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SEMPIONE LA LINEA DEL SEMPIONE FERROVIE FEDERALI SVIZZERE

LA LINEA DEL SEMPIONE DAL LEMANO AL VERBANO NOTE STORICHE, TECNICHE E DESCRITTIVE CON UNA CARtA

UFFICIO DI PUBBLICITA' DELLE FERROVIE FEDERALI BERNA 1906 NATERS PRESSO BRIGA ED IL FURGGENBAUMHORN INTRODUZIONE.

Il traforo del Sempione, vittoria titanica sugli elementi, attraverso l' alto baluardo delle Alpi, apre una via nuova al traffico, le correnti del quale, da settentrione a mezzodì e da mezzodì a settentrione, vanno ognor più dilatandosi. Questa via, congiungendo il nord e il nordovest d' Europa coll' Italia, avrà ben presto una grande importanza per il commercio dei popoli, che tendono sempre più ad accomunare la vita economica; colla dovizia delle bellezze naturali, colle distanze raccorciate, chiamerà a sè viaggiatori e mercanzie. Per la Francia settentrionale e l' Inghilterra, il Sempione offre parecchi vantaggi rispetto al Gottardo; conduce più direttamente alle sponde del lago Maggiore ed i visitatori di quella incantevole regione, già numerosi in primavera e in autunno, vi si faranno d' un tratto più numerosi ancora. Il seguente specchietto delle distanze in ore delle varie linee che conducono in Italia, mostra i vantaggi della nuova: Sempione San Gottardo Cenisio Distanza Ore Distanza Ore Distanza Ore Km Km Km Parigi-Milano 836 16 900 17 1/2 945 18 1/2 Londra-Milano 1272 24 1274 24 1330 27 Parigi-Roma 1446 32 1535 34 1464 32 1/2 Londra-Roma 1882 40 1960 40 1900 40 I più, nel loro viaggio in Italia, vi scenderanno per una linea e risaliranno per l' altra; il giro nel quale si possono ammirare le rive maestose del Lemano e quelle smaglianti del Verbano sarà il preferito, assicurando al Sempione gran' copia di viaggiatori.

Fot. Wehrli Ospizio del Sempione TRAFORO DEL SEMPIONE. NOTIZIE STORICHE E TECNICHE.

Nei primi tempi della dominazione romana sugli Elvezi, l' alto Vallese constituiva la Provincia Pennina, divisa, per monti scoscesi, dal resto della Gallia. Più tardi esso veniva congiunto alle regioni dei laghi italiani superiori, sotto l' amministrazione di un solo Procuratore, ed è a supporre che con quelle regioni sia stato in diretta comunicazione per una via attraverso le Alpi, la quale non poteva essere altra che il passo del Sempione, ciò che appunto sembra emergere da un' iscrizione latina in Vogogna, sotto Domo d'Ossola, incisa in uno scoglio e che il Mommsen fa risalire all' anno 196 dell' era volgare. Certo allora quel passo aveva ad essere poco valicato, assai meno del passo del Gran San Bernardo. In un documento assai posteriore, del 1250, esso è ancora menzionato; in un contratto,

PERFORATRICE IN ATTIVITA' Fot. Calzolari & Ferrario, Milano SCAVAMENTO DOPO L' ESPLOSIONE

stipulato in quell' anno, fra il Vescovo del Vallese ed una casa commerciale di Milano, vi è detto: "a mettere in uso il passo del Sempione, poco frequentato fino dai tempi dei Romani ..." E' pare che l' intento sia stato raggiunto. Per le relazioni stabilite sul principio del secolo XIV venne eretto, lassù alla cima un ospizio dei cavalieri di Malta e nel XV vi si trovava un capitano della guardia di confine per vegliare sul traffico e proteggerlo, come pure si trovava un giudice in Gondo. L' ospizio col tempo si sfasciò, e, sulle rovine, Gaspare Stockalper eresse, nel 1650, una torre come residenza estiva per sè e la sua famiglia. Al pianterreno pellegrini e viandanti bisognosi erano albergati gratuitamente. La gran torre di Gondo è pure opera sua. Il primo console Bonaparte passò il Gran San Bernardo col suo esercito nel 1800; le difficoltà ch' ebbe a superare e le fatiche a sostenere, lo decisero ad imprendere tosto la costruzione della strada carrozzabile del Sempione, che era già stata decretata nel 1797. Nel 1801, 5000 operai si misero all' opera e la compirono in 5 anni, con meravigliosa resistenza e tenacità, sotto la direzione degli ingegneri Céard, Dutens, Lescot, Gianella ed altri. Il costo fu di 7 milioni di franchi. Ad aprir le gallerie di 525 m. nel seno della montagna occorsero 250,000 chilogrammi di polvere. Napoleone aveva designato di erigere alla cima un grande ospizio, il quale, all' occorrenza, avrebbe potuto servire di caserma; il preventivo era di 800,000 franchi, ma la sua caduta ne impedì l' esecuzione. Nel 1825 gli Agostiniani del Gran San Bernardo comperarono le mura dell' edificio già incominciato e, grazie a ricche donazioni, riescirono a fabbricarvi per conto loro un ospizio, dove misero quattro frati dell' ordine coll' ufficio di albergare e soccorrere i viandanti bisognosi. La strada venne aperta nel 1806 e Bonaparte non vide il gigantesco lavoro compiuto sotto il suo governo; ma esso sta testimone della vera sua gloria. Servì per un secolo al traffico fra il settentrione ed il mezzodì, ed ora l' aspetta il destino, che già incolse la strada del Gottardo: sarà abbandonata. Addio allegro schioccar di fruste, addio buona e vecchia diligenza, già caro nido di intimi conversari !

Fot. Calzolari & Ferrario, Milano ARMATURA METALLICA SFORMATA NELLA ZONA DI COMPRESSIONE Ora v' è un' altra opera gigantesca in luogo della prima e più compiuta, più rispondente ai tempi nuovi. Nelle gole del Monte Leone echeggia il sibilo della locomotiva, che, per Val Diveria, per le dure viscere del monte, scende al paese degli aranci. È un' altra via delle genti aperta ai commerci del mondo! L' idea del traforo del Sempione ha circa un mezzo secolo di vita. Tra i disegni del Clo-Venetz (1857) e l' esecuzione di quelli adottati dalla direzione della ferrovia del Giura-Sempione, v' è una serie di proposte, quali per il traforo in alto, quali in basso, come pure una serie di trattative fra stati e città interessate. Non ce ne occuperemo altrimenti. La costruzione venne assunta dall' impresa Brandt, Brandau & Cie. In linea retta tra la valle del Rodano e Val Diveria, il traforo misura 19,729 m., prescindendo dalle due curve d' accesso, che farebbero ascendere la sua lunghezza a 19,803 m. L' imboccatura settentrionale è a circa 1500 m. sopra la stazione di Briga ed a 686 m. di altitudine, la meridionale a circa 750 m. sotto Iselle ed a 633 m. di altitudine. Il confine, dista dalla prima

Fot. Calzolari & Ferrario, Milano VOLTA PROVVISORIA NELLA ZONA DI COMPRESSIONE di 9100 m., cosicchè più della metà del traforo trovasi su territorio italiano. Amendue poi, alla soglia, misurano m. 4,50, a due metri al disopra della stessa, m. 5 di larghezza, al sommo della volta, m. 5,50 d' altezza. Per lo scolo delle acque, la parte settentrionale del traforo ha una pendenza del 20 0/00 la meridionale del 7 0/00; per l' incrociamento dei treni, nel mezzo v' ha un tratto orizzontale di m. 500, all' altitudine di m. 705. Dentro v' ha un solo binario, ma, parallela al traforo, corre una galleria di 8 m. q. di luce, la quale, in quattro anni, dove il traffico lo esigesse, potrebbe essere ampliata in guisa da servire ad un secondo binario. La distanza, misurata dagli assi, dall' una all' altra, è di m. 17; fra loro poi vi sono passaggi ogni 200 m. Durante la costruzione, le gallerie parallele furono specialmente utili, impedendo il grande accumularsi dei materiali. Di là entravano, e per il traforo uscivano i vagoni; furono altresì utili per la condotta dell' acqua necessaria alla perforazione della roccia, per lo scolo delle acque e per la ventilazione. Potenti ventilatori vi spingevano dalle imboccature enormi ondate d' aria che per il passaggio più interno (gli altri erano

IRRUZIONE Di SORGENTI chiusi) andavano spandendosi nel traforo, uscendone poi all' aperto; in questo modo fornivano aria fresca e respirabile a tutte le stazioni di lavoro. Ai 13 d'agosto del 1898 fu dato mano alla grande opera; ai 24 di febbrajo del 1905 cadde la sottile parete che divideva i due tratti del traforo. Nonostante che il termine previsto fosse trascorso, l' intervallo fu relativamente breve. Al compimento del Cenisio (m. 12,849) occorsero 14 anni; del Gottardo (m. 14,984) 9 anni e mezzo; dell' Arlberg (m. 10,240) 3 anni e mezzo. Enormi difficoltà d' ogni maniera si elevarono in quei sei anni e mezzo, e più d'una volta parve che le forze venissero meno all' audace impresa, dacchè la montagna aspra abbarcava gl' impedimenti: ora la temperatura alta così da non reggervi; ora la roccia molle, sgretolata, che ingombrava la via faticosamente aperta; ora la pressione che pareva irresistibile, ora le sorgenti calde e fredde, veri torrenti montani, che inondavano le gallerie minacciando rovina. Pure, all' asprezza della montagna si oppose la costanza umana tanto che, all' ultimo, si avverò l' antico proverbio: "Volere umano, del mondo sovrano". Nel novembre del 1903 il traforo aveva ad essere compiuto. Si credeva di riescirvi ancora prima, a giudicar dal principio, ma, raggiunto il 6° chilometro, dal lato settentrionale, la temperatura della roccia si elevò inopinatamente ed in modo spaventevole: invece dei 36° e 37° preveduti, si ebbero 45° e 46°, e 500 m. più oltre, fino 53° con minaccia di aumento! L' aria fresca non bastava più e si dovettero lanciare getti d' acqua gelata sulla roccia stessa; e così fu possibile la ripresa dei lavori. Dal lato meridionale invece erano la pressione degli strati e le sorgenti che parevano avessero a far sospendere i lavori. La pressione era formidabile: spezzava i più grossi tronchi d' albero, le più grosse travi in ferro; non si riescì a resistere stabilmente, se non col mezzo di smisurati massi di cemento e di sostegni in ferro. Le sorgenti poi, calde e fredde, che inondavano le gallerie, vennero faticosamente deviate; dai crepacci della roccia sgorgano IRRIUZIONE DI SORGENTI

e dalla galleria scorrono tuttora all' aperto circa 1000 litri per secondo. L'arte instancabile dell' ingegnere superò ogni impedimento; metro per metro divelse la roccia, finchè l' aspra montagna fu vinta.

Il traforo del Sempione è il più basso di tutti i passaggi subalpini; alla massima sua altitudine 705 m., è più basso di 450 m. di quello del Gottardo e di 600 m. di quello del Cenisio.. Il numero massimo degli operai impiegati nell' opera di costruzione fu di 4000. Più di un milione di metri cubici di roccia sfracellata furono estratti dall' interno della montagna. Occorsero ben 4,000,000 di mine, 1350 tonnellate di dinamite, 4,000,000 di capsule e circa 5300 chilometri di miccia. Queste cifre attestano la grandiosità dell' impresa. Essa sta come uno splendido monumento del genio e della scienza; il suo compimento è la vittoria dello spirito umano indefesso, ardito, indomabile, tenace - mens agitat molem! Possa la nuova via congiungere settentrione e mezzodì con vincoli ognor più stretti e dar nuovo impulso al commercio delle nazioni al di qua e al di là delle Alpi, promovendone il benefico svolgimento!

PERFORATRICE LAGO LEMANO

LA VALLE DEL RODANO. Dalle cime erte, assiderate della Furka, dimora degli spiriti montani procellosi, il Vallese, la valle del Rodano, si stende alle rive fiorite del Lemano accarezzate dalle acque mormoranti soavi leggende. La valle giace fra due alte catene: le Alpi bernesi a settentrione e le Pennine a mezzodì; a destra ed a sinistra superbe vette di monti; lassù, lontano, nevi e ghiacci eterni scintillanti; sulle chine, pascoli variopinti ed oscure pinete; giù nel fondo, il fiume scrosciante fra campagne soleggiate. Sprigionatosi dalle grotte azzurre del ghiacciajo, il maestoso figlio delle montagne, s' affretta al lago, che mollemente lo accoglie nei palagi fatati delle sue profondità. Quanto v' ha di più bello nel bel paese elvetico si trova racchiuso nella valle fiorente del Rodano e nelle sue diramazioni. La natura v' ha con mano generosa dispensati i suoi tesori mera- vigliosamente vari e diversi: la magnificenza d' un sole meridionale, il dolce idillio dei pascoli montani, l' altezza vertiginosa di pinacoli di ghiaccio. Delle valli laterali ognuna ha un carattere suo speciale, così che il passaggio dall' una all' altra è un cambiamento di paese. Quasi tutte hanno quei canali d'irrigazione così notevoli, i quali conducono le acque ai villaggi ed ai campi, spesso a distanze di chilometri. I lavori faticosi e non scevri di pericolo della costruzione e manutenzione loro vennero maestrevolmente descritti da J. C. Heer nel suo romanzo: "An heiligen Wassern" (In riva alle acque sante). Nella gran valle fioriscono mandorli e marroni; sui poggi aprici matura vino generoso; nelle valli laterali si alternano prati variopinti, disseminati di fiori, con selve oscure. Nella verde, profonda ombra degli abeti sognano laghi montani incantati, nei quali si rispecchiano rupi acute e cime nevose. Da ripide balze sorgono castelli, svegliando le memorie di un passato fortunoso. Ogni città vallesana ha figura sua propria; colle loro chiese e le sue rocche, sono fra le più notevoli curiosità della Svizzera.

Fot. Wehrli VILLENEUVE CASTELLO D'AIGILE

Questo magnifico paese compendia tutte le bellezze alpine: verdi valli fiorite, gole selvagge, in cui spumeggiano torrenti montani, boschi ombrosi, nella cui pace si dimentica l' arrabbattarsi del mondo, cascate con armonici scrosci, ghiacciai con glauchi crepacci, i quali lanciano nell' etere audaci punte; in una parola: tutta la impareggiabile poesia del!' alta montagna. Una linea delle ferrovie federali percorre quasi tutta la grande valle; ascende sù fino a Briga, dove si perde in seno al traforo. Si dilunga dal Lemano a Villeneuve e, fra altro, tocca Aigle, Bex, St.Maurice, Vernayaz, Martigny, Sion, Sierre, Loèche, Viège e finalmente Briga. Presso a Villeneuve, la gran valle si dilata fra le alte catene, per poi ristringersi gradatamente fino alle gole di St. Maurice, le cui pareti sono così vicine da costituire la vera porta del Vallese.

VALLE "LES ORMONTS". Presso Aigle, sulla riva destra del fiume, sbocca la bellissima e ricca valle detta Les Ormonts, la quale, di laggiù fino sù al Col du Pillon, misura 20 chilometri ed è tutta percorsa da una buona strada carrozzabile, che la ricongiunge alla valle della Simme ed all' Oberland bernese; e così questo è in comunicazione colla valle del Rodano. La valle Les Ormonts si svolge in tutta la magnificenza dell' alta montagna; pascoli verdeggianti, capanne annerite dal tempo, colline, macchie d'abeti, rupi a perpendicolo, ghiacciai lumeggiati costituiscono un incantevole quadro, cui fanno splendida cornice Les Diablerets, Les Tours d'Ai e de Mayen. Su quelle sublimi alture stanno Leysin, le Sépey, Ormont-dessous, Ormont-dessus, La Comballaz, e più lontano L' Etiraz e Chatean d' Oex, nel Pays d' Enhaut, l' Oberland del cantone di Vaud. Una ferrovia elettrica conduce da Aigle al Sanatorio di Leysin.

BEX. Eccoci col treno a Bex, ai piedi dei Dents de Morclés; maestosi noci e castagneti circondano questo bel luogo rinomato per le sue saline; all' intorno magnifiche passeggiate. La rinomanza dei suoi bagni d' acqua salata e delle sue acque madri è ben meritata. Una ferrovia elettrica porta da Bex a Gryon e Villars, due preferiti ritrovi di forestieri.

ST. MAURICE. Qui la valle si fa ognor più angusta, fino a St. Maurice, dove le radici dei monti Dent de Morcles e Dent du Midi si bagnano nel Rodano. St. Maurice è un' antica cittadina, la cui fondazione risale a tempi remoti : gli scavi danno continuamente tombe, iscrizioni, documenti archeologici d' ogni maniera. Essa fu borgo forte de' Nantuati, gli aborigini, poi colonia romana sotto il nome di Agaunum e Ager Tarnadensis, e finalmente vi fu fondata l' Abbazia di S.Maurizio, la cui chiesa era celebre; scavi fatti nell' interno, scoprirono resti di parecchie basiliche l' una sull' altra, nonchè di numerose tombe d' ogni epoca. L' abbazia è ancora a visitarsi; la biblioteca e il tesoro contengono manoscritti ed opere d' arte, pregevolissimi. Fot. Wehrli ST. MAURICE E DENT DU MIDI

E pure a visitarsi l' Eremo di "Notre Dante du Scex" affidato ad una balza sporgente sopra un abisso. Vicino al vecchio castello s' apre una grotta di stalattite denominata la "Grotte aux Fées" (Grotta delle Fate). Sopra St. Maurice, sulle coste della Dent de Morcles, stanno le fortificazioni di Dailly e Savatan dominanti la valle. Non lontano da St. Maurice, sulla riva destra del fiume, sono i bagni di Lavey. Da St. Maurice si stacca una linea ferroviaria federale verso Bouveret, stilla sinistra del lago Umano, e lì si congiunge colla rete francese.

VAL D' ILLIEZ. Una delle stazioni di questa linea è la piccola città di Monthey all' imboccatura di Val d' Illez, una fra le più belle valli nella regione LAGO DI MORGINS

delle Alpi, la quale si stende per una lunghezza di 20 chilometri sino al Col de Coux, ai confini della Francia. Nel suo fondo Champéry, in una giacitura deliziosa, prottetta dai venti, dominata dalla maestosa Dent du Midi. Da Val d' Illiez si dirama la valle di Morgins, tutta verdi pascoli e pinete profumate.

VERNAYAZ. Ritornando a St. Maurice, volgiam' ora a Vernayaz, donde si dipartono le vie verso Chamonix e il Monte Bianco, per Salvan e Finhaut. A Vernayaz trovansi due rinomate rarità: la cascata Pissevache, formata dalle acque della Salanfe, che, muggendo, precipitano da uno scoglio di 80 m. e l' orrido pittoresco di Trient, nelle cui profondità si ammirano strani aspetti. Una ferrovia elettrica da Martigny e Vernayaz congiungerà la valle del Rodano con Chamonix, toccando le stazioni di Salvan, Triquent, Finhaut e Chatelard, tutte luoghi piacevoli e frequentati. Fot. Wehrli TORRE DELLA BATIAZ PRESSO MARTIGNY RAPIDI DELLA DRANSE PRESSO FIONNAY

MARTIGNV. Dopo una breve corsa si riesce da Vernayaz a Mariigny, una delle più belle cittadine del Vallese, all' imboccatura delle tre valli della Dranse: Entremont, Bagne e Ferret. Di là si parte per i passi Fenétre, Ferret e del Gran S. Bernardo, che conducono in Italia, come pure degli altri due Forclaz e Col de Balme che conducono a Chamonix. Martigny è di remota fondazione; fu l' antico Octodurum dei Veragri, abitanti primitivi; sotto la dominazione romana fu il Forum Claudii e molti documenti archeologici che vi si riscontrano, come iscrizioni, monete, bronzi e importanti mine, sono di quell' epoca. Sulla città si stacca da una balza la vecchia torre La Batiaz, donde si gode un meraviglioso paesaggio; poco lontano dalla città, l' orrido imponente di Durnand, degno d' esser visitato.

VAL D' ENTREMONT. E' la più grande delle valli laterali. Una bella strada carrozzabile la percorre; dapprima a livello della Dranse, le cui acque impetuose precipitano al Rodano, va man mano elevandosi ed abbracciando sempre nuovi e magnifici paesaggi alpini. Dopo Sembrancher, s' apre, a sinistra, la Valle di Bagne coi villaggi di Chdble, Loartier e Fionnay. Vi si alternano rigogliosi frutteti, pingui pascoli, veri piani di velluto, selve buje e silenziose, tappeti di fiori profumati, torrenti alpini muggenti, campi di ghiaccio scintillanti. Da Sembrancher la Valle d' Entremont ascende per Orsières, Liddes e Bourg-St. Pierre al Gran S. Bernardo, via resa celebre dal passaggio dell' esercito di Napoleone (1800). L' ospizio di

Fot. Wehrli LAGO CHAMPEX E GRAND COMBIN 23 SION

lassù si eleva ad un' altitudine di 2472 m., in una regione romantica e selvaggia. Venne fondato nell' anno 980 ed è abitato da frati agostiniani, l' abnegazione e l' ospitalità dei quali è di fama universale; essi accolgono e soccorrono ogni anno migliaja di viandanti. A Orsières si raggiungono l' amena valletta laterale ed il Lago di Champex. E' difficile trovare un lago più poetico di questo; verde smeraldo, riflesso degli abeti, tranquillo fantastico; vi si rispecchiano le cinse luccicanti dei monti, specialmente quella maestosa del Gran Combin. Ad Orsières si stacca la Valle di Ferret che ascende al Col de Ferret fra i due giganti, il Gran S. Bernardo e il Monte Bianco; e lassù, proprio nel cuore della regione alpina, sta il borgo Praz de Fort, donde si parte per visitare il poderoso ghiacciajo di Saleinaz.

SION. Torniamo a Martigny e procediamo colla ferrovia verso Sion, l' antica Sedunum dei Romani, capitale del Vallese e residenza vescovile. Sorge in una contrada ubertosa; colle sue mura annerite dal tempo e su cui fiorisce il cacto, ha un aspetto stranamente orientale. Al sommo di una collina, su dei pergolati aprici, spicca la vecchia chiesa di Valeria, di puro stile ronfano; di contro, al sommo di un' altra collina, le ruine di Toarbillon, vecchia rocca vescovile; l' una e l' altra sono come gli araldi della città, la quale ha pure altri monumenti importanti : la cattedrale, la chiesa di S. Teodulo, il palazzo dei Consigli, la torre delle streghe, la casa della famiglia Supersaxo, in cui trovasi un' interessante sala in istile del rinascimento. Torno torno le ruine di molte rocche, quasi tutte del secolo XV; ne ricorderemo tre: le ruine di Soie, di Montorge e di Majoria. Al di sopra della città sta l' altipiano di Savièze, ben conosciuto dai pittori, ed a riscontro, dall' altra parte del Rodano, la collina coronata di larici dei Mayens de Sion, gradito soggiorno estivo.

LES HAUDERES E DENT BLANCHE Da Sion, per i passi di Sanetsch e di Rawil si va nell' Oberland bernese; per il passo di Cheville a Gryon, nelle Alpi vodesi.

VAL D' HERENS. Al di là di Sion, sulla riva sinistra del fiume, sbocca questa valle, in cui trovansi: Evolène, Les Haudères, Ferpècle e Arolla. Essa è conosciuta per i magnifici boschi, le cascate pittoresche e per lo splendore de' ghiacciai. Da lì si dirama una seconda valle, la Val d' Hérémence, nel cui mezzo stanno i Mayens de Pralong, soggiorno d' estate.

SIERRE. Dopo Sion, Sierre (Siders), che sorge al sole da vigneti fiorenti. Prediletta dalla nobiltà dei tempi passati, essa ha un carattere pro-


Fot. Wehrli. AROLLA ED IL MONTE COLLON prio. Libera dalle nebbie, di mite clima, ricorda i paesi della Riviera e perciò viene ricercata l' inverno ed è altresì conosciuta per i suoi vini generosi : Malvasia,Dòle, Fendant. Nelle vicinanze elevasi, tra le vigne verdeggianti, la torre di Goubin. Sull' altipiano di Crans, al di sopra della città, Montana, luogo di cura, in mezzo a boschi e laghetti, in una regione alpina delle più amene, all' altitudine di 1500 m.

VAL D' ANNIVIERS. Di contro a Sierre, sulla riva sinistra del fiume, dopo le ammirabili gole di Pontis, ecco una delle più belle e grandi valli del Vallese ; l' idillico vi s' alterna col selvaggio, e pochi luoghi radunano in sè le attrattive così varie dei paesaggi alpini, come questo luogo incantevole. E' leggenda che gli abitanti della valle d' Anniviers discendano da Unni, colà ritiratisi dopo la sconfitta di Attila e che i vescovi del Vallese abbiano penato assai a ridurli al cristianesimo. I principali villaggi della valle sono: Vissoye, St. Luc, Chandolin, Grimenz e Zinal, tutti visitati in estate. L' ultimo è l' Eldorado degli alpinisti; lì le vette sembrano inarrivabili, e vi scintillano i ghiacciai nell' azzurro purissimo: vedute grandiose, abbaglianti, che fanno strano contrasto coll' ombra dei boschi ed i tappeti fioriti dei prati. Pochi paesi alpini hanno, come Zinal, un carattere così spiccato, colle sue nere capanne coperte di pietre (mazots), che anch' esse fanno contrasto cogli alberghi moderni come i semplici abitanti, coi signori che vengono dal di fuori.

TORRE DI GOUBIN PRESSO SIERRE LOECHE. Scendiamo ancora da quelle splendide alture alla valle del Rodano, volgiamo le spalle a Sierre, dirigendoci alla stazione di Loèche (Leuk); di lì una bella strada carrozzabile conduce sù nella valle della Dala ai famosi bagni, all' altitudine di 1400 m., dominati a settentrione ed a ponente dalle grandi rupi della Gemmi. Un ardito sentiero sulla costa conduce per innumerevoli rigiri al passo della Gemmi (altitudine 2322 m.) verso l' Oberland bernese, fra il Wildstrubel e il Balmhorn. Una comoda strada poi conduce al Torrenthorn, una delle più splendide vedute, all' altitudine di 3000 m.

VALLE DI TURTMANN. Dopo Loèche, salendo, troviamo Turtmann, all' imboccatura della valle dello stesso nome, che si stende a mezzodì fino al ghiacciajo di Barr. In una gola presso il villaggio v' è una cascata bellissima del torrente montano.

VISSOYE Un buon sentiero mulare conduce a Gruben-Meiden, nel mezzo della valle, all' altitudine di 1900 m. Questa valle va facendosi ognor più frequentata come soggiorno estivo, ed a ragione, giacchè vanta molte bellezze. Parecchi passi la mettono in comunicazione colle altre di Anniviers e di S. Nicolao.

VALLI DI S. NICOLAO E DI SAAS. Procedendo colla ferrovia, si arriva a Visp (Viège), all' entrata delle valli di S. Nicolao e di Saas. Visp fu la sede delle nobili casate del paese, ciò che negli antichi documenti gli valse il titolo di "Vespia nobilis". Di lì parte la ferrovia a scartamento ridotto e, nei punti più ripidi, addentellata, la quale conduce a Zermatt, seguendo al splendida valle fino ai piedi del Cervino (Matterhorn) e del Monte Rosa. Fu costruita nel 1590. Sempre più numerosi vi affluiscono i viaggiatori, desiderosi di ammirare le meraviglie di quella regione de' ghiacciai, le quali presentano i paesaggi più vari all' occhio

Fot. Wehrli BAGNI DI LOECHE E LA GEMMI affascinato. Il tratto più bello è fra le stazioni di Stalden e S. Nicolao, il quale costeggia la Visp, che, impetuosa, muggente, si frange in mille cascate scendendo a valle. Delle sette stazioni sulla linea ricorderemo S. Nicolao e Randa. Arrivati alla cima, all' uscita di una galleria, ci si fa innanzi inopinatamente Zermatt, il quale appare allo sguardo meravigliato in mezzo ad amene praterie, larici e pini, alle piante dei principi superbi delle Alpi vallesane, le cime del Monte Rosa e del Matterhorn, coronate di nevi e ghiacci eterni; intorno vassalli altieri : il Weisshorn, la Dent blanche, il Dom, il Breithorn ed altri. Lì, il petto dell' alpinista si dilata, e lieto balza il cuore alla presenza dei giganti corazzati. Il villaggio stesso è degno di esser veduto, e strano è il contrasto fra le sue povere casuccie e gli alberghi, veri palazzi, come il contrasto fra la vita semplice, modesta, da secoli sempre

Fot. Wehrli S. NICOLAO ED IL BRUNEGGHORN FINDELEN PRESSO ZERMATT ED IL CERVINO (MATTERHORN)

la medesima, degli abitanti, colla vita elegante e suntuosa del forestiero. Un prolungamento della linea ferroviaria di Visp-Zermatt è la linea di Gornergrat, la quale conduce appunto lassù, dove la veduta è famosa. Sale da Zermatt, attraversando la Visp, la gola di Findelen e il bosco di Riffel, donde si scorge il Matterhorn e in giù, la valle verdeggiante, fino alla stazione di Riffelalp, luogo assai frequentato. Di lì procede fino a Riffelberg, attraversando il "Roter Boden", donde si scorge il gruppo del Monte Rosa, sù fino alla stazione di Gornezgrat (altitudine 3020 m.). Qui l' occhio s' inebbria dei più sublimi paesaggi alpini indescrivibili: Matterhorn, Monte Rosa, Lyskamm, Breithorn, coi mari di ghiaccio, il gruppo del Mischabel, Weisshorn, Zinalrothorn, Gabelhorner, ecc. stanno a poca lontananza. Tante meraviglie rendono estatici e si abbandonano con animo ricalcitrante. Colle immagini incantevoli della regione alpina ancora vive nel cuore, scendiamo alla valle. CAPPELLA PRESSO SAAS-FEE

Passando innanzi a l' amena Randa e S. Nicolao, piccolo villaggio grazioso, ci reduciamo nuovamente a Stalden per dare di lì uno sguardo nella valle diramante di Saas. Ammirabile la via da Stalden a Saas-im-Grand e Saas-Fee, la quale entra nella valle della Saaser Visp, fra dirupi, accanto a cascate pittoresche, attraverso a pascoli e selve. Improvvisamente ecco aprirsi un immense emiciclo; nel fondo, cime nevose scintillanti, nel mezzo una costa verdognola a prati, al centro della quale siede Saas-Fee, nuova stazione alpina che avrà un posto distinto fra le sue compagne. Dalla valle di Saas, per il passo di Monte Moro, si scende in Italia, a Macugnaga, nella valle Anzasca. BRIGA. Scendiamo ancora a Visp; di lì, la ferrovia ne conduce a Briga, la stazione all' imboccatura del traforo. Briga è una piccola città, molto animata in estate, che non manca di attrattive. Le cupole delle chiese, rivestite di metallo, svegliano ricordi orientali. Degni di nota sono i palazzi patrizi, come il singolare castello della famiglia Stockalper, colle sue torri quadrangolari, colla corte d' onore dai vasti porticati, costruiti dal potente e ricco Gaspare Stockalper, già nominato. Di contro, sulla riva destra del Rodano, il villaggio di Naters colle ruine di due castelli: "Chateau du Roc", e "Torre d' Ornavasso" . Una strada molare conduce da Briga a Bel-Alp, degno del suo nome: è un campo di fiori dominante l' immenso ghiacciajo di Aletsch, il più notevole di tutta la regione alpina.

PRESSO SAAS-FEE BRIGA

VALLE DI CONCHES. Al di sopra di Briga sta l' alto Vallese, o la Valle di Conches. Qui le linee si addolciscono, e non vi sono più quei vivi contrasti proprii delle altre valli. Un immenso tappeto di prati verdeggianti, disseminato di splendidi boschi, si ripiega da una montagne all' altra. Nella valle, con impeto giovanile, spumeggia il Rodano sprigionatosi dal ghiacciajo. La costa fertile è percorsa da una bella strada carrozzabile. Eccoci a Morel, donde si ascende alla Riederalp; eccoci al ponte di Grengiols, il punto più stretto della valle, dove sbocca l' alta Valle di Binn, dalla quale il passo di Albrun conduce in Italia. La strada ascende in giri e rigiri a Fiesch, sotto il suo maestoso ghiacciajo. Di lì si parte per l' Eggishorn, una gita non mai abbastanza raccomandata. Che vista di lassù! Vette e ghiacciai si succedono innumerevoli : l'occhio spazia sulle catene gigantesche delle alpi bernesi e vallesane e sulle loro diramazioni: qui la Jungfrau, il Monch, l' Eiger, il Finsteraarhorn; là il Matterhorn, il Monte Rosa, il Weisshorn; spazia sul lembo dell' immane ghiacciajo di Aletsch, che, dilatato, scende giù dalla Jungfrau, sul lago di Marjelen, lago di ghiacci, azzurro, disseminato di guglie scintillanti: un vero incanto! Da Fiesch in sù, la strada si fa sempre più ripida e le rupi quasi minacciose; si sente che ci si avvicina alla culla del fiume, al ghiacciajo del Rodano. Trascorsi i bei villaggi di Biel, Munsfer, Ulrichen, si giunge all' aperto. La contrada è denudata, il vento montano soffia giù; la strada sale poco a poco lungo il Rodano che spumeggia nel suo letto di pietre. Eccoci a Gletsch, al crocicchio degli alti passi carrozzabili della Grimsel e della Furka, dei quali il primo conduce a Meiringen, nell' Oberland bernese, l' altro ad Andermatt e Goschenen, ai piedi del Gottardo. Chiuso fra potenti pareti, vegliato da superbe cime nevose, il ghiacciajo si riversa in una magnifica e ripida cascata. Sul campo assiderato sorgono pinacoli rilucenti, e giù, nei crepacci azzurri, gorgogliano le acque ghiacciate. Il ghiacciajo è lì come un gigante minaccioso; i molti scogli sparsi qua e là sono testimoni della guerra tante volte secolare da lui sostenuta, mentre passo

Fot. Wehrli LAGO DI MAERJELEN passo si ritira. Esso è il superbo confine del Vallese, la chiusa risplendente della valle del Rodano. Accompagnando ora la corrente alpina, che sgorga dal seno dei ghiacci, ritorniamo a Briga, donde passeremo in Italia.

Fot. Wehrli GHIACCIAIO DEL RODANO IL SEMPIONE.

La strada del Sempione muove da Briga; essa fu la prima delle grandi strade alpine tra settentrione e mezzodì. A grandi tratti ne abbiamo già data la storia. Da Briga ad Iselle, la sua lunghezza è di 47 chilometri. In parte è scavata nel pendio della roccia, in parte si regge a muraglioni potenti, di grandezza e costruzione meravigliose. Per volte e risvolte raggiunge 2000 m. di altitudine, ed è abbellita da passeggi incantevoli. Da un secolo il traffico v' era vivissimo, ma ora è cessato; la diligenza federale non vi passa più, e solo vi passa l' allegro viandante col suo bastone, desideroso di contemplare le bellezze naturali in quelle pure aure montane, e di compiacersi nella solitudine e nel silenzio, interrotto soltanto dallo scroscio dei torrenti e dal rimbombo delle valanghe.

DILIGENZA FEDERALE Noi pure ascenderemo lassù nei dominii delle sorbenti della Diveria. La strada sale già subito dietro Briga, al Monte Calvario, fiancheggiando la Saltine, selvaggia figlia del Monte Leone che, muggendo, precipita a valle. Eccoci all' imponente ponte di Napoleone, dove sbocca la strada di Glis. Per grandi giri e rigiri si ascende. La vista della valle si sviluppa incantevole, e già si è in mezzo alle praterie. Sù in alto il ricovero n° 2 dello Schallberg pare c' inviti; si può salire per una scorciatoja, evitando la grande curva della strada. Eccoci al ponte della Ganter, e sotto sempre acque selvagge, spumeggianti e precipitose. Sù sù lentamente, eccoci al casolare di Bérisal, dimora estiva, all' altitudine di circa 1500 in. Di qui si scorgono le punte del Bortelhorn, del Furggenbaumhorn, del Wasenhorn e la catena del Monte Leone, e di qui si dirama la Steinental, piccola valle ricca di minerali. Da Bérisal la via sale, con pendio abbastanza risentito, attra-

Fot. Wehrli BERISAL verso a cespugli di rose delle alpi, accanto a torrenti spumeggianti. Presso il ricovero n° 4 si scorge ancora, colle sue cupole scintillanti, Briga giù in basso, la quale poi scompare. Procedendo, il paesaggio si muta ad un tratto: rupi erte, coronate di ghiacciai, da cui balzano torrenti selvaggi; siamo nella regione del Kaltwassergletscher (Ghiacciajo delle acque fredde) donde in primavera scoscendono le valanghe devastatrici; una croce sulla via è triste avvertimento. Per una galleria si giunge a quell' altra di Kaltwasser, sulla quale scende il torrente del ghiacciajo, formando un' imponente cascata. Dai finestroni di detta galleria si ammirano le acque muggenti precipitantesi negli abissi. Per una serie di gallerie in questo difficilissimo tratto si arriva finalmente alla cima donde si gode un paesaggio incantevole: a settentrione la catena delle Alpi bernesi con innumerevoli punte e ghiacciai fra le quali emerge il gigantesco Aletschhorn; a levante le tre vette del Monte Leone, a ponente la catena del Glishorn

Fot. Wehrli GLI ORRIDI DI GONDO Fot. Wehrli GONDO

fino al Weissmies. I precipizi incontrati sulla via sono velati da una leggiera nebbia opalina. Giunti all' Ospizio, dopo un corto riposo dai frati ospitalieri, si ridiscende verso le campagne italiane. Passando accanto all' antico Ospizio, la torre di Stockalper, si giunge a Simpeln, vecchio villaggio ai piedi del Bodmerhorn, che verso la fine del XVI. secolo fu distrutto da uno scoscendimento, le cui tracce sono ancora visibili. Fu minacciato anche nel 1901 dai detriti del ghiacciajo di Rossboden, i quali ingombrarono per un lungo tratto la strada. Essa scende di lì rapidamente e, per la galleria di Algaby, conduce all' orrido di Gondo nelle cui profondità mugge la Diveria: quelle gole selvagge fanno un' impressione senza pari. Viene quindi la galleria di Gondo alla di cui entrata si leggono le semplici parole: "Aere Italo MDCCCV Nap. Imp."; all' uscita mugge, precipitando a valle, il Fressinone. Ecco finalmente le antiche fortificazioni di frontiera e Gondo, I' ultimo villaggio svizzero colla torre di Stockalper; di contro il Val Varia, donde scaturisce un torrente; e giù, scendendo per dirupi, si arriva al piccolo villaggio di San Marco, italiano, e poi ad Iselle alla porta meridionale del traforo che sbocca nelle gole della Diveria, che giù balza impetuosamente a raggiungere la Toce.

ISELLE AL DI LÀ DEI MONTI.

Come un sordo e lontano rumoreggiar di tuono entro le viscere della montagna, il quale man mano s' avvicina a colpi ribombanti; come un grido di gioia s' ode un fischio acuto, il quale desta gli echi delle rupi, ed ecco "l' Express" uscir dalle tenebre del traforo. Ad ogni finestrino s' affacciano visi allegri a salutare il sole d' Italia, i cui raggi sono ripercossi dalle rupi delle chine; le onde spumanti della Diveria narrano con pazze voci i ghiacciai fendentisi ed i salti audaci nelle gole del Monte Leone. Entriamo nei nuovi ed eleganti vagoni delle ferrovie federali e proseguiamo il viaggio, scendendo la valle aprica di Vdro: la

VARZO Fot. Wehrli CASCATA DELLA "TOCE

Diveria ci mostra il cammino, volgendo alla pianura. Per gole e per rigiri si passa di volo davanti a Varzo, a Crevola ove sbocca la bella Valle di Antigorio, al casalone di Preglia; si passa fuori nella campagna della Valle d' Ossola, solcata dalla Toce scrosciante, e disseminata di villaggi, ville, chiese, cappelle; si va verso la piccola città di Domo d' Ossola, veramente italiana, che sta come una bella dagli occhi di fuoco in mezzo alla ricca vegetazione meridionale, sotto i raggi cocenti del sole. Qui stazione internazionale, visita della dogana.... e pazienza! Da Domo, verso oriente, stendesi la Valle di Vigezzo, giù, fino al Lago Maggiore, ed una comoda strada carrozzabile vi conduce per Santa Maria Maggiore e per Centovalli, in Valle Maggia, e di là alla bella Locarno, e da Santa Maria Maggiore, piegando verso sudest, a Canobbio. La ferrovia scende, sulla linea sinistra della valle, verso Vogogna, dominata d' un castello in ruine e sporgendosi pittorescamente dagli scogli. Al di là del largo letto, occupato dai diversi rami della Toce, la quale prende quasi tutto il fondo della valle, vedonsi Villa d' Ossola, all' imboccatura della Valle d' Antrona, e Piè di Mulera, all' imboccatura della Valle d' Anzasca, nel fondo della quale sta Macugnaga, notissima agli alpinisti. Vedesi pure, sempre al di là, Ornavasso coll' alto santuario della Madonna della Guardia, e si passa finalmente davanti alle cave di marmo di Candoglia ed a Gravellona, donde sbocca una linea ferroviaria per l' ameno Lago d' Orta, e finalmente, passato la Toce, si giunge a Baveno. Qui ci si affacia il più bel seno del Lago Maggiore: Pallanza ne arride all' altra riva, e in mezzo alle acque azzurre luccicanti stanno le Isole Borromee coi loro giardini incantati. Qui il fascino del mezzodì investe tutta l' anima; l' aria è piena di profumi e dovunque sono fiori; torno torno la linea delle montagne segna l' orizzonte; un sereno voluttuoso domina le chine,

Fot. Wehrli STRESA Fot. Wehrli BAVENO ED IL MONTE LEONE Fot. Wehrli ISOLA BELLA

le valli e le onde scintillanti, come se il radioso cielo di primavera baciasse la terra innamorata. Paese d' eterna bellezza, d' eterna gioventù! Lungo la sponda aprica la ferrovia conduce a Stresa, ai piedi del Monte Vergante, ornato di ville e dominato dal superbo Motterone che pare voglia aver parte, egli pure, alla festa della natura. E il lago va dilatandosi, e vedute sempre nuove deliziano l' occhio ed il cuore; un intimo canto alla creazione va fremendo nell' animo e dovunque vibrano armoniche note: nei cespi fioriti, nelle acque mormoranti, nei cuori palpitanti di gioia languente. Per Lesa la ferrovia conduce ad Arona e di là nella Lombardia e nel Piemonte; noi l' abbandoneremo per restare in questa contrada voluttuosa dei sogni. I LAGHI DELL' ITALIA SETTENTRIONALE.

Il Lago Maggiore o Verbano, di cui circa un terzo appartiene alla Svizzera, due terzi all' Italia, è un vero giojello della natura, la quale, generosa, vi ha sparse tutte le sue bellezze. In questi lidi benedetti da una costante primavera non si conosce il succedersi delle stagioni; certo, il nevoso inverno guarda quaggiù dalle alpi, dai Mischabelhorner, dal Weissmies, dalla maestosa catena del Monte Rosa; ma quaggiù, in riva ai flutti azzurri, regna profumata la primavera. Venti carezzevoli scherzano nei cespugli di rose, nei boschi di aranci e di magnolie, e il sole intesse un velo d' argento sui monti e sulle valli.

Fot. Wehrli PALLANZA Fot. Wehrli BRISSAGO

Lasciavi l' incantevole Baveno colle innumerevoli sue ville e gli eleganti giardini, sparsi sul Monte Vergante; il battello ci conduce alle isole, all' Isola bella, la più celebre, co' suoi palazzi e giardini incantati. Poco lontano, l' Isola madre, come un paniere di fiori galleggiante co' suoi viali ombrosi, e più in là l'Isola dei pescatori e di S. Giovanni. Sopra, il Monte Castagnola e le sue ville, il Pizzo Marone e i suoi dirupi, e sù, nello sfondo, la linea spezzata delle Alpi. Più oltre Laveno, ai piedi del Sasso di Ferro, e le graziose colline di Varese. A mezzodì ecco Baveno e Stresa alle radici del Motterone. Dovunque paesaggi meravigliosi, fantastici, incantati. Poi viene la magnifica Pallanza; poi, dopo la Punta di Castagnola, ornata di giardini, Intra e sempre nuove bellezze. Più oltre ancora Canobbio, all' imboccatura della valle Canobbina, dal cui fondo sorgono le punte del Monte Laurasca. Passato il confine, eccoci in Isvizzera, a Brissago, villaggio adorno di spalliere di limoni, boschetti d' arancio, mirti, cipressi, allori e leandri, ai piedi del Monte Limidario; le sue casette imbiancate spiccano da lontano. Ecco più sù Locarno-Muralto, dopo il delta della Maggia; a sinistra Ascona, colla rocca longobarda di S. Michele, col palazzo Maggetti che si mostra da lontano. Locarno giace, protetta dai venti, a settentrione del lago, in una contrada veramente di paradiso: il suo clima straordinariamente mite, ricorda le regine della Riviera: Cannes e Nizza; sulla china del monte, ville, i cui giardini fanno pompa di tutta la dovizia della vegetazione meridionale. Da una rupe sporgente, rivestita di boschi, si eleva pittoresco il Convento dei capuccini colla chiesa detta La Madonna del Sasso; più sù il piccolo villaggio di Orselina, da cui si abbraccia una vista incantevole. La Valle Maggia, che sbocca alla città, offre gran numero di bellissime escursioni. Un tronco della ferrovia del Gottardo ricongiunge Locarno alla grande linea nella valle del Ticino, che quivi sbocca.

Fot. Wehrli MADONNA DEL SASSO, LOCARNO Fot. Wehrli MORCOTE

Vorremmo indugiarci ben volontieri in questo bel cantuccio della terra, ma i giorni sono come minuti. Riprendiamo il battello e tornando verso mezzodì, passando davanti a Gerro, Pino, Maccagno, sulla riva orientale, si giunge a Luino, dove un ramo della ferrovia del Gottardo si unisce alle ferrovie italiane. Luino è alla foce della Tresa, fiumicello che, venendo dal Lago di Lugano, sbocca qui nel lago Maggiore, ed ai piedi del Monte Orsero. La piccola città è ricca di ville e palazzi che sorgono da giardini fioriti. Qui scendiamo a terra per volgerci ad un altro lago, nel suo genere non meno bello. Da Luino parte, verso oriente, una ferrovia secondaria, la quale congiunge il lago Maggiore col lago di Lugano, e questo poi coll' altro giojello dell' Alta Italia, il lago di Como. È un tratto delizioso attraverso alla bella contrada; per la valle ombrosa rallegrata dallo scroscio della Tresa si arriva a Ponte Tresa sul braccio occidentale del Lago di Lugano dalle forme irregolari. Qui si riprende il battello, si traversa un bacino circolare a guisa di stagno, si passa lo stretto di Lavena e si arriva al laghetto d'Agno. Eccoci davanti a Morcote, che dalla sua lingua di terra si rispecchia allegramente nel lago ; eccoci nel braccio principale tagliato dalla diga di Melide, su cui passano i treni del Gottardo, ai piedi, al sud, del Monte S.Salvatore. Ed ecco finalmente Lugano, le cui ville salgono dal lago sulle colline; qui ci fermeremo alquanto. I dintorni splendono in tutta la pompa della regione meridionale delle alpi; villaggi numerosi e case rustiche biancheggiano lungo la riva e per le coste, fra mezzo giardini, vigneti e boschi di castagni. Al mezzodì s' innalza, selvoso fino alla cima, il S. Salvatore, coronato da una chiesa. Vi s' ascende con una funicolare. Al di là del lago, il Monte Caprino; alla sua destra, il Monte Generoso; alla sinistra, il Monte Brè e il bel Monte Boglia; a settentrione, lontano, altra corona di montagne, sui cui spiccano il Camoghè e l'irto Sasso Grande. ll lago è animato da barchette e battelli a vapore che lo percorrono in ogni direzione.

Fot. Wehrli MELIDE ED IL SAN SALVATORE Fot. Wehrli LUGANO ED IL SAN SALVATORE

Nulla di più bello di una gita sulle acque gorgoglianti, quando il sole cadente investe le selve delle pendici e vi dipinge fantastiche immagini. Ed il cuore si apre agli splendori di questo paese fatato! Riprendiamo il treno, sù alla stazione che domina Lugano, e, per la linea del Gottardo, pieghiamo a settentrione, non senza rivolgere un ultimo sguardo al lago azzurro ed ai bruni castagneti che lo circondano, onde imprimerli indelebilmente nella memoria. Si passa Bellinzona, la fiera città delle castella, e via per le pittoresche gole scavatesi dal Ticino nella sua discesa dal Gottardo. E sù, pieni gli occhi ed il cuore delle meraviglie incantatrici, dalle quali con rammarico ci si allontana; sù, sempre sù; poi la tenebre d' un traforo; poi la luce del giorno: di nuovo montagne torreggianti e candide nevi e ghiacci azzurri dominanti dalle cince le valli profonde; freddi spiri di lassù soffiano nelle severe pinete, arrampicantesi per chine e burroni in cui scrosciano torrenti montani Svanisce il dolce sogno, e risvegli, l' occhio incontra un paesaggio più austero, ma pure di bellezza sublime. Ancor vibrano le soavi armonie del mezzodì nell' animo ebro di gioia ed ecco una valanga che, precipitando la sua massa con orrenda magnificenza, sfracella il bosco montano! Il viaggio dal Sempione al Gottardo è compiuto. Bellezza del mezzodì, bellezza del settentrione; beato chi può ammirarvi, sentirvi; beato chi apprese a comprendere le misteriose armonie che risuonano sempre là dov'è un cuore capace di penetrare l' intima sublimità della natura, quelle armonie che vibrano all' unisono nel canto eterno del nascere e del morir!

Fot. Wehrli CASTAGNOLA PRESSO LUGANO ED IL MONTE CAPRINO

Tradotto dal tedesco da Alfredo Pioda, Deputato al Consiglio Nazionale. Fot. Wehrli CAPANNA DEL TEODULO, BREITHORN E LYSKAMM INDICE. Pagina Introduzione 5 Traforo del Sempione. Notizie storiche e tecniche 7 La Valle del Rodano 15 Valle "Les Ormonts" 17 Bex 18 St. Maurice 18 Val d' Illiez 19 Vernayaz 20 Martigny 22 Val d' Entremont 23 Sion 24 Val d' Hérens 26 Sierre 26 Val d' Anniviers 27 Loèche 28 Valle di Turtmann 28 Valli di S. Nicolao e di Saas 29 Briga 33 Valle di Conches 34 Il Sempione 37 Al di là dei monti 42 I laghi dell' Italia settentrionale 47 STAMPERIA ZOLLIKOFER & Cia SAN GALLO SVIZZERA Ferrovie Federali Svizzere CARTA del SEMPIONE FCF

Stamperia Zollikofer & Cia., S. Gallo.