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Rappresentato la prima volta a Milano al Teatro Re (vecchio) e ripetuto per tre sere nel carnevale 1866 - 67. IL MINISTRO PRINA

DRAMMA STORICO IN CINQUE ATTI DI GIOVANNI BIFFI MILANO


TIPOGRAFIA DI PIETRO AGNELLI 1867. Proprietà letteraria ed artistica dell' Autore. (Edizione di soli 100 esemplari.) PERSONAGGI

GIUSEPPE PRINA - Ministro delle Finanze del Regno d'Italia d'anni 64.

DOMENICO PINO - Generale di Divisione.

DON CARLO - Senatore.

DONNA PAOLINA - sua moglie.

UGO FOSCOLO - Capitano.

MARCHESE GHISLIERI.

MARCHESE SILVA.

L' AVVOCATO.

L' AVVOCATESSA.

CONTESSA MELLERIO.

DONNA CLARA GAMBARANA.

CONTE LITTA membri della Reggenza, CONTE BORROMEO

MARCHESE ANNIBALE SOMMARIVA - Commissario imperiale.

Usciere del Ministro Prina. Servo di Don Carlo. Servo di Donna Clara Gambarana. L' Azione è in Milano - Epoca : 1813 - 14. ATTO PRIMO

Salotto con camino nel ridotto del Teatro alla Scala. Piccolo lampadario nel mezzo. Tavolini con candelabri, scacchiere, carte da giuoco e giornali.

SCENA PRIMA. Il marchese Ghislieri, piccolo, grassotto, con fedine ed occhiali, passeggia coll' Avvocato, di alta statura e macilento.

AVVOCATO. Caro marchese, ve lo ripeto, io non appartengo a nessuno dei tre partiti.

GHISLIERI. Possibile!... Un personaggio come voi, che bazzica nelle sale della nobiltà, dei ministri, della Corte?... AVVOCATO. In fede mia, marchese Ghislieri. Io non sono del partito dei materialoni , che invocano il ritorno del governo austriaco come il toccasana di tutti i mali, perchè ogni cambiamento di governo crea il disordine....

GHISLIERI. (Maliziosamente.) E il deprezzamento degli effetti pubblici.

AVVOCATO. Precisamente. Non appartengo al partito dei puri , perchè un bravo avvocato non deve mai perdersi nelle nuvole. Egli deve tenersi sempre al concreto, ad rem....

GHISLIERI. E non siete una marsina ricamata perchè....

AVVOCATO. ( Con circospezione. ) Perchè.... perchè mia moglie nol vuole.

GHISLIERI. Oh !...

AVVOCATO. Già, la mia Carlotta da pochi giorni detesta, odia Beauharnais. GHISLIERI. Possibile!

AVVOCATO. In confidenza, però, caro Ghislieri , se io fossi costretto scegliere fra i tre partiti, che oggi si contendono il campo politico, fra i materialoni, i puri e le marsine ricamate, vi confesso sinceramente, mia moglie non mi ascolta, sceglierei le ultime....

GHISLIERI. Il partito delle marsine ricamate? ...

AVVOCATO. Precisamente.

GHISLIERI. Voi dunque, avvocato, parteggereste per un Regno d' Italia indipendente ....

AVVOCATO. Con Eugenio Beauharnais sul trono.

GHISLIERI. (C.s.) E col conte Giuseppe Prina, ministro perpetuo delle finanze.... nevvero?... Eh! via! come se a tutta Milano non fosse noto....

AVVOCATO. (Con interesse.) Che cosa? Che voi siete il consulente finanziario di Prina...

AVVOCATO. Eh !... Nulla di più naturale che un avvocato abbia talvolta a consigliare il proprio cliente sul modo più opportuno d' impiegare i suoi capitali, tanto più se questi ammontano a qualche milione ....

GHISLIERI. (Con rapido movimento di meraviglia.) Davvero !... (Riprendendosi.) Eh! già si sa che il ministro Prina è milionario, avaro, sospettoso....

AVVOCATO. No, no, ecco l'errore. Il ministro Prina, cui tutti muovono la taccia di avaro , è l' uomo meno interessato, meno diffidente che si possa immaginare....

GHISLIERI. (Studiatamente.) Ah ! ah ! ah !

AVVOCATO. Voi ridete, marchese?

GHISLIERI. E come non ridere ? Pretendere il disinteresse e la cieca fede da chi dal nulla ha saputo farsi milionario.... AVVOCATO. Eppure la è così. Io so, per esempio, che Prina più d'una volta ha depositate centinaia di mille lire, senza tampoco ritirarne ricevuta.

GHISLIERI. (C.s.) Ah! Ah! ah!

AVVOCATO. Quell' uomo, che ha tanto ingegno ed una perspicacia veramente straordinaria, in certe cose è semplice come una femminetta..

GHISLIERI. (C. s.) Ah! ah! ah!

AVVOCATO. Voi dunque non mi credete?

GHISLIERI. (Aggiustandosi gli occhiali.) Buon Dio! mi sembra tanto inverosimile che Prina, un ministro, un finanziere,possa essere tanto innocente da affidare migliaia e migliaia di lire senza ricevuta al primo che gli capita fra i piedi....

AVVOCATO. (Con calore.) Cattera !,.. e chi vi dice questo ?...Tra la fiducia e l' inconsideratezza mi pare che esista una grande differenza.

GHISLIERI (Da solo, sottovoce e rapidamente.) Ho capito: il depositario è lui...(Ad alta voce e verso l' avvocato.) Viva dunque il conte Giuseppe Prina, ministro perpetuo di Eugenio Beauharnais , Re d'Italia....

AVVOCATO. Ssssss!.. che viene la mia Carlotta.... Dio ! che faccia torbida....

SCENA II. L' Avvocatessa a braccio del marchese Silva, e detti.

CARLOTTA. Avvocato.

AVVOCATO. Che c'è, Carlotta ?

CARLOTTA. Presto, va in camerino a prendermi la mantiglia.

AVVOCATO. Ma.. CARLOTTA. Presto !

AVVOCATO. Subito (Si avvia.)

GHISLIERI. (Inchinandosi.) Signora : ben arrivata. (Stringe la mano a Silva.)

CARLOTTA. Marchese, buona sera.... Avvocato!

AVVOCATO. (Ritornando.) Che c'è ?

CARLOTTA. Presto, il fiacre che voglio andarmene.

AVVOCATO. Senza vedere il ballo?

CARLOTTA. Sì, sì, senza vedere il ballo e per non mettere mai più piede alla Scala.

AVVOCATO. (Sottovoce.) Fosse vero, che bella economia !...

GHISLIERI. Ma voi vi sentite male, signora. CARLOTTA.

(Sorridendo forzatamente.) Io? oibò !... Nevvero, marchese Silva, che sto benissimo?

SILVA. ( Con distrazione.) Benissimo, benissimo.

CARLOTTA. (Passeggiando rapidamente in su e in giù a braccio di Silva.) Avete visto marchese? Potevo aspettarmi umiliazione maggiore?

SILVA. Una vera infamia! una vera azione da gallo !...

GHISLIERI. (Da parte.) Bisogna scoprir terreno. (Sottovoce a Silva mentre gli passa davanti.) Buone notizie.

SILVA. (Fa per arrestarsi.) Oh!

CARLOTTA. ( Tirandolo con forza a passeggiare. ) Avete visto , marchese, come tutti i cannocchiali si portavano dal palco del vicerè a quello di donna Paolina e da quello di costei al mio ?.... come il pubblico bisbigliava , sorrideva? SILVA. (Preoccupato e sbirciando di tratto in tratto Ghislieri dietro le spalle.) Già, già, tutti uguali questi giacobini; dal portiere al ministro, dal sergente al generale, tutti libertini, viziosi, ineducati.... Oh! i tedeschi !.... Uf !.... (Si tura rapidamente la bocca col palmo della mano.)

CARLOTTA. E farmi segno così allo scherno di tutti, per chi ?.... per una figura isterica, per un viso scialbo, giallo....

SILVA. (C.s.) Giallo, sicuramente, giallo. Oh ! è un gran bel colore il giallo....

CARLOTTA. (Con ira.) Marchese!

SILVA. Intendo dire come colore di quella benedetta coccarda.... (Si tura la bocca come sopra.)

CARLOTTA. (Sempre passeggiando.) Foste in platea, Ghislieri?

GHISLIERI. No, signora, rimasi sempre qui con vostro marito. CARLOTTA. E qui in ridotto non è venuto nessuno? ..non si è parlato di me?

GHISLIERI. No, signora. Ma voi mi sembrate assai alterata.

CARLOTTA. Oh! no.... non è nulla.... un po' d'emicrania.... forse il caldo del teatro... ma non è nulla, vi ripeto.... un malessere passaggero.... Nevvero, Silva?

SILVA. (Preoccupato c. s.) Già, già, passaggero... anzi passaggerissimo, perché ...perché un governo come questo non può durare.... Uf! (C. s.)

GHISLIERI. (Sottovoce.) Ho capito.... gelosia di femmina.

CARLOTTA. (Sempre passeggiando.) Il francese mi ha gettato il guanto. E sia pure: Beauharnais!... riderà bene chi riderà l'ultimo.... SCENA III. L'avvocato con mantiglia al braccio e detti.

AVVOCATO. (Frettoloso.) Eccomi, Carlotta.

CARLOTTA. (Indossando la mantiglia.) Finalmente .... e il fiacre?

AVVOCATO. Ci attende alla porta.

CARLOTTA. V' è gente affollata nell'atrio?

AVVOCATO. Non ne ho vista.

CARLOTTA. Amici , buona sera .... Andiamo , avvocato ... . grazie, Silva.

SILVA. (Baciandole la mano.) Buona sera.

GRISLIERI. (Inchinandosi.) Signora, i miei rispetti. CARLOTTA. A rivederci. (Da sola.) Oh Dio ! quale scandalo ! Tutti, tutti se ne sono accorti.

AVVOCATO. (Fra sè.) Ma io non capisco niente.

CARLOTTA. (Avviandosi.) Presto, avvocato.

AVVOCATO. Eccomi, Carlotta. A. rivederci, amici.

GHISLIERI. Di nuovo.

SILVA. Buona sera. (L' Avvocato dà il braccio all' Avvocatessa e via.)

SCENA IV. Ghislieri e Silva.

SILVA. E così, Ghislieri , abbiamo finalmente buone notizie?

GHISLIERI. Prima di tutto che è capitato all' avvocatessa ? SILVA. Eh! una delle solite di quel giacobino scapestrato , di quel vicerè da strapazzo .... Uf!

GHISLIERI. Prudenza, marchese. Dunque il Beauharnais ha dato il ben servito anche all' avvocatessa ?

SILVA. Precisamente. Voi sapete che l'avvocatessa era negli intimi favori del Beauharnais.

GHISLIERI. E chi non lo sa?

SILVA. Ma il gallo è volubile e bisogna credere che ora abbia cambiato gusto e preferisca le pollastrelle alle galline.

GHISLIERI. Sottovoce, marchese.

SILVA. Questa sera, dunque, il vicerè non solo non si è degnato di guardare neppure una volta l' avvocatessa, ma si è messo a fare una spietata corte di occhiate alla contessa Paolina.... GHISLIERI La quale? ....

SILVA. La quale, quantunque giacobina e marsina ricamata , pure, da donna onesta, finse non accorgersi delle lenti assassine, fisse continuamente su lei da quel vicerè di princisbecco, che sarà stato, come al solito, ubbriaco d' acquavite.... Uf!

GHISLIERI. Figuratevi lo sdegno dell' avvocatessa !

SILVA. Temevo mi scoppiasse dalla bile in palco. Si contorceva come un' ossessa , digrignava i denti come una jena....

GHISLIERI. (Con circospezione.) Bene, bene : un' altra favilla per l' incendio.

SILVA. Ma, e le buone notizie ?

GHISLIERI. Vi sono, caro marchese Silva, ed eccellenti.

SILVA. Oh ! anima cara!! GHISLIERI (Sottovoce.) Russia , Prussia , Inghilterra , Svezia , Baviera e tutta la Germania si sono data la mano per la caduta del Bonaparte.. I confederati riuniti a Francoforte hanno tracciato il loro piano di guerra e stanno per giuocare la partita finale.

SILVA. Oh ! benedetti!

GHISLIERI. (C. s.) Wilson , Macpherlan , Bentik, Schwartzenberg, Bellegarde...

SILVA. Cari, cari ....

GHISLIERI. Tutti i migliori generali inglesi e tedeschi sono alla testa d' un milione d' armati.

SILVA. E i miei tre milioni di svanziche, che ho dato a prestito quindici anni or sono al generale in capo dell' armata austriaca?

GHISLIERI. (C.s.) Li ricupererete . ... e presto. SILVA. Dio del cielo!

GHISLIERI. La stella dei Bonaparte impallidisce. La discordia è fra i suoi generali, che non avendo più nulla a desiderare da lui, lo abbandonano e lo tradiscono. I soldati francesi sono avviliti ed ardenti di ritornare in patria, gli italiani, privi d' una mano ardita e d' una mente intelligente che li guidi, vanno ogni giorno più demoralizzandosi ; e i popoli maledicono l' idolo da loro innalzato.

SILVA. Ma voi, marchese adorabile, mi fate rivivere. Dunque ai creditori che mi assediano?

GHISLIERI. Potete chiedere un' ultima proroga di sei mesi , senza timore d' averla a rinnovare.

SILVA. E ai miei cento affittaiuoli di Treviglio, i cui poderi ho dato in ipoteca per il prestito dei tre milioni?

GHISLIERI. (C.s.) Dite loro di pazientare sino alla prossima primavera, in cui saranno onorati da una visita di sua Eccellenza il marchese Silva... SILVA. (Correggendo con sussiego.) Dei Silva.

GHISLIERI. Dei Silva, consigliere intimo e (pianissimo) ciamberlano di S. M. l' Imperatore d'Austria.

SILVA. Eterni numi ! ... (forte) Anche ciamberlano dell'Imperatore d' Austria?.... Uf !

GHISLIERI. (Guardando a sinistra.) Sssss! che viene da questa parte una volata di giacobini.

SILVA. Ne sento il puzzo.

GHISLIERI. (Guardando c.s.) Il ministro Prina, il general Pino, il capitano Foscolo.

SILVA. Vado come mi portasse il vento, perché la loro vista mi fa l' effetto di quella del basilisco.

GHISLIERI. (Prendendogli la mano.) A rivederci e prudenza .... mio ciamberlano in erba. SILVA. (Avanzando d'un passo.) Ciamberlano ! ciamberlano!! con una marsina tutta gallonata in oro, con una chiave tutta d' oro sul petto... cioè sulla schiena .... coi miei tre milioni rientrati in cassa.... (Forte.) Consigliere intimo dell' augusta Casa di Lorena .... Uf ! (C. s.)

GHISLIERI. Prudenza, vi ripeto.

SILVA. Caro Ghislieri, se non ischiatto dalla gioia stavolta, non crepo più. (Via facendo un largo giro in isbieco per evitare l' incontro degli arrivanti.)

GHISLIERI. Eccoli. Raccogliamo. (Siede ad un tavolino appartato e prende un giornale.)

SCENA V. Prina Pino Foscolo e detto.

PINO. (Stringendo la mano a Foscolo.) Dunque, capitano mio, anche voi avete voluto essere fra i bravi, che accorrono in questi dì ad ingrossare l'esercito italiano?... Ben fatto; lodo la vostra decisione e vi ringrazio della vostra visita premurosa.

FOSCOLO. Nel mio volontario esilio di Firenze mi giunse da Milano un sordo rumore di cospirazioni, di pericoli, di guerra, nè io ho tardato a ricingermi i fianchi di quella spada, che, colla penna, ho consacrata all' Italia mia.

PINO. Bravo, bravo capitano. Sentimenti questi che vi onorano. (Sottovoce.) Testa balzana ma ottimo cuore. (Piglia una presa di tabacco dal taschino del panciotto all' usanza napoleonica.)

PRINA. (Preoccupato e da sci.) Egli l'adocchiava come il nibbio che sta per piombare sulla colomba.... Oh ! guai ! se l'alito impuro di Beauharnais arrivasse sino a quell' angelo.

PINO. (Siede ad un tavolino. Foscolo resta in piedi dall'altro lato e prende un giornale.) Vedete Foscolo, come il nostro ministro sta sopra pensiero. C' è da scommettere che è una nuova imposta che va frullando in quel cervello .... eh ! eh ! (Sorride e piglia tabacco come sopra.)

PRINA. (Riprendendosi e con disinvoltura.) Indovinato, generale.

PINO. Ma voi vi farete lapidare , ministro mio.... eh ! eh !

PRINA. (Sorridendo.) Non sarebbe il primo bisticcio storico d' un popolo, che lapida il ministro da cui fu dilapidato.

PINO. Conte Prina , voi scherzate col fuoco.

PRINA. (C.s.) Come col fuoco il dovere impone a voi di scherzare, generale. E sotto questo rapporto siamo entrambi soldati. L'argent fait la guerre, dicono i francesi , e se voi, come generale, fate la guerra coi soldati, io, come ministro, la faccio con le imposte che sostengono i vostri eserciti. A voi i cannoni, a me le gabelle.

PINO. Eh! eh!

PRINA. Ed era precisamente ad una nuova imposta, che, nell' eventualità d' una prossima guerra, andava pensando. PINO. (Sorridendo.) Forse qualche altra invenzione diabolica come quella della carta bollata?

PRINA. Dite invenzione plutonica , generale

PINO. Giustissimo , perché con un timbro e un po' di carta avete trovato la maniera di crear l' oro facendola in barba a tutti gli alchimisti. Però, quando si pensa che per uno straccio di carta c'è, un bollo persino di trenta centesimi!... Basta, basta, sentiamo che cosa vi ha saputo suggerire di nuovo il dio Pluto.

PRINA. La tassa dell' uno per cento ai capitali ipotecati sui fondi dei debitori. È un' imposta esigibile in quindici giorni e che frutterà una sessantina di milioni.

FOSCOLO. (Deponendo il giornale.) E che congiunta alle requisizioni sterminatrici d' ogni genere, da cui il popolo è aggravato per sostenere il flagello della guerra, renderà più cupa e mugghiante la massa dei malcontenti.

PRINA. Certamente che il pubblico vessato in tanti modi non può essere troppo soddisfatto del governo, ma voi, però, capitano Foscolo, che arrivate or ora dalla gentile città dei fiori, non dovreste ignorare il proverbio, perdonate se me ne servo, le nozze non si fanno coi fichi secchi. E le nozze, signori miei, si devono fare. Sì : poichè l' Italia attende il suo sposo, e questi sarà....

PINO. Chi ?

PRINA. (Risolutamente.) Eugenio Beauharnais.

PINO. Eh ! eh ! (Piglia tabacco).

FOSCOLO. Ma sotto quali auspicii, profeta ministro?

PRINA. Ci penseranno Napoleone e la Francia.

GIIISLIERI. (Sottovoce.) E l' Austria.

PINO. Io credo a tutto, vedo tutto possibile, ma temo una cosa.

PRINA. Cioè ? PINO. Che possano essere nozze di convenienza, d'interesse, ma di elezione mai.

PRINA. E siete voi , generale , che temete ciò ?

PINO. (Alzandosi.) Perdonate , ministro , ma giacchè avete toccato simile tasto ascoltatene il suono. (Gli si avvicina.) Io conosco il vicerè da tanti anni. A quattr' occhi , oggi Eugenio non è più l' uomo d' una volta.

PRINA. General Pino : le vostre personali antipatie vi fanno esagerare.

PINO. No, ministro, parlo con sincerità e franchezza. Si direbbe che la stella di Beauharnais abbia subito il malefico influsso delle macchie, che offuscarono l' astro di Napoleone , il suo padre adottivo.

PRINA. Egli , però....

PINO. Lasciatemi dire. Il suo carattere calmo e ragionevole d' una volta oggi si è fatto protervo ed insultante. I sol- dati italiani, presso i quali era prima popolarissimo, dacchè egli ha incontrato il mal vezzo di non pronunciare nome italiano senza accompagnarlo d'ingiurioso epiteto, gli hanno perduto stima ed affetto. Il popolo, poi, che spia i misteri delle reggie, si sente offeso nella sua moralità vedendo un principe, a cui la fortuna diede per compagna la più pura, la più angelica delle donne, abbandonarsi ad amorazzi ignobili e degradanti. Il popolano, che rassegnato rimpicciolisce ogni giorno a sè e a' suoi figli il tozzo di pane per sovvenire la patria nelle sue strettezze, egli, che lavora e suda, freme nel vedere le sue privazioni d' un anno sprecate in una sol notte nei bagordi d' una Corte libertina. E voi credete , ministro Prina , che questo uomo, già perduto nella pubblica simpatia, possa essere lo sposo prediletto d' Italia?

PRINA. Generale ! nella vostra militare schiettezza avete portato la questione in un terreno affatto personale. Quella che oggi si agita, e voi, conte Pino, non lo dovreste ignorare, è una grande, una vitalissima questione di principii. Se cade Napoleone, cade la Francia e la libertà; se cade Beauharnais, cade il Regno d' Italia e vi ritorna la tirannia straniera. Non si guardi, dunque, all' uomo e a' suoi difetti, ma. al grande principio che esso rappresenta e ai grandi destini che vi stanno congiunti.

FOSCOLO. Eh ! ministro , il popolo è ignaro di tutti i misteri della politica. Egli giudica re e governanti da quella vita esteriore che colpisce i suoi sensi.

PRINA. (Sorridendo.) Dunque, anche voi, bel capitano, siete coll'opposizione. Ma questa è vera ribellione, ribellione armata.

FOSCOLO. Fuori di scherzo, ministro. Sono in Milano da poche ore, ma poco tempo mi è bastato per convincermi che qui tutto è cambiato.

PRINA. (Con ironia.) E quel dormiglione di direttore di polizia non si è peranco accorto di nulla.

FOSCOLO. Tant'è. Il malumore serpeggia fra tutte le classi di cittadini ed il governo è caduto in discredito. Cospira il vecchio nobilume, cui la rivoluzione tolse il prestigio dei titoli e le prerogative di casta; cospira il prete, toccato nelle sue prebende , ne' suoi altari, nelle sue campane ; piange il contadino, spogliato del bestiame campestre; mormora l'alto funzionario, che vede ai portafogli del ministero un novarese, due di Bologna, cinque di Modena e neppure un lombardo ; si lamentano gli impiegati minori, che non trovano giustizia contro i soprusi ed il favoritismo dei loro superiori ; ed il popolo che paga, paga....

PRINA. (Sorridendo.) Dunque secondo voi , bel capitano , i buoni milanesi si sarebbero tramutati di colpo in altrettanti Catilina ?

FOSCOLO. Non ridete, ministro, vi ripeto.

PRINA. Eh ! via , voi vedete tutto coll' occhio della vostra ardente fantasia, Caro Foscolo.... ( Con ironia.) Voi siete poeta.

FOSCOLO. (Con vivacità.) È vero : e il poeta dei Sepolcri.... ministro Prina. PRINA. Eh! là, là, finiamola con queste nenie. Sempre così con questa benedetta politica.... la si vuol ficcar dappertutto. Si comincia ridendo e si finisce infiammandosi .... e noi siamo venuti in ridotto per pigliare un po' di fresco .... là, là , finiamola.

GHISLIERI. (Sottovoce.) La discordia è nel campo d'Agramante.

PRINA. Permettetemi due sole parole, generale. Oggi le passioni sono vive e fanno velo alla ragione, ma quando lo scopo sarà raggiunto, e Beauharnais sarà Re d' Italia una e indipendente, allora, siatane certi, signori, allora s'intenderà il prezzo di questi sacrifizi e forse la memoria di Prina non sarà maledetta.

PINO. Ma intanto, caro Prina , ci vuol prudenza. Il ridente avvenire che ci aspettiamo è lontano e gli odii sono presenti... eh ! eh ! (Fiuta.)

PRINA. (Con calore.) Lo so, generale. Il mio ministero mal si acconcia alle spalle di coloro che aspirano ad una facile popolarità... Lo so. Un ministro delle finanze non sarà mai accetto alle masse , come non tornerà mai gradito all' amputato l' aspetto del chirurgo. Il sagrificio assai di rado è popolare, perchè esso richiede grandi virtù, e le grandi virtù non si ritrovano in tutti i tempi, nè presso tutti i popoli.... Signori miei!...l'araba fenice di ministro, che sappia alleggerire le borse dei contribuenti , e nello stesso tempo farsi ringraziare , applaudire, non è ancor nata e credo non abbia a nascer mai. Il pubblico è scarso dei suoi applausi a chi non gli pone davanti un vantaggio immediato ; esso preferisce il poco bene, ma certo, dell' oggi, al gran bene, incerto, del domani. E se pur si dà caso che questo pubblico si mostri soddisfatto e se talvolta esso applaudisce.... (Applausi e voci di bravo , bis dall' interno del teatro.)

PINO. Ah ! ah ! FOSCOLO. PRINA.

Lo sentite ? ... è al musico Velluti , che canta la cabaletta.

PINO. Eh! eh ! bravo , bravo ministro. Invidio il vostro spirito e vi auguro non abbia a mancarvi mai la fiducia che avete nelle vostre forze. PRINA. Accetto l' augurio di cuore... (Da solo.) E se sapessero quali spine ho nell' anima.

PINO. Oh ! il ballo sta per cominciare. Io ritorno al mio palchetto. Caro capitano vi ringrazio nuovamente della vostra visita premurosa e vi auguro buon viaggio.

FOSCOLO. Grazie, mio generale.

PINO. Ricordatevi di portare in Verona i miei saluti a Mazzuchelli , Bertoletti , Zucchi , Fontanelli , e raccomandate a tutti quei bravi generali di far tenere ai loro soldati la polvere asciutta per la prossima primavera.

FOSCOLO. Lo volesse la nostra buona stella!

PINO. (Tirandolo da parte e sottovoce.) E voi, capitano,ricordiamoci neh! In quartiere cogli ufficiali , nei caffè coi borghesi , calma e moderazione. Quella benedetta spada non isguainiamola che contro i nemici della nostra bella patria. FOSCOLO. Generale, voi siete un' anima generosa, e se l'Italia potesse avere in voi quello sposo che Prina....

PINO. Eh! sssssss i lasciamo da banda questi sogni. Un marito vecchio fa di rado felice una sposa giovine.... Ehi! ministro.

PRINA. Generale.

PINO. Venite qui anche voi .... Quello che si è detto, sia per detto in confidenza , fra amici ; e poichè l' amiamo tutti quest' Italia, siamo tutti per lei... Capitano ! stendete la mano al ministro... Così va bene. Pace celebrata , Foro Bonaparte eh ! eh! (Battimani dall' interno.) Oh! presto, che quel folletto della Millier sta già tentando colle sue capriole le virtù di Telemaco. Andiamo ( Dà il braccio a Foscolo.) Ministro, fatemi compagnia anche voi. ( Via).

PRINA.. Ben volontieri , generale. (Via).

PINO. Andiamo. ( Via). SCENA. VI. Il marchese Ghislieri solo.

GHISLIERI. (Alzandosi.) Va, generale di stagno, saziati nell' ammirare folletti danzanti in gonnella, prima che folletti di ben diversa natura vengano a trarti ad un altro ballo.

SCENA VII. Il marchese Silva e detto.

SILVA. (Guardando in giro.) Pssst! Ghislieri ... siete solo?

GHISLIERI. Come , voi marchese, ancora qui?

SILVA. (Con gioia.) Grandi novità.... Un colpo da maestro!

GHISLIERI. Che fu? SILVA. Non c'è nessuno che ci ascolti?

GHISLIERI. Nessuno.

SILVA. Che colpo! che impressione farà per la città!...Ah! è un gran talento il mio.

GHISLIERI. Infine, si può sapere?

SILVA. (Levando un foglio dal panciotto e spiegandolo.) Sssss! guardate, guardate.

GHISLIERI. Una caricatura , mi sembra. (Si aggiusta gli occhiali.)

S1LVA. Guardate, guardate bene.

GHISLIERI. Questa è la faccia di Napoleone.

SILVA. E sotto la faccia che cosa vedete?

GHISLIERI. Mi sembra un grosso collare.... SILVA. Che collare! che collare!.. guardate bene.

GHISLIERI. Ora distinguo. Sono quattro enormi gozzi.

SILVA. Benissimo! quattro gozzi. E su ciascuno di essi che cosa sta scritto ?

GHISLIERI. Sul primo un S, sul secondo un I, sul terzo un R e sul quarto un E.

SILVA. Che tutti assieme voglion dire?

GHISLIERI. Sire.

SILVA. Precisamente: Sire.

GHISLIERI. Ma, e l'enigma ?

SILVA. Subito spiegato. L' esse indica la Spagna, l' i l' Inghilterra, l' erre la Russia e l'e l'Egitto.

GHISLIERI. Ossia ? SILVA. Tutti i regni ed imperi, che Napoleone si è provato d' ingoiare, e che gli si fermarono nella gola, trasformandosi in quattro enormi gozzi.

GHISLIERI. Spiritoso epigramma.

SILVA. L' ebbi testè dall' avvocato Gambarana nel palchetto del principe Rasini. « A me » gli dissi « a me. » Domani sarà l' argomento di tutti i discorsi dei milanesi. (Alzando la voce.) Tutta la città dovrà ridere dell' ingozzatura dell' imperatore Napoleone ... Uf! (Turandosi la bocca.)

GHISLIERI. Sottovoce .... E come contate riescirvi?

SILVA. Corro diffilato dal pittore Rosaspina...

GHISLIERI. Quall' originale , che, non avendo ricevuto risposta della stampa da lui dedicata a Sua Altezza il Vicerè

SILVA. Ne pubblicò tosto un' altra, dedicandola a Sua Altezza l'Uomo di Pietra, precisamente. E con cento lire ottengo che posdomani i punti principali della città, qui alla Scala, al Senato , sulla Corsia, sotto il Coperto de' Figini, tutte le cantonate di Milano, infine , abbiano a rigurgitare di gozzi imperiali....

GHISLIERI. Luminosa idea.

SILVA. In un baleno la notizia della satira si divulga per la città. I giacobini ne fremono, le marsine ricamate s'indispettiscono , il popolo sogghigna, e noi materialoni ne ridiamo a crepapelle.... Oh ! è un gran talento quello dei Silva.

GHISLIERI. Ma, caro Marchese, il vostro spirito satirico è veramente inesauribile.

SILVA. Oh ! questo sì poi: tutti, tutti i Silva hanno sempre avuto una gran satiriasi . . Ma.... non ho tempo da perdere, volo dal pittore. (Con importanza.) Amico mio , bisogna lavorare, bisogna che tutti portiamo il nostro colpo di martello.... al grande edificio sociale. (Gli stringe la mano e s' avvia.) Che idea! che impressione! che colpo ! SCENA VIII.

Il marchese Ghisieri solo.

GHISLIERI.

(Dal fondo della scena dove avrà accompagnato Silva.) Il terreno è eccellentemente disposto.... Un principe dissoluto e protervo, un esercito malcontento , una popolazione inasprita, un ministro instancabilmente rapace (Avanzandosi e con circospezione.) Un avvocato avaro, depositario dei milioni del ministro e schiavo d' una donna vana e vendicativa.... I tempi sono maturi.... Giacobini! ...l' uomo che il vostro imperatore fece rinchiudere nelle carceri della Dalmazia è qui.... e prepara la sua vendetta.

FINE DELL' ATTO PRIMO. ATTO SECONDO

Sala elegante in casa Gambarana. E'sera.

SCENA PRIMA.

Carlotta e Donna Clara sedute.

DONNA CLARA. Oh! brava Carlotta , quanto sono contenta d'aver stretto amicizia con te. Questa sera ci terremo compagnia, mentre le marsine ricamate si affollano al ballo della viceregina.

CARLOTTA. Anche tu dunque hai rinunciato per sempre alle feste di Corte? DONNA CLARA. E tu chiami feste quelle riunioni, in cui la più sfrenata maldicenza colpisce ogni riputazione ?

CARLOTTA. Oh ! sì, Donna Clara, hai ragione, ed io pure ne fui vittima.

DONNA CLARA. Oh ! lo so.

CARLOTTA. Dal dì che Eugenio rivolse ad altra i suoi affetti, il mio onore fu gettato alla calunnia ed allo scherno dei suoi cortigiani. Nella mia lontananza dalle feste, dagli spettacoli, essi, come mi narrò Ghislieri, vollero trovare persino l'ignobile causa d' un interesse , che fosse venuto a mancarmi coll' affetto del vicerè.

DONNA CLARA. Lo so, lo so, povera Carlotta.

CARLOTTA. Ed ora, vedi, altro non sogno che una vendetta. Io sarei la donna più beata di Milano se potessi veder umiliate quelle dame superbe, dalla sontuosità della mia vita , dallo sfarzo delle mie sale , delle mie feste .... DONNA CLARA. A proposito di Ghislieri , è da ben venti giorni che non lo vedo ; sarebbe malato ?

CARLOTTA. Credo di no. Mandai a casa sua per averne notizie , e mi fu risposto che è assente da Milano, ma che sta bene.

DONNA CLARA. Ritornando al nostro discorso, anche l'amica tua, vedi, anche la contessa Gambarana , ha dovuto subire le umiliazioni di quei giacobini.

CARLOTTA. Tu pure?

DONNA CLARA. Sì, ed è bastata una scempiaggine di Beauharnais perchè io diventassi il ridicolo della Corte, e di tutta la città.

CARLOTTA. E fu ?

DONNA CLARA. Alla festa da ballo, data in occasione che Napoleone venne a Milano per la seconda volta. Si ballava una contraddanza, Beauharnais era in un angolo della sala con alcuni aiutanti dell' imperatore. Uno di questi, addi- tandomi, gli chiese il mio nome. « Madame des Ecrevisses » rispose Beauharnais. L'abbia detto per distrazione o con malignità nol so, ma fatto sta che la risposta del vicerè si propagò; da quella sera in poi la contessa Gambarana è divenuta Madame des Ecrevisses, e la banalità di Beauharnais, battezzata dalle risa e dai motteggi di tutta la Corte, ha formato la delizia delle marsine ricamate.

CARLOTTA. Che sciocchi! come se per una ridicola analogia di nome non potesse essere contessa e donna seria e rispettabile come tutte le altre anche una Gambarana?

DONNA CLARA. Ma già, e se per una strana coincidenza di nome si vuole ridicola una contessa Gambarana, perchè allora non dovrebbe esserlo anche una contessa .... Dal Verme, una marchesa .... Porro , una contessa .... Verri , una marchesa .... Beccaria?

CARLOTTA. Hai tutte le ragioni.

DONNA CLARA. Sì, sì, ma anche tu, vedi, hai fatto bene a rinunciare per sempre a quelle feste ; anzi, se tu volessi accettare un vero consiglio d'amica, dovresti ottenere da tuo marito che egli pure si astenesse dall' intervenirvi.

CARLOTTA. Oh! lo farò. Ma questa sera ha dovuto andarvi perchè Prina gli scrisse che aveva assoluto bisogno di parlargli.

DONNA CLARA. (Sorridendo.) Avrà forse qualche altro milione da affidargli.

CARLOTTA. Che parli mai di milioni?

DONNA CLARA. Oh! so ben io ciò che dico ....

CARLOTTA. Cioè?

DONNA CLARA. Mio marito è avvocato esso pure , è amico di tuo marito, e fra amici avvocati alle volte può correre una mezza confidenza.

CARLOTTA. Dimmi, dimmi. SCENA II.

Entra un Servo.

(Annunziando.) La signora contessa Mellerio, e il signor marchese Silva. (Via.)

SCENA III. Donna Eufemia Mellerio, il marchese Silva, e dette.

DONNA CLARA. (Si alza e le va incontro.) Oh! ben arrivata, Donna Eufemia.

DONNA EUFEMIA. Buona sera, figliuole, vedete che sono puntuale. (Stringe la mano a D. Clara.)

CARLOTTA. (Stringendole la mano.) Brava, contessa.

DONNA CLARA. Ma via, Donna Eufemia, marchese, accomodatevi.

DONNA EUFEMIA. Grazie , grazie. Ah! ah ! sono ancora convulsa per il gran ridere che mi ha fatto fare quest' oggi a pranzo qui il nostro Silva. Figuratevi che ci avrà detto su non meno d'una dozzina di satire contro Napoleone, Beauharnais, Prina, e le marsine ricamate.

DONNA CLARA. Sempre spiritoso,quel caro marchese.

SILVA. Grazie, Donna Clara.

DONNA EUFEMIA. Ah! ah ! Insomma c'era mio cugino, il conte Giacomo, che saltava sulla poltrona come una molla pei sussulti del riso.

CARLOTTA. Orsù, sentiamo anche noi.

SILVA. Eh, niente di straordinario, qualche frizzo, qualche tratto di spirito, di quei soliti, che mi scappano fuori senza che me ne accorga.

DONNA EUFEMIA. E il più bello si è, che ha trovato persino la maniera di far giungere tutte quelle satire al campo, nelle mani stesse di Beauharnais.

DONNA CLARA. Via dunque, raccontate tutto anche a noi. SILVA. Più tardi, donnine mie. Ora bisogna che vada da Confalonieri che mi aspetta.

DONNA EUFEMIA. Eh là, siate gentile, ripetete almeno quella su Bonaparte, che avete improvvisato quest'oggi a pranzo.

DONNA CLARA e CARLOTTA. Sì, sì....

SILVA. Fu mi lampo di genio, che mi balenò.... fra l' arrosto e le frutta ....

DONNA EUFEMIA. Il discorso era caduto sui continui furti dei capolavori artistici, che commette il governo francese in Italia....

SILVA. Ed allora , io, tutto pieno , come sono, di fuoco sacro per l'arte e la poesia, mi alzai ed ho improvvisato:

Dell` Italia i capi d' arte Vide Francia , e ingelosì;

Ed allor per bona-parte 

Quei tesori ci rapì.... All'Italia derubata La sua gloria resterà, Mentre invece per la Francia Bona-parte se ne va. TUTTE. Ah! ah!

SILVA. E adesso me ne vado anch'io, per raccogliere i particolari del ballo.

DONNA EUFEMIA. Bravo, bravo.

SILVA. Donna Eufemia, i miei rispetti. (Le bacia la mano.)

DONNA CLARA. Se c'è qualche cosa di nuovo venite subito a raccontarcelo.

SILVA. Senza dubbio , Donna Clara. (Le bacia la mano.)

CARLOTTA. A rivederci, marchese.

SILVA. A rivederci. (Le bacia la mano e via.)

SCENA IV. U. Eufemia, D. Clara e Carlotta.

DONNA EUFEMIA Ora, amiche mie, passiamo a qualche cosa di serio (siedono) e poichè coi nostri serali convegni tendiamo a stornare i colpi diabolici che ci porta la rivoluzione, a studiare i mezzi per tornare la società all' ordine esemplare d' una volta, la costumatezza e la religione al loro antico splendore, io devo anche quest'oggi far ricorso all' opera vostra.

DONNA CLARA. Dite pur francamente, contessa.

CARLOTTA. Si, come fra amiche.

DONNA EUFEMIA. Ecco di che si tratta. Voi sapete che fra i conventi soppressi c' è anche quello qui vicino di S. Prassede, e che le proprietà, di quell'ordine, per opera di Prina , sono passate al governo usurpatore, come le proprietà di tutti gli altri conventi. Ora le povere monachelle di S. Prassede senza pane e senza tetto, si sono rivolte alla carità dei Mellerio..

DONNA CLARA. Che quando si tratta di cose del Signore è veramente inesauribile.

DONNA EUFEMIA. Ma che non è però sufficiente ad assicurare per sempre l'esistenza a tutti questi benedetti servi di Dio, spogliati dagli usurpatori.

CARLOTTA. Quindi?

DONNA EUFEMIA. Quindi bisognerebbe iniziare, a questo scopo, una colletta presso i nostri amici, gli amici dell' ordine e della religione, ed è in ciò appunto che ho calcolato sul vostro concorso.

DONNA CLARA e CARLOTTA. Sì, si.

DONNA EUFEMIA. E bisognerebbe anche trovar la maniera di collocare quelle povere ancelle del Signore in luogo sicuro, lontano dai pericoli. Se si potesse, per esempio , ricoverarle qua e là presso buone famiglie del popolo, saprebbero coll'esempio educare, moralizzare la gioventù, e, ciò che più importa, infiltrerebbero nella povera gente, nel popolo minuto, quei principii d' avversione all' attuale sacrilego stato di cose, quell' amore pel ritorno del religioso governo passato, che a poco a poco, a poco a poco .... SCENA V. Entra un Servo.

(Annunziando .) Il marchese Ghislieri.(Via.)

SCENA VI. Ghislieri e dette.

DONNA CLARA. (Movendosi ad incontrarlo.) Oh! Ghislieri

CARLOTTA. Finalmente

DONNA EUFEMIA. Beato chi vi può vedere.

GHISLIERI. E beato io che ritorno a voi colle più liete notizie.

DONNA EUFEMIA. Ma dove foste finora ?

GHISLIERI. Dove ? A Vienna TUTTE. A Vienna?

GHISLIERI. Travestito da frate....

DONNA EUFEMIA. (Con gioia.) Da frate!

GHISLIERI. Ho potuto eludere la sorveglianza della polizia francese sino alla capitale dell' impero. Sì, fui a Vienna, ho parlato con Neipperg , con Fiquelmont.

TUTTE. Ah!

GHISLIERI. Ho esposto loro minutamente lo stato delle cose in Lombardia, ho parlato di voi (verso D. Clara), di vostro marito (verso D. Eufemia), di vostro cugino, della attiva propaganda che noi facciamo per la restaurazione del vecchio governo.

TUTTE. Sì?

GHISLIERI. E nel ritorno sono passato per 1' accampamento austriaco, e m' abboccai collo stesso Bellegarde. TUTTE. Ebbene ?

GHISLIERI. (Con circospezione.) Amiche mie , il giorno del trionfo della nostra causa si avvicina rapidamente.

TUTTE. Oh!

GHISLIERI. Le ore della rivoluzione sono contate.

DONNA EUFEMIA. Giustizia divina!

GHISLIERI. Ora spetta a noi, ai vostri mariti, a tutti quelli del nostro partito l'affrettare quel giorno.

TUTTE. E come?

GHISLIERI. A Vienna si ha certezza che questa è l' ultima ora della potenza del Bonaparte , ma si ha un timore....

CARLOTTA. Quale ?

GHISLIERI. Che gli intrighi della diplomazia, la gelosia di alcuna delle potenze coalizzate, possano mantenere a vantaggio di qualche pretendente questo ibrido regno d'Italia, o che, giunte le cose all'estremo, un colpo ardito delle marsine ricamate o dei puri possa assicurare il trono a Beauharnais o al general Pino.

DONNA CLARA. Per cui?

GHISLIERI. Bisogna trovare per il momento opportuno un pretesto, che affretti la venuta in Milano dell' armata imperiale.

DONNA EUFEMIA. Cioè?

GHISLIERI. Dei disordini.... una sommossa.... una rivoluzione.

CARLOTTA. Ma in qual maniera?

GHISLIERI. Preparandone fin d'oggi il terreno.

DONNA CLARA. E come? GHISLIERI. Concentrate in un nome, mi dissero a Vienna, l' odio della plebe , il malcontento di tutti i partiti. Giunto il momento propizio basterà una scintilla a dar fuoco alla polveriera aperta da ogni parte.

DONNA CLARA. E allora ?

GHISLIERI. La sommossa.

CARLOTTA. E colla sommossa?

GHISLIERI. Il pretesto.

DONNA EUFEMIA. E col pretesto?

GHISLIERI. I Tedeschi.

DONNA EUFEMIA. I Tedeschi!

CARLOTTA. Ma questo nome?

GHISLIERI. (Marcatamente.) Cercato nella miseria e nell' irritazione del popolo per le continue gravezze da cui è colpito, (Si rivolge a Donna Clara.) messo in giro da coloro che nei ministri, nel governo di Beauharnais colpirebbero lui stesso, la sua Corte.... (Si rivolge a D. Eufemia.) insinuato da quelli che soffrono per le continue spogliazioni della Chiesa.... (Guarda con occhio d' intelligenza Carlotta.) ripetuto da coloro per cui la scomparsa dei ministri del regno può creare uno splendido avvenire.... questo nome non può essere che quello ....

TUTTE. (Sommessamente.) Di Prina?

SCENA VII. Il marchese Silva e detti.

SILVA. (Frettoloso.) L' avvocato è ritornato dal ballo?... Oh ! Ghislieri!

GHISLIERI. Che c'è ? marchese. ...

SILVA. Qualche cosa di grosso, ma di grosso assai.

TUTTI. Oh! GHISLIERI. Presto , dite....

SILVA. È venuto da Confalonieri il nipote di Rasini di ritorno dal ballo di Corte ....

GHISLIERI. E così ?

SILVA. La festa splendidissima ad un tratto si è mutata in un cimitero.

TUTTI. Oh!

GHISLIERI. Ma che fu ?

SILVA. Non si sa precisamente , ma la viceregina fu vista baciare piangendo Donna Paolina, e ritirarsi ne' suoi appartamenti ; le faccie dei ministri si sono fatte lunghe lunghe, quelle delle marsine ricamate smorte smorte....

SCENA VIII. Entra un Servo. (Annunziando.) Il signor Avvocato. (Via.) SCENA IX.

L'Avvocato e detti.

TUTTI. (Correndogli incontro.) Venite dalla Corte ?

AVVOCATO. (Triste.) Sì

GIUSLIERI Che cosa vi è successo ?

AVVOCATO. La viceregina parte domani per Mantova.

TUTTI. Oh!

SILVA. E perchè ?

AVVOCATO. Perchè.... Perchè Beauharnais ha fatto una nuova ritirata ; dopo aver contrastato inutilmente al general Hiller il Tirolo, ora gli ha dovuto cedere anche il territorio veneto. TUTTI. Oh

GHISLIERI. ( A Silva.) Era da prevedersi.

AVVOCATO. Beauharnais ha chiamato immediatamente presso di sè la viceregina, ed ha ordinato che si trasportino a Mantova tutti gli oggetti preziosi del Palazzo Reale.

CARLOTTA. E tanta precipitazione ?

AVVOCATO. È motivata anche dal tradimento di Murat.

TUTTI. Di Murat

GHISLIERI. Ah! il re Franconi.

AVVOCATO. Sì , quel re postiglione ha voltato casacca. Si è dato anima e corpo agli alleati, e muove già verso il Mincio con trenta mila napoletani

GHISLIERI. Dunque gli avvenimenti incalzano davvero? AVVOCATO. Altro che incalzare!

SILVA. (A Ghislieri.) Quindi incalza anche la mia chiave di ciamberlano.... Uf !

SCENA X. Entra un Servo. (Annunziando.) La carrozza di casa Mellerio. (Via.)

DONNA EUFEMIA. Corro a raccontar tutto a mio cugino il conte Giacomo. Silva, accompagnatemi.

SILVA. Eccomi.

GHISLIERI. (Sottovoce e rapidamente a Silva.) Dopo, da Confalonieri.

SILVA. Immancabilmente.

DONNA EUFEMIA. Amici, buona sera. A domani. Buona sera avvocatessa, vi raccomando le mie povere monachelle. Buona sera a domani CARLOTTA. AVVOCATO. GHISLIERI. DONNA CLARA. DONNA EUFEMIA.

Andiamo , Silva.... Oh! santa pazienza, quante cose.... quante cose.... (Tutti, meno Carlotta e l' Avvocato accompagnano D. Eufemia e Silva verso l' uscita.)

SCENA XI. L' Avvocato, Carlotta, Donna Clara e il marchese

CARLOTTA. ( Rapidamente.) Hai parlato con Prina ?

AVVOCATO. Sì.

CARLOTTA. Ti ha affidato dei capitali?

AVVOCATO. Brava! vuole anche quelli che ho in mano.

CARLOTTA. E tu ? AVVOCATO. Sono imbrogliato ....

CARLOTTA. Tanto meglio.

AVVOCATO. Come?

CARLOTTA. Ti spiegherò tutto a casa. Andiamo. (Le dà il braccio.) Dunque a domani, Donna Clara.

DONNA CLARA. (Stringendole la mano.) Ma senza fallo, perchè ora dobbiamo restare in seduta permanente.

CARLOTTA. Ed assicurarci la rivincita.

DONNA CLARA. A rivederci, avvocato.

AVVOCATO. A rivederci. Venite anche voi, Ghislieri ?.... Ho qui il fiacre. (Via con Carlotta.)

GHISLIERI. Vengo.... (Sommessamente a Donna Clara.) Il conte Gambarana si ferma a Pavia ? DONNA CLARA. Si.

GHISLIERI. Bisogna scrivergli immediatamente.

DONNA CLARA. Che cosa ?

GHISLIERI. Che disponga perchè i contrabbandieri del Ticino, subito, al primo cenno possano accorrere in Milano.

DONNA CLARA. Perchè?

GHISLIERI. Perchè.... dovremo approfittare ben presto dell'impopolarità di quel nome. (Le fa segno di silenzio portando l'indice alla bocca.)

DONNA CLARA. (Stringendogli con intelligenza la mano.) Vi ho inteso. (Muove al tavolo per iscrivere.)

FINE DELL' ATTO SECONDO. ATTO TERZO

Ricca sala nella casa del Senatore Carlo. E' sera.

SCENA PRIMA.

Donna Paolina e Prina

PRINA (Seduto e leggendo un libro.) "Beno de' Gozzadini , podestà di Milano, fece molte e laudabili opere a vantaggio del suo paese. Egli costrusse il canale d' Abbiategrasso e quello della Vetabbia , la di cui irrigazione rese fertilissimi i terreni adiacenti. Ma la plebe, sobillata dai frati, i di cui possessi erano stati disturbati dalla costruzione dei canali, si ammutinò,si impossessò della sua persona e la fece a brani .... "

PAOLINA. (Deponendo il ricamo e con disgusto.) Giuseppe.... chiudete quel libro.

PRINA. (Alzandosi ed avvicinandosi alla sedia di Paolina.) Mi sembrate d' un umore ben triste stassera, donna Paolina.

PAOLINA. E come non lo dovrei essere fra tante continue agitazioni? ... Il mio Carlo da più giorni in preda a gravi ansietà; i nostri interessi dissestati dalle oblazioni continue fatte al governo ; voi , che , fatto segno allo più grossolane ingiurie, alle più spaventevoli minaccie, continuate imperterrito il vostro cammino, senza por mente all' abisso che vi sta spalancato ai piedi.... E come pretendere che, fra tanti affanni, l' anima mia di moglie, di madre, di amica possa rimanere indifferente ?

PRINA. Povera Paolina... non vi rattristate così. L' oragano politico , che in questi giorni oscura il nostro cielo, è uno dei tanti che il genio di Napoleone ha saputo disperdere, per mostrare all' Europa attonita la sua stella ancor più lucente nello spazzato orizzonte. Io, vedete, come il vostro Carlo, ho fede piena e verace nei destini di quell'uomo, che sono i destini di Francia e d' Italia.

PAOLINA. (Alzandosi e con affetto.) Ma, e di voi, amico mio?

PRINA. Non vi pigliate pena per me , Paolina. Oggi io sono felice perchè (sommessamente) vedo scongiurato il più grave dei pericoli che potesse minacciar voi e la vostra famiglia.

PAOLINA. (Nobilmente.) Dubitavate forse di me, Giuseppe ?

PRINA. Ah! no.

PAOLINA. Potevate temere che agli sguardi ed alle gentilezze di Beauharnais....

PRINA. No, no, buona Paolina , non di voi, non della vostra virtù io temevo, ma delle arti raffinate della corruzione, della maldicenza, che dalle sole apparenze giudica ed uccide, e che avrebbe potuto colpire anche il vostro nome purissimo .... (sottovoce) se il dovere del soldato non avesse allontanato da voi il seduttore, e se l' amico vostro , fra tante insidie , non avesse vegliato su voi col geloso affetto d' un padre.

PAOLINA. Oh ! grazie , mille grazie , Giuseppe : ma, vi prego, troncate questo discorso che troppo mi rattrista. Ora piuttosto è a voi che dovete pensare.

PRINA: (Sorridendo.) A me? ....E dovrò io forse paventare perchè un vecchio reazionario si lascia cogliere dagli agenti di polizia nell'affiggere cartelli satirici sulle cantonate di Milano ? .... Ah ! ah ! dovrò io credere per la vera manifestazione del malcontento d'una città il poco pio desiderio del marchese Silva, che viene nottetempo a scrivere col carbone sulle muraglie del Palazzo Marino: Casa d' affittare. Ricapito al Dottor Scappa?

PAOLINA. Egli .... il marchese?

PRINA. Si, egli, l'autore o il divulgatore di tutte le satire, che da quattro mesi formano la delizia dei reazionari e degli imbecilli suoi pari. Egli, che fu visto stamane affiggere sul portone del Duomo questa satira bernesca (Cava un foglio e lo porge a Paolina.)

PAOLINA. (Legge.) « Meneghin l'è tutt strasciaa, Pien de bòll e ipotecaa : Con la guerra e coi gabell, Gh' an cavaa finna la pell: Fev innanz.... corrii pattee.... L'è de vend per pocch danee. »

(Gettando il foglio.) Stolidi !

PRINA. (Con calore.) Sì, stolidi, perchè non prevedono quali sarebbero i compratori di Milano, se la loro insana profezia si avverasse. I ministri di Vienna, i diplomatici della coalizione, i generali austriaci , che si contenderebbero, come gli sgherri al sepolcro di Cristo, le vesti-menta di questa povera Italia...

PAOLINA. Ah! no ....

PRINA. (C. s.) A Prina, il ministro esecrato, che impone trenta milioni all'anno agli italiani per mantenere l' esercito francese nella loro patria, fintantochè ne siano consolidati i destini, succederebbero i discepoli degli Schwartzenberg e dei Metternich, che ne imporrebbero loro sessanta, cento , mila per assoldare eserciti di croati e per approvvigionare di bastone tutti i loro caporali. Alle imposte per le pubbliche opere,per gli stabilimenti, che qui si erigono a lustro del paese, succederebbero altre più gravi , odiose, inumane per impinguare le esauste casse di Vienna e per ispargere sciami di spie in ogni città, in ogni famiglia dell'impero ....

PAOLINA. (Con dolore.) Prina!...

PRINA. (Animandosi.) Alle coscrizioni napoleoniche, che hanno coperto di gloria il nome italiano su cento campi di battaglia, terrebbero dietro le austriache, che, crudeli manderebbero i figli nostri al massacro di altre libertà.... Prina, ministro italiano, oggi cerca danaro per sostenere un governo, che porta seco i germi dell' indipendenza per tutte le nazioni, ma per ben altro governo sapranno strappare tesori i rapaci ministri stranieri che verranno dopo Prina: per un governo, che getterà a' suoi sanguinari proconsoli le membra dilaniate della patria nostra, che soffocherà nel sangue della mitraglia e dei patiboli il solo pensiero della libertà, la sola parola d' Italia : per un governo che sarà la negazione di Dio ....

PAOLINA. Ah ! basta , Giuseppe , le vostre parole mi fanno inorridire.

PRINA. (Sorridendo con pena ed asciugandosi il sudore della fronte.) Ma no, no, Paolino,.... non succederà nulla di tutto ciò .... Perdonate .... io ho troppo esagerato .... ma, lo sapete, noi uomini di Stato andiamo pur sog- getti a simili vaneggiamenti ..... No...no.... al contrario, io prevedo che tutto andrà a finir bene, e già pregusto le delizie d' una vecchiaia confortata dalle cure vostre e di Carlo, rallegrata dalle carezze dei vostri due figliuoletti.

PAOLINA. Sì, sì, rinunciate, Giuseppe, a questa vita di tormenti.

PRINA. (Sorridendo.) Sì, presto. PAOLINA Voi siete ricco ....

PRINA (c.s.) È vero.

PAOLINA Voi avete titoli ...

PRINA (C.s.) Sì.

PAOLINA. E quando Napoleone vi presentò ai Comizi di Lione come le plus savant des italiens voi aveste onori, quali più grandi ambizione umana non avrebbe potuto sognare.

PRINA. È vero, è vero.

PAOLINA. Che vi resta, dunque, a desiderare di più ?

PRINA. Una cosa sola, Paolina , la soddisfazione di aver compito intero il dover mio.

PAOLINA. Ma se questa soddisfazione vi costa un' esistenza di continui dolori!... PRINA. Eppure, Paolina, anche in mezzo a tanti corrucci so trovare dei conforti. Voi non potete immaginare, per esempio, con quanta compiacenza nei miei momenti di tristezza io ricordo la mia fortunata gioventù. E fra tante soavi impressioni quella che con maggior diletto ricordo si è la prima aura di gloria che mi venne dal Governo di questa Milano , alloraquando si felicitò con me, che, non ancor ventenne, raccolsi con acclamazione la laurea a Pavia. Con quanta gioia io ritorno a quegli anni felici, in cui, procuratore di Vittorio Amedeo nella mia Novara, conobbi la vostra famiglia, a quelle belle sere di Torino, in cui, dal mio gabinetto di Reggente le finanze dello Stato, veniva nelle vostre sale a ricrearmi nei più fanciulleschi passatempi. E voi, vispo angioletto, eravate la delizia prima di quei nostri convegni, voi, che correvate dalle mie ginocchia alle braccia di vostra madre .... (con tristezza) di vostra madre. Oh ! Paolina, sì, sì, io sento il bisogno di riposo nel seno d' una famiglia come la vostra.

PAOLINA. E noi vi accoglieromo come il più caro degli amici, o Prina. PRINA. (Con gioia.) Sì?

PAOLINA. Quando alla mia povera madre non restavano che pochi momenti di vita : « Paolina - mi disse, portando la mia mano al suo cuore e fissandomi con due occhi pieni d'affetto - figlia mia! rispetta ed ama Prina.... questo è l' ultimo desiderio di tua madre .... »

PRINA. (Con vivo trasporto.) Vostra madre!...(Riprendendosi.) Vostra madre .... era un angelo, Paolina.

SCENA II. Un servo e detti.

SERVO. (Sul limitare.) Sua Eccellenza il general Pino. (Via.)

SCENA III. Pino e detti.

PINO. (Impensierito.) Buona sera , contessa.

PAOLINA. Ben arrivato , generale . PINO. Oh ! ministro, cercava appunto di voi da un' ora .... Notizie gravi.

PRINA. Che c'è?...

PAOLINA. Mio Dio! qualche altra sconfitta ?

PINO. No, no contessa....

PRINA. Ebbene?

PINO. Prina , credete voi nell' onoratezza di Zucchi e di Fontanelli, di quei due bravi generali?...

PRINA. Pienamente.

PAOLINA. E così ?

PINO. Essi mi scrivono da Mantova che l' Italia corre serio pericolo.

PRINA. E perchè mai? PINO. Diplomatici tedeschi della Corte di Monaco hanno da parecchi giorni frequenti e lunghi colloqui col vicerè.

PRINA. E per ciò?

PINO. L' ufficialità ha forti motivi per dubitare che le potenze coalizzate stiano per indurre a un tradimento Beauharnais...

PRINA. Follie!

PINO. Servendosi di suo suocero il re di Baviera.

PRINA. Follie ...no, non è possibile.

PINO. (Prende tabacco dal taschino.) Eh! eh! .... ministro mio : in questi ultimi tempi ne ho viste così tante e d' ogni colore in fatto di politica, che oramai credo tutto possibile.

PAOLINA. La viceregina ha un'anima troppo nobile per rendersi complice di tanta vergogna. PINO. Eh! eh! contessa, le povere mogli sono sempre le ultime a sapere ciò che fanno i loro mariti.

PRINA. No, generale, io impegnerei la mia vita contro tale sospetto. Il capitano, che ha scritto sulla sua bandiera onore e fedeltà, non può macchiarla d' un simile tradimento, il figlio adottivo di Napoleone non può ribellarsi contro suo padre.

PINO. E Giovacchino Murat ?

PRINA. Là c'è un uomo ambizioso, di nessun ingegno, che è caduto nel tranello tesogli dalla coalizione; qui un uomo d' intelletto ardito, un figlio affezionato, un soldato, che ha messo sopra ogni suo pensiero l' onore di quella bandiera, che lo ravvolse bambino.

PINO. Eh ! ministro, ministro, la vostra cecità vuol riuscirvi fatale.

PAOLINA. Generale, siete molto cattivo questa sera. PRINA.

Non temete, general Pino, Beauharnais risponderà da Mantova a suo suocero, che qualora i Napoleonidi avessero fatalmente a soccombere, il re di Baviera preferirà accordare asilo in Monaco ad un genero senza corona che ad un genero senza onore.

PINO. E così sia. (Fiuta come sopra.)

SCENA IV.

Servo e detti.

SERVO. (Sul limitare.) Le loro Eccellenze i conti Litta e Borromeo. ( Via.)

SCENA V. Litta, Borromeo e detti.

LITTA. (Agitato.) C'è don Carlo ?

PAOLINA. Perchè , Litta ? ...Voi siete turbato .... mio Dio ! LITTA. Voi, ministro , che lo dovete sapere, sono dunque vere

PRINA. PINO. PAOLINA. LITTA. Che?

Le voci insistenti che corrono stassera?

PRINA. Ma quali?

LITTA. Sì parla d' un completo disastro dell' esercito napoleonico!...

PAOLINA. Ah!

PRINA. Menzogne !...

PINO. Fui testè dal ministro Vaccari e non me ne fece parola.

BORROMEO. Si parla di tradimenti di generali, di defezione d' interi corpi d' armata .... PRINA. Non credete ...

LITTA. Ad aumentare i sospetti questa sera non è uscito il Giornale Italiano.

BORROMEO. Si fanno capannelli per le vie ....

LITTA. Corre voce di rivoluzione a Parigi, di barricate ....

PRINA. Non vi allarmate, non vi prestate fede, signori. È l'oro austriaco, che snoda lo scilinguagnolo delle spie, è l'oro inglese, che ha qui mandato agenti infami onde turbare questa buona e tranquilla popolazione.

SCENA VI. Conte Carlo e detti.

CARLO. (Con prostrazione.) Amici.... sventura.

TUTTI. Che ! !

CARLO. (C. s.) Gli alleati sono entrati in Parigi!... TUTTI. Ah ! !

PRINA. In nome di Dio, Carlo, da chi avesti tale notizia ?

CARLO. Dal consigliere Mejean, segretario del vicerè , arrivato in quest'istante da Mantova con altri corrieri.

PRINA. Da lui stesso?

CARLO. Sì da lui , che si è recato frettolosamente dal ministro Luosi, incaricandomi di correre in traccia di te.

PRINA. Ma questo è un sogno

CARLO. Ah! no, Prina , è una terribile realtà. L'imperatore Alessandro ed il principe di Schwartzenberg hanno preso possesso di Parigi con centomila uomini ....

TUTTI. Ah!

PRINA. (Con calore.) Ma Napoleone li scaccerà.... i parigini si solleveranno. CARLO. Il Senato è pei Borboni e il conte d' Artois si è già installato alle Tuileries....

TUTTI. Ah!

CARLO. Napoleone vuol dar battaglia campale agli alleati entro le mura stesse di Parigi ....

PRINA. (Con enfasi.) E vincerà....

CARLO. I suoi generali sono esitanti. Oudinot e Ney appoggerebbero il colpo disperato, Macdonald tituba, Marmont si rifiuta, e la popolazione si agita, protesta spaventata all' idea di tanto eccidio ....

LITTA. Ministro, per carità, correte a Palazzo, consultatevi coi vostri colleghi.

BORROMEO. Provvedete a tranquillizzare la popolazione.

PRINA. Signori.... i momenti sono supremi.... A male estremo, estremo rimedio. Io mi reco al consiglio dei ministri, e se voi, signori, annuite al mio progetto e vi dichiarate disposti ad accettare l' incarico che io affiderò a ciascheduno di voi, la patria nostra è salva.

TUTTI. (Con ansia.) Sì, sì, dite.

PRINA. Amici.... Fa d'uopo che domani Beauharnais sia proclamato Re d' Italia.

TUTTI. (Meno Pino.) Sì, sì.... lo sia.

PINO. Ma com'è possibile in tale frangente?

PRINA. Generale !..... Voi pel primo sareste pronto a smettere le vostre personali antipatie, a dimenticare i torti d' Eugenio verso di voi?

PINO. (Con dignità.) Ministro ... Avanti di conoscere Beauharnais ho imparato a conoscere e ad amare la mia patria. Domenico Pino prima è italiano poi generale. Vi ascolto. PRINA. Grazie, cuore generoso. Voi partirete stanotte per Mantova....

PINO. Va bene ....

PRINA. E comunicherete al viceré che domani il ministero annuncierà al Senato di Milano la sua proclamazione a Re d' Italia.

PINO. Ma ....

PRINA. Attendete. Consigliatelo a richiamare immediatamente con proclama reale tutte le truppe italiane dalla Spagna e dalla Germania.

PINO. Ho inteso...

PRINA. E voi, prima di partire, spedite staffette a Parma, Piacenza, Reggio e Modena per concentrare in Milano tutte le truppe disponibili ....

PINO. E ciò ? PRINA. Per impedire i tentativi della reazione, che ha qui stabilito il centro delle sue operazioni ....

PINO. Va bene.

PRINA. Tu, Carlo , partirai subito per Parigi.

DONNA PAOLINA. Egli?

PRINA. Sì, contessa, è una missione che non può disimpegnare altri che un amico personale di Napoleone.

DON CARLO. E dovrò ?

PRINA. Annunciare all'imperatore il fatto della proclamazione di Beauharnais ed ottenere immediatamente la sua approvazione.

DON CARLO. Intendo.

PRINA. Oggi è il 15; bisogna che l' atto imperiale porti la data non più tarda del 10, perchè a suo tempo Senato e Popolo possano credere che l'avvenimento di domani non fu che l' applicazione del volere sovrano.

DON CARLO. Ma se l' imperatore si rifiutasse?

PRINA. Gli esporrai la situazione della Lombardia, il pericolo di perder tutto ed egli aderirà. Ciò che Napoleone ha sdegnosamente rifiutato all' ambizioso Murat, l'accorderà tosto a suo figlio adottivo, a Beauharnais di cui conosce la devozione e l' affetto....

DON CARLO. Partirò senza indugio. (Prina gli stringe la mano.)

DONNA PAOLINA. (Con tristezza.) Carlo.

DON CARLO. La patria innanzi tutto.

PRINA. Voi, conte Borromeo , disponete presso i Senatori favorevoli a Beauharnais perchè domani sieno compatti nell' approvare l' atto della proclamazione , ed impedi- scano ad ogni costo che i Senatori a noi avversi abbiano a suscitare su di esso una discussione che ci potrebbe riuscir fatale.

BORROMEO. Vado immediatamente da Melzi. Troverò presso lui Giulini, Paradisi , Mocenigo , Durini, li informerò di tutto e farò che domani ognuno sia al proprio posto.

PRINA. Va bene. (Con ansia sempre crescente.) Voi, conte Litta, chiamate a conferenza gli ufficiali superiori della guardia civica, esponete loro francamente il pericolo in cui versiamo, eccitate il loro patriottismo, ottenete, insomma, ch' essi abbiano a garantire per domani la tranquillità cittadina.

LITTA. Mi reco tosto al Circolo. Il colonello Lambertenghi, il maggiore Bossi, il capitano Ottolini sono tutti patrioti ed ufficiali valorosi su cui posso contare. In quanto a Litta, i suoi beni e la sua vita oggi e sempre per la patria.

PRINA. Nobili cuori , vi ringrazio. Io provvederò al resto nel Consiglio dei ministri.... Ora, amici, all' opera. DON CARLO. Prina, non ci illudere per carità.....

DONNA PAOLINA. Giuseppe, fidate voi veramente di riuscire nell'ardito progetto?

PRINA. (Con slancio.) Sì, contessa, sì, sì amici miei, perchè tutto è possibile agli uomini di fermo volere. Proclamato Beauharnais Re d' Italia è troncata l' opera malvagia dei partiti. La guardia nazionale e la guarnigione sosterranno il fatto compiuto, e noi concentreremo in questo lembo di libera terra quanto l' Italia ha di forte e di generoso. Qui salveremo il palladio della libertà , qui alimenteremo il sacro fuoco di quella rivoluzione seria, intelligente, attiva, pertinace che affretterà il giorno del completo riscatto d' Italia .... Ma il tempo è prezioso...Amici ! si voli all' azione.

TUTTI. Sì!

PRINA. La fortuna aiuta gli arditi. LITTA Sì,andiamo...

BORROMEO All' opera....

PRINA. E all' opera con coraggio. Forti dei nostri diritti e della santità della causa, noi, sì, noi, amici miei , salveremo l'Italia.

SCENA VII. Foscolo pallido, estenuato e detti.

FOSCOLO. (Sul limitare.) È tardi!

TUTTI. (Rivolgendosi.) Che !

PINO. Foscolo !... FOSCOLO. (A Pino.) Il vicerè m' invia a voi da Mantova con questo dispaccio...

DON CARLO. Che fu?

PRINA. Ah ! presto generale , leggete ....

PINO. (Disuggellando il piego.) Io tremo.... (Legge.) Tutto è perduto!..

PRINA. (Con disperazione.) Non è vero, non è vero

PINO. (Con abbattimento.) Ah ! pur troppo, ministro .... (Legge tremante.) « Napoleone .... la mattina dell' 11.... a Fontainbleau....

PRINA. (Con ansia.) Ebbene ?....

PINO Ha abdicato. CARLO. Abdicato

PAOLINA. Mio Dio!(Appoggia la testa sulla spalla di Carlo)

BORROMEO LITTA Ah!(Stringendosi reciprocamente la mano)


PRINA. Povera Italia !.... (si copre il volto colle mani e si abbandona sovr' una sedia.)

FINE DELL' ATTO TERZO. ATTO QUARTO

Gabinetto nella casa del Ministro Prina, con scrittoio a destra e verone nel fondo.

SCENA PRIMA.

PRINA. (Passeggiando.) Venti aprile milleottocento quattordici.... Oggi si compie l' undicesimo anniversario della mia nomina a Ministro delle finanze del Regno d'Italia....Undici anni di lavoro e di sofferenze!... Che mi hanno essi fruttato?... Una larga messe di impopolarità e di odi... Da una parte la necessità delle guerre, dall'altra quella delle imposte; qui un governo che abbisogna di denaro, là una popolazione sfinita, esausta; da un lato l'insistenza nel chiedere, dall' altro l' impossibilità del dare, e fra essi vittima espiatoria il povero ministro.... Ecco la situazione .... « Egli è ricco, è milionario » - insinua la reazione, per avvalorare nella plebe l'infame credenza che ministro delle finanze e ladro siano sinonimi .... E subito : « dàlli al ministro! dàlli al ladro !... » Si è vero: Prina è ricco, ma ne' suoi cumuli d'oro, però, egli non trova un sol centesimo che lo faccia arrossire. Negli undici bilanci del mio ministero e nelle mie annuali relazioni all' imperatore, la storia troverà un' opera spietata, come i tempi e le circostanze l'hanno voluta, ma onesta, come onesto fu sempre tanto l' umile avvocato piemontese, che il ministro del Regno d'Italia.... (Con circospezione.) Sì, io sono avaro, ma nella mia avarizia sta un nobile fine, un santissimo affetto....

SCENA II.

Servo e detto.

SERVO.

Eccellenza: ecco la posta di stamattina. (Depone sullo scrittoio una guantiera con lettere , s' inchina e via.) PRINA.

Va bene ...(Si passa la mano sulla. fronte.) Ora al lavoro... (Siede allo scrittoio, dissuggella una lettera e legge.) « Caro Collega! ... , » (Guarda la firma.) È il conte Luosi ministro della Giustizia. « I senatori Guicciardi e Confalonieri inviati a Parigi dal Senato, giunsero ieri a Mantova ed ebbero udienza dal vicerè. Vi accludo copia del proclama indirizzato da S. A. all' esercito francese che ritorna in patria in seguito all' armistizio concluso col generale Bellegarde. » Povero Beauharnais !... egli pure si illude.... Spezzato il fusto cadon con esso i rami e le fronde.... I coalizzati , che hanno vinto in Napoleone il loro più fiero nemico, non tollereranno mai un re nella più fida delle sue creature.... (Apre una seconda lettera.) « Eccellenza...» (Guarda la firma.) È il direttore delle gabelle di Como.... « Anche in questa provincia l' esazione dell' ultima imposta sui capitali ipotecati incontra insormontabili difficoltà.... » (Acciacca con dispetto la lettera e la getta nel paniere.) Non voglio più sentirne parlare.... (Con ischerno.) Penserà ad esigerla il nuovo ministro del nuovo re, che le potenze alleate accorderanno in Parigi ai deputati del Senato di Milano.... (Dissuggella una terza lettera.) « Ministero dell' Interno. A norma dell' Eccellenza Vostra compiego copia della dichiarazione che circola per Milano e che dovrà essere presentata oggi al Senato. Il ministero non interverrà alla seduta , ma ognunodi noi rimarrà al proprio posto per quei provvedimenti d' ufficio che fossero del caso.... » Va bene. «La Polizia informa, che, da confessioni scappate a contrabbandieri del Ticino, arrivati in gran numero in città questa mattina, Si vuol tentare oggi un'imponente dimostrazione. » Oh! ma lasciateli dimostrare, lasciateli protestare... Buon Dio!... vorreste proibire al fanciullo, che fra breve dev'essere rinchiuso in collegio, di sbizzarrire in quelle pazze gioie, che gli saranno vietate dalla ferula del rettore?...Vediamo questa dichiarazione .... (Legge.) " Milano 19 aprile. Dopo l' adunanza del Senato del giorno 16 corrente mese,delle cui deliberazioni nulla fu comunicato al pubblico, è opinione universale esservi stato proposto, discusso e definito un affare della maggior importanza pel nostro Regno. Se nelle attuali straordinarie vicende è necessario d' invocare straordinari provvedimenti , credono i sottoscritti indispensabile la coerenza dei principii della costituzione, che sieno convocati i Collegi Elettorali , nei quali solamente risiede la legittima rappresentanza del paese. Firmati: Pino, Porro, Trivulzio, Durini , Bolognini,Manara, Rosmini, Bazzoni, Carlo Porta, Alessandro Manzoni.... "(Si alza.) Ecco, ecco il buon senso ed il patriottismo della popolazione, che protestano contro l' infausta seduta del giorno 16, in cui si è sagrificato il paese ad antipatie personali! Inviare, come fece il Senato, deputati alle potenze alleate, onde ottenere la guarentigia d' un regno astratto, senza re , senza governo, fu una risoluzione altrettanto insensata che ridicola. Sperare che l'Austria riconosca 1' indipendenza d' un Regno , per distruggere il quale prese il primo posto nella coalizione, è una pazzia, che farà ridere i nostri figli.... se pur non li farà piangere assai. Milano, rappresentata dagli illustri cittadini qui firmati e consultata ne' suoi Comizi, non avrebbe forse scelto Beauharnais per Re d'Italia, ma non ne avrebbe mai chiesto uno alla sua eterna nemica.... Fra Beauharnais ed un principe austriaco , avrebbe sempre scelto il minore dei mali.... Ora protesta.... ma è tardi.... L'Europa è stanca. Essa vide nella pace la fine di quei sacrifici, che, sostenuti con fermezza di propositi, le avrebbero assicurata completa vittoria in questa lotta gigantesca fra la libertà e il dispotismo, fra la civiltà e la barbarie.... Ma i popoli vollero la pace e l'ottennero.... Faccia Dio che non abbia ad essere la pace del morto, la tranquillità della tomba ....

SCENA III. Don Carlo e detto.

CARLO. (Sconvolto.) Ah ! Prina !... amico mio !... (Gli getta le braccia al collo).

PRIMA. Così turbato.... Carlo, che hai ?

CARLO. Non bastavano le sventure della patria ....

PRINA.

Che fu?

CARLO. Doveva colpirmi anche la più terribile delle sventure domestiche.

PRINA. Dio !... Paolina ...uno de' tuoi figli forse ? CARLO. Ah ! tutti , tutti....

PRINA. Ma parla, spiegati , per carità.

CARLO. Un infernale libello uccide per le vie di Milano il mio onore , quello di mia moglie , di tutta la mia famiglia ....

PRINA. Oh ! gli infami !

CARLO. In esso dopo allusioni oltraggianti alla mia persona, come ad uno dei Senatori che avversarono l'invio dei deputati alle potenze alleate, si tesse un' orrenda calunnia contro mia moglie .... amante del vicerè.

PRINA. Contro Paolina ? Ah! questo è troppo!

CARLO. E quasi in quell' infame pamphlet non fosse abbastanza chiara l'allusione che mi colpisce, questa mattina, a rendermi convinto che le vittime in esso designate siamo veramente noi, mia moglie, la mia famiglia,ho ricevuto una lettera.... PRINA. Miserabili!...

CARLO. In cui la calunnia discende ai più abbietti particolari. Ti si accusa, Prina , di avermi procurato impieghi ed onori a Corte per avvicinare mia moglie a Beauharnais e dividere col vicerè i di lei favori.

PRINA. Basta Carlo!... a me quella lettera....

CARLO. (Consegnandogliela.) Leggi tu stesso.

PRINA. Povero Carlo!... (Scorre la lettera.) Ma, questa lettera.... questo stile .... Ah ! questa scrittura io la conosco ....

CARLO. Sì?

PRIMA. Ah! non m' inganno .... sì , sì ora mi rammento .... questa scrittura è sua, la stessa di quella supplica, con cui mi pregava di implorar grazia per lui.

CARLO. Chi ? PRINA. Per lui, che l'imperatore aveva fatto imprigionare a Zara, poscia relegare a Mantova.

CARLO. Ma chi è desso ?

PRINA. Il marchese Ghislieri di Bologna, spia dell' Austria.

CARLO. Dunque in quelle calunnie non v' ha ombra di vero? Tu me lo giuri sull' onor tuo

PRINA. Ebbene, Carlo, poichè quei vili hanno voluto turbarti persino nelle gioie purissime della famiglia, tu oggi hai il diritto di tutto sapere, io l'obbligo di nulla più nasconderti....

CARLO. Oh ! grazie Prina....

PRINA. (Guardando in giro con circospezione.) Or son poche sere, in un momento di triste espansione, esternai a tua moglie come il mio sogno dorato fosse quello di finire il resto de' miei giorni fra voi.... CARLO. Ed ella?...

PRINA. " Noi vi accoglieremo come il più caro degli amici, o Prina " rispose la buona Paolina. Quel giorno, amico mio, s' avvicina , perchè oramai sento affranto anche lo spirito.... Io devo baciare i figli tuoi senza tremare, devo stringere la tua mano senza impallidire, devo amare Paolina come il cuore lo vuole.

CARLO. Le tue parole sono misteriose....

PRINA. E quest'arcano deve cessare: io ti devo svelar tutto.

CARLO Dunque v' ha un mistero?...

PRINA M' ascolta, Carlo.... (Guarda nuovamente in giro con circospezione.) Io ti aprirò forse una nuova piaga, ma ti guarirò quella mortale che ora ti trafigge l'anima.

CARLO. Ah!...ami forse Paolina ?

PRINA. Oh ! sì.... l' amo.... CARLO. E lei?

PRINA. Ella mi ama....

CARLO. Lei!...

PRINA. Ma come sua madre le raccomandò morendo.

CARLO. Che !

PRINA Ella mi ama....

CARLO Ah ! parla....

PRINA. E mi rispetta.... Perchè sente nel cuore....

CARLO. Oh ! di'...

PRINA. (Pianissimo.) La voce del sangue....

CARLO. Che ! ! PRINA. Io.... ho amato sua madre...

CARLO. E Paolina?..

PRINA. È figlia del nostro amore.

CARLO. Che sento!..

PRINA. (Con grandissimo affetto.) Sì.... ed era per vegliare su lei, sul suo onore , sull' onore della figlia mia, che mi posi continuamente a' suoi fianchi, che non l'ho più abbandonata dal giorno in cui m'accorsi che Beauharnais s' invaghiva di lei ....

CARLO. E la mia Paolina?...

PRINA. È pura come nel dì in cui sua madre te la donava in isposa...

CARLO. Oh ! grazie, amico mio. (Lo abbraccia.)

PRINA. Ma che ella, per pietà, ignori questo mistero. CARLO. Oh! sì.

PRINA. Che la memoria di sua madre le torni sempre incontaminata, venerabile, e che possa parlare di lei a' suoi figli senza mai arrossire.

CARLO. Questo segreto morrà con noi.

PRINA. Ora io sono beato. Sì mio Carlo, perchè coll' anima tua ho pur sollevata la mia. Sì, noi saremo felici , in una sola famiglia, amati, tranquilli, ricchi.... Oh! se tu sapessi quanta gioia io provava accumulando quei tesori , che dovevano premiare il nobile sacrificio del tuo ricco patrimonio pel bene della patria; quanto mi compiacevo nel pensare agli agi di cui avrei nuovamente circondato Paolina , te , i vostri figli .... Ora il mio sogno sta per avverarsi .... Dio , ti ringrazio.

CARLO. Nobile cuore ....

PRINA. Non se ne parli più. Ora pensiamo ad affrettare i giorni felici alla nostra famiglia, e compiamo anzitutto il nostro dovere di cittadini. Va al Senato .... oggi la seduta sarà procellosa.... Fa d' uopo accettare la dichiarazione e radunare i Comizi Elettorali. La convocazione degli eletti del Popolo se non salverà il paese, ne salverà almeno l' onore.

CARLO. E tu nutri tali timori? ... Tu, per lo passato tanto fiducioso?.

PRINA. Napoleone è caduto e Prina ha vissuto troppi anni fra i misteri delle reggie e della diplomazia per crearsi ancora delle fallaci illusioni.... Ma, è tardi, va al Senato.

CARLO. A questa sera dunque, Giuseppe...

PRINA. A questa sera, e (accarezzandogli sorridendo una guancia) salutami la mia Paolina.

CARLO. Non mi dimenticherò.... addio. (Gli stringe la mano e via.) SCENA IV. Prima, solo.

PRINA. Oh! di qual peso mi sento l' anima alleggerita .... Quanto sono contento!.... Tanta coincidenza di avvenimenti precisamente nell' anniversario della mia nomina, mi è di lieto presagio.... Sembra che voglia dirmi: Con oggi, ministro Prina, le tue sofferenze sono finite. Stai per perdere un portafogli, ma hai trovato una famiglia. Alla vita agitata del ministro sta per succedere quella tranquilla e beata del privato cittadino. Se non potrai più giovare alla tua Italia come uomo di Stato, vi porterai come individuo il frutto della tua esperienza, 1' esempio del tuo amore per essa e della tua fede inconcussa ne' suoi destini.

SCENA V. Servo e detto.

SERVO. (Avanzando e porgendo a Prina una lettera su d' una guantiera.) Da parte del signor avvocato. PRINA.

Oh ! finalmente. (Prende la lettera e la dissuggella. Servo via.) Vediamo.... (Legge.) L' avvocatessa che mi scrive : « Eccellenza!... Ristabilito dalla sua lunga malattia, mio marito ha potuto compilare il resoconto da voi con tanta insistenza richiestogli. Egli si recherà oggi stesso dall' E. V. e vi rilascerà con tutti i documenti relativi le singole ricevute dei capitali »... finalmente! « È necessario, però, che l' E. V. si compiaccia non allontanarsi oggi da casa, perchè l' avvocato non potrebbe venir domani , dovendo assentarsi da Milano per affari urgenti e rimanerne lontano per un po' di tempo. Mille scuse e mille rispetti dalla devotissima Carlotta, etcetera, etcetera....» Oh! stia certa signora avvocatessa che non mi muoverò di qui, tanto più che Vaccari mi ha scritto che il ministero non interverrà alla seduta del Senato .... Bene , bene , un altro buon pronostico. Quest'oggi l'avrò finita anche con tutte queste seccature di finanze e d' interessi miei.... Voglio decisamente sbarazzarmi da questa cappa di piombo che mi soffoca, mi uccide.... SCENA VI.

Foscolo e detto.

FOSCOLO. (Pallido e turbato.) Ministro!...Il Senato è invaso da una moltitudine furibonda...

PRINA. Che!... E la truppa di guardia?

FOSCOLO. I pochi dragoni furono disarmati, si spezzarono loro le spade, si strappò la lettera N dai loro elmetti.

PRINA. Ma che si vuole?

FOSCOLO. La perdita della libertà, la rovina della patria. Fra i pochi che schiamazzano in buona fede chiedendo la convocazione dei Comizi ed il richiamo dei Senatori deputati a Parigi, si sono frammiste spie e sicari venuti da fuori.

PRINA. E i Senatori ? FOSCOLO. All' arrivo delle loro carrozze, una figura ignobile apposta una piccola scala agli sportelli, guarda il senatore che sta entro, ne proclama il nome alla folla, indi i battimani o gli urli.

PRINA. Oh ! guai guai, Foscolo se l'anarchia trionfa, dietro essa sorgerà tremendo lo spettro della guerra civile....

FOSCOLO. Il Presidente , accompagnato dai senatori Massari e Felici , si mostra al pubblico per ristabilire la calma.

PRINA. Ebbene?

FOSCOLO. Lo accolgono applausi e fischi. La moltitudine è sfrenata....

PRINA. E tutto in sì pochi momenti?

FOSCOLO. I più paurosi fra i Senatori non curano o non trovano il loro cocchio e fuggono a piedi. La turca li insulta.

PRINA. Ah ! e il senatore Carlo ? FOSCOLO. Rimane al suo posto.... La folla è resa indomabile, invade il Senato e distrugge tutto quanto le vien per le mani....

PRINA. Ma è pur vero ? !

FOSCOLO. Ministro!.... non v' ha che uno scampo ....

PRINA. E quale ?.... dite.

FOSCOLO. Mantenere l' ordine e l' autorità della legge ad ogni costo ....

PRINA. Ma con quali mezzi?

FOSCOLO. Coll' estremo che ancora ci resta.

PRINA. Cioè?

FOSCOLO Colla dittatura.

PRINA Di chi? FOSCOLO. Del general Pino.

PRINA. E credete?

FOSCOLO. Quell' illustre soldato è popolarissimo ai cittadini ed all'armata. Su di lui un partito ha anche posto gli occhi come su d' un re italiano.

PRINA. Ed Eugenio?

FOSCOLO. In Senato se ne sta lacerando la imagine.

PRINA. Tanto sfregio!

FOSCOLO. Beauharnais è in odio ai vincitori e ai vinti.

PRINA. Dunque?

FOSCOLO. Il pronunziamento dello truppe italiane in Mantova a favore di Beauharnais sarebbe ripetuto più solennemente in Milano a favore di Pino. I cinquecento ufficiali italiani, che in Mantova giurarono di morire per la salvezza della patria, rinnoverebbero il loro giuramento nelle mani d' un re italiano, e la rivolta, che guiderebbe alle porte di Milano gli eserciti austriaci, sarebbe soffocata nel suo nascere.

PRINA. La rivolta, voi dite?

FOSCOLO. Sì, ministro Prina, perchè quando truppa, senatori, ministri tremano e cedono innanzi ad una turba tumultuante..

PRINA. (Con slancio.) Oh ! ma non trema, non cede Prina, però!... Capitano.... Correte in cerca di Pino, e il vostro progetto si compia oggi stesso, fra un' ora, subito.

FOSCOLO. Ed agli altri ministri , ai capi della guardia civica non vorreste farne parola ?

PRINA. Non v' ha tempo da perdere. Io solo basto ed assumo la responsabilità di tutto.

FOSCOLO. E voi restate qui?.. PRINA Sì.

FOSCOLO. Ma persone dall' aspetto truce scendono la contrada di Sant' Andrea verso qui dirette.

PRINA. Non importa. Fate pronunciare immediatamente la guarnigione. Io resto qui e fate centro in me.... Foscolo, si ardisca...

FOSCOLO. E tosto. (Via.)

SCENA VII. Prina solo.

PRINA. (Viene lentamente nel mezzo.) Dunque è veramente su di me, che sta per iscaricarsi il fulmine di tutte le ire ?... Sarà, decisamente questo sgraziato ministro delle finanze il capro emissario dei falli di tutti ?... "Abbasso Prina! - si vuol gridare - abbasso il ministro !" E questo sventurato ministro ha forse sudato sangue nello studiare i mezzi per rendere meno dura alla Nazione la necessità del sagrificio .... Egli , che potendo vivere tranquillamente fre le sue amicizie, i suoi studi, i suoi agi, non ha esitato nelle supreme contingenze del paese ad assumere l' odiosa carica; egli, che fece olocausto della sua fama, del suo ingegno, de' suoi affetti, di sè stesso, che ne ha ora per guiderdone? Gli urli e le imprecazioni delle turbe.... Dopo,ma dopo, poi, verrà la posterità a compiangerlo, la storia a rendergli ragione.... Ma, intanto, egli, insultato come un mascalzone, schivato come un malfattore, maledetto nell'esistenza, soffre, s'accascia, consuma e muore.... Vivo , le satire , morto , l' apoteósi.... Vivo,i sassi, morto, i marmi. E' la solita canzone.... (Va alla finestra e guarda in istrada.) Veh ! veh !.. che andirivieni di persone per la porta di casa Imbonaldi .... Coloro però non mi hanno l' aria d' essere i mutuatari che riportano i miei capitali all' avvocato.... Dio ! ... quali faccio ! ... parlano sommessamente fra loro.... hanno dei pali fra le mani.... Oh !.... l' avvocatessa!... si è fatta al balcone, ha guardato qui, poi si è ritirata immediatamente chiudendo le imposte .... Guarda, guarda che formicolaio di gente si è formatoin istrada in pochi momenti! ... (Con penosa disinvol- tura.) Su, su, dunque, schiamazzate, urlate.... Prina è qui, che vi vede , che vi sente.... a che tardate ?.... (Torna nel mezzo della scena.) Prina! coraggio.... è questa l' ultima prova .... l' ultima pena .... Oh ! benedetta libertà.... quanto oggi sento di te bisogno.... (Con gioia.) Oh! ma presto ritornerò nel mio Piemonte, alla mia Novara, respirerò ancora l'aria libera del mio paese natio.... oh ! sì.... passeggerò per quelle ubertose campagne coi due angioletti della mia Paolina, correrò con essi per quei verdi prati, coglierò con loro i fiorellini per la mamma.... (Voce dalla strada: ABBASSO LA CARTA BOLLATA! ) Il dramma incomincia... (Corre al verone.) Cielo!... quali ceffi! Ah! no, quello non è popolo ... (Viene nel mezzo.) Il popolo che ha pagato è nelle sue case nelle sue officine, impoverito, afflitto ma laborioso e tranquillo... No, no, quello non è popolo: è ciurmaglia avida di bottino.... e fors'anche di sangue.... Ma gli eccessi della plebe non disonorano un popolo, perchè i ladri e gli assassini non hanno patria; e se i loro delitti macchiassero una città, una nazione, a quest'ora tutto il mondo sarebbe disonorato... Ma che sento ! (Porgendo l' orecchio verso l' uscio a destra) questo è lo scalpitare della cavalleria .... È forse truppa spedita a spazzare le contrade di questi manigoldi barcollanti d' ubbriachezza. Ah ! È forse la guarnigione che si pronuncia per le vie di Milano.... (Suona il campanello che sta sullo scrittoio, senza rivolgersi alla porta.) Presto , presto, correte in istrada, ascoltate se i soldati gridano: Viva Pino, se la guardia civica e la popolazione vi fanno eco.... (Guarda verso la porta.) Nessuno ?!... (Porgendo ancora l' orecchio.) Non ascolto più nulla.... la cavalleria è passata al galoppo per la contrada di Santa Margherita senza deviare sin qui... tutto è cessato ... ( Voce dalla strada : ABBASSO LE IMPOSTE!) (Corre al verone, guarda in istrada e con accento marcato.) E quella truce figura che grida più degli altri contro le imposte non ne ha forse pagato mai un quattrino: è forse rimasta per vent' anni nelle galere a carico del paese. (Grida più forti di abbasso.) Pino e Foscolo sono fra la turba, fanno per parlare (Fischi, grida di morte.) Morte! (Corre nel mezzo con raccapriccio.) Morte! (Pausa.) Sciagurati la morte mia .... sarebbe la vostra .... SCENA VIII.

Donna Paolina, Don Carlo e Litta.

PAOLINA. Ah Giuseppe, fuggite!

LITTA. Approfittate di questo istante in cui Pino e Foscolo cercano calmare gli ammutinati...

CARLO. Per carità, Prina, vieni con noi.

PRINA. Io?... (Corre allo scrittoio, prende la lettera di Vaccari e legge.) « Ognuno di noi rimarrà al proprio posto .... » (Con risoluzione , additando lo scrittoio.) Soldato del dovere : ecco il mio !... (Litta corre al balcone.)

PAOLINA. Ah! no, Giuseppe, potreste esser fatto ludibrio della plebe....

PRINA. Lo fui già più di Cristo!...

CARLO. Ti si minaccia nella vita... PRINA. La viltà de' miei assassini non giustificherebbe la mia....

PAOLINA. In nome di Dio, Giuseppe, seguiteci....

PRINA. In nome dell' onore , Paolina , lasciatemi qui. (Urli dalla interno.)

LITTA. (Guardando dal balcone.) Ah! la folla irrompe verso la porta...

PRINA. (Con disperazione.) Salvate Paolina!...Là, (Additando l' uscio a destra.) là, da quel terrazzo si scende nell' atrio.... Passerete inosservati perchè è la mia vita, è Prina che si vuole....

LITTA. Ah ! invadono la casa.... (Si allontana dal balcone e si unisce a Paolina e Carlo per condur seco Prina.)

CARLO. PAOLINA. LITTA. Venite,Prina,venite...


(Grida di morte, urli continuati ed incalzanti sino al calar della tela). PRINA. (Spingendoli verso l'uscio.) Lasciatemi! Salvate Paolina! addio per sempre.... là, là ....

CARLO PAOLINA LITTA PRINA


(Sull'uscio rivolti a Prina.) Prina, fuggite, fuggite....


. (Con vivissimo accento.) Fuggire Prina? io fug- gire? ....I savia nen piemonteis !... * (Si appoggia col gomito sullo scrittoio e fissa risoluto lo sguardo verso la porta, che traballa per l'urlo dei tumultuanti, i quali, innalzando grida di morte, stanno per irrompere).

FINE DELL' ATTO QUARTO.


  • Parole storiche. Leggansi le Memorie di quell' epoca del Maroncelli e del cav. Morbio. ATTO QUINTO

Sala nel palazzo della Reggenza provvisoria. Tavoli con tappeto verde, calamai, carte ecc.

SCENA PRIMA. Don Carlo e Conte Litta.

CARLO. Tal voce, tu dici, è assai diffusa per la Città ?

LITTA. L' improvvisa partenza da Milano dell' avvocato e dell' avvocatessa giustificherebbe il sospetto. CARLO. Possibile che l'avidità del danaro possa spingere a tali enormità?

LITTA. Il Fontana, quel capo facinoroso della plebe soprannominato il Zeppasc , sarebbe stato veduto uscire parecchie volte dalla casa ove abita l'avvocato e spargere ordini e denaro fra la ciurmaglia....

CARLO. Mi ripugna il crederlo....

LITTA. I batellieri del Ticino, nemici mortali del Prina pe' suoi rigori sul contrabbando, arrivati la mattina in città, ivi chiamati dal conte Gambarana, affluivano tutti in casa dell' avvocato chiedendo conto di lui.

CARLO. Povero Prina!...ed egli aveva tanta fiducia in costoro....

LITTA. Scoperto il ministro nella bottega del tavernaio di San Giovanni alle Case Rotte, dove alcuni pietosi lo avevano celato, dopo averlo strappato alla folla ignudo e con una costola rotta, il Fontana, quel mostro , bestemmiando uomini e Dio, lo finì con due colpi di martello sulla testa.

CARLO. Infamia! infamia!...

LITTA. Rotolatone poscia in istrada il cadavere, legategli le mani sul petto e traforatigli gli stinchi con un ferro, ai due capi del quale si appiccò una corda, quell' assassino, aiutato da altri feroci, lo trascinò ignudo in mezzo ai rigagnoli delle vie ....

CARLO. (Celandosi il volto fra le mani.) Quale orrore!

LITTA. E passando davanti alla casa dell' avvocato , guardò su al balcone, e, con un ghigno d'infernale intelligenza gridò: "E'qui! E qui !... Ieri era lui il Zeppasc di Novara che comandava a noi, oggi sono io il Zeppasc di Viarenna che comanda a lui."

CARLO. Ah! basta, basta, Alberto. E non un' anima generosa accorse a difenderlo nell' ora del pericolo ? LITTA. Pino e Foscolo..

CARLO. Pino, tu dici?

LITTA. Sì, Pino, e perchè tale domanda?

CARLO. Perchè una voce sussurra che se egli avesse voluto veramente evitare tale eccidio, facendo uscire la truppa in tempo, con ordini precisi ....

LITTA. Non vi prestar fede, Carlo, Pino , in così grave frangente , ha fatto tutto il possibile per salvare il ministro. Sono gli stessi che hanno preparata questa catastrofe quelli che mettono in giro l' orribile accusa. Essi vogliono mascherare la loro opera di infamia con una falsa pietà; anzi vogliono compierla denigrando la riputazione di quell' illustre generale, perchè sono gelosi della popolarità che egli gode fra noi e temono che nel grave pericolo in cui versa la patria nostra, il partito amante della libertà abbia a far centro in lui.

CARLO. Oh! quanti misteri ravvolge questo dramma luttuoso. LITTA. Dunque m'ascolta. Pino e Foscolo giunsero in tempo alla casa del povero Prina ed ottennero di farne uscire le migliaia di persone, che andavano smantellando le mura cercando la vittima. Si tentò di strappar loro le decorazioni dal petto ma non vi si riesci essi imperterriti vollero ed ottennero che si lasciasse vuota la casa. In quel frattempo vennero assicurati che Prina era nelle mani della plebe sulla piazza dei Filodrammatici. Ivi corrono solleciti ed arrivano appena in tempo a salvare dagli oltraggi e forse dalla morte il generale mantovano Peyri, che, per rassomiglianza di figura e di nome con Prina, la ciurmaglia, nella sua feroce cecità, aveva scambiato col ministro.... In quel fatale contrattempo la casa di Prina era stata nuovamente invasa ed un urlo selvaggio aveva annunciato dal terrazzo alla sottostante moltitudine che 1'infelice ministro era in potere de' suoi assassini.

CARLO. Qual pagina obbrobriosa pel nostro paese!...

LITTA. No, Carlo. Quei luridi assassini che inveivano contro il cadavere di Prina, quei vandali, che, al chiarore delle torcie, ne radevano al suolo la casa, non erano figli della nostra città. I milanesi erano nei numerosi manipoli della guardia civica, che l' indomani correva a difendere i punti principali della città dal fuoco e dalla rapina degli assassini, che l'Austria ha qui vomitato da' suoi ergastoli ....

CARLO. Ma la vittima fu immolata ....

LITTA. Contro il misfatto del 20, il patriottismo milanese protestò il giorno dopo da quel drappello di militi animosi capitanati da Bernardo Ottolini, che, minacciati dal furore della plebaglia se non avessero levate le baionette dai loro fucili, per tutta risposta abbassarono le armi, caricarono la turba e, fra gli applausi della popolazione , salvarono il Palazzo Reale da quel saccheggio, che avrebbe dato il segnale della distruzione d'ogni privata proprietà.

CARLO. Alberto!Io ho l'anima affranta da tante crudeli emozioni .... LITTA. Coraggio, amico mio...Guai ! se in questi giorni di crisi tremenda lo sconforto avesse a coglier noi, cui la patria affidò la tutela de' suoi destini.

SCENA II. Pino, Borromeo e detti.

PINO. Grazie, grazie, amico mio, ma, credetemi, non mi sento da tanto. Buon giorno signori.

LITTA. Generale, buon giorno.

CARLO. (A Borromeo.) Dunque egli è irremovibile?...

BORROMEO. A meno che le vostre preghiere abbiano maggior potere delle mie sulla sua modestia....

LITTA. Ma la vostra proclamazione avrebbe caldi fautori nello stesso Collegio Elettorale .... PINO. Ripeto a voi, signori, quanto diceva poco fa a Foscolo: io sarei per l' Italia il più inconcludente, il più impotente, il più ridicolo dei re ... (Siede).

LITTA. Eh! via, generale. Voi, che col vostro eroismo nella guerra di Spagna avete illustrato il nome italiano e reso tanto popolare il vostro....

PINO. Complimenti a parte, signori miei, ma la cosa è altrettanto ridicola che impossibile. Oggi poi, sarebbe anche assurda , immorale.... Figuratevi se adesso , che conosco la parte poco onorevole, e dirò addirittura vergognosa, infame, che mi si vuole attribuire nell'eccidio del povero Prina, io dovrei permettere che il mio nome si presentasse come quello d' un candidato ad un trono. Ma non vi pare che , ciò permettendo, io darei consistenza alla voce, che la reazione ha messo in giro per assassinare il mio onore?..

CARLO. Eppure , signori , qui bisogna venire ad un serio provvedimento.... PINO. Oh ! sì .... il conte Carlo dice benissimo. Bisogna provvedere, e seriamente , e presto , perchè.... perché mentre i bizantini facevano delle dissertazioni sulla divinità di Cristo, Costantinopoli era invasa dai turchi.... e i turchi d'Italia, signori miei, non sono molto lontani da noi.... eh ! eh ! (fiuta).

CARLO. La relazione di Beccaria, che ci recò ieri sera da Parigi il corriere Fiocchi, è assai sconfortante. La nostra deputazione, che surrogò quella del Senato, non ha ancora potuto ottenere udienza dagli alleati. Prevediamo da saggi ogni esito sfortunato e non lasciamoci cogliere dagli eventi all' impensata.

PINO. Sì, egli ha pienamente ragione, poiché il nostro, sebbene s' intitoli provvisorio, non è neppur l' ombra d'un governo serio, quale sarebbe richiesto dalle gravi circostanze in cui versiamo.

BORROMEO. La popolazione però, a dire il vero , ci si dimostra favorevolissima .... LITTA. Ed anche ieri i Collegi Elettorali ci inviarono un'apposita rappresentanza ad esprimerci la loro piena fiducia.

PINO. Sì, sì, tutte belle cose, ma non illudiamoci, signori miei. Coi salamelecche delle deputazioni e coi periodi rotondi dei proclami non si governa uno Stato.

LITTA. E qual strada, adunque, dovremmo battere?

PINO. Qualunque, fuorché quella finora seguita.

BORROMEO. Di questo governo, però , scusate generale, formate parte voi pure.

PINO. Ed è appunto per questo che vi esprimo nettamente il mio debole parere. (Si alza.) Amici cari, noi ci siamo messi su d' una china pericolosissima. Oggi ne abbiamo venticinque : nominati membri del Governo Provvisorio del Regno d' Italia il ventidue, in questi tre giorni invece di edificare non abbiamo fatto altro che distruggere.... Abbiamo abolita la tassa arti e mestieri; ribassate al terzo le gabelle sulle derrate coloniali ; ridotte alla metà le tariffe dei dazi di consumo, ridotto il prezzo dei sali e dei tabacchi, ridotta la tassa sulla posta delle lettere; abolita la legge del registro; abolita la ritenuta del quinto sul soldo della truppa....

BORROMEO. Conte Pino! furono però questi immensi balzelli, che ci condussero alla fatale giornata del 20.

PINO. E adesso pecchiamo dell' eccesso opposto, e, per arricchir noi di popolarità, immiseriamo le finanze dello Stato.

LITTA. Perdonate , generale , ma finchè dura quest' effervescenza popolare, la questione politica, che sta congiuta ai balzelli, deve precedere la questione finanziaria.

PINO. Sì, ma dopo, come tornare indietro?.... come sopperire ai bisogni dello Stato senza nuove imposte?.. e, intanto, come mantenere un'armata senza quattrini

CARLO. Signori, non perdiamoci in inutili recriminazioni, in tristi presagi. Oramai tutto si riduce a questione, di ore. La deputazione che il Consiglio comunale ha inviato al quartier generale degli alleati, non può tardare a farci conoscere il risultato dell' incarico avuto. Noi abbiamo chiesto la assoluta indipendenza del nuovo Stato che sarà per rappresentare il Regno d' Italia, una Costituzione liberale, che abbia per base la divisione dei poteri e la facoltà nei Collegi Elettorali di fare questa Costituzione. Ora, o le potenze alleate, come tutti speriamo, annuiscono alla nostra legittima domanda ...

SCENA III. Marchese Stiva, commissario Sommariva e detti.

SILVA. (Precedendo Sommariva ed inchinandosi a lui.) Eccovi, illustre maresciallo, nella sala della Reggenza....

PINO. Sommariva...!

SILVA. (Ad alta voce e con iattanza.) Cavaliere dell' ordine di Maria Teresa e consigliere intimissimo di Sua Maestà Apostolica l' Imperatore d' Austria.... Ora posso parlar forte. SOMMARIVA. (Mellifluo ed inchinandosi.) Ho dunque l' onore di parlare ai rappresentanti il Governo Provvisorio del Regno d'Italia?

PINO. (Sostenuto.) Per l'appunto. E noi?

SOMMARIVA. Al marchese Annibale Sommariva, imperial regio Commissario delle potenze alleate...

SILVA. E proprietario d'un reggimento di corazzieri di Sua Maestà Apostolica....

PINO. Signore, vi ascoltiamo ....

SOMMARIVA. Obbligato .... ma vi prego, signori, non rimanete a disagio....

CARLO. (Piano a Litta.) Amico.... l' ora della nostra sentenza è suonata .... Ma, quello scimunito che fa qui? (Accennando Silva). LITTA. Sí avvicinano le tenebre e sbucano i gufi.... Non ci curiamo di lui. (Siede vicino a Carlo.)

SILVA. I provvisori borbottano il Miserere (passeggiando in fondo della scena).

SOMMARIVA. (Con unzione.) Italiano, quindi amante come voi della patria nostra, io non ho esitato, onorevoli signori, ad accettare l' incarico affidatomi dal mio augusto sovrano, perchè sento in me il profondo convincimento che dalla sua attuazione sorgerà pel nostro bel paese un'era di pace e di prosperità.

SILVA. (C. s.) Che politicone! come la piglia alla lontana.

PINO. Ciò che noi pure speriamo, poichè le potenze alleate hanno fatto guerra alla Francia e non ai popoli.

SOMMARIVA. (C.s.) Certamente

LITTA. Ed hanno proclamato colla pace del mondo l'indipendenza delle nazioni.... SOMMARIVA. (C.s.) Giustamente...

CARLO. Promettendo di conservarne tutte le leggi fondamentali.

SOMMARIVA. (C.s.) Sicuramente...

BORROMEO. E di rispettare le autorità costituite, finché al destino dei popoli non abbiano provveduto i loro legittimi rappresentanti.

SILVA. (Sottovoce.) Tutti conti senza l'oste, giacobini cari.

SOMMARIVA. Alle auguste potenze alleate, onorevoli signori, interessa molto la sorte felice d' Italia, ed il mio venerato sovrano farà ogni suo possibile per contribuirvi efficacemente.

PINO. E, nol dubitiamo, col rispettare anzitutto quella forma costituzionale rappresentativa , che l' Italia ora possiede e vuol mantenuta.

SOMMARIVA. Da tutte le parti d'Europa, onorevoli signori, sorgono Costituzioni. Spagna, Francia, Olanda, Polonia, Norvegia domandano Costituzioni.... non so se ciò per il loro meglio ..

PINO. Che!..

SOMMARIVA. Le anguste potenze non vorrebbero che nuove lezioni avessero a far troppo tardi accorte queste nazioni del loro errore....

CARLO. Dunque il voto della nostra deputazione ?....

SOMMARIVA. Il primo dovere d' un governo paterno , onorevoli signori, si è quello di non ingannare nè gli individui, nè le nazioni.

LITTA. Per cui la Costituzione del Regno d' Italia

SOMMARIVA. Io v' ingannerei, onorevoli signori, se vi facessi delle promesse sotto questo riguardo. L' Austriaco non è un governo contro cui i popoli abbiano bisogno di barricarsi colle forme costituzionali.... PINO. Ma il nostro paese, Commissario Sommariva, se non ha mai gustato il bene di un' esistenza politica nazionale è però da vent' anni che ha acquistato il dritto d' averla.

SOMMARIVA. Permettetemi, illustre generale, che ne dubiti.

CARLO. (Con calore.) No, signore, perché la sola speranza, il solo nome di questa hanno fatto fare all' Italia sacrifici di ogni genere.

LITTA. E nel solo embrione di quest' esistenza nazionale i rami tutti d' ogni amministrazione presero vigore e vita che prima non avevano mai avuto....

BORROMEO. Di più. In pochi anni sorsero a centinaia gli stabilimenti, si moltiplicarono le manifatture, le industrie....

PINO. E i settantamila italiani , che si facevano scannare in Russia per causa estranea, erano la più solenne testimonianza del valore e della disciplina che spiegherebbe un' armata italiana a custodia dell'onore e delle franchigie nazionali....

SILVA. (Sottovoce e sempre dal fondo della scena.) Guarda guarda che fuoco! mah.. ! c'è qui il pompiere....

SOMMARIVA. Onorevoli signori: io vi parlo lealmente .... Non tutte le epoche sono fatte per prosperare sotto l'egual sistema.

CARLO. (Con impeto.) Lasciatecene la prova, Commissario Sommariva....

LITTA. (Trattenendolo.) Frenati, Carlo....

SOMMARIVA. La storia di Casa d'Austria, nel suo secolare amore pe' suoi fedelissimi sudditi, vale, onorevoli signori, quanto la migliore delle guarentigie costituzionali che una nazione potrebbe desiderare.

PINO. (Con ironia.) Oh ! permettetemi, illustre maresciallo, che ora io ne dubiti a mia volta.... SOMMARIVA. Oh!

PINO. Se i milanesi non sono più quelli, che vent' anni fa dormivano placidi sonni sotto il regime austriaco, ho le mie buone ragioni per temere che anche il paterno governo di Casa d'Austria non possa più essere quello di una volta....

SOMMARIVA. E perchè tali dubbi, conte Pino?

PINO. Perché una volta risvegliato il sentimento della nazionalità non vi sarà forza che potrà addormentarlo. Le potenze straniere devono ormai essersi convinte quanto sia loro incerta la possessione d' Italia, ove la diversità della favella, l'opposizione delle abitudini e dei caratteri hanno fatto trovar loro più o meno schiavi e partigiani venali , ma amici... mai..!(Animandosi.) Tutti i paesi, maresciallo, hanno dei limiti di natura, di lingua, di usanze che prescrivono alle varie nazioni confini e leggi proprie. Nè basta il varcare questi confini con milioni di baionette, 1' annientare queste leggi coll' autorità della forza. Contro i diritti santissimi d' un popolo ogni arma si spezza, nè la forza bruta arriverà mai a distruggere negli individui i due preziosissimi requisiti dell' umanità: la ragione e la libertà.

CARLO. (Stringendogli la mano.) Grazie! grazie ! a nome della patria.

SOMMARIVA. (Con solennità) Nè Sua Maestà l'Imperatore d'Austria intende soffocare la libertà e la ragione de'suoi popoli. E ne abbiate prova in me, suo Commissario, che le vostre parole non raccolgo nell'assumere, (si alza) come faccio in suo nome da questo istante, il pieno ed assoluto possesso di Milano e di tutto ex Regno d' Italia....

TUTTI. (Alzandosi.) Ah!

SILVA. (Forte.) Giacobini.... l'avete fatta!... Uf ! (Turandosi la bocca col palmo della mano e ritirandolo tosto.) Eppoi no!...ora posso parlar forte.... SOMMARIVA. (Con unzione.) I disordini del 20 hanno commosso il cuore amoroso del nostro augusto sovrano, e, ad evitare che abbiano a rinnovarsi, si è graziosissimamente degnato d' ordinare che, non ostante la tregua conchiusa, io avessi a qui precedere di poco la sua gloriosa armata.

PINO. Maresciallo!Vi abbiamo perfettamente compreso. " Guai ai vinti!" Ecco l' unica risposta che rimane al mio paese e al suo governo.

CARLO. (Da sè.) Povero Prina!... Ora mi si spiega il mistero della tua morte....

LITTA. (Sottovoce a Borromeo.) Si voleva una vittima ed un pretesto....

BORROMEO. E furono trovati entrambi.

SOMMARIVA. (C. s.) Però vogliate credere, onorevoli signori, che le paterne intenzioni di Casa d' Austria ... PINO. Le conosciamo, le conosciamo .... Commissario Sommariva : la vostra missione ci sembra compiuta.

SOMMARIVA. (C.s.) Del resto, onorevoli signori, italiano come voi..

CARLO. (Con vivacità.) Assumeste l' ingrato ufficio di stendere il drappo funebre sulla patria vostra.

SILVA. Oh ! giacobino petulante!.. dar del beccamorto a un cavaliere di Maria Teresa !

LITTA. Amico!.. Non vogliamo colla nostra indignazione accrescere la loro gioia.

PINO. Commissario Sommariva: i membri del Governo provvisorio del Regno d' Italia, che in quest' istante è ancora il legittimo governo della nazione, amano restar soli.

SOMMARIVA. Onorevoli signori, nel piacere di presto rivedervi, m' inchino a voi. (Fa per avviarsi.)

SILVA. (Avvicinandosegli e sottovoce.) Ed ora che abbiamo fatto il becco all'oca, spero bene che quella tal chiave di cui vi avrà parlato Ghislieri....

SOMMARIVA. Eh ! per ciò.... vedremo.... parleremo.... scriveremo.... faremo quel che potremo ....

SILVA. Ma pei miei tre milioni però....

SOMMARIVA. Oh ! per questi, poi .... si vedrà .... si parlerà .... si scriverà.... si farà quel che si potrà....

SILVA. Oh ! gratitudine austriaca! Uf ! ...(Si tura la bocca e via ritto ritto in coda a Sommariva , che , partendo , s' inchina a destra e a manca).

SCENA IV. Pino, Carlo,Litta e Borromeo.

PINO. (Va ad un tavolo e scrive stando in piedi.) Amici! poiché dobbiamo lasciare in eredità ai figli nostri le antiche catene , approfittiamo almeno delle poche ore di potere che ancora ci rimangono per asciugare le lagrime di tante povere famiglie. CARLO. Che intendete fare?...

PINO. (Gli porge un foglio.) Leggete.

CARLO. (Leggendo.) « Regno d' Italia. - La Reggenza del Governo Provvisorio determina: Articolo unico. L' armata del Regno d' Italia è sciolta. Alla promulgazione del presente Decreto tutti i soldati saranno immediatamente rinviati alle loro case dai corpi cui appartengono. Milano 25 aprile 1814. »

PINO. E quest' ultimo atto del Governo italiano esprima nella storia la sua risposta alle paterne intenzioni del governo austriaco ..

CARLO. Signori!...si firmi. (Firma.)

LITTA. Sì , distruggiamo l' opera nostra anzichè vederla contro noi rivolta. (Firma.)

BORROMEO. E salviamo tanti generosi dalla vergogna del bastone tedesco. (Firma.) PINO. Ora, Dio benedica l'Italia. (Firma.)

SCENA V. Donna Paolina, Foscolo o detti.

PAOLINA. (Con affanno.) Carlo, partiamo.. Signori scusate se ho ardito farmi accompagnare sin qui da Foscolo.

CARLO. Ma che hai?..tu sei pallida, agitata ....

PAOLINA. Partiamo tosto da Milano. L'animo mio non regge agli orrori di cui si vuol macchiare questa città.

LITTA Che avvenne, contessa?

BORROMEO. Voi tremate ....

CARLO. Deh ! parla ....

PAOLINA. Ritorno dal camposanto di Porta Comasina ove la nostra occulta pietà aveva raccolto i miserandi avanzi del povero Prina.. PINO. Ebbene?

PAOLINA. Ne trovai asportato il cadavere, e distrutte le poche parole che Foscolo aveva dettate al più fedele ministro del Regno. I traditori della nostra patria vi lasciarono invece le nefande traccie di quella brutale vendetta, che non rispetta neppure la tomba.

CARLO. Ignominia a loro!..

FOSCOLO. Nel duolo d' un' intera popolazione l'abbominevole insulto di pochi al sepolcro di chi espiò tanto crudelmente più che i falli,propri i falli di tutti, svelerà, ai figli nostri la mano estranea ed occulta che svolse questo dramma di sangue.

CARLO. Ah! sì, Paolina, partiamo. Ormai anche la nostra povera patria ha ricevuto il gelido bacio di morte.

PAOLINA. Mio Dio!..

FOSCOLO. Che dite voi ? PINO. Capitano, spezziamo la nostra spada ....

FOSCOLO. Che !

PINO. Se pur non vogliamo deporla nelle mani dei generali tedeschi ....

FOSCOLO. Oh ! giammai!..

PINO. Capitano, non avete più armata, cittadino, non avete più patria ....

FOSCOLO. Ma le vostre parole, generale, mi gelano il sangue.

PINO. Poeta, non vi rimane che il genio per piangerne la misera fine ....

FOSCOLO. Che!..

PINO. L'Austria ha preso teste possesso del Regno d'Italia. Ah ! PAOLINA .

               FOSCOLO.


FOSCOLO. Ah! no, non è possibile ....

PINO. (Accennando Carlo , Litta e Borromeo.) Ve lo dica la prostrazione di quei volti ....

FOSCOLO. (Con esaltazione.) Oh ! ma il paese salverà il paese. Correremo alle barricate , alle mura.... Le nostre spade respingeranno quegli eroi ladroni, avviliti già, da quindici anni di perpetue sconfitte.... ci batteremo da leoni.... (S'odono in lontananza le prime battute dell' inno imperiale austriaco.) Dio santissimo!.. (Corre alla finestra,guarda e si ritira, coprendosi il viso colle mani.) Ah!.... Bellegarde...

PINO. Tutto è finito..

FOSCOLO. (Avanzandosi nel mezzo della scena e con accento fatidico.) No ! generale .. . (Gli prende la mano.) No !... amici miei .... (Prende la mano di Carlo.) Tutto non è finito perchè l'idea non muore ... . . Il soffio divino della libertà ravviverà questo cadavere, e figli generosi di padri ignavi o tristi riprenderanno l' opera santa.... Il patriziato s' affratellerà col popolo e cercherà nell' obbrobrio della comune schiavitù coscienza e forza al trionfo del comune riscatto.... E forse da questa città, straziata dalle nequizie straniere, sorgeranno i primi gridi della riscossa ... Sì , amici, forse qui, fra queste stesse mura, si combatteranno giganti le prime lotte dell' italiana indipendenza; e tante pagine di glorie, di sagrifici , d' amore faranno scordare nella storia della nazione redenta la pagina nefasta della morte del ministro Prina.


FINE DEL DRAMMA N . B. L' ultimo atto converrà ometterlo alla rappresentazione, poiché pregiudicherebbe l'effetto scenico dei precedenti, essendo l'azione drammatica teatrale da considerarsi come finita all'atto quarto, in cui avviene la morte del protagonista. - Letterariamente e storicamente, invece, questo atto è indispensabile, perché mentre svolge altri atti che si intrinsecano col soggetto del dramma, viene anche a completarne l'intendimento morale.