoriografo, di Roberto Maranta celeberrimo Giurisconsulto, di Bartolomeo Maranta Filosofo, e Medico Celebratissimo, di Giambattista Cardinal de Luca orrevole Giurisconsulto. Un tempo Republica, e Città confederata co' Romani. Poi Città Metropoli di Puglia, e di Calabria, e Sede successivamente de' i Rè, e Prencipi Normanni, come in appresso ne' Luoghi più opportuni dirassi. E' ella situata su'l piano in circa mille, e cinquecento passi lungi dalla continuazione de’ gioghi degli Appendini, i quali la sovrastano da Lebeccio, facendole vaghissimo prospetto con Ville, Vigneti, Casini, Boschetti, ed oliveti, e che dividono La Puglia dall'Antica Lucania, oggi parte della Provincia di Basilicata. Vien fiancheggiata da due valli, le quali Le porrebbon servire d'una naturale e valevolissima fortificazione per renderla inaccessibile.



Una d'esse ha' il suo principio da i detti colli, la quale proseguendo ad allargarsi da Lebeccio per GrecoLevante, facendo con una delle sue sponde in aspetto di mezogiomo alla detta Città altissimo sostegno delle mura: chiamasi questa valle il Reale, forse con questo nome per esprimere l'ampiezza, e profondità di essa; nonché L'amenità d'ambedue Le Ripe, che contribuiscono agli Abitanti aggradevolissime vedute: Vi scaturiscono in fondo da passo in passo abbondevoli Fonti, le di cui acque unitamente vanno a scaricarsi per Greco nel Fiume Dauno. Ha' il suo principio L'altra Valle chiamata il Ruscello, anch'olla da Lebeccio, poco Lungi da una [342v] delle Porti della Città, che Riguarda il detto aspetto, ed allargandosi verso Borea, e poi curvandosi eziandio per Greco, conduce slmilmente le sue acque sùll' accennato Fiume. Non è ella della tenuta della prima descritta, ma' non le manca della piacevole vaghezza, sostenendo pure colla Ripa in aspetto di Settentrione L'altra parte del muro. Gira l'abitazione colle mura di detta Città, la maggior parte dirute circa mille, e seicento passi, ma La vecchiezza la rende una buona parte disabitata in aspetto di Greco, Settentrione, e mezzogiorno, e propria- mente nella parte più ima per uscir dalla seconda Porta in verso il Fiume. In capo alla Piazza maggiore videsi il Castello, e propriamente sulle mura della Città in aspetto di Greco Levante in forma intiera di fortificazione, disposto inquadro, con quattro Torri co' Suoi rivellini, con Larga, e profonda fossa circondata col comodo d' introdursi l'acqua per riempirla in caso di bisogno, con Ponte, Saracena, e Piazza d'armi nel di dentro, e dal difuori con una strada coverta, da cui s'esce per altro Ponte per Lebeccio. Il descritto Castello trovasi al presente disarmato d'ogni sorta d'armi, onde ad altro non serve, che per abitazione del Padrone: Fu questo edificato con dispendio considerabile da Pirro del Balzo da circa quattro secoli addietro, come si Legge nelle scritture, oltre dell'Imprese, che vi si veggono affìsse, e iscrizzioni in marmo. Siede la descritta Città di Venosa quasi come Centro nel suo Tennimento, il quale tiene di circonferenza circa cinquanta miglia, riconoscendo ne' suoi Termini i suoi Confini. Da mezzogiorno per Levante il Terreno di S. Gervasio, Feudo dell'IlLmo Marchese di Genzano, col terreno di Montemilone, Feudo dell' Illustre Duca di Calabritto: da Levante inoltrandosi perTramontana con Guadiana, Feudo del Vescovado di Melfì; in aspetto di Greco in Tramontana col terreno della Città di Lavello, Feudo dell'Ecc.mo Sig.re Duca della medesima Città: Da Settentrione in Ponente [343r] col Territorio della Città di Rapolla, Feudo eziandio del Suddetto Sig.re: Da Ponente a Lebeccio col Tennimento di Ripacandida, Feudo dell'Illustre Sig.re Duca di Garagnone suo posses- sore Mazzaccara: Da Lebeccio per mezzogiorno in Levante il Territorio di Forenza, dominio dell'Illustre Principe Doria. Sembra, che ogni raggio di veduta, partendosi dalla Città Suddetta, vadi a finire nell'ultimo termine del suo amplissimo Emisfero, veggendosi da ogni punto eziandio del Tennimento la metà del Cielo; guardandosi da mezzogiorno per Levante La Regione della lapigia, da Levante per Greco Terra di Bari, e da Greco per Borea lefà prospetto vaghissimo il Gargano, e parte del Mare Adriatico in Lontananza per Retta linea di circa quaranta miglia: Da Tramontana per Settentrione, e Ponente trapassando la Puglia, la Regione d'Apruzzo, Contado di Molise, Capitanata, ed i Monti Irpini: Dalla parte di Ponente le si oppongono il Vultumo, dal volgo detto Monticchio, e i descritti gioghi degli Appennini, i quali inoltrandosi per mezzogiorno, uno de' bracci vassene per Scirocco in Calabria, e L'altro per mezzogiorno nel Capo d'Otranto. E' Lungi la detta Città da Napoli per la Strada verso Ponente per uscire nel Ponte di Bovino, e propriamente seguendo il Real Camino, ultimamente fatto da Sua Maestà /che Dio guardi/ nel suo felicissimo viaggio per la Sicilia, circa novanta miglia, e per gli Irpini, altra Strada, circa Settanta, volgarmente detta la Strada vecchia. Da Matera, in cui risiede il Regio Tribunale circa miglia quaranta. Da Foggia, dove risiede il Tribunale del Real Patrimonio della Dogana circa miglia trentasei: D'Acerenza miglia quattordici: Da Melfi miglia otto. La situazione del Territorio viene dalla natura variamente disposto ne' suoi siti, cioè in Valli, Piani, e piccoli Colli, cagione che [343 v] lo rende con detta varietà Fertilissimo d'ogni prodotto, come sono Fermenti, Biade, Legumi, Frutti d'ogni genere, olio, vini; maturandovi assai bene il Fico, L'olivo, e'1 mandorlo, nonché ogni genere di Fogliami di tutta esquisitezza, de' quali prodotti n'è tanto abbondevole, che oltre l'uso de' Cittadini, nera' trafico cogli Esteri. Questa variazione lo rende parimente colla sua ampiezza assai accomodato al pascolo d'ogni specie d'Armenti, come Vacche, Bovi, Pecore, Capre, Neri, e Giumente; dividendosi in pascolo adattato per L'Inverno nella parte, che riguarda la Puglia, e perl'estade in quella, che si inoltra da descritti colli degli Appendini per i monti verso la Lucania, Caccia di moltissime specie di quatrupedi; nonché di volatili da estade, e da Inverno. Il Dauno - notissimo Fiume - è lontano il più vicino un miglio, che bagna il descritto Territorio: Ha il suo principio nel proprio Tennimento da mezzogiorno, che scorrendo col corso di nove miglia, poco meno, che rottamente va a scaricarL'acqua verso Ponènte sull'Olivente, Fiume, che divide il giàdetto Territorio da quello della Città di Rapolla mentovata. Da questo Fiume il comodo di sei molini, avendo il Cittadino il lus di fabricarne altri: Vi si fanno Ortaggi abbondantissimi perla Stade: Da agli abitanti Pesce di varie specie, e parti colami ente d'esquisite Anguille, e Tinche. Tutto il Territorio è così abbondante di scaturigini d'acqua che un Idropico un fonte lasciando per Rinvenir l'altro, poco sentirebbe la penosa sete, d'onde si crede, come convengono molti Autori, che abbia tolto il nome di Venosa, veggendosi abbondevole di scaturigini, o* vene d'acqua, come queste osservansi sparse nel corpo umano. Molti vestigj / oltre di quello si ha nelle scritture / dinotano Reliquie d'estinte Popolazioni appartenenti al Dominio, e Giurisdizione di questo Principato, di cui ne porta il Titolo; e cominciando da [344r] Levante in lontananza di quattro miglia, si veggono le Rovine di edifìzj d'ampio sito, chiamato Cerbasio; Verso il medesimo aspetto si veggono slmilmente altre Rovine di luogo chiamato S. Stefano, in distanza dalla Città di circa sei miglia: Più in qua verso Greco vi si osservano ampie Reliquie, che denotano esservi stata considerabile Popolazione con un sontuoso Ca- stello, chiamato Boirano, in lontananza anch'esso di sei miglia in circa. Nel medesimo aspetto in distanza in circa due miglia, oltre il descritto Fiume, altro vestigio di Popolazione si scorge, oggi chiamato Trent'Angeli; ma nelle Scritture, che si conservano vien detto gli Angioli. In verso Borea Rattrovasi la Rovina d'un'altra Popolazione in là del Fiume descritto, S. Pietro in Olivento, ed in qua dal Fiume, dal primo distante circa mezzo miglio altra Rovina osservasi nel medesimo aspetto, chiamata S. Pantaleo. Verso Ponente in lontananza dalla Città circa tré miglia, altra vi si scorge, appellata Sanzanello. Nel medesimo aspetto di là inoltrandosi scorgonsi due altre Ruine, l'una chiamata la Fabricata, e l'altra Morgano; nonché un'altra poco lungi detta Morganiello, e sono queste in lontananza circa tré miglia. Dall'aspetto di mezzogiorno vi ha la Rovina d'una Popolazione estinta, chiamata anche al presente Musanna: Nel medesimo aspetto si vede Maschito in quattro miglia di distanza, oggi viva Popolazione di nazione Albanese, la quale sebbene divisa di Giu- risdizione appartenente all'Illustre Duca d'Andria, è però situata nel Recinto del descritto Territorio un miglio in qua' dal confine colla Terra di Forenza: Oltra le scritture, in cui chiaramente ciò appare appartenente al medesimo Principato di Venosa, non son quarant'anni, che fu alienato in quanto alla Giurisdizione. Per seguire la descrizzione degli abbondanti Fonti, dalla cima de' colli già descritti, viene nella città per canali di considerabile Struttura, parte sotterraneamente, e parte per la superfìcie, sormontando [344v] Valli, e penetrando piccole colline per cinque miglia di camino, acqua abbondantissima, tal che introdattavi per la descritta Porta di Lebeccio, e fra l'altra del Castello, vi si forma un abbondevole Fontana per lo publico comodo; le cui acque poi inoltrandosi più in dentro, van dividen- dosi co' canali, parte per riempire il fosso del Castello, di sopra menzio- nato; e parte per formare altre Fontane, eziandio al publico comodo, nonché per somministrarne alle private Fontane, e per riempire i vasi, che ciascun tiene nelle proprie Case, e Conventi, la quale si distribuisce, secondo il bisogno richiede. La natura del Territorio descritto, che è Demaniale, onde vi han l'uso i Cittadini incontrastabilmente del pascolo, con ogni sorte d'Armenti, a riserba però delle Difenze del Barone, e del Publico, in molte delle quali vi anno il lus solo di pascolarvi Buoi di estade, e d'Inverno. Vi anno Ragione di promiscuità di pascolo gli Armenti della Città di Rapolla, di Ripacandida, e di Maschito. Sul medesimo Territorio, in quanto all'Erbaggio, vi han la facoltà il Baliaggio, ed il Barone da fidarvi cogli esteri armenti nell'Estade, e nell'Inverno, e promiscuamente co' Cittadini. E perché Le Chiese, e'1 Baliaggio, che si descriveranno anno la proprietà della covertura, a questi pagano i massari, e coloni competente Terratico di ciocche ne risulta colla misura Agrimensoria dalla metà della sementa. L'accennato Fiume è della medesima natura, avendovi il Cittadino il lus eziandio di edificarvi molini, beverarvi armenti, ed ogni altro uso di Lavori, che soglion farsi nelle vicinanze d'acque, come sono lini, ortaggi, e simili. Viene abitata la descritta Città da circa tré mila e, settecento Persone, in quattro ordini disposte: II primo de' Nobili: II secondo de' Civili d'ambidue inclinazioni /seguendo quella degli Antichi Predecessori, sebbene figli di Madre decrepita per così dire/ sono alle lettere, ed Industrie applicati, come infatti non mancano successivamente [345r] Giovani in Napoli per apprenderLe, siccome al presente ve ne sono da circa quindeci in varie scienze addetti: II terzo egli è d'Artefici, i quali sono bastevoli ad un onesto comodo, e sono Pittori, Sartori, Calzolari, Falegnami, Speziali, Barbieri, Sellari, Vassellari, e di quest'arte n'è così abbondevole, che n'è il trafìco in tutte queste Contrade. Il quarto de' Villani, e Custodi di ogni specie d'Armenti.

DESCRIZZIONE DELLA NOBILTÀ Non v 'ha dubbio, che la Riferita Città ne secoli remoti fosse Ella stata in stima ragguardevole, avve'gnache non solamente, che fu Sede de' Rè Dauni, ed altri antichi Rè di Puglia, ma anche Republica, di cui ne riporta presentemente per impresa L'universal suggello, il quale esprime un Basilisco, che mostra volersi con uno degli artigli sgozzare, colla' sua iscrizzione intomo = Res= publica Venusina. Fu dessa confederata co' Romani; ma' non poté poscia sottrarsi dalla comun sorte di essere da quella soggiogata con altre Città Republiche d'Italia. E proseguendo più oltra l'infortunio, fu dopo aver tollerata La soggiogazione de' Greci, Vandali, Saraceni, ed altre consimili Nazioni, sottomessa al Dominio de' Normanni, facendovi per più Secoli la Sede del Loro Principato, come in altro luogo dirassi: Quindi ci diamo a credere, che la Nobiltà ne' descritti tempi fosse di Rango di perspicua stima; siccome si esprime inunascrizzione inmarmo nellamaggiorPorta di detta Città, Testimonio L'eruditissimo Frezza de Subfeudis, ed è la seguente. Lucullanorum prole Romana Allius Restitutianus Corrector Apulia, et Calabria in Honorem splendida Civitatis Venusinorum consecravit. [345v]E di questo ne abbiamo al presente un vestiggio non dispiacevole. LaNobiltà adunque vien distinta collamaniera seguente: Nel Sabbato della Pasca di Resurrezzione del Signore, il Barone/quasi in sembianza di tributo/da a ciascuno de' Capi delle Famiglie Nobili una cinquina, che crediamo, che ne' tempi in cui una tal specificazione ebbe il suo principio; fosse moneta di particolar dimostranza, e che poi da tempo in tempo fattane stima ella si ridusse al descritto valore. Passi questa distribuzione fra la celebrazione dell'Alta Messa, la quale si 'celebra Pontificalmente dal Vescovo, o' da altro Ministro nella sollennizazione di detto Glorioso giorno; e ciò viene eseguito dal Ministro Economico del Barone, ed è questa una continuazione, e successiva preeminenza impartita dagli Antichi Prencipi, siccome si ha per ferma tradizione, che avesse il suo principio da Normanni innanzi, che si sofferisse il giogo del Baronaggio: Imperocché al Barone dalla Real Camera ne viene fatto esconto del dispendio nel pagamento dell'Adua. Nel Sabbato poi della Pasca di Pentecoste, sotto la medesima ragione, si distribuisce un quarto di Castrato slmilmente per ciaschedun Nobile, e questi vengon distribuiti a proporzione dell'Anzianità. Nella celebrazione della Gran Messa, come sopra nel dì del S. Natale fassi L'altra distribuzione delle descritte cinquine. Gode questa medesima preeminenza il Vescovo, il Gran Balivo della Santissima Trinità, di cui se ne farà menzione nel suo Luogo, le due Badesse de' due Monasteri di S. Benedetto L'uno; e di S. Maria La Scala L'altro, che crediamo esser seguito, perché di Nobili Religioni. Circa tré Secoli sono insorse la pretenzione de' Dottori di Legge, e di Medicina di godere la Sudetta preeminenza, e prodottone l'istanza in Sacro Conseglio; e fattasene Ragione, fu determinato a favor [346r] Loro, purché oltre il Dottorato, Nobilmente vivessero. E perché gli essempli soglion muovere gli animi di coloro, che procurano di migliorare di condizione: Le Dignità, e [....] della Cattedra- le ne promossero la pretenzione dopo il corso di alcuni anni nel medesimo Tribunale in litigio anch'essi, onde ne fu Loro accordato il favorevole Decreto. Le Famiglie, che godono La descritta preeminenza sono le seguenti con ordine Alfabetico, come qui sotto si Legge. A Leopardi Palmieri AltrudaPironti Lauridia Leopardi B P II Balivo Seniore Palletta Le Badesse d'ambedue R I Monasteri Rapolla di Giustino Seniore Bagnoli Ripandelli C S Cristiano di Turo Sozzi Costanze T Cavalcante Turo Cianci Giugno V G II Vescovo Greci di Tommaso Vitagliano I Voraggiore lacenda L Lauridia Picadace Leopardi

Professori: D. Niccolo Leopardi Dottore di Leggi, Sacerdote D. Carlo Caputo Dottore di Leggi D. Niccolo Arcidiacono Lanieri Dottore di Leggi D. Giustino Rapolla Dottore di Leggi D. Agostino Primicerio Vitamore Dottore di Leggi D. Francesco Vitamore Dottore di Leggi Sacerdote D. Gennaro Cianci Dottore di Leggi D. Michelangelo Cianci Giugno Dottore di Leggi Sig. Niccolo Ninno Dottore di Leggi D. Giuseppe Bagnoli Dottore di Medicina Sig. Fra D. Gio: Grazio Guai-ino Dottore di Medicina D. Antonio Cristiano Dottore di Medicina D. Gerardo Vendegna Dottore di Medicina. Professi in Legge Sacerdote D. Diego Rapolla professo Chierico D. Venanzio Rapolla professo Sig. Giuseppe Caranfa professo D. Giuseppe Oronzio Leopardi Palmieri professo Sig. Niccolo Lapolla Licenziato in medicina Sig. Niccolo Li Frusci Notare Sig. Gaetano Ninno Notare Sig. Angelantonio Monaco Regio Geometra Sig. Gianbattista Monaco Licenziato Geometra. Famiglie Civili A D'Alessandro Antinora B Bucino [347r] C Caranfa F Li Frusci di Notar NiccolO Guarino M Maffeo N Ninno di Francesco, e Tommaso S Salvante Siniscalco T Tancredi di Bartolomeo. Vivono Le Nobili Famiglie e le Civili la maggior parte dall'Industrie d'Armenti, di massarie di Campo, Vigne, Oliveti, ed altro consimile; Imperocché i Terreni, che porrebbon somministrare loro annuali rendite con Terratici, ed erbaggi, vengon possedute dagli Ecclesiastici, come si è fatta menzione nella natura del Territorio. Viene posseduta La descritta Città con titolo d'utile Signore Dall 'Eccellentissimo Signore Don Antonio Caracciolo Prencipe di Torcila, essercitandovi La sua Giurisdizione colla communicazione dessa al Governatore, Riconoscendovi eziandio Le seconde cause, e costituendo- vi il Ministro con titolo di Uditore, Le cui Rendite sono Le seguenti. Difenza del Monte ...... 300 Difenza della Caccia ...... 350 [347v] Difenza di Notarchirico ..... 400 Difenza di Missere..... 170 Mastro d'Attia ......' 150 Piazza ...... on Taverna ........' 40 Metà d'affitto d'un Forno .....' 15 Un Territorio detto L'Isca Tramontana ... 4 Un Territorio detto il Giardino ..... 9 Un Orto detto La Cavallarizza .....' 4 L'affitto dell 'Erbaggio Demaniale Statonico. . . 300 Cenzi, minuti, ed altri piccoli Corpi .... 25 Fiscali, zecca, Portolania, Scannaggio, ed altro Annui docati ••.... 1751-79 Il Reggimento di questa Città, che la governa, consiste in sei Persone, cioè Mastro Giurato, Sindaco, e quattro Eletti. Si eligge ilMastro Giurato, ed il Sindaco per publico parlamento, e i quattro Eletti si nominano dal Governo Spirante con due annuali Giodici della Bagliva, i quali ammi- nistrano La Giustizia nelle cause Civili, La qual nomina, poi si propone nel publico parlamento suddetto, ed unitamente Si manda al Padrone ovunque si trovi per ottenere la conferma. Il Mastro Giurato deve essere onninamente eletto dall'ordine de' Nobili, e Ritiene la Giurisdizione in tempo di notte. Il detto Governo privativamente dopo ottenuta la conferma tiene la facoltà di eliggere gli altri ministri al buon Governo, i quali sono I due Portolani Due Procuratori di due Cappelle luspatronato di detta Città, le quali sono il Santissimo Sacramento, e L'Ospedale. I Protettori de' due Monasteri di Monache, i quali per antico solito sogliono essere eletti il Mastro Giurato, ed il Sindaco. [348r] I Chiavettìeri d'entrambi i Monasteri I Deputati delle pene degl'Intercetti della Gabella L'Avvocato, e Consultore. Il Sindaco maneggia il Peculio Universale, e negli Esiti con ordine, e mandato del Mastro Giurato co' i quattro Eletti. I quattro Eletti ritengono il carico d'imporre assisi su' i viveri, invigilare su' i pesi, e Le misure. Corpi dell'Università Gabella della farina docati quattromila, e quattrocento, e questa varia nel più, e nel meno secondo le circostanze degli anni. . 4400 Dazio, seu Bagliva circa docati ottanta ... 80 Fida della difenza di latta circa docati cento . . . 100 Fida della difenza del Cerro circa docati sessanta . . 60 4640 Gli esiti sono i seguenti Fiscalarj all'Illustre Barone, ed altro come si è detto . 1751.79 Regia cassa ........ 1326 Strumentarj al Marchese di Vigliena. . . . . 145 Strumentar]' al Capitolo della Città, oltra degli altri Creditori Strumentarj, quali non vengono soddisfatti per L'impotenza dell'Università in conto annui ......... 200 Provisione de* Medici ...... 300 Provisione dell'Avvocato. ..... 18 Provisione del Cancelliere ..... 24 Provisione del Sindaco ...... 30 Provisione dell'Invece ...... 18 Provisione di due Servienti ..... 24 Provisione dell'Orologio del Publico .... 6 [378v] Per fìtto della Casa, in cui si ricevono i Regi Ministri 18 Per lo comodo del passaggio, e dimora de' Regj Soldati delle Udienze, del Tribunale della Regia Dogana di Foggia e cavalli de' medesimi ....... 24 Mastro di Cappella per le Pesti dell'Università . . 9 Per la Festa di S. Felice Protettore .... 4 Per una Cappellania di S. Maria della Libera per voto fatto dal Comune in occasione di pestilenza ... 36 Per la Festività della medesima per la stessa occasione . 60 PerlaCarreade' Sali ...... 88.80 Quello forse vi resta, si esita per Pedalici provenienti da Regj Tribunali, accomodo di aquedotti, accomodo di strade dentro, e fuori la Città, nutrimento di Esposti, limosine a povere Famiglie, limosine a questuanti, che caminano con Regie Patenti, ed altre occorrenze alla giornata. Vi si celebrano due Ferie, L'una che principia dalla vigilia di Pentecoste, e dura sino al secondo Vespro della Festività del Corpo del Signore; L'altra dal Vespro dell'Assunzione di Maria, e dura per tutto L'ottavo giorno. In ambedue i tempi descritti resta sospesa La Giurisdi- zione del Governatore, e vi comanda il Mastro Giurato. Tiene La menzionata Città il Suo Vescovado di nomina Papalina colla sua Chiesa Cattedrale sotto il titolo di S. Andrea Apostolo, unitamente col suo Vescovil Palazzo, il quale sta situato nella parte più bassa della Città, e più diruta inverso Greco, edificata da Pirro del Balzo in ricompenza di aver diruta la Chiesa Matrice per fondarvi il descritto Castello. Ha il detto Vescovado La sua Diocesi consistente in quattro Popolazioni, cioè Spinazzola, Maschito, Forenza, e Castel Garagnone, le cui [349r] rendite sono incertissime, consistentino La maggior parte in erbaggi d'un Feudo sito nel Tennimento di Forenza detto S. Giuliano; ma per quello s'intende possono [....] giugnere a circa mille e duecento docati. Il Clero di detta Cattedrale vien composto da venti Canonici, e quattro Dignità, con Insegna distinta di Armellino da quella de' Canonici, e sono Arcidiacono, Arciprete, Cantore, e Primicerio. Vi è altro ordine di Sacerdoti, chiamati Partecipanti, che è tanto il dire, che anche questi partecipano dalla Messa Capitolare, e sono circa il numero di venti: Gli altri poi o son Sacerdoti, o son Diaconi, Suddiaconi, e Chierici, e sono questi anche al numero di venti. Le rendite di ciascuna Dignità, e Canonico ascende, per quello si sente circa docati sessanta L'anno, e quei, che si dicono Partecipanti, ne anno il terzo meno, perle quali però ne' anno L'obligo della soddisfazio- ne delle Messe. Il culto Spirituale, ed amministrazione de' Sacramenti vien diviso in sei Parecchie co' Loro Parochi, le quali sono S.Marco, S.Cosmo, e Dannano, S.Pietro, S.Niccolo La Capuana bollati da Roma, S. Martino, e S.Biaggio, e di queste ultime ne rappresenta il dritto della nomina al Vescovo il medesimo Capitolo, da cui poscia ne ottiene la conferma. L'entrade delle descritte Parecchie sono tenuissime, essendo incorrispondente il numero de' Filiani, ma' per quello si sente la di lor rendita per ciascuno non può ascendere a docati venti.

DESCRIZIONE DELLA SANTISSIMA TRINITÀ Fuori Le mura della descritta Città, uscendo per la Porta chiamata della Gabella per Grecolevante in circa trecento passi di camino, vedesi edificato un Sontuosissimo Tempio, il quale in tempo [349v] della cieca Gentilità fu dedicato a Venere, il di cui culto usavano gli uomini di tal Religione. Fu questo medesimo poscia nel principio di S. Fede dato a Cristiani, valendosene per lungo tempo di Chiesa Matrice: Ma perché furon poi gli Abitanti persuasi abbandonar il Sito di quella parte d'abita- zione per rinvenire aere più salubre in parte più elevata, il quale è quello in cui oggi si abita, restò anche desso abbandonato; E poiché il lasciarlo soggetto alla total rovina, agli uomini di quel tempo dispiacesse, come si crede, fu dato a Padri Benedettini neri, i quali sotto l'invocazione della Santissima Trinità vi edificarono decente abitazione, e principiata una Chiesa di considerabile tenuta, nonché di scielta Architettura col favore di Roberto Guiscardi Prencipe Normanno, in quel tempo Duca di Puglia, e di Calabria, e che qui faceva La sua Sede. Ne furon poi questi da Bonifacio Vili Pontefice discacciati, ed una colle rendite data alla Sagra Religione Gerosolimitana, facendolo Gran Balivato, nel cui stato trovasi ne' dì correnti, Vedesi nell'Antitempio di detta Chiesa nell'entrar della Porta mag- giore una Colonna alla destra, nella quale ligavansi le vittime per farne superstiziosi sacrifizj, e successivamente servì a Tiranni persecutori di nostra Fede per sacrificarvi al Martirio i seguaci di S.Croce. Nella detta Colonna negli anni di Diocleziano ricevettero il S. Martirio una Madre con tré Figli, le di cui ossa degli intieri corpi con un vaso di Sangue conservansi con somma venerazione nella detta Chiesa, e furon costoro S. Dominata Santi Senatore, Viatore, e Cassiodoro di lei Figli. Sotto la riferita tirannide costantemente vi sofferirono il S. Martirio S. Felice Vescovo d'Africa, e compagni, i quali sono Santi Audatto, e Gennaro Preti, Fortunato, e Settimo Lettori. E lo stesso accadde nel medesimo tempo a dodici Fratelli Venosini; Laonde i divoti continuando L'antica divozione nel girvi a far orazioni, girando questa Colonna più volte, vi proferiscono Paternostri, ed Ave Marie in contemplazione de' Pij successi, avendosi per costante tradizione, che la Santa Memoria di Papa Niccolo II nell'atto di consecrar detta Chiesa, traile altre Indulgenze concedutevi, vi fosse anche questa. Vi si conserva il Corpo di S. Attanasio Abbate di Norcia con particolare venerazione, il quale si crede fosse qui portato da detti Padri Benedettini. In un sontuoso Mausoleo vi si vede il deposito del Corpo del giadetto Prencipe Normanno, come eziandio L'altro di Dragone Duca di Sicilia suo Nipote, ed in un altro di Aberada prima moglie repudiata dal menzionato Roberto, e madre di Boemondo, sepolto nell'antichissimo Tempio di S. Savino di Canosa. Vien servita questa Chiesa da otto Fra Cappellani d'ubbidienza, uno de' quali tiene L'autorità da Priore, insigniti col consueto segno della Croce, oltra di altri sei Sacerdoti, e cinque Chierici, i quali vi danno tutto quel culto d'ogni giorno, che va dovuto. Le rendite di questo Gran baliaggio, per quello, che s'intende, ascende alla somma di docati tremila in circa, sopra de' quali vi ha il peso del mantenimento de' detti Fra Cappellani, de' suppellettili sacri per la Chiesa, di abbondante Limosina a Poveri, bisognevoli ripari a fabriche, oltra di docati ottocento annui, che contribuisce al Tesoro della sua Religione. Consistono le rendite suddette in erbaggi, parte della natura di quello si è descritto nel divisare L'uso de' Cittadini, in massarie de* luoghi convicini, in fitti di casa, annui cenzi, vigne, ed oliveti, e due molini, che sono situati su'l descritto Fiume. II Gran Bali de' correnti giorni, egli è il Signor Fra Don Fabrizio Maria Visconti di Nazione Milanese.

S. BENEDETTO Vi si nutriscono due Conventi di Donne Monache, L'uno d'Ordine Benedittìno con veste nera al numero di quaranta, con Educande, sotto L'autorità, e Giurisdizione del Vescovo. Ebbe il suo principio dell'edificazione questo Convento su'l colle di Montalbo, partg de' descritti appendini, in lontananza, ed a vista della Città circa mille, e cinquecento passi, dove anche vi si riconoscono le rovine delle abitazioni, a riserva della Chiesa, sotto l'invocazione di S. Maria di Montalbo, della quale ne dispone il medesimo Convento, tenendola eziandio servita a dì presenti con decente venerazione. L'entrade di questo Convento, per quello si sente, non eccedono i docati mille, consistenti in capitali sopra case, vigne, oliveti, e Territorj: In terraggi sopra de' loro Terreni, de' quali n'armo la sola covertura, in luoghi di monti in [.....], e finalmente in una piccola massaria di vacche. L'altro Convento sotto l'invocazione di S. Maria La Scala dell'Ordi- ne di S. Bemardo con veste bianca, mantiene circa quarantacinque Monache, ed altro opportuno numero di Educande, che parimente obbe- discono al Vescovo. Le rendite per quello che s'intende, non eccedono il valore di docati mille, e sono della medesima natura delle prime descritte. Il principio della sua fondazione L'ebbe anch'egli fuori la Città circa quattrocento passi in tempo di S. Guglielmo, da una meretrice pentita, vi è la sua Chiesa presentemente in forma sontuosa, fatta [351r] servire dalle medesime monache da Romito, con celebrazione di messe, e altre divote dimostrazioni. Vi si educa un Conservatorio di povere Orfanelle al numero di dodici colla loro Direttrice, sotto il titolo di S. Carlo Borromeo, con veste a color di Porpora a spese del Barone. * e peso ==== SAN DOMENICO II Convento di S. Domenico dell'ordine de' Predicatori situato dentro l'abitato, ebbe il suo principio della sua fondazione in tempo che viveva il medesimo S. Padre. Mantiene sedici Frati col Noviziato. Tiene di rendita circa docati ottocento, consistenti in capitali sopra vigne. Case, oliveti, con una piccola massaria di Vacche. SAN FRANCESCO II Convento de' Frati Conventuali sotto l'invocazione di S. France- sco, situato dentro l'abitato, fu fondato dal medesimo Santo, mentre egli viveva. Mantiene sedici Frati con Studio: Nella Chiesa vi si conserva un dente molare della Gloriosa S. Apollonia: le sue rendite, per quello si sente, non eccedono i docati novecento, consistenti come sopra.

S. AGOSTINO II Convento di S. Agostino dell'ordine della medesima Religione, mantiene sei Frati. Le sue rendite sono circa docati duecento, consistenti pur esse, come le altre descritte.

S. MARIA DELLA PACE Fu questa Chiesa dalla divozione, e grata dimostranza de' Cittadini nell'anno 447 fuori la Città circa cinquecento passi edifìcata,[351v] in occasione, che Attila Rè degli Unni venne col suo Essercito per sorpren- dere La' Città: Quindi il Vescovo uscito colla Croce, e col Clero per placare L'ira del Nimico, ed approssimati al Campo in recitando divote proci alla Vergine, restò il Rè coll'Essercito attonito, senza sapersi che fare, onde avvedutosi il S. Vescovo, ed il Popolo di tal Successo, considerarono, che da mano Celeste gli venisse il colpo, e partitesi il detto Rè'coli'Essercito, immantinente si trovO sopra d'una quercia un'Imagine della Gloriosa Vergine in aspetto sdegnoso, che sembrava cogl'occhi voler ferire gli aggressori; e nel medesimo Luogo vi fu edificata la Chiesa, in cui al presente si conserva il detto Simulacro con particolar venerazio- ne. Circa quattro secoli sono fu la Chiesa sudetta, perché restasse maggiormente servita, data a Padri Minori Osservanti di S. Francesco, ove Pirro del Balzo allora Duca di Venosa vi edificio decevoi Convento, continuando il suo titolo sotto l'invocazione di S. Maria della Pace, per seguire l'espressione del miracoloso successo. Vi si mantengono dieci Frati, e vivono di Limosina, secondo L'istituto del Loro Ordine. In detta Chiesa vi si conserva il Corpo ancora intatto, ed illeso di Maria Donata Ursini Consorte del detto Pirro del Balzo, la quale per quello ne riferisce L'Istoria, visse santamente.

FRATI CAPPUCCINI È questa una Chiesa fuori la Città, uscendo per dritto dalla Porta della medesima sotto l'invocazione di S. Sebastiano circa mezzo miglio, vi si mantengono dieciotto Frati con Studio, e vivono di Limosina, secondo il Loro Istituto.

S. MARINELLA È questa una piccola Chiesa fuori la Città, uscendo per dritto [352r] dalla Porta di essa sotto l'invocazione di S. Marinella, posseduta al presente in qualità di GranciadaS. Giò: Gerosolimitano di Barletta, la cui rendita, per quanto s'intende, ascende a docati settanta, ed è posseduta oggi giorno con titolo di Commendatore dal Signore Fra D. Errico Narducci Lucchese.

S. MARIA IN ELICE, ALTRIMENTE DETTA LA MADONNA DELL'ARENA E'questa una piccola Chiesa situata dentro una Grotte nella Ripa dell' inscritto Fiume Dauno in aspetto di Greco, e viene in qualità di Badia posseduta da' Prencipi di Teore Mirelli, la sua rendita per quello intendiamo, ascende al valore di circa docati cento.

S. MARIA MADDALENA Poco Lungi dalla descritta Chiesa si vede un antico, e rovinato edifìzio, il quale va nominato S. Mari a Maddalena, ed è questa Commenda dell'Ordine di S. Maurizio, e Lazzaro: Vien posseduta dal Signore D. Francesco Roviglione Commendatore, e la sua rendita è di circa docati quaranta.

IL REGIO FUNDACO DEL SALE È questo uno de' quattro primi Fondachi del Regno, quale viene governato dal suo Governatore, O sia Doganiere, dal Credenziere, Misuratore, e Regj Officiali; come altresì dal Cassiere assegnato dagli Interessati dell'Arrend amento de' Sali di Puglia, e dal Cassiere della nuova imposta, che si destina dall'Affittatore della medesima. L'Officio di Regio Doganiere si essercita nomine Regiae Curiae colla metà della Provisione, che è di docati sei al mese, dal Dottore Signor Don Giuseppe Bagnoli. Quello di Credenziere s'essercita dal Signor Donatantonio Caranfa, pure nomine Regiae Curiae colla metà della provisione che è di carlini quindeci al mese. Quello di Regio Misuratore s'essercita dal Signor Don Marco NiccolO Bagnoli Proprietario vitalizio, e la di cui rendita per quanto intendiamo, ascende a docati quaranta in circa L'anno. Il Cassiere al presente si è il Dottore Signor Don Giustino Rapolla, al quale dagli interessati si contribuiscono docati dodici al mese', Soggiace però egli a molte spese fra L'anno per gli Amiiggeri che in ogni mese si mandano per Levare il fruttato, oltra del deposito di docati mille e cinquecento impediti a benefìcio dell'Arrendamento. L'Officio di Cassiere della nuova Imposta si essercita dal Dottore Signor Don Fran- cesco Vitamore colla provisione di docati sei al mese; ed anche egli soggiace al deposito di docati trecento a favore dell'Affittatore, oltra altre spese, che occorrono per lo trasporto del danajo in ciaschedun mese. L'Affìttatore del mentovato nuovo Imposto è il Graniti, e Compagni. Di tanto si fa piena, ed indubitata Fede, eziandio con giuramento, qualora sia necessaria per Noi qui sottoscritti Mastrogiurato, Sindaco, ed Eletti al Reggimento della Città descritta, in essecuzione di riverito ordine dell'Illustrissimo Signor Don Roderico Maria Gaudioso Avvocato Fiscale del Regio Tribunale di questa Provincia di Basilicata, e munita col solito universal suggello.

Venosa 15 Agosto 1735 Niccolo Leonardi Mastrogiurato attesto come Sopra Giambattista Altruda Sindaco della Città Paolo Maffei Capo Eletto Dominico Sozzi Eletto Notar Niccolo Delli Frusci Eletto Giovanni Salvante Eletto Giambattista Caranfa Cancelliere del Loro Ordine.


</references>

  1. Città, Comune
  2. Rodrigo Maria Gaudioso, avvocato fiscale presso la Regia Udienza provinciale di Matera
  3. Cronache e studi venosini, 1995 (Ed. Appia 2, 1995) – Pagg. 26 e 27, Autore: Tommaso Pedio, Professore Ordinario di Storia Moderna all'Università di Bari e Distinta Descrizione Topografica della Citta’ di Venosa, 1735, (a cura di R.M.Orlando, in append. a “Venosa nella prima metà del Settecento, analisi a margine della relazioni di Giustino Rapolla (1735), in “Venosa, Lavello, Spinazzola, Minervino in età moderna, di A.Capano, Ed. Tarsia- UNLA, 1998) – Pag. 7