Wikisource:Collaborazioni/SBM/testi/Esposizione industriale italiana da effettuarsi a Milano nell anno 1881

ESPOSIZIONE INDUSTRIALE ITALIANA da effettuarsi a Milano nell'Anno 1881 Milano - Tip. Sole - 1880. ESPOSIZIONE INDUSTRIALE ITALIANA DEL 1881 MANIFESTO. La Camera di Commercio di Milano è venuta nel pensiero di farsi iniziatrice di una Esposizione industriale italiana, da aver luogo a Milano nell'anno 1881. Nell'epoca attuale, in cui non si può fare un passo nel cammino delle conquiste della civiltà, se non guidati dal lume acceso della statistica, le Esposizioni industriali, illustrate dai raffronti e dalle indagini che ne derivano, sono diventate più che una necessità, una vera istituzione. La situazione generale della produzione e del commercio in Europa, e la nostra speciale in Italia, ci obbligano a dare sempre maggiore importanza, e ad attendere con incessante sollecitudine ai fenomeni di indole economica, che contrassegnano il periodo nel quale ci troviamo. Nell' ordine economico e finanziario il problema della ricchezza precede ogni altro, nel senso che essa è oggidì una condizione prima ed essenziale dell' incremento di ogni arte civile, e della potenza e prosperità di uno Stato. Una nazione povera è anche debole e impotente. Dalla energia e dalla intensità della produzione deriva l' estensione e la copia del consumo, la formazione del capitale, e l'attitudine a sopportare i pubblici carichi, e a soddisfare alle immense esigenze di ogni natura che assediano le società moderne. La rapidità dei trasporti, e l' estendersi del sistema ferroviario che sono i fatti caratteristici dell'epoca, come già produssero notevoli effetti nel mondo politico, ora ne creano di molto maggiori nel campo economico, e nell'ambiente degli interessi materiali. Un moto accelerato di trasformazione domina in questo ordine di cose, cagionato non solo dal ravvicinamento e dalla permeabilità di ogni mercato, e dallo spostarsi delle correnti commerciali, che sono piegate a servire a determinati scopi, ma anche dal fatto che ogni paese si ritiene atto alla creazione di prodotti simili, avendo a sua disposizione, a condizioni di poco differenti, le materie prime, e gli istrumenti del lavoro. I vecchi metodi vanno scomparendo; ad ogni istante sorgono prablemi nuovi di spaccio e di concorrenza. Ogni quistione industriale si complica con una quistione commerciale, la quale alla sua volta riceve la legge da un fatto ferroviario. Il bisogno del basso prezzo per la gara della concorrenza, spinge al lavoro in grande, e questo all' eccesso di produzione, e alla smania e ricerca del mercato universale; in guisa che la conquista del terreno per lo spaccio dei prodotti, è ora diventata una faticosa lotta, nella quale la vittoria non sempre è sinonimo di utile. Una rivoluzione analoga si compie sul mare. La navigazione a vapore, che é quasi il prolungamento sul mare delle linee ferroviarie, prende sempre più il sopravvento nei trasporti marittimi, con grande alterazione delle vecchie abitudini commerciali, e dei criteri con cui si soleva giudicare dell' importanza e della natura del transita La navigazione celere, e gli sbocchi al mare innumerevoli, hanno mutato faccia alle quistioni del transito, e un paese tende sempre più a non avere, di sicuro, che quel traffico che è proporzionato alla sua produzione. Gli Stati che, spinti da un impulso irresistibile, hanno dovuto favorire questo moto di diffusione e insieme di avvicinamento, ora ne sono quasi impauriti, e tentano di frenarlo coi congegni e cogli artifici del sistema daziario, e dei diritti differenziali. Ma non si può andare contro la forza delle cose, e anche queste barriere presto saranno vinte dal buon mercato, e dalla perfezione dei prodotti. Altre cause di perturbazione e di mutabilità sono l'affinarsi del gusto delle classi consumatrici, che obbliga ad andare in cerca di nuove forme, e di nuovi processi industriali; e la scienza, che spinge a rapidi perfezionamenti, e che ad ogni poco fa stupire il mondo con una nuova scoperta. Essa, chiamata in aiuto nello sforzo di domare la materia, e apparecchiarla ai bisogni della vita, ha stampato la sua orma gloriosa in ogni ramo della operosità industriale, di modo che si può dire che la lotta di produrre sia ora lotta di sapere. Questi fatti, raggruppati insieme, dimostrano che ora ci troviamo in un periodo in cui una febbrile attività ha invaso il mondo, in cui la gara del produrre si fa sentire da un continente all'altro, in cui la piccola industria è ridotta quasi agli ultimi trinceramenti, dubbiosa se debba cedere il campo davanti al soverchiare della potenza del lavoro organizzato. In tale situazione, in mezzo a questo corso velocissimo di cose, si fa sentire più intenso il bisogno di creare ad ogni poco come dei momenti di tregua, di sosta, di riposo, i quali trovano la loro espressione appunto nelle Esposizioni industriali, in cui ci sia dato riconoscerci, fare il censimento delle forze utili, chiarire le condizioni della produzione sia in casa, come fuori, tessere l'inventario delle sconfitte e delle vittorie, e bandire la pace nel regno del lavoro e della concorrenza. Le Esposizioni industriali non sono, come taluno pensa, una semplice mostra materiale di oggetti. Implicano le indagini più accurate, estese a tutto quanto ha rapporto al benessere e alla floridezza del paese; sono la controprova del fatto, la realtà posta di fronte alla teoria, la legislazione vista nei suoi effetti; sono l' avvicinamento e l'attrito delle forze sociali, da cui si sprigiona una corrente di vita e di progresso. Nessuno spettacolo più utile di questo, quando sia sapientemente inteso, e abilmente predisposto. L' Italia ha delle ragioni sue speciali che la consigliano, ci pare, ad affrontare una pubblica mostra di questa specie. Essa ancora male conosce se stessa. Il moto di unificazione che ha strette assieme le varie sue parti nell'ordine politico, non ha agito finora con altrettanta efficacia nel campo economico. Gli interessi sono più lenti a muoversi che non le idee. Immensamente varia come essa è, ciò costituisce la sua forza, ma genera anche un pericolo, per le tendenze disformi delle parti che la compongono. Una cosa ancora ci manca. Bisogna creare in Italia il senso della solidarietà negli in- teressi economici, sia delle varie parti fra di loro, sia di tutte assieme di fronte all' estero. Conviene creare l' interesse italiano, che non sostituisca, ma riassuma ed assicuri gli interessi regionali. Alle difficoltà nella produzione che si riscontrano dappertutto, inerenti al modo di funzionare del capitale e del lavoro, altre se ne aggiungono da noi, affatto speciali. Non vi è dubbio che una specie di sfiducia e di accasciamento si è infiltrata nel mondo industriale italiano, prodotta da tentativi falliti, dall'incertezza che domina nei rapporti commerciali tra le nazioni, dalla instabilità del regime doganale , e anche dall'infierire della imposta , che non sempre si è mantenuta nelle dovute proporzioni colla ricchezza pubblica, e i di cui eccessi reagiscono sulla produzione, aumentandone a dismisura il costo, e aggiungendo un nuovo rischio ai tanti da cui l'industriale è già circondato. A questo si aggiungono gli effetti della circolazione cartacea, altra malattia endemica dell'Italia, che altera perpetuamente e rincara i prezzi delle cose, getta un nuovo elemento di alea in ogni transazione, ci stacca dagli altri paesi, ponendo in giro dei valori fittizi, che cessano di aver corso alla frontiera, e crea una tale perturbazione nei fenomeni concernenti gli scambi, che un danno pubblico, ossia l'aumento dell'aggio, si trasforma sovente in un vantaggio per l'industriale, su cui esso è costretto a contare. Ma questi ostacoli, e quesfa atonia, non ci devono vincere, nè scoraggiare. È necessario risollevare gli spiriti, e colla perseveranza e col lavoro indefesso, apparecchiare tempi migliori. È necessario che i capitali , momentaneamente disgustati, riprendano la via dei campi e delle officine, se pure vogliamo mantenere gli obblighi che la nostra posizione nel mondo e la civiltà ci impongono. Una pubblica mostra servirà a darci la coscienza di noi, di ciò che siamo, e di ciò che passiamo divenire; servirà a mettere in evidenza non solo quello che valiamo, ma anche, e specialmente, quello in cui siamo deficienti. Come nazione commerciale, e avente in questo campo splendide tradizioni, l'Italia si trova ora in presenza a due fatti nuovi, uno buono, l'altro svantaggioso, che possono influire a mutare in parte la sua struttura mercantile, e il suo indirizzo nella materia degli scambi. Questi fatti sono i valichi ferroviari delle Alpi, e la decadenza della sua marina mercantile. L'industria italiana, nata in una specie di isolamento relativo, aveva a sua difesa, più che le tariffe daziarie, la distanza e le Alpi. Ora, ad ogni breccia che si apre nella catena montuosa che ci circonda, un' onda di vita europea si rovescia sull'Italia, e la trascina nel vortice del moto continentale. Di questi moltiplicati contatti noi non dobbiamo impaurirci, ma anzi rallegrarci, poichè l' accrescersi della importazione, scuote i pigri, acuisca le facoltà del lavoro, e spinge inevitabilmente alla esportazione, per aver mezzo di compensare il debito all'estero. Pure tutto questo, producendo una alterazione organica nel nostro modo di essere, deve dare origine alle più diligenti e serie considerazioni, sia da parte dello statista, come di chi arrischia il suo avere nelle imprese industriali. Non sempre la lotta succede a parità di condizioni. Le tariffe differenziali ferroviarie, a modo d'esempio, spesso sono volte contro gli interessi italiani, e creano una geografia speciale ad uso dei produttori di lontani paesi. Quanto alla diminuzione della nostra marina mercantile a vela, questo è un fatto preveduto e deplorevole, non solo per la perdita dei profitti e delle influenze che accompagnano la navigazione, ma anche perchè ciò rende dubbie e mal sicure le correnti del transito, su cui l'Italia, paese peninsulare, faceva assegnamento. Giacche è evidente che le risorse del transito, che già sono scosse dall'indirizzo generale del commercio, non possono avere una base di durata e di stabilità, se i trasporti per mare non sono dominati da quegli stessi interessi che regolano i trasporti per terra. Speriamo che nel caso nostro non si tratti di decadenza vera, ma solo di trasformazione , polche troppo sarebbe l'onta e il danno, se l'Italia fosse costretta ad abdicare ai vantaggi della sua postura geografica , e a disconoscere le tradizioni e gli esempi del suo glorioso passato sul mare. Il momento ci sembra opportuno per invitare gli italiani a questa feconda rassegna delle arti della pace. Nel 1881 saremo alla vigilia dell' apertura del valico ferroviario del Gottardo, destinato a porre in comunicazione i nostri mari e la penisola col centro dell'Europa industriale. Oltre a questo, nell'anno medesimo probabilmente dovrà la nostra legislazione doganale arricchirsi di nuove convenzioni stipulate con quei paesi coi quali più numerosi e rilevanti sono i nostri scambi. Da una mostra italiana i nostri negoziatori potranno trarre copia di nozioni e di suggerimenti, atti ad avvalorare la loro opera nel difficile còmpito inteso a stabilire l'equa corrispettività nel trattamento doganale. L' Esposizione nazionale di Firenze del 1861, per cui lo Stato contribuì così largamente , è già cosa di vecchia data, e avvenne in un' epoca in cui le preoccupazioni politiche tenevano ancora il gimo posto nell'animo di ognuno. Quella di Napoli del 1871, che pure ottenne una sovvenzione cospicua dallo Stato, fu limitata alla mostra degli oggetti relativi alle arti marittime. L'ultima che ebbe luogo a Milano risale al 1871, e non abbracciò in fatto che alcune categorie di prodotti. Da quell' epoca al 1881 corrono dieci anni, che è un periodo di tempo sufficiente perchè, in mezzo al sorgere di tante nuove industrie, e all'avvicendarsi di fatti cosi disparati, sia da tutti sentito il bisogno di ritentare la prova, e di chiamare di nuovo a convegno i produttori italiani. Le considerazioni svolte in addietro ci dispensano dall'obbligo di dimostrare la necessità che l'Esposizione sia nazionale, piuttosto che regionale , ed estesa ad ogni ramo della operosità industriale, comprese le industrie artistiche, e i prodotti agrari in quanto hanno subito una trasformazione industriale. Il concetto può parere ardito, ma non è che a questo patto ché è lecito ripromettersi dall'opera che si inizia, un utile e un insegnamento, adeguati alle circostanze e proporzionati alla spesa. Le mostre locali, che pure presentano vantaggi notevoli da un punto di vista speciale, lasciano però sussistere dei vuoti, e non servono a dare la nozione precisa dell'insieme e a far progredire gli interessi del corpo collettivo. Ed è di questi che ora principalmente dobbiamo occuparci, poiché, come fu detto, una delle note dominanti del periodo attuale è la rinnovazione dei trattati di commercio. Nè vi è a temere che la mostra prenda troppo vaste proporzioni, quando la direzione di essa e la scelta degli oggetti sieno affidate a persone che non perdano di vista gli scopi elevati, che con questo paragone delle forze del paese si vogliono conseguire. A meglio favorire quella che chiameremo la parte scientifica e intellettuale della Esposizione, sarà conveniente provocare e promuovere in tale circostanza, facendo appello al volonteroso concorso degli uomini speciali di cui l'Italia non ha difetto, e dei quali taluno è vanto del nostro paese, delle conferenze e dei congressi, aventi per issopo lo studio e l'esame di alcuno degli argomenti, di indole economica, che più ci importano nel momento attuale, come l' emigrazione, la moneta, l'insegnamento professionale, il credito popolare in aiuto delle piccole industrie che dobbiamo in Italia gelosamente custodire e preservare, le spedizioni commerciali, la mutua assistenza e il risparmio, e sopratutto le questioni ferroviarie, che ora tengono il primo posto. Gioverà anche moltissimo che i risultati della Esposizione e gli apprezzamenti a cui darà luogo, sieno raccolti e fissati in apposite monografie, destinate a far sì che di un fatto per sè stesso transitorio, rimanga un monumento durevole. Milano, collocata in mezzo ad una grande regione ricca e popolosa, vasto centro di coltura e di produzione, nodo di ferrovie e di commerci nell'Italia superiore, ove i problemi del lavoro non sono mai scompagnati da quelli della previdenza e della assistenza pubblica, Milano, che con Genova sarà la prima a trarre profitto dal nuovo passaggio alpino del Gottardo, avrà l'onore di essere la sede della Esposizione, e sarà lieta di dare il benvenuto nelle sue mura ospitali ai concittadini di ogni parte d' Italia. Possiamo assicurare che ogni più diligente cura sarà posta per la buona riescita della Esposizione, e per la cauta conservazione degli oggetti , e che la massima solerzia, e la più scrupolosa imparzialità presiederanno ad ogni atto di chi sarà incaricato di dar vita a questo utile concetto. Più che per il lusso degli edifici, la nostra mostra dovrà essere notevole per la boati i dell'ordinamento, e per il pregio intrinseco degli oggetti raccolti. Già si sono associate all'idea e alla iniziativa della Camera di Commercio, la Deputazione Provinciale e la Giunta Municipale di Milano, la Società d'Incorraggiamento d' arti e mestieri, l' Associazione per l'industria serica, l'Associazione industriale, la Banca popolare e la Cassa di Risparmio. La Camera di Commercio ha eletto il Comitato esecutivo della Esposizione, composto delle persone, i di cui nomi sono segnati a piedi del presente manifesto. Altri membri, secondo le circostanze consiglieranno, potranno essere aggiunti al Comitato, il quale avrà anche facoltà di farsi assistere e sussidiare da Commissioni speciali, sopratutto in ciò che richiede una particolare competenza. Il Comitato compilerà e diramerà nel termine più breve possibile il programma. speciale della Esposizione, il regolamento per la sua effettuazione, e tutte le norme riferibili alla nomina e costituzione del corpo dei giurati, ed al conferimento dei premi. Questo manifesto non è che un primo passo, e non ha altro scopo che quello di recare la nostra idea a notizia dei corpi costituiti, degli industriali; e dei cittadini di ogni parte d'Italia, in cerca di adesioni e di incoraggiamento. Ove l' idea attecchisca, e il buon seme germogli, del che non mettiamo il menomo dubbio, con altra circolare si farà appello agli indispensabili concorsi pecuniari, avvertendo sino da ora che l'impresa è vasta, e che tanto più la mostra industriale riescirà degna del paese, e ampia, e utile, e tanto più si potrà abbondare nei premi, quanto più valido sarà l'appoggio, e largo il contributo che ci arriveranno da ogni regione italiana. Non ci nascondiamo le difficoltà di varia natura che la proposta può incontrare, tanto più in questo momento in cui le amministrazioni pubbliche, e i privati cittadini, sono aggravati da oneri di ogni sorta. Ma è appunto per l'accumularsi dei pesi, e per il crescere dei dispendi, che i problemi della produzione hanno acquistato una tensione e una urgenza insolite. Se di questo ognuno deve essere convinto, noi abbiamo lusinga che attorno alla nostra idea, e a sostegno di essa, si formerà quel cumulo di consensi operosi e di adesioni efficaci, che sono arra della prospera fortuna di un' impresa anche più ardua, che la nostra non sia. E' mestieri che in Italia cessi ogni incertezza nell'indirizzo delle cose economiche, e si formi in questa materia , almeno nei punti principali, una opinione dominante, che tutti ci trovi riuniti in date contingenze, e che corrobori tanto l' opera del legislatore, come gli sforzi dell'industriale. Tenere il lavoro in onore, rimuovere gli ostacoli, sorreggere l'industria con mano amica, e fare in modo che sia circondata da un influsso fecondo che la spinga sulla via del progresso e della perfezione, ecco, in riassunto, il movente che ci deve guidare, e il fine a cui tendere. Nutriamo fiducia che la nostra Esposizione abbia a servire di eccitamento, a possa essere come il perno di un potente ridestarsi della vita industriale nel nostro paese. Milano, 1 Febbraio 1880. Il Comitato Esecutivo Presidente onorario Presidente elettivo GIULIO BELINZAGHI LUIGI MACCIA Vice - presidenti LUIGI FUZIER - Dott. STEFANO LABUS BIGATTI AMBROGIO - CASTELBARCO CESARE - D' ITALIA GIACOMO - FELTRINELLI GIACOMO - FERRI VITTORIO - GALLI ENRICO - GINOULHIAC LUIGI - PONTI ETTORE - RICHARD GIULIO - ROBECCHI GIUSEPPE, deputato - SPELUZZI GIUSEPPE TERUGGIA Ing. AMABILE - VIGONI GIULIO.