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ALCUNI VERSI DI EVA CATTERMOLE CANTI E GHIRLANDE DI EVA CATTERMOLE

IN FIRENZE COI TIPI DI M. CELLINI E C. alla Galileiana - 1867 ALLA CARA MEMORIA DI MIA MADRE

Se or dico a queste semplici rime, Che ingegno ed arte non hanno inver , « 0 voi che siete facili e prime Fedeli imagini del mio pensier ,

Ite pel mondo. Che dalla gente Siate gradite sperar non sò, Che raro è quegli che pone mente Al canto afflitto che il cor dettò ». Non è lusinga di plauso incerto , Di dolce encomio non è desir ; Non bramo lode che non mi merto Ma un sacro voto voglio compir.

E’ una ghirlanda di pochi fiori Che sul tuo marmo vengo a posar ; Lieve han profumo, mesti colori , E il pianto languidi li fe' sbocciar.

Se chi gli guarda scherza, e a dispregio Poscia li getta lunge da sè, Non pensi togliermi ambito fregio.... Madre, gli accolsi solo per te ! I. A MIO PADRE PRIMI PENSIERI. IL RITRATTO DELLA MAMMA

L’ imagin della mamma io l’ ho vicina E la vado sovente a contemplar, Allorquando mi sveglio ogni mattina La mamma mia mi volgo a salutar : Mi volgo a salutar la vera amica , E prego Iddio perchè la benedica

L’ imagin della mamma io l’ ho dappresso , E sembrami d’avere un gran tesor A quell’ imagin mi rivolgo spesso Mentre l’adorno di gentili fior : Pria di dormire a lei mando ogni sera Un saluto , un sorriso , una preghiera. DORMI

Dormi , dormi o bambinella Che a te presso il buon Signor, Come il raggio d'una stella Mandò l'angelo d'amor. Uno sguardo ed un sorriso Innocente ti donò , Che trovare in Paradiso Sol fra gli angeli si può. Dormi , dormi o mia fanciulla Sovra te sereno è il ciel , Nella piccola tua culla Non temer caldo nè giel. Dormi, dormi, bella e lieta Non sarai mai più così , Nella culla tua segreta Non prevedi i mesti dì. Per vegliarti, o bambinella, A te presso il buon Signor, Come il raggio d'una stella , Mandò l'angelo d'amor. IL BACIO

E la mia mamma un bacio m' ha donato, Un bacio santo di materno amore , L' ho raccolto nel core e l’ ho serbato Come la brina in seno accoglie un fiore. Al fior la brina è balsamo del cielo, II bacio della mamma è il più che anelo.

Il più che anelo è il bacio della mamma , Che d'ogni sacro affetto ha in sè la fiamma. Senza il suo bacio derelitta e muta Ogni speranza mi saria caduta ; M’ è risuonato qui nel mezzo al core Come la voce del più casto amore. UNA BAMBINA A SUA MADRE

Che faran gli augellini, o mamma mia . Or che fiocca la neve sul terreno ? Da questo luogo voleranno via Mentre calda io son qui sovra il tuo seno. In terra da mangiar non troveranno: Or dimmi mamma mia, cosa faranno?

Oh! non pensare cara all’augellino , Di che nutrirsi Iddio l’ ha provveduto , Ma pensa invece al povero tapino Che non ha chi gli volga un pio saluto, Ripensa invece al misero suo stato, E con lui parti il pan che Dio t’ ha dato. PER AVER PERDUTO UN CUORICINO DONATOMI DALLA MAMMA.

O giovinetta , dite, perchè mesta Oggi tanto vi state, oggi ch’è festa? Chinate il viso come afflitto fiore , Sembrate tutta assorta in gran dolore; Avreste persa qualche cosa amata. O giovinetta afflitta e sconsolata ?

Ahimè! perduto ho il core della mamma, Ch'era vago , gentile e avea la fiamma. Mi rimane però quello suo vero, Ardente d'un amor tanto sincero; Ardente d'un amor così securo, Che sempre durerà tanto ch’ io duro! NINNA-NANNA Canto popolare.

Dormi, o fanciulla - pari ad un angiolo A te vicina la madre sta , Presso alla culla - odi la flebile Voce che un canto sciogliendo va:

Tu sei pura come il sole Tu sei bella come il dì, T' addormentin le parole Di chi t’ama e ti nutrì.

Vo' implorare la Madonna Che ti voglia benedir, Col suo manto e la sua gonna Che ti venga a ricoprir.

Sei più bianca della neve Allorchè fiocca dal ciel ; Mentre dormi lieve lieve Io coprir ti vo’ d’un vel. Questi miei baci d’amore Non ti turbin nel dormir, Della madre è fatto il core Per amare e benedir -.

Mira, la donna - cantando assidua Va la fanciulla cullando ancor, E la Madonna - pietosa e vigile Dona alla madre conforto e amor ! L' ANGELO DELL' AMORE

Angel d’amore che dal Paradiso Mi scendi a consolar col tuo sorriso, Quando morrò, sovra il sepolcro mio Deponi un fiore e vieni a dirmi addio.

Ivi aleggiando candida preghiera, Angelo bello tu sciorrai la sera; E mi dirai con amoroso grido : Io non ti lascio sola, a Dio t’affido.

Ed io risponderò : vieni anche il giorno Ad aggirarti alla mia tomba intorno ; Vieni ogni di per qui deporre un fiore Che dica : Fedeltà, Speranza, Amore. IL LAMENTO DI MARGHERITA

Addio bei sogni - addio dolce pensiero Che un giorno vagheggiai ; Ricopre la mia stella un velo nero Nè la vedrò più mai.

Era sì lieta ! Il giorno al mulinello Me ne stava a filar , E poi quando sorgeva Espero bello Andava a riposar.

Nella semplicità del viver mio Non conosceva il pianto , A sera offriva una preghiera a Dio Ed al mattino un canto.

Ma un giorno egli m’appar - della mia nota Muore sul labbro il suon , Del mulinello immobile la ruota Rimane in abbandon. Da quell’ istante un nuovo paradiso In cor si rivelava , Un suo sguardo , un suo detto , un suo sorriso In ciel mi trasportava....

Ma un dì m’abbandonò ; dal suo viaggio Non fe’ ritorno più Risero le fanciulle del villaggio Di mia frale virtù.

Onta e sventura a chi scherzando toglie Di gioventù la pace, E del serto d’amor le verdi foglie Di calpestar si piace !

Onta e sventura a chi d’ irrider osa Al fallo ed al dolor Deve dell’ innocenza avventurosa Pietoso essere il cor !

Addio bei sogni - addio dolce pensiero Che tanto vagheggiai ; Ricopre la mia stella un velo nero Nè la vedrò più mai ! I I I.

ALL’ ILLUSTRE

PIETRO GIANNONE

CANZONI. A MIA MADRE

E tu passasti come tutto quanto Che di perfetto in sè la terra accoglie, Nè il nostro amaro pianto Richiamare ti puote a queste soglie; Trasse lungi da noi l’angiol di Dio Il tuo spirito pio, E al cominciar del giorno Della mia vita io non t’ ho più d’ intorno.

Oh! perchè non son io teco sotterra ? Deh ! me pure perchè morte non volle ? Quest’affannosa guerra Avrei quetata sotto amiche zolle, E forse un dì di mesti fiori un serto Sul tumulo deserto Qualche pietoso avrìa Per me deposto e per la madre mia.

Se dal cielo mi vegli oh vedi come Misera son dal dì che ti perdei , E ti chiamo per nome Tutti a te confidando i pensier miei ; Ma non temere ah no : del mio destino Io seguirò il cammino E nel mortal viaggio La tua memoria mi darà coraggio.

Di questa vita salirò del monte L’erta ingombra dai vepri e dalle spine, Nè piegherò la fronte S’anco il sudore mi bagnasse il crine ; Ma se per muto sdegno o vil timore Poi mi tremasse il core , Sul sepolcro materno Verrò a calmare quel contrasto interno.

E qual s’ invoca protettrice santa Te invocherò , partito angiolo mio , Dalla stanchezza affranta Avrò di venir teco almo desio; Pur se tu mi conforti in mezzo ai pianti Del mondo, anderò avanti, E se mi dai la fede Oh non fia mai che mi vacilli il piede.

E’ vero che per sempre or m’ è negato Il benedetto tuo tenero amplesso Nè sul tuo seno amato Posarmi ancora mi sarà concesso. Nè il tuo plauso avrò più di cui sovente Altera era la mente, Ma pur col tuo sorriso La calma mi darai del paradiso.

Con riverente affetto or mi rammento Dei tuoi consigli, della tua parola , Ogni moto ogni accento Tu l’ imparasti a una severa scuola ; Alla scuola del duolo e degli affanni Che sin da’ tuoi prim’anni Più pietosa ti rese Per il debole altrui.... per chi t’offese.

Deh mi perdona se talvolta errai Se non fui teco ognor mite e serena, Di ciò mi strugge ormai Inutile amarezza e tarda pena. Ma sai che una mestizia indefinita M’ accompagnò la vita, Tal ch’ io vedeva in tutto Presentimento d’ infinito lutto.

Negli ultimi tuoi dì sovra quel letto Che inorridisco a rammentar soltanto, Dicesti con affetto “ Temo lasciarti perchè t’amo tanto ” Dissimulando io contradir volea La dolorosa idea, E supplicando Iddio Ti davo i baci dell'estremo addio. Nell’ esistenza mia forse la gente D’ amore mi farà dolce promessa, E forse arditamente Ripeterà la tua parola istessa ; Ma il labbro tu ne chiudi s’ ella Fia Una menzogna ria, E dammi col tuo raggio Di tue virtudi l’ immortal retaggio. A FIRENZE

Salve o Firenze mia, città de’ fiori Che tutto il mondo ammira ! Offrir ti voglio in mezzo a’ miei dolori La nota della lira ; Gemito e canto manderan concordi Mestissimi gli accordi , Ma pur grato ti sia L’ umil tributo della voce mia.

Amarti io non dovrei : nelle tue mura Triste menai la vita , Nel seno tuo terribile sciagura Recente m’ ha colpita , Ma tanto bella sei , che se il tuo cielo Rimiro senza velo , Un raggio di speranza Ultimo sento che nel cor m’avanza.

Sante memorie ho in te ; di care scene Qui mi rivivon l’ore , L' ANGELO CUSTODE

- L'angelo tuo custode è a te vicino Quando tu vai la sera a riposar. Di lui privo il tuo cor saria meschino Il labbro tuo non potria più pregar -. Così la mamma mia sempre m’ ha detto Che presso a me v’ è un angel benedetto.

- Or ti protegge con quell’ali sante E nel tuo sonno a vigilar ti sta , Ma germogliando in te malvage piante . Gli occhi con l’ali sue si coprirà ; E fa così - la mamma mia m' ha detto , - L’angel che manda Dio presso al tuo letto - L’ore che un tempo fúr liete e serene Come un sogno d’amore ; Ma un dì poi venne in cui conobbi anch’ io Qual sia l’ultimo addio, La dipartita amara D’una persona ahi! troppo amata e cara.

Pure lungi da te giammai potrei Girne o Firenze mia , Sebben la calma del pensier perdei , L’usata calma pia ; Allorchè penso che quel sacro monte Che sorge a te di fronte , Nel suolo suo rinserra Colei che m’amò tanto in sulla terra ,

Sento in me stessa che un’arcana possa Mi signoreggia il core , E lega a te quest’anima commossa Col vincolo d’amore. Lascia dunque ch’io sia tutta la vita In tua beltà rapita , E poi ch’io mi addormenti Nella dolce armonia de’ tuoi concenti. ALL’ AMICIZIA.

A William Bevan.

Santa amistà per te fiorisce e vive Quanto inalza la mente ! Nelle sue brevi gioie fuggitive Di te nulla più casto il mondo assente : Vincol di pace sei , raggio di luce Che col pensiero a Dio ne riconduce.

Oh quanta gente una vana parola Ti chiama, e a te non crede E non avvezza alla tua sacra scuola Nel tuo nome sublime ahi ! non ha fede ; Altra teco s’adira , e ti confonde Col falso amor che il disinganno asconde !

Io, però benché in mezzo a questa turba Che t’offende e t’oblia, In me raccolta, mentre niun mi turba , Per te vo’ sciorre all’aura un’armonia ; Inno d’amor non fia, ma un mite accento, Un sospiro d’affetto, un pio lamento. Sì - mentre la distanza o l’empio fato Dolenti ci divide Talvolta da un oggetto unico amato , L’amistà ne conforta , indi sorride E mormora: “ Unirò nel libro mio I vostri nomi , per mostrarli a Dio ”.

Ed altra volta , tu che la parola Hai sempre del conforto , Vai ripetendo il detto che consola , Il mesto core alla speranza morto , E mentre amica egli t’accoglie , impara Siccome a Nume ad inalzarti un ‘ara !

Oh possa questa età che lieta spinge A concordia fraterna , E che un vincol di fe’ tutti ne stringe La fronte ornarti di corona eterna ! Per te sovra la terra, oh fia migliore Il domestico affetto e il patrio amore ! ALL’ ITALIA.

20 Maggio 1866.

Oh salve Italia mia , deh vedi come Corron lieti al cimento i figli tuoi , E nell’almo tuo nome Oggi simili sono ai Greci eroi ! Sì vinceranno ! Dell’ Adriatico lido E’ sacrosanto il grido , E la risorta libertade alfine Dall’Alpi all’ Etna non ha più confine.

Benedetta l’etade in cui risplende Il raggio salvator del bel paese E al mondo intero apprende Che Italia non peri , ma solo attese ! Fra le sventure cittadine e l’onte Giammai chinò la fronte, E all’oppressore, le sue genti ognora Furono pronte a gridar: - Mora – mora ! Oh salve Italia mia, mentre la spada Impugneranno questi figli arditi , Alla nostra contrada Delle donne i tributi oh ! fian graditi. A lei consacreremo i nostri cari Delle Romane al pari , E se cadranno nella pugna morti La lor polve sarà polve di forti !

Come esulta la mente al sol pensiero Che fia la patria nostra in breve unita ! Viva il genio guerriero ! Viva chi per 1’ Italia or dà la vita ! Alfine udito fu d’oltre gli avelli Il grido dei fratelli , E giunse a noi da quelle sacre zolle Dove ancor del lor sangue il suolo è molle.

Sì - da quel suolo una potente voce Desta al cimento dell’Ausonia i figli ; Lor balza il cor veloce E temer più non sanno armi e perigli. Nuovi campioni della prisca etate Oh benedetti siate! Nell’eterne sue pagine la storia Di vostre gesta narrerà la gloria ! DOPO AVER VEDUTO IL TRASPORTO Dl S. CATERINA DA SIENA

(Quadro di Giovanni Costa).

Forma più scelta e più nobil concetto , No , ritrar non potria pennel celeste Oh come tutto in quel soave aspetto D’ un’ armonia divina si riveste ! Brilla un raggio che vien dal paradiso Dell’estinta sul viso , Dove la calma placida e riflessa Che all’alme degli eletti è sol concessa.

Degna non è di te la terra ! tale Beltade è fatta per serbarsi in cielo ; Un’aureola ti cinge il capo , e l’ale Mancano sole al tuo terrestre velo. Giunte hai le bianche mani in atto pio Come pregando Iddio , E sovra i fiori che appassir non ponno Dormi tranquilla della fede il sonno. Dalla pietà di puri angeli santi Il lieve corpo tuo vien trasportato , Che intuonando al Signor sommessi canti Di rose e gigli hanno il sentiero ornato ; Malinconia soave e in un profonda , Sì tutta ti circonda.... Che palpitare a chi ti guarda il core Fai , qual corda vibrata dall’amore.

Quanto somigli alla mia dolce madre Qual nell’ultimo giorno io la mirai ! Ambo pallide e meste , ambo leggiadre Della beltà che non si cangia mai ! Deh ! fa’ per quell’amor che in ciel t’aspetta Anima benedetta , Che il mio guidato dall’eterna speme Si ricongiunga al vostro spirto insieme. ALLA MIA MUSA

Oggi un canto , o mia Musa, offrir ti voglio D’amor dolce tributo. S’ io per te non avrò nel Campidoglio La ghirlanda d’allor , pure tessuto Di fior di campo un’umil serto m’hai , Ed ogni dì mi dai Non gloria e onor mendace , Ma nell’ostello mio conforto e pace.

Oh! quante volte l’alma combattuta Da mille arcani affetti , Quasi oceano fremente , si trasmuta Poscia in placida calma ; oh! benedetti Gli accenti tuoi che allor d’udire parmi Tranquilli sussurrarmi : “ Dimmi , perchè t’adiri ! ” Non merta al mondo niun pianti e sospiri , “ Non vale un tuo sospir la bassa sfera Nè un tuo pensiero pio ; Chi di lacrime vive e di preghiera Da tutti in terra ponesi in oblio , Amato è solo quei cui brilla in viso Scherzevole sorriso ; Ma tu che sei sì mesta Posa sul seno mio la stanca testa ”.

Oh! si sovra il tuo sen voglio posare , Quasi obliando il fato , Come a diletta amica favellare Se a consolarmi , tu mi scendi a lato : Il sai d’ uopo ho di te che , mi spaura La vasta landa oscura Dove senza il tuo raggio Non potrei seguitare il mio viaggio.

Sui miei colli talor volgendo il passo , Ti ritrovo pensosa Nel camposanto dove a un umil sasso , Sboccia vicina una solinga rosa ; O ti trovo del lago in sulla sponda Dove limpida l’onda Pria passa e poscia riede E mollemente t’ accarezza il piede. Allora il canto mio con lieve accento Timido ti saluta Poi la flebile nota in un lamento Cui l’ eco sol risponde si permuta. Oh ! perchè ognor m’inebri d’armonia Odi la prece mia , Mi cingi del tuo velo E mi dischiudi sorridente il cielo ! LA PAROLA D’UN ANGELO

Era la notte e l'anima pensosa Vagheggiava le stelle e il vasto ciel , Afflitta come un’appassita rosa Sbocciata presso ad un romito avel. Era l’ora gentil che mesta mesta Sorge la luna i monti a illuminar , E il solingo usignolo i campi desta E vien col canto i boschi a rallegrar. O fosse il venticello della sera Che tra l'erbe scherzasse in mezzo a’ fior , O un suono arcano di gentil preghiera, O il sospiro d’un’ anima che muor , Intendere mi parve una parola Una parola che ridir non so, Che tanto affetto racchiudeva sola E che in eterno mai non scorderò ! Quella voce soave io l’ho cercata Nel mormorio dell’aura e del ruscel, E l’odo ancora , ma non l’ ho trovata E potrò solo ritrovarla in ciel ! IN OCCASIONE DEL RITROVO DELLE OSSA DI DANTE ALIGHIERI A RAVENNA

Qual grazia mai , quale potenza arcana Ridona a noi le sacrosante spoglie Dell’anima sovrana Ch’ ogni italica gloria in sè raccoglie ; Mentre nel nome del divin Poeta , Festeggia oggi la lieta Gentil cittade a cui Ei volgeva i sospiri e i carmi sui ?

Oh ! chi sa quante volte irato e fiero Nel vol sublime delle vie superne Tornava il suo pensiero Alle chiuse per lui case paterne , Ma di Fiorenza il nome dolcemente Mormorando dolente Alla deserta vita Chi sa qual mesta calma avrà largita. E lontano dal suo “ bel san Giovanni ” D’onde l’avevan come reo bandito , Ei pianse sovra i danni Del suo paese servo ed avvilito ; In mezzo a gente che la sua non era “ Vide l’ultima sera ” E l’anima n’ uscio Pura e disposta a risalire a Dio.

E la città che con amor materno Un pietoso e gentil detto gli volse , Serba il ricordo eterno Del grand’esul che amica in seno accolse ; Ma alla sponda natia placata e amante Torna l’ombra di Dante , E a perdonar lo sprona “ Amor che nella mente gli ragiona ” .

Canzone , pria che l’umile tuo verso Ch’è d’arte dispogliato e di beltade Per sempre sia disperso , Prega perchè giammai fraterne spade L’urtin nemiche , e la concordia duri Anche ne’ dì futuri , E fia l’ Italia lieta In nome dell’altissimo Poeta ! MEMORIE E LACRIME

Quanto tempo già volse o madre mia Dal dì che alla miglior patria volasti , E sull’oscura via Me afflitta e sconsolata abbandonasti ! Allorchè genuflessa a te d’accanto Di venir teco ti facea preghiera, Colei che t’amò tanto , Obliar non dovevi , alma sincera ; Ma dovei trar con te lo spirto mio All’amplesso degli angioli e d’Iddio.

Mentre sola sopporto il crudo affanno Che celo al mondo e che la gente ignora , De’ sensi miei l’ inganno F l’aspettar che a me tu venga ancora ; Ma nel dolce pensiero in cui la mente In un’estasi sacra ognor si bea Ahi ! tornami repente Di tua partita la spietata idea , E nel feretro ancor ti veggo accolta Come nel giorno in cui fosti sepolta. Rimembro ogni tuo detto e guardo attorno Le vuote sale di memorie piene.... Qui mi parlasti un giorno , Qui mi contasti tutte le tue pene ; E ne’ miei fisi gli amorosi rai Mentre pensosa mi stringevi al petto , Non ti scordar giammai , Mi sussurrasti , del materno affetto , Ei non si cangerà ; fra queste braccia Allorchè piangi asconderai la faccia.

E poi che a lacrimar fui condannata , Or che il tuo seno , ahimè più non mi resta. Misera e travagliata Sotto il peso del duol chino la testa ! Ah troppo è vero , che un arcano immenso Vuoto ho d’ intorno a me mentre cammino , Ma pur se a te ripenso Qualunque sia non temo il mio destino. Forza mi vien da te ! mi sento in core Dal tuo ricordo sol fatta migliore ! ALI E CORONA

Di mia frale esistenza in su’ prim’anni Il cor stanco si sente , Che rimembrando il duolo e i disinganni Sen va l’afflitta mente ; E in mezzo a un lungo meditar , la vita Mi trascorre nel tedio illanguidita.

O perchè un giorno , un caro giorno anch’io Sperai serena e lieta , Con un sorriso chiesi un bene a Dio , Ma la prece segreta , Forse non giunse al cielo e sulla terra Ancor sostengo una tremenda guerra.

Pur se fia dato a chi languisce e geme Sciogliere un voto mesto , Ad un sospiro a una lacrima insieme Giunga agli angeli questo Umil mio detto ed obliato e vano Oh! non fia del mio cor l’intimo , arcano. Se caro al cielo è quei che ha più sofferto Libera ria quest’alma , Lasci il cammino faticoso e incerto ; E qual celeste palma , Onde volar cogli spirti immortali Deh ! concessi le sien corone ed ali ! ALLA POESIA

Oh come l’aura dolcemente spira Fra i mille fior del prato ! Oggi ogni sguardo mira Che una nuova beltà veste il creato ! A questo vago riso di natura Che nell’anima lieto si diffonde Odo soave e pura Una voce che lieve si confonde.

Oh ! a sì dolce concento che gradito S’erge allo spazio e va per l’ infinito , Si sposi un inno mio Ch’abbia potenza d’ inalzarsi a Dio. E tu Musa gentil che sempre al core Sai favellar d’amore, Sii di quest’ umil detto L’ altissimo soggetto. Oh quanti crederan che orgoglio sia S’ io di te scrivo adesso, Poichè alla penna mia Tanto onor non dovrebbe esser concesso ; Pur tu lo sai che non mi spinge ardire A consacranti riverente un canto , Ma un culto che ridire Non so co’ detti poichè troppo è santo.

Mesta vissi fin ora ed incompresa , Ma nell’ ore che a me tu sei distesa Tutto ho dimenticato Sin del mondo gl’ inganni e il duro fato. Quando piangendo accanto a me ti chiamo Oh non sai come ti amo ! Tu sei la chiara luce Che a Dio mi riconduce.

Allorchè giunta l’ultim’ ora sia Per questo corpo frale O dolce Poesia , Dammi il mistico tuo bacio immortale , M’ addormirò come chi spera e crede Nel sotterraneo regno della morte , E l’angiol della Fede Del ciel mi schiuderà le sacre porte. E se mi sarà dato d’ intuonare L’inno di gloria, vo’ di te parlare Ne’ cantici divini, Voglio ridir di te co’ serafini. Dammi tu l’armonia ! nello splendore Io canterò d’ Amore Che senza il suo sorriso Sin mesto è il Paradiso ! ALLA CARA MEMORIA DI ENRICHETTA DE’ CONTI DE PULZSKY

Morta a Buda in Ungheria il 5 Settembre 1866.

Allorquando io sciogliea lieta e ridente La facil rima che m’ inspira amore E tu suolevi chiedermi sovente Il verso del mio core , Oh ! chi pensato avria che in mezzo al pianto Ti farei sacro un canto , Nel dì che l’alma tua libera e bella Fatt’è anzi tempo agli angioli sorella ?

Sì morta sei ! sovra al leggiadro viso Rifiorire le rose or più non ponno ; Più non ti brilla sulle labbra il riso Ah ! t’ ha sopita il sonno ! E soave conforto in valle amara La tua memoria cara , Simile a fior che colto innanzi sera Lascia il profumo suo nel loco ov’ era. COS’E’ L’ AMORE

L’amore è un estasi, un'armonia Che dolcemente favella al cor , E’ un fior che mostrasi leggiadro pria Ma poscia pallido si china e muor.

L'amore è un alito che lenemente Come uno zefiro senti spirar ; Ma poi nel vortice getta repente Fra l’onde instabili d’ infido mar.

L’amore è flebile leggiero suono E’ fra le tenebre luce e desir, Dell’alma languida dolce abbandono E della misera vita sospir.

L’amore è un palpito , un roseo velo, E’ una rugiada che avviva il cor, Una purissima aura di cielo, Dell'universo gioia e dolor ! Or mi rimembro i luoghi e l’ore dove Ti vidi e più non ti potrò vedere , Mille passate ricordanze e nuove Ho presenti al pensiero.... E schiuse scorgo ad itali concenti Le tue labbra ridenti.... Odo una voce che alla tua somiglia Di sventurata patria, inclita figlia !

Ma pur mentre ti piange oggi la gente Favellando di te pensosa e pia , Ed alle sue parole io pur dolente Sposo la voce mia , Duopo è che in core mestamente dica : Le fu la sorte amica ; Oh ! quanta ambascia , oh! quanti disinganni Fugge chi muore in sul fiorir degli anni !

Tu non mirasti della madre amata Pallida la sembianza e taciturna , Qual pellegrina non fosti inchinata Dov’ella giace all’urna ; Nè come a me le lacrime del duolo Ti fùr conforto solo, Nè tu reclini il volto e il sen ti strugge Lieve sospir che inavvertito fugge. E’ pure in un con te scesa sotterra La dolce madre e a lei tu posi accanto Oh! dormite tranquille , e della guerra Di questa vita intanto A voi non giunga quel crudo fragore Che fa tremare il core, Ed abbia dentro il placido ricetto Pace lo spirto e il fervido intelletto ! POVERA FOGLIA !

Je meurs où je m’ attache.

Deh ! dimmi ove ten vai sola e smarrita Povera foglia, per la vasta landa ? Dove vai tu romita ? Questo gelido vento ove ti manda ? Dall’ arbore gentil lungi portata Da quel crudo sei stata , E la tua sorte ria , Povera foglia , è simile alla mia.

Sul ramo della querce eri tu verde , Come fu verde un dì la mia speranza , Ma quel color si perde , E ne rimane sol la ricordanza ; Povera foglia , al par di te mia vita Trascorre illanguidita , E reclino la testa Come persona a cui più nulla resta. Giuoco dei venti , oh! sì tu pur sei stata Com’ io fui giuoco di perversa sorte , Anch’ io fui trasportata Per quella via che ne conduce a morte ; E avrai lasciata come ho fatto anch’io Sull’albero natio La pianta dell’amore , Lìedera che s’attacca oppur si muore.

Povera foglia, che ne vai migrando Mentre in terra nessun di te si cale , Vien sul mio core , e quando L’ alma a Dio salirà fatta immortale , Seco ti porterà foglia smarrita , Simbolo della vita , Che incerta per la landa Del mondo va dove il destin la manda. A LOUISA GRACE-BARTOLINI.

Il tuo buono spirito mi guidi nella terra della Giustizia. ( Ne’ Salmi. )

Tu che un angelo fosti in velo umano , Accogli l’ umil fiore Che con tremante mano T’ offro qual pegno di fraterno amore ; Intrecciarsi alla tua sacra ghirlanda Non può nè lo domanda , Ma sol gli sarà grato Sulla terra ove dormi esser posato.

Oh ! quante volte alla memoria mia Affidando i tuoi carmi , D’affetto mi sentia Un vincolo che a te parea legarmi : E obliando del cor l’affanno grave , In visìon soave Io ti vedeva allora Accarezzarmi qual pietosa suora. Sebbene il canto mio non ne sia degno Pur ti chiama sorella, Che disuguale ingegno Avemmo sì, ma non patria e favella: Tu meritasti un'immortal corona, E il nome mio non suona Fuor del nativo ostello Ove appresi ad amare il buono e il bello.

Perchè volasti qual piuma leggera Di vita oltre il confine , Innanzi che la sera Mesta segnasse del tuo dì la fine ? Sì tosto , ahimè , perchè privasti il mondo Del divo estro fecondo, Che a noi col tuo sorriso Schiudea soavità di paradiso?

I tasti del tuo cembalo sonoro Non più destano accordi , Pur son mesto tesoro Al tuo sposo , d’amor santi ricordi. Tace l’ostel che di tua voce pria Accolse l’armonia , E son le carte amate Con le dipinte tele abbandonate. Ma mentre ti vagheggia il mio pensiero. L’ anima in te rapita Di bellezza e mistero , Ti vede lieta nell’eterna vita. Ti diér profumo i fior di questa valle . Poi come le farfalle , Del mondo nell’oblio Librasti l’ali innamorata a Dio. PEL TRASPORTO DEL GARIBALDINO ETTORE GIANNINI

Morto a Firenze il 2 Settembre 1866 per le ferite riportate dal Campo

Deh ! salve Italo eroe ! sino alla fossa Dalla pietà di tanti accompagnato Divotamente sei , mentr’ io commossa Desto la corda dal silenzio usato ; Che se quest’arpa un dì cantò d’amore Ne palpitava un core, Ma poiché adesso niun le sue canzoni Può udire , inutil è che ancor risuoni.

Oh ! nel mio seno dal dolore affranto Quai pensieri destò la tua partita ! E molle il ciglio di sincero pianto Spinta da una mestizia indefinita , La mente ansiosa , ahimè , fatto ha ritorno A quel nefando giorno , In cui per sempre la terrestre via Abbandonò la dolce madre mia. Sia laude a te che a nobile ardimento Cedesti forte sì di patrio amore Oh ! quanti , oh ! quanti prodi a cento a cento Caduti son sul campo dell’onore ; E mentre ne infrangean l’aspre ritorte Trovàr gloriosa morte ! Che è mai la spoglia nostra ? Ahi ! si risolve Dopo tanti contrasti in poca polve !

Deh ! salve Italo eroe , salve ! La storia Te non rammenterà nei libri eterni , Ma in me viva sarà la tua memoria Finchè dati mi fian sensi fraterni. Or ti piaccia gradir del frale ingegno Quest’ amoroso pegno , Insino al dì che non ti porti il raggio D’ un serto tricolor più degno omaggio. IN MORTE D’ UNA GIOVINETTA

Morta , morta sei tu ! Da questa sfera Qual pallid’ ombra discomparsa sei , Ma desiando io pur l’ ultima sera Te pianger non saprei. Oh ! quanto è avventurato Colui che dorme dei suoi cari a lato !

Pure nel di che la tua spoglia scende Sotterra , ti consacro il verso mio ; Tu non sai quale invidia ora mi prende Del dolce eterno oblio , Del riposo che morta Quei che passa per via ripida e incerta.

A te pensando oggi rimembro quanto T’ era sul labbro , delle mie colline Facile il puro melodioso canto. Rimembra il bruno crine I neri occhi lucenti E l’ armonia dei non studiati accenti. L’AURORA

Gli augelli allegri cantano Che l’alba è già spuntata, E dall’oriente tremula Luce ne vien dorata.

I fiorellini sbocciano Del ruscelletto in riva Come un’amica tenera L’ onda lo stel ravviva.

A nuova vita sorgono Tutte le cose belle, E unite un inno sciolgono Che va fino alle stelle;

Le giovinette accorrono Ne’ campi a spigolare Accanto a verdi margini Le rose ad intrecciare. Oh ! ben so che nel tuo corto viaggio Fosti semplice e pia , soave e buona ; Dunque , o cara , ti sia grato l’ omaggio Che da quest’ arpa suona , E si disperde intorno Come la squilla quando cade il giorno.

Tranquilla sii : dimentica dormendo Il mal che ti struggea , l’ ansia , il desio , D’altre sciagure il debito , morendo Ti condonava Iddio Chè credi , un’ infinita Valle di disinganni è questa vita.

Tranquilla dormi : il tumul che t’ accoglie Di sculti marmi non sarà fregiato , Ma bianchi gigli , rose e verdi foglie Con i fiori del prato E lacrime dilette Ti porteran le amiche giovinette.

Ed io pure sovente ivi guidata Dalla pietà che mi commove il core , Verrò divotamente , ed inchinata Qual stanco viatore , Sulla tua tomba anch’ io Deporrò mestamente il serto mio. A CHOPIN

In questa valle dove alberga il duolo Passasti al par dell’ ombre peregrine , Lieve spingendo il volo A quella patria che non ha confine ! D’ amor tributo o dolce alma cortese Col pianto ognun ti rese , Ma come il mio pensiero Niun di beltà ti veste e di mistero.

Sì tante genti di te mi parlaro Come d’una divina opra di cielo , Che il nome tuo m’ è caro E come spento amico ognor t’ anelo ; Oh ! so che avevi dell’ Italia mia L’ arcana melodia , Del genio la scintilla , Bionda la chioma e languida pupilla. Allorchè ascolto una tua nota il core Per ignoto poter balza veloce , E allor tutta d’ amore Risuonarmi gradita odo una voce ; Della gioja non è l’allegro accento, Ma segreto lamento Che sconsolato e pio Sembra risponder sempre al pianto mio.

Oh ! che vuoi dunque dir ? dell’alma mesta , E’ forse sfogo quel dolente suono ? Un dì china la testa In atto di sconforto e d’abbondono , Sul confidente cembalo destato Avrai quel canto amato , Con l’ armonia divisa Cotanta ambascia che nessuno avvisa.

Anch’ io son sulla terra afflitto spirto Nè alcuna cosa v’ è per me ridente Di rose nè di mirto Il crine mio non cinse mai la gente ; Se talun stretto ha questo seno appresso In un soave amplesso , Un istante fu solo Poichè la gioia se ne fugge a volo ! O tu che or sei beato in quella sfera Che il decreto d’ Iddio fatta ha più bella , O dolce alma sincera , Meco talvolta con amor favella : Luce , azzurro e armonia dal Paradiso Mandami col tuo riso , Io t’amo tanto il sai Sebbene in terra non ti vidi mai. IV.

A SUA ALTEZZA LA PRINCIPESSA

ELISA PONIATOWSKA

RICORDI. IL CONVOLVOLO

Oh! come bello m’ appare il cielo Or che lo cuopre d’azzurro un velo , Oh ! come è grata la calma pura Della natura.

Ecco dorato spunta in oriente Fra mille raggi l’astro lucente E verso i monti vola amorosa La nube rosa.

Come gentile quest’ aura molle Spira sui fiori nel natio colle, L’ augello vola lieto e leggero Come il pensiero.

Ma nel suo riso la terra mia M’ infonde in core malinconia , Come una nota che in dolce accento Suoni lamento. E una pietosa semplice istoria Mi torna rapida alla memoria Con i vivaci lieti colori Di mille fiori.

Era un sereno mattin d’aprile Ad un sorriso d’ amor simile , Nell’ ora dolce che spira all’ alma Conforto e calma.

Quel dì un convolvolo bello s’ apria In sulla piccola finestra mia ; Lo vidi , e parvemi sul vergin stelo Cosa di cielo.

Splendeva il calice di lume arcano Tal che a descriverlo m’ accingo invano Ed in un’ estasi tutta d’amore Guardai quel fiore.

A lui più volte tornai fedele Ma udite.... udite.... sorte crudele ! Venne a turbare quel pio contento Gelido vento.

Ed il convolvolo che tanto amai , Vidi reciso ; piansi e tremai.... Chè in terra cosa leggiadra e pura Passa e non dura ! AMORE E MOR TE.

. . . . Cose quaggiù si belle Altre il mondo non ha, non han le stelle. LEOPARDI.

Nulla ti chieggo del tuo passato, Il tuo presente soltanto io vo', No - non mi curo d'un tempo andato Che ritornare giammai non può.

Mi giuri a’ piedi con dolci accenti Ch’ io son la meta de’ tuoi desir , E poi con sguardi languidi o lenti Fugge dall'anelo petto un sospir.

Non so se vera sia la parola Che sì gradita muove da te Ma so che t’amo - questa è la sola Possente voce che ascolto in me.

E nulla chieggo del tuo passato, Nulla ti chieggo dell’ avvenir , Il tuo presente sol mi sia dato E poi beata potrò morir ! La nuvoletta libera Vagando va pel cielo E sulle stelle stendere Sembra leggero un velo.

Al mio pensiero simile L’augello spiega il volo Allor che lascia celere I suoi diletti, e solo

Va, come a lui sorridere Vedesse la speranza Serena promettendogli Bei giorni d’esultanza.

Ma l’augelletto rapido Ritorna al caro nido Come il pensiero all’umile Santo materno lido :

Ed al Signore inalzasi Quando spuntar ridente Scorge la luce pallida Vaga , dorar l'oriente. A KATERINA ANSELL

Solo una volta vider gli occhi miei Di tua beltade o Katerina il fior , Ma sì gentile e leggiadra tu sei Che il rimembrarti m’ è gradito al cor.

E ho sculto in seno il tuo sembiante amato Che del suo divo raggio m’invaghì Come una voce che nel tempo andato In dolci note risuonar s’ udì.

Del natio fiume sulle sponde amene Sola una volta t’ ho veduta gir , E le maniere tue di grazia piene Dolcemente mi mossero un sospir ,

Era , rammento , sul cader del giorno , E quasi ti volesse accarezzar , lieve lieve spirò la brezza intorno Venendo la tua chioma a sollevar. Mi parve quel d’ un angelo il sorriso Che le sottili labbra ti sfiorò , Ne’ sublimi occhi tuoi , di paradiso Vidi una luce che ridir non so !

Oggi , pensando alla tua cara imago L’ armonia t’ offro che m’ inspira amor , Lieta la mente del pensier più vago O Katerina ti rammenta al cor ;

Ed in qualunque sia terra lontana , Su cui leggero poserà il tuo piè Di dolce simpatia la voce arcana Ti dica ognor – “ Non ti scordar di me ! ” LA GIOVANE MADRE

Dormi, dormi sul mio core, Non ti turbi il mio sospir , Mio bell’ angelo d’ amore Benedetto il tuo respir.

Perla sei della purezza , Tu se’ giglio del Signor , Come te niun fiore olezza Mio bell’ angelo d’ amor.

Il profumo della rosa A me sembra il tuo respir , Sul mio seno or ti riposa Non ti turbi il mio sospir.

Ogni dì che passa segna Sempre duolo in coro a me , Chè nel mondo ahi ! più non regna Nè la speme, nè la fè. Ma se a te mesta mi volgo Palpitar mi sento il cor , E guardandoti disciolgo La canzone dell’ amor.

Dormi , dormi sogna il cielo , Angioletti uguali a te Non ti cinga del suo velo Il dolor che vive in me ! A ELVIRITA

Una fanciulla come te sognai Oh ! quante e quante volte nella vita , E nell’ ardente fantasia rapita Come l’ amai !

Aveva schiuso il labbro ad un sorriso , Bruna la chioma , e nella sua pupilla Avea il balen di fulgida scintilla Di paradiso.

Se l’ ansia dell’ amor ferveale in petto Avea lo sguardo d’ ispirata dea , E se pregava l’ angelo parea Del patrio tetto.

Qual dolce meraviglia il dì provai Quando ti vidi per la prima volta , E la visione dei miei sogni accolta In te mirai ! Oh ! benedetto il vincolo d’ amore Che intrecciato di rose a te mi lega ! Quel sacro incanto suo che non si spiega Conforta il core !

E ne promette un’ amistà sicura Che splenderà fra il riso e fra gli affanni , E rimarrà col volgere degli anni Costante e pura ! SOVVENGATI

Quando le stelle splendono Là nella volta azzurra , Allorchè un lieve fremito In mezzo ai fior sussurra , Oh ! allor di me sovvengati , Sovvengati di me !

Se l’ eco nelle tenebre Par che ai tuoi lai risponda , Se nell’ immenso oceano Rugge agitata l’ onda , Oh ! allor di me sovvengati , Sovvengati di me !

E pensa che nell’anima Di lei che tanto t’ ama , Sorge tempesta simile D’ ardente unica brama...... Sempre di me sovvengati , Sovvengati di me. Allorché spira un alito Ch’ ogni profumo accoglie , E delle rose vergini Bacia le caste foglie , Oh ! allor di me sovvengati , Sovvengati di me !

E pensa al dì che offrendomi Un bottoncin di rosa Mi sussurrasti : ei dicati.... Il labbro mio non osa ! Oh ! di quel di sovvengati Sovvengati di me ! BIANCHI FIORI.

A mia sorella.

Di bianchi fiori la tua stanza adorna , Dagli angeli del ciel son prediletti ; A porre nel paniere ogni dì torna I gigli, le gardenie ed i mughetti. Finchè ti ride amore e primavera

Sul crine ti vo' por la bianca rosa , Poi quando ti vedrò lieta e leggera Muovere col gentil nome di sposa ,

Di fior d’arancio un vago ramoscello Vo’ darti con un bacio ed un sorriso , Posandoti sul sen ti dica quello Che i bianchi fior son cari al Paradiso ! VOTO ED ECO.

A Gherardo Dal-Pino.

Allorché in lieve fantasia rapita I fiori e il ciel sereno , Solea cantare all’alba della vita Colla gioja nel seno ,

In un de’ malinconici sospiri Che vibra il tuo liuto , Tu m’ inviavi fra dolci desiri Un voto ed un saluto.

“ Se un dì , dicevi , per L’ instabil fato Tu dei provare il pianto , Consolatore ti rimanga il grato Almo poter del canto ”.

Ah ! venne l’ ora dello strazio acerbo E la triste dimane ! Delle mie note ogni armonia non serbo , Ma un’ eco mi rimane…….. PREGHIERA

A me concesso sia Nel sacro tempio entrar; Signor, la voce mia Vi possa ancor pregar.

Vicino a me mandate Un angiolo immortal; Signor, m'allontanate Lo spirito del mal.

L'ancella che si prostra In Voi non speri invan, Stendete a lei la vostra Provvida e santa man.

Fate che a Voi rivoli Tolta al terrestre vel, Santi pensieri soli Mi scendano dal ciel ! Non è l’ eco d’ un’ arpa allegra e pia Ma un suono di dolore , Che a ogni ricordo della vita mia Sempre risponde al core ! A ELEONORA

Dal tuo canto gentil commosso il cuore , Ciò che sente ridire a te vorria, Ma concesso non gli è che il detto muore E a te grata vien sol l’ anima mia.

Vago il volto ed il nome hai similmente A lei per le cui grazie in stil sovrano , Tasso cantò della cristiana gente L’armi pietose e il prode capitano

Ma più dolce di lei tu chiudi in seno Un cor sortito a generosi affetti Che mestamente di questi ripieno Spinge sul labbro tuo teneri detti.

Ah! non dir no , che sopra la tua bara L’ale distenda l’angiol del Signore ; Invece lieto su te vegli , o cara , Serbandoti alle Muse e al nostro amore ! LE MIE COLLINE.

I.

Amo i miei colli floridi Coperti di verzura , Amo il ruscel che mormora , Specchio della natura.

Amo il gentil convolvolo , Che lieto sul mattino Bagnato schiude il calice Nel vago mio giardino ;

Amo vedere celeri Le farfallette amate , Per i miei campi libere Spiegar l’ale dorate.

Amo fra cupe tenebre La lucciola che danza ; L’ eco soave o flebile D’ un canto in lontananza Amo la luce pallida Qual'è sul primo albore, La chiesa, i fior, la semplice Capanna del pastore.

Amo pensosa all’umile Croce sedermi accanto , Che della fede simbolo Sorge nel camposanto.

E qui sol chiedo un tumulo Per quando morta sia ; Nel prato i fior che sbocciano Cuoprin la tomba mia !....

II.

Quanto m’ è grato per la via che mena Sui verdeggianti miei colli vagar, E tranquilla ispirarmi alla serena Malinconia de’ campi , e meditar.

Oh ! come vago allor della natura L’ eterno riso innamorato appar , La campagna , il ruscello e la verzura C’ invitan dolcemente a contemplar. M’ è grato su que’colli andar romita Co’miei pensieri in mezzo all’erba e a fior , E sol dall’ aura del mattin seguita Volgere il passo mio senza timor.

Sembra udire indistinta un’ armonia Che dolcemente ne favella al cor , Nel sentiero del bosco all’ombra pia Quando ispira mestizia il dì che muor.

Coll’ anima m’ inalzo in quell’ istante Provando un gaudio che ridir non so , E invoco l’ augellino e l’olezzante Fiore del prato che colà sbocciò.

E quando penso che in una straniera Terra , negletta forse io morirò , Dal cor sorge una voce , e grida altera : Solo in Italia il mito sepolcro avrò !

III.

Come sogni leggieri e dorati Gli anni primi riveggo fiorenti , Malinconici giorni e beati A voi tornano il core e gli accenti : Come stanca dal vento la rosa , L’alma mia s’abbandona o riposa. Mi ricordo il bel raggio del sole , La selvetta di mirti e d’allori , Mi ricordo le fertili aiuole Ove lieti sbocciavano i fiori Che al mattin mi volgevano muto Come teneri amici un saluto.

E rivedo il mio placido cielo Splender bello sul verde declivo . Quasi cinto da tremulo velo Veggo il fior che si posa sul rivo , E la nota d’augello ramingo Io d’ intendere ancor mi lusingo.

E mandando a quei giorni un sospiro Dolcemente mi sento rapita , E non so se piangendo deliro Quando mesta mi trovo e romita.... Di quegli anni membrando il sorriso E’ la terra per me un paradiso ! PIANGER CON ME ?

A Marianna.

Tu pianger meco? perchè vuoi le rose Del tuo leggiadro volto impallidir ? Vagheggia col pensier più liete cose E lascia a me le lacrime e i sospir.

Tu ben lo sai che l’esistenza mia E’ vasta landa ove non cresce un fior , Sol m’allieta talvolta un’armonia Che arcanamente mi favella al cor.

E’ l’armonia che flebile e gradita L’ itala cetra tua desta per me ; Tocca le corde , e l’anima rapita Un istante d’ebbrezza avrà con te !

Ma tu non pianger : solo il santo amplesso Mi serba della tua dolce amistà , Sì , più di prima ne abbisogno adesso Poichè perduta ogni speranza ho già ! A MIA MADRE

UNA MEMORIA.

(Luglio 1865).

Nel piccol libro della mia memoria Una pagina v’è gradita e pia , Degli anni lieti della vita mia Semplice istoria.

Era in quell’ora che in un dolce oblio La mente si raccoglie in santa calma , E nel sentirsi più sincera l’alma Favella a Dio.

Carezzava la brezza della sera L’erbetta molle da lieve brinata , Mentre sul labbro mi scendea l’usata Umil preghiera.

Coll’ argentato candido suo velo Dissipando l’orror di notte bruna , Dietro al monte vedea sorger la luna , Perla del cielo. Oh ! del creato alla beltade, il core Quanta luce e armonia sempre riceve ! Questo pensiero a tòr mi venne un lieve Bacio d’ amore.

Di chi le rosee labbra erano, e quale spirito amico presso me veniva ? Era visione d’ombra fuggitiva ? Portava l’ ale ?

No , non solea qual angelo leggiadre Ali bianche vestir di paradiso , Ma avea il bacio d’un angelo e il sorriso: Era mia Madre ! AH TROPPO E’ VERO!


Senza amor, senza un tenero affetto Che risponda al gioire, al penar, Oh chi mai, chi vorrebbe soletto Questo squallido mondo abitar?

GHERARDO DAL PINO. (Da Moore ).


Ah ! troppo è vero ! chi abitar vorrìa Questo mondo di pianto e di dolor. Senza il conforto d’ un’ anima pia Che dolcemente ti risponde al cor?

Beato è quei che d’un affetto puro Legan gli stami sovra il suo cammin , E nell’ intimo suo fatto securo Arditamente aspetta il suo destin !

Ma v’è chi sulla terra, afflitto spirto , Passa come romita ombra invernal , Senza coglier nè anemoni nè mirto Nel suo viaggio sulla via mortal. PREGHERESTI PER ME?

O fanciulletta , se a miei lunghi affanni Desse la pace desiata il ciel Se il mio frale celasse al fior degli anni Una croce pietosa ed un avel,

Quando lenta la squilla della sera Alla chiesa invitasse il pio fedel , Di’ mi diresti una gentil preghiera Come il mormore vago d’un ruscel ?

E pregheresti pace all'alma mia Dispogliata dal suo terrestre vel : Pregheresti per me fanciulla pia Perchè godessi eternamente in ciel ? E desiando ognor l’estrema aurora Come quei che nel duolo assai languì , China lo sguardo e lacrimando implora Del mesto viver suo l’ultimo dì.

Poiché abitare ah no, nessun vorria Questo mondo di pianto e di dolor , Senza il conforto d’un’ anima pia , Senza la speme d’un fedele amor ! IL GARIBALDINO MORENTE.

Episodio del .... Luglio 1866 , presso Gargnano.

Là sotto un tetto povero , Di giovinezza al fiore , Giace languente e pallido Un uom che soffre e muore ; Dalla mitraglia ha lacera Quella camicia rossa Che il volontario indossa Per santo patrio amor.

Chi son le afflitte vigili Che ognor gli stanno accanto ? Ahi ! neppur versan lacrime.... Non ha quel duolo il pianto! Per nome ansiose chiamano Quel moribondo forte , Ed alle labbra smorte Appressano un licor Una è la suora , vergine Dalla pietosa imago , Che l’occhio ha puro e limpido Qual’ onda del suo lago. L’ altra è la madre , misera Che inargentato ha il crine , Di vita ogni confine Ell’ è presso a varcar.

Le donne mute attonite Veglian l’eroe ferito, Deliro a loro ei volgesi Col guardo omai smarrito ; Mille pensier gli sorgono, Confuso egli ragiona Di guerra un canto intuona Col patrio favellar.

Mentre le palle fischiano Di batterie nemiche E delle case crollano, Le care mura antiche , Mentre delle Termopili Rinnovasi il valore , Ed ogni figlio in core Giurata ha libertà ; Oh ! salve Italia allegrati Vien l’ultima riscossa , D’un prode egli è presagio Dalla camicia rossa ; Ei muore di vittoria Colla canzon de’ baldi : « Evviva Garibaldi E tutti i so’ soldà ! » A UN PENSÉE DI MIA MADRE

Sin che ti vidi, o fior lieto ed altero Volgerti al sole rilucente in ciel, Sin che ogni dì ricevesti il leggiero Bacio amoroso d’ogni venticel ,

Del mio core un sol verso , oh non potei Deh ! mi perdona, consacrare a te , Poichè cosa ridente a’ pensier miei Non può sposarsi, nè fa senso in me.

Ora però che sullo stel negletto Già ti vidi piegare ed appassir , D’ arcana simpatia , di dolce affetto , Deh ! lascia ch’ io ti mandi un mio sospir.

Tu ti volgesti al ciel sereno e altero Come mi volsi anch’io ne’ lieti dì , Io pure ebbi un gentil bacio leggero , Ma da quel tempo ogni gioir languì. Dunque lascia ch’io t’ offra il pianto mio Col mesto verso ch’ io consacro a te ; Il mio dolor nel tuo destino oblio.... Povero fiore , somigliasti a me ! DANTE E BEATRICE

Uscia dal tempio la soave e pura Fanciulletta alla nona ora del giorno , E pareva miracol di natura Il suo sembiante di beltade adorno , Quand’ei la vide per la prima volta Nel suo candido vel tutta raccolta.

La nona primavera ormai caduta Era per la gentil che gli arse il petto. Oh! come vaga gli apparisce, e muta La favella rimane al giovinetto ; E l’attonito ciglio in lei s’affisa Tal che l’anima par da lui divisa.

Eran compiuti li nove anni appena Dal primo giorno ch’ei l’avea mirata . Quando dinanzi gli tornò serena , Da due nobili donne accompagnata , Ed inchinò la fronte nel passare A lui che gli occhi non osava alzare. Sol quando s’allontana , ei desioso Con lo sguardo la segue e la rimira ; Un’ intima dolcezza, un amoroso Palpito il muove , e tacito sospira; E già per essa il giovine poeta Volge la mente a gloriosa meta.

Da quell’ istante l’anima rapita In lei trovò l’amore e la speranza ; Un alito sentì di nuova vita Che gli diede l’ardire e la costanza Di sostenere con immoto ciglio Della sorte gli oltraggi e il duro esiglio.

E consacrato a lei l’ ingegno e il core La virtù n’eternò nel suo gran verso ; Ispirato dal genio dell’amore Manifesta la fece all’universo ; E dalla gente ria per lei diviso All’altezza salì del paradiso.

14 Maggio 1865. VENEZIA A FIRENZE

In mezzo ai fiori, ai carmi ed alla gente Venuta a festeggiare il tuo Poeta , O mia Firenze , una voce morente L’eco allegra dell’Arno ti ripeta ; E’ la sorella tua mesta e dolente Mentre tu esulti incoronata e lieta !

Stò sconsolata sulla mia laguna Come una vedovella in veste bruna , E al cielo alzando il pallido sembiante Mando oggi afflitta un pio saluto a Dante , Chè s’egli fosse in vita , in veste nera Non mi possederia gente straniera !

14 Maggio 1865. BEATRICE.

(Dalla Vita Nuova).

Il vostro salutar non mi negate O creatura di virtù regina , Che quando veggo che per via passate Una dolcezza in me sento divina , E l’anima d’amore m’infiammate Come un raggio di stella mattutina.

E se ogni speme dal mio cor togliete Piangere sconsolato mi vedrete , Ed in solinga parte mestamente Andrò partito da tutta la gente ; Ma l’ultimo sospir dell’ infelice Sarà per la sua dolce Beatrice !

14 Maggio 1865. L’AVVENIRE COLOR DI ROSA

Io veggo l’avvenir tinto di rosa, Di bianco , verde e d’ogni bel color , Avventurata sembrami ogni cosa Dalla fede sorrisa e dall'amor.

Ma se una lieve nube qualche volta Adombra il cielo de’miei lieti dì , Dal bacio della mamma essa m’ è tolta E dileguar la veggo ognor così.

Voi che potete o figli avventurati Dei genitori il capo benedir , M’intenderete , ed anche a voi beati Gl’ istanti fuggiran come un sospir.

Anche a voi l’avvenir sempre di rosa Tinto si mostrerà d’un bel color , Anche a voi non sarà la faticosa Vita che un sogno di dolcezza e amor. PER L’ALBUM DI MARIANNA

Pari ad un fior che languido Sovra il tuo sen posasti , E poi fra occulte pagine Negletto ritrovasti,

Pari ad un suono flebile In un concento udito , E che alla tua memoria Ritorna un dì gradito ;

Allorchè t’empie l’anima D’affetto almo desio, Allora , oh risovvengati Almen del nome mio ! IL PRIMO AMORE

Io lo conobbi nell’età primiera Il giovinetto che m’accese il cor ; Tanto l’amai , che mio pensier sol era Di partire con lui speme e dolor.

Oh! come mi parea bello e gentile Quando vér me il vedea muovere il piè . E il suo parlare a un’ armonia simile Promessa eterna mi parea di fè.

Come era bella la sua chioma bruna Carezzata dal mite venticel , Allorquando splendea vaga la luna Come candida gemma in mezzo al ciel !

O giovinetto, la tua ricordanza Sì dolce parmi che m’avviva il cor , Or che l’ultima mia mesta speranza Come un raggio di sol celasi e muor ! A MIA SORELLA

Allorché in dolce voluttà rapita Il ciel vagheggio che la calma inspira , Confrontando la tua con la mia vita , Se il mio labbro sorride il cor s’adira.

Non è l’ invidia che nel seno mio Bassamente si mesce ad ogni affetto , Ma una mestizia , un tacito desio , Un pensiero signor dell’ intelletto.

A te verrà dall’azzurra marina , Il profumo gentil che l’onda esala , Ed il creato un’armonia divina Del venticel ti manderà sull’ ala.

Avrai l’amplesso di colui che t’ama E il santo nome ti darà di sposa : Vanne , tutto al piacere oggi ti chiama , Nella tua festa l’alma mia riposa. E la voce d’amore anch’ io vorrei Unir giuliva al tuo soave accento , Ma tutti dileguaro i sogni miei , E ogni nota per me suona lamento.

Tu non avesti di tua vita al fiore Chi fè ti promettea... poscia ne rise , Nè mirasti appassite e senza odore Le prime rose sullo stel recise.

Ma tolga il cielo che le mie vicende Spargan di qualche amaro i sensi tuoi ; Esser dei lieta , fausto il sol ti splende Nè ti fu sogno il desiderio e il poi !

Io sulla terra , sì , prima di sera Pel triste calle che il destin mi diede , Andrò come romita ombra leggiera Che per oscura valle affretta il piede ! NON M’AMI PIU’

Più non mi sembra il ciel tanto sereno E sorge il sol come funerea face , Il natio colle non m’appare ameno Nè più ritrovo la campestre pace.

Della squilla i rintocchi in sulla sera Parmi più lenti nel villaggio udir, E tornando all’usata umil preghiera Sento che si risolve in un sospir.

E pure in un sospiro a me d’accanto Parmi l’eco morir dolente e pio , Sempre anch’ esso risponde al mio compianto Quando invoco mia Madre , invoco Iddio.

Ma il tuo nome l’ ho già dimenticato , Non lo ripete l’ eco mai quaggiù.... Fra le meste memorie del passato Ho scritto quella che non m’ ami più ! ALLORA ED OGGI.

A mia Madre.

Deh ! perché quando tolta in man la lira Tocco lo corde e trarre un suon vorrei , Seco si porta l’aura che sospira I carmi miei ?

Ed una mesta voce mi sussurra : Oh ! perché vuoi cantar speranza e amore , S’hai, mentre guardi nella volta azzurra , La morte in core ?

Il core è mesto sì , ma sol desio , S’altro dato non m’ è, cantare il pianto In ricordo di lei che il verso mio Amato ha tanto.

Un dì un raggio di sole , un fior del prato , L’onda del mare , una stella cadente , Parlavano un linguaggio immacolato Alla mia mente; E allor tutta d’amor l’alma rapita Non sciogliea carmi di sapienza pieni , Ma apparian nel riflesso di mia vita Puri e sereni.

Ora tutto cangiò , svanite sono Le imagini soavi del pensiero , E sul mio labbro ogni più lieto suono Non è sincero.

Ah ! perchè non poss’ io semplice e pia L’avvenire mirar di rose ordito? Perchè l’alma non erra al par di pria Per l’infinito?

Qual rondinella inferma , che lo stuolo Vede partir per cognite contrade , Che spiegare vorria libero il volo E a terra cade ;

Tal quando nel mio sen nuovo vigore Diffonde un raggio di luce soave , Sento ogni ambascia al travagliato core Fatta men grave.

E lungi col pensiero andar vorrei Togliendo in man la confidente lira , Ah ! no…… seco si porta i carmi miei L’aura che spira ! VIVI FELICE !

Go, go, deceiver, go, Some day, perhaps, thou’lt waken From pleasure’s dream to know The grief of hearts forsaken !... THOMAS MOORE.

Vivi felice ! Deh ignorar tu possa Tutta l’ angoscia del mio coro affranto , Nè mai l’alma commossa Turbata sia da doloroso pianto. Vivi felice ! Nella tua dimora Regni la pace ognora , E lungamente sul tuo labbro resti Il sorriso che a me toglier sapesti.

Tu imaginar non puoi quali esultanze Svegliate avei nel fervido pensiero , E di quante speranze Per te pieno vedeva il mondo intero ! Giurai per te di lasciar le dorate Sale di fiori ornate , E sino il confidente mio liuto Che darti non potea degno saluto. Perchè chiudesti a tanto affetto il core , E i dolci accenti tuoi non mi ripeti ? Del mio , più sacro amore Chi offrir ti puote , e chi giorni più lieti ? Forse un tempo verrà quando saprai Come e quanto t’ amai, E della gente lusinghiera stanco Fida compagna mi vorresti al fianco.

Le brune figlie del tuo suol natio Più d’ una ti faran cara promessa , Ma non come nel mio , Vedrai la fè nei loro sguardo espressa , E forse un dì nel sogno il più dorato Tu sarai risvegliato , E allor comprenderai se amaro sia L’ affetto profanar per chi t’oblia !

Tu sii felice ! ma quando più vive Ti sien le rimembranze o liete o meste , Lascia le patrie rive Le savanne e le vergini foreste ; Torna.... vedrai ch’è questo core amante Afflitto ma costante , E udrai dal labbro , qual ultimo suono , La più soave voce del perdono ! A GASPARA STAMPA.

Dormi o bella infelice ! a te la vita Ogni suo fior negò ! Tu sei povera rosa illanguidita Che sullo stel piegò.

Se sacro dritto all’amor tuo mi presta Il calice del duol , Oh ! l’ ho libato io pure , e non mi resta Che il pianto.... il pianto sol !

Vittima santa ! tu lo sdegno ignori Che ferve in seno a me, Ma se sventura impreco ai traditori Odo venir da te,

Una voce gentil che di perdono Favellando mi va , E all’ inquieta alma mia rende quel suono Pace e serenità. LE PRIME MEMORIE

Oh ! dove andaro i miei sogni ridenti Che facean lieto il giovinetto core , Dove quei giorni e dove quei momenti Senza mestizia e senza mai dolore ? Perchè fuggiron l’ore ad una ad una Come il baglior d’un lampo a notte bruna?

Io dell’ infanzia ne’ passati istanti Aveva in chiesa una vision sublime , E del cielo vedea gli angeli santi Coll’ali bianche e le dorate cime , E della luce che all’altar splendea Tutto stellato il tempio mi parea.

Coll’augellino d’un allegro canto M’era gradito empir l’aria serena , E del suo nido affettuoso accanto Mirar la selva di fioretti piena , Che quai gemme preziose in sul sentiero Mostran vaghi colori al passeggiero ! Allorchè penso a tante stelle spente Nel cielo dell’ amor , Alla memoria mia torni sovente E piango il tuo fulgor ;

Il tuo fulgor che tanto bello un giorno Mostrossi indi sparì , Come il giglio di cui l’altare adorno Sol per un breve dì !... MARIA-ELISA

Tu sei la rosa del nativo albergo , E per chiamarti un angelo d’amor , Se l’ali bianche ti mancano al tergo, Pur degli angeli hai tu le forme e il cor.

Allorché dormi fra lieta e pensosa La giovin madre vicina ti sta Guardando il suo tesor che si riposa In una calma che pari non ha.

E lacrima.... ma pianto è di dolcezza , E’ una preghiera che inalza per te , E al destarti ti culla e ti carezza Riconfortata da novella fè.

Nanna nanna amor mio ; la mamma ha steso Sul tuo volto sereno un bianco vel , E la canzone flebile ha ripreso.... Sogna i suoi baci , gli angioletti e il ciel ! AD AURORA

Tu lunge sei da me, mai non ascolto Gli accenti tuoi nel favellar natio , Nè sulle rose del tuo giovin volto Giammai si riposò lo sguardo mio.

Non ti conosco , e t’amo ; a me ti pinse Opra perfetta chi di te narrò , E per tal modo il suo parlar mi vinse , Che a te sovente il mio pensier tornò.

Ti so d’inclita mente , alto intelletto , Di nobil cor che ogni virtude aduna So che l’angelo sei del patrio tetto , O bruna figlia della tua laguna !

Lascia dunque ch’ io t’ami , evvi una lieve Fra noi corrispondenza, oh credi a me ; Nè la mite alma tua crucciar si deve Se troppo ardisco in simigliarmi a te. Le rare doti che ti fan sì bella Pregio ed ammiro , ma pur troppo io sento Che se un istante ti chiamai sorella Un audace pensier tradì l’accento :

Sol pari a te nell’ albergo natio L’angelo de’ miei cari io detta son ; Lo merito ? non so.... ma nel cor mio Scende soave di quel nome il suon !

Forse la sua dolcezza a me ricorda Un dì sereno che non può tornare ; E qual d’una negletta arpa la corda Geme e poi canta se la fai vibrare ,

Così la rimembranza del passato Nel mio seno ridesta amore e duol.... Oh ! ma perchè col pianto mio turbato Ho il vivo lume del tuo chiaro sol ?

Pur se dritto m’ imparte il dolce affetto Ch’ io per te provo e che sì ben t’è noto , Lascia o gentil che dal commosso petto Sincero emerga un desiderio e un voto.

Se rose in fior nel calle della vita Intrecciar non potrai sempre quaggiù , Almen la madre non ti sia rapita , Ahi ! crudo è troppo non averla più ! CARLOTTA E MASSIMILIANO

Chi è costei che le lunghe ore del giorno Passa in silenzio alla finestra assisa ? Contemplar sembra la campagna intorno E non la vede….., ma col guardo fisa Un punto lontanissimo e remoto , Invisibile a tutti, a lei ben noto.

Chi è costei che i giardini e il vasto parco Va come un’ombra trascorrendo sola ? Se del chiuso recinto è aperto il varco Dal suo castello rapida s’ invola , Corre….., ma poscia a ogni albero s’arresta Per mormorare una parola mesta.

Il belgo contadino in cui s’avviene Umile la saluta e la rimira ; La villanella che dal campo viene Risponde al suo sorriso , indi sospira ; E quasi fosse della sua famiglia Sciama dolente ognun : Povera figlia ! E la figlia è d’un re ; quel fronte altero Di due corone il peso ha sostenuto ; Per brevi giorni quella d’un impero , Poi quella del dolor possente e muto ; Ed ora Iddio che le sue preci accolse Ogni ricordo per pietà le tolse!

Nella calma del pallido suo viso D’un’altra dolce imagine è il riflesso , E col suo mite immemore sorriso , Che a quegli che obliar solo è concesso , Torna alle nostre menti contristate La creazione del Britanno vate ;

E nuova Ofelia, ella pure intrecciando L’erba del prato e i fiori alle sue chiome , Va senza meta e senza guida errando , Forse a sè stessa ripetendo un nome Nome che pria d’encomio ha risuonato….. Poi di libero sangue ahi s’ è macchiato !

Oh! perchè mosse a una straniera gente Il giogo a impor , lo sconsigliato Sire ? Là dove pari al sol puro ed ardente Si conservò del patrio amor l’ardire ; Dove nell’europeo sangue giurato Fu vendicar di Montezuma il fato ? E se a scusarlo v’ è chi dir desia Ch’ei là bramò la civiltade eletta , Risponderò : Non fu missione pia , E’ incivilito assai chi si rispetta ; Chi vive e muore pel suo dritto : invece Per ambizione usurpator si fece.

O passione fatal , brama funesta Cui sacrificio fa l’uomo di tutto , Dopo il tuo sogno d’òr cosa ne resta ? Dove ne meni ? alla sventura al lutto Fai d’un nobile cor tiranno ignavo , E d’un libero popolo uno schiavo.

Oh sì, meglio saria che nel furore D’ una battaglia egli fosse caduto , Ma pur se al mondo un esempio maggiore Nel suo decreto il ciel dare ha voluto , La palla fu del messicano suolo Vendicatrice no, ma giusta solo.

Forse obliò quel prence sventurato , Ch’altri prima di lui , più grandi e forti Han con la vita il conquistar pagato. Un pel ferro di Bruto andò fra i morti , Un captivo languì sovr’ermo scoglio.... Vittime sol del cieco umano orgoglio ! Ma perché tanto ragionar di quelli Che sovra il fronte un serto d’òr portoro ? V’è più nobil pensier ; non si favelli Di Sant’Elena più né Queretaro ! E resti sol nel libro della Storia Di questi tristi nomi una memoria.

Ed altri nomi ricercando andiamo Ch’ebbero sol domestici compianti , E mille valorosi ricordiamo Martiri oscuri , non però men santi. Dormite , un dì vendetta avrete o voi D’ Italia , Candia e di Polonia eroi !

Pur quei che di Carlotta o parli o scriva Troppo severo giudice non sia , Misera tanto ell’è , di tutto priva ! Ma se rancor nutrisse tuttavia , Vegga una volta quel pallido viso.... Disarmato sarà dal suo sorriso. V.

ALLA MIA AMICA

ELVIRA SPANNOCCHIA

BALLATE Avventurati d’ innocenza gli anni ! Mentre la speme al nostro cor risponde , E l’anima che ignora i disinganni S’ apre alle caste gioie vereconde E l’occhio a cui del pianto ignoto è il velo Si volge lieto ov’ è più azzurro il cielo.

Ma passa quell’età come il ruscello , Che scorre in mezzo ai fiorellini e all’erba , E il pensier vago di quel tempo bello La ricordanza solamente serba ; Ma piange dopo mestamente il coro Quei dì vissuti di speranza e amore. GISELDA , CHI AMI?

Udite il rintocco dell’Ave Maria Scendete dal montE coll’ aura d’ april ; Fanciulle vezzose , prendete la via Che mena la greggia dal prato all’ovil. Tornate al paterno ricetto ridenti , Gli date un saluto con teneri accenti , Poi segga in silenzio chi vuole ascoltar La semplice istoria che prendo a narrar :

Adorna di vezzi più cari al Signore Cresceva Giselda fra mille virtù , cortese avea l’alma , pietoso avea l’ core E crudo m’ è a dire ch’ella or non è più. Viveva qual fiore d’olezzo e d’incanto , Scioglieva la voce qual angelo al canto : Dappresso a sua madre sapeva filar , D’ Iddio nella casa sapeva pregar.

A chi le chiedeva « Giselda chi ami? » Risponder soleva :« Gli augelli ed i fior ; Sono anche legata da teneri stami Con dolci compagne sorelle d’Amor. Son care le figlie di questo villaggio Lor brilla negli occhi d’affetto un bel raggio , Un raggio che splende sul pio casolar Siccome una stella nel terso del mar  ».

Ma quell’esistenza di rose tessuta Per breve stagione soltanto durò , Che un dì mentre stava filando seduta Un bel cavaliere vicin le passò. Egli era straniero , cingeva una spada , Le chiese volesse mostrargli la strada , E mentre esitava : « Che cosa sai far ? » Le disse; - e Giselda : « Filare e pregar  ».

Ed egli soggiunse : « Si picciole mani Per ruvida canapa Iddio non creò ! Vien meco , paesi ridenti e lontani In mezzo a’piaceri mostrarti , saprò. Vedrai le cittadi di popolo piene , Deh ! lascia dei monti le rustiche pene , Le dita ti voglio di gemme fregiar Son troppo leggiadre, non denno filar  ».

L’ incauta fu vinta ; l’ impura favella Qual nota soave suonare ell’udì ; « Domani all’albòre , rispose la bella , Tornate o cortese, v’aspetterò qui , Avete ragione , lo veggo , mi spiace Dei campi l’usata monotona pace ; Vi voglio seguire per terra e per mar ,.... Viviamo soltanto per ridere e amar ?  »

A chi le chiedeva : « Giselda , chi ami?  » Quel giorno rispose : « La danza e il piacer , Saloni dorati , smanigli e ricami, Antichi castelli , focosi destrier  » ; E poi soggiungeva chinando lo sguardo : « Un giovin signore cortese e gagliardo , Che in splendidi luoghi mi vuole menar , Ne più queste dita dovranno filar  ».

Cercando la gioia l’ ignara fanciulla Il patrio suo tetto lasciava così , I monti ridenti dov’ebbe la culla , Città popolate cercando fuggì ; Ma giunta nel mezzo d’incognita gente Nessun fu che ad essa volgesse la mente ; Piangendo diceva: « Non so cosa far , Fra questo tumulto non posso pregar  ».

L’umìle lasciando sua semplice veste Di veli trapunti si volle coprir ; Ma l’ore del giorno sembravale meste , Dal seno anelante fuggiale un sospir.... Perciò quell’eterna promessa d’affetto Un giogo sembrava al bel giovinetto ; Quand’ ella diceagli : “ Non sai cos’è amar ” ,

Risponder soleva: « Ritorna a filar ».

Già spira ne’boschi d’aprile la brezza , Quand’ecco intrecciando ghirlande di fior , In riva al ruscello, d’arcana bellezza S’appressa una donna , parlando d’amor Dei monti ripete l’allegra canzone , Che nel disinganno perdè la ragione ; Sorride siccome volesse scherzar , Poi stanca nell’ onda si getta.... e dispar ! LA SERENATA IN ISPAGNA

Salve o gentil dimora , Di lei che m’ innamora ! Vo’ darti col liuto Un umile saluto , Or che la luna in ciel Spiega l’argenteo vel.

Se amore non ripudi il tuo balcon dischiudi , Mostrati o dolce stella Con la tua luce bella ; Del mesto pellegrín Risplendi in sul cammin.

Salve o gentil ostello Sospir del menestrello , Coll’ umile liuto Vo’ darti un pio saluto , Cantando starò qui Sin che non riede il di ! IL MONTANINO

Madre mia , suonata è l’ora Ch’ io ti debbo abbandonar , Oh! però tu tremi ancora E ti veggo lacrimar ! ....

E’ destin di noi tapini I congiunti di lasciar , Tutti i mesti montanini Vanno lungi a lavorar.

Ma costante col pensiero A’ miei cari volerò , All’ affetto che primiero Entro il cor mi favellò.

Madre mia quando compito Il dover laggiuso avrò , All’ albergo mio romito Lietamente tornerò. LA TRADITA

Solevi dirmi ch’ero buona e bella , Che santo avevo il cor , Che d’ogni desiderio ero la stella Nel cielo tuo d’amor.

Senza di me dicevi che la vita Mesta come un sospir Ti scorreria nel tedio illanguidita ; Ma pure se morir

Dinnanzi agli occhi miei ti fosse dato Nell’ultimo tuo dì , Oh ! ti saresti allor detto beato Spirando almen così.

Ma l’ali tue ghiacciate il disinganno Distese sul mio cor , Ora nel mondo è per me tutt’affanno Non v’ è più speme e amor. Se un’altra nelle sue dolci catene Prigione ora ti tien , Pensa che un giorno ad obliar le pene Venivi in sul mio sen.

Ricordati che un angelo adorato Tu mi chiamavi un dì , Chieder solei s’ io t’avrei sempre amato , Ed io dicea di sì.

Non dirle che risplende come il sole , Non darle la tua fè , Non ripetere a lei quelle parole Che dir solevi a me ! L' ANGIOLO E IL FANCIULLO

Fanciullo.

Bell’angelo del ciel, d’amore e luce Su me chinate i vostri dolci rai , Nella strada mortal siatemi Duce , Dal fianco mio non vi partite mai.

In me accendete una celeste fiamma Onde mi volga a Dio con vero affetto . Fate ch’ io sia migliore, e dalla mamma E da’ congiunti miei sia benedetto.

Ch’ io sia pietoso con il poverello Seco partendo il pane del Signore . E che il nemico mio chiami fratello Porgendogli la man senza rancore.

Bell’angiolo del ciel, la mia preghiera Sebbene umile sia non disdegnate , Fate ch’ io scelga la diritta e vera Strada, che mena all’anime beate ! NON TI SCORDAR DI ME

Gentil che te ne vai , Quando ritornerai? Dove rivolgi il piè? Non ti scordar di me !

A Dio la mia preghiera Quando verrà la sera Io scioglierò per te; Non ti scordar di me !

Verrò da te gentile Col venticel d’Aprile, Sull’ali della fè ; Non ti scordar di me !

Gentil che te ne vai Quando ritornerai? Dove rivolgi il piè? Non ti scordar di me ! Angiolo.

O fanciullo, se vuoi ch' io su te vegli , La via che mena alla montagna scegli , Deh ! guarda l’altra come piana appare Quasi a seguirla volesse invitare.

Sparsa è di vaghe rose imbalsamate Su cui si posan farfalle dorate , Ma dietro a quei bei fiori, a quelle fronde , Innocente , non sai ciò che s’asconde

Ahi! quanta gente sconsigliata e audace In questo bel sentier perse la pace , Dalle bugiarde rose ahi ! sempre punta Sin che al misero fine ella sia giunta.

Scegli ; quest’altra via che vedi stretta , Di spine ingombra appar sino alla vetta , Ma la croce s’inalza in sull’altura Illuminata da una luce pura.

Scegli ; ecco il simbol della fede e il riso Dell’anime che vanno al paradiso ; Ove tu pure andrai fanciullo mio Se il sentier seguirai che mena a Dio E là vedrai le giovinette buone Che d’anemoni intrecciano corone , E là udirai sull’arpe d’oro un suono Che sembra dire : Amor , fede e perdono. LA ZINGARA.

Dopo aver guardata la mano d'un giovane.

(Improvvisata).

Oh ! Dio ! quai segni ! - Lascia che ancora La mano esamini - che porgi a me….. Guarda, il mio volto - già si scolora.... Ahi ! tremo tutta - vacilla il piè !

Veggo.... hai tradita - la giovinetta Che t’avea dato - fidente il cor ; Ella era pura - come angioletta E in ogni accento - spirava amor.

Perché quel fuoco - che vien da Dio Col disinganno - già spento hai tu Perchè la misera - poni in oblio Nè a lei d’accanto - ritorni più ?

Giammai la pace - trovar potrai La dolce pace - che manda il ciel , Nè sotto un tetto - riposerai La stanca testa - sia caldo o gel. E senza amore - senza un amico Che a te sorrida - nei mesti dì Andrai pel mondo - solo e mendico , Errante e povero - sempre così....

Pur, se la vita - vuoi trar contento Se vuoi la speme - che avviva il cor , A lei ritorna.... - del tradimento Deh ! le cancella tutto l’orror.

Torna alla mesta - tua giovinetta Soavi accenti - vanne a implorar ; Oh ! della donna – l’anima eletta Sempre pietosa - sa perdonar ! NOTRE DAME DES B0IS. *

Preghiera d’una fanciulla.

Dal folto bosco la preghiera mia Giunga nel cielo a Te Nella tua gloria , o Vergine Maria Abbi pietà di me.

In sen di questo cristallino fonte Fra il profumo de’ fior , E coronata d’edera del monte L’imagin tua d’amor.

In questa solitudine profonda Sospira il venticel E sposa il mesto mormorio dell’onda Al canto dell’augel.

  • Da una vignetta del Genio del Cristianesimo, di Chateaubriand Sorge la luna e quasi fosse giorno

Illumina il terren , E fa con i suoi raggi a Te d’ intorno Aureola al fronte e al sen.

O Vergin santa la mia prece ascolta , Imago in ermo altar ; Vergine, il sai non è la prima volta Che vengoti a pregar.

Il sai che tante fanciullette liete Un giorno , al par di me , Ora dolenti parole segrete Vengono a dire a Te.

Da un vago giovinetto accompagnata Solea venir io qui , Ma la scena ridente ora è cangiata Da quei felici dì.

Divotamente genuflessi insieme Pareaci l’avvenir , Un sentiero di rose ove la speme Precorre ogni desir.

Ma un dì la squilla che chiamava all’armi Tremenda risuonò ; Ei volle per la patria abbandonarmi Nè a me più ritornò. Di sconsolati affetti or la tempesta Rugge sovra di me , E misera nel mondo non mi resta Che di prostrarmi a Te.

Vergine benedetta , che per prova Sai cosa sia l’amor , Se ogni sera venire a te mi giova Fammi una grazia ancor ;

Qui dove il fiore un nuovo olezzo esala Ritorni il mio fedel , E presso te con leggerissim’ala Seco mi porti in ciel ! IL CANTO DELLA ZINGARA.

Manuelita.

Io son la farfalletta che si bea De’prati in mezzo agli olezzanti fior , Cangio sempre desir, cangio d’ idea E la mia vita è un’estasi d’amor .

Il passato non curo e la dimane, L’ora presente do tutta al piacer, Le mie parole son parole vane E ad ogn’istante cangio i miei pensier.

Figlia de’ monti e dell’ardente sole Cantando me ne vo senza un sospir , Danzo il bolèro al suon delle mandòle E nella mano leggo l’avvenir.

Io son la farfalletta del mattino Che vola in mezzo agli olezzanti fior , Amico sempre mi sarà il destino Che la vita è un’estasi d’amor. IN UN ISTANTE !

Ell’era lieta - ma in un istante Divenne pallido - quel pio sembiante , Ogni allegrezza - della sua vita In un istante - le fu rapita , E un vuoto immenso - nel mezze al cor Successe all’estasi di dolce amor.

Un bel mattino - quando l’aurora Co’ chiari raggi - la terra indora , Abbandonare – l’amato tetto Vide il fedele - suo giovinetto. Di guerra il grido – s’è fatto udir Ond’ ei coscritto deve partir.

Mesta una sera – nell’erma stanza Le tolser l’ultima - cara speranza ; Avea la madre - che amava tanto Ma la portarono - nel Camposanto.... Le vide il ciglio - sparso d’un vel Allorchè l’anima - volava al ciel. E da quel giorno - straniera al mondo Cela il segreto - duolo profondo ; Chi la carezza ? - chi la conforta ? Egli è lontano - la madre è morta.... Un vuoto immenso - le strugge il cor In un istante - tutto è dolor ! UNA ROSA

Accanto a quella croce che pietosa Bianca s’ inalza sovra il muto avel , Vaga in ogni stagion cresce una rosa Compagna inseparabile e fedel.

Povero fiore ! tu non sei negletto , Nè mai la pianta tua s’ inaridì , Da che , mesto nascesti, o benedetto, La sorgente del pianto ti nutrì.

Al viator che passa nel momento Che d’Aprile sospira il venticel , Dir sembra in malinconico lamento Il nome di chi giace nell’avel.

Accanto a quella croce che pietosa Bianca s’inalza sovra chi morì Vaga in ogni stagion cresce una rosa Nè mai la pianta sua s’ inaridì. I.

STRADELLA.

Stradella canta d’amore alla sua Dama.

Diletta mia, sei bella come il giorno Quando dorato dall’ oriente nasce , Mi volan ratte l’ore a te d’intorno Dimenticar mi fai pene ed ambasce, Ed il segreto del mio cor ti svelo Come all’angiolo mio sceso dal cielo.

A te vicino l’ avvenir s’abbella Come un sogno di speme desiato , Vieni con me dove l’amor t’appella Ed il vivere mio rendi beato , Vieni diletta mia con quei che t’ama Di Stradella l’affetto ornai ti chiama.

Vieni che il cielo del tuo suol natio Più lietamente contemplar potrai , E salirà la mia preghiera a Dio Che abbandonare Ei non ci possa mai , E quando sarai mesta , dal mio petto Uscirà sempre una canzon d’affetto. I lidi dalla veneta laguna Bacia amoroso il flutto inargentato , Nella segreta gondoletta bruna Scendi senza tremare a me da lato.... E l’avvenire sfiderò , soltanto La mia diletta possedendo e il canto !

II.

Preghiera di Stradella.

Pietade di quest’anima Pietà di me Signore , A Te mia prece elevasi Come l’odor d’ un fiore ;

Signor per queste lacrime Abbi di me pietade Fa’ che mi guidi un angiolo Sino alle tue contrade .

Oh ! non dannare il misero Nel fuoco del dolore ; Pietade di quest’anima Pietà di me Signore ! III.

Stradella disarma i Bravi col canto.

- Odi , è Stradella che leva un canto ; - Chiede l’aiuto di qualche santo, - Fa bene a chiederlo , ma questa volta , Faccio scommessa che non l’ascolta.

- Qua fra le tenebre stiamo appostati Pronti ad ucciderlo quand’egli vien ; Ora i suoi giorni saran troncati Con un pugnale nel mezzo al sen -.

Così due bravi dicean ridendo , Colà mandati pel fine orrendo , E sotto al brun mantel celate Stringean l’infami armi comprate.

Ma intesa dopo , la prece santa Di que’ ribaldi commosse il cor , E mormorarono : Stradella canta , Quella preghiera ripeti ancor.

Alla tua nuova dolce armonia L’animo nostro perfin s’ apria ; Canta Stradella , la tua canzone Farebbe docile sino un leone. E via gettando quell’arme vile Che lo doveva colpir in cor , A lui si prostrano con atto umile Con lui ripetono : Pietà Signor ! CANZONE AFFRICANA

Dormi o figlio del sol , sui miei ginocchi Dormi , non ti destar ; Hai come stelle rilucenti gli occhi : Io per te vo’ cantar !

Dormi che figlio sei di queste selve ! Ti culli il lieve suon , Mentre il selvaggio grido delle belve Si sposa alla canzon.

Duopo non è che all’avvenir tu pensi , Sarai libero ognor ; Hai qual leone i tuoi deserti immensi E l’arco feritor.

Col ventaglio di piume dolcemente L’aura fo mite a te.... Dormi o figlio del sol placidamente , Il giorno ancor non è ! ORA E’ SOLA !

Era semplice , era pura , Il suo Dio sentia nel cor , E il vedea nella natura Che saluta il primo albor.

Ma sì bella , sì gentile , Troppo presto in un sospir , Della vita al dolce aprile , Le sue guance si sfiorir.

Ora è sola , ora è negletta , Il gioir per lei svanì , Più contento non aspetta Che le arrida ai mesti dì !

Fuor che al saldo che riposa Sulla pietra d’un avel Vive ignota ; a tutti ascosa , Piange sola col ruscel. Alla squilla della sera S’ inginocchia ad un altar , E una tacita preghiera Stà devota a mormorar.

Mesta a pari dell’augello Che allorquando muore il dì , Chiede invano al venticello La compagna che smarrì ,

Quella pia chiama dolente La sua Madre che volò Alla sfera più lucente.... E deserta la lasciò !

Ma verrà quel dì che lieta Farfalletta diverrà , La mestizia sua segreta Nella gioia cangierà.

Dalla terra dolorosa Spiegherà l’ali al Signor , Diverrà perenne rosa Dove sono eterni i fior ! L’ ADDIO DEL MARINARO.

A Lisita Spence.

Addio mia patria ! Addio sacro terreno ! Addio limpido ciel ! Una nube non v’è che il tuo sereno Turbi d’oscuro vel.

Ahi ! lungi , là dove su ignoti scogli L’onda si frange ognor , O voce malinconica , deh sciogli Il canto dell’amor ;

E giunga la canzone a chi sovente Guarda pel vasto mar Se una vela agitata dolcemente Sull’orizzonte appar.

Addio terra nativa ! ahi ! questa è l’ora Ch’ io lungi vo da te ; Addio gentile che a me pensi ognora E sospiri per me ! Una medaglia ov’è sculta Maria Fra noi divisa stà , metà ne porta al collo suo la pia , Ed io l’altra metà.

Oh ! forse un dì potrò tornare invano L’ imagine a invocar , E dovrò forse sotto all’oceàno Tranquillo riposar....

In quel giorno , colei che m’amò tanto , Che il suo pensier mi diè , Bagnerà la medaglia del suo pianto E pregherà per me !

Ma membrando la nota dell’amore Che sculta in cor le fu , Invano chiederà del suo cantore Che non ritorna più ! UN FIORE DI NAPOLI.

A Maria dei Marchesi Imperiale.

Ell’era bella come un viola Al primo sole del mattin sbocciata , «  Ma ognor piangeva che dormiva sola : ora dorme coi morti accompagnata  ».

Qual fiorellino dal turbine infranto China sul petto la pallida testa , Ahi ! niun versa per lei tenero pianto Chè sulla terra nessun più le resta !

Coperta dalle sue lucenti chiome Un romito sepolcro avrà la pia , E sulla pietra sarà scritto un nome Che giammai l’eco ripetuto ha pria.

Ell’era bella come una viola Al primo sole del mattin sbocciata ; «  Piangeva sempre chè dormiva sola , Ora dorme coi morti accompagnata  ». SE AVESSI L’ALI !

Se l’ali avessi per poter volare Di qui lontana andarmene vorrei , Bramerei tutto il mondo visitare E tante cose poi racconterei, Racconterei fra l’altre cose belle Quanti fiori ho veduto e quante stelle.

Nelle vallate , e sui monti scoscesi I più lontani, andarmene vorrei, Mi crederiano un angel nei paesi Sovra i quali volando io passerei ; Ma un angelo non son , nè so volare , Quel nome in terra non mi si può dare.

Forse un angel sarò quando disciolta Fia l’alma mia da questo vel terreno Forse allora potrò nell’ali avvolta Levarmi a contemplar il ciel sereno Ma in terra allora non potrò tornare Tutto quel che ho veduto a raccontare. UNA FANCIULLA , LO SPIRITO DEL MALE , UN ANGIOLO

La Fanciulla.

Oh ! come sconsolata la mia vita Senza speme trascorre e senza affetto ! Come povera rosa illanguidita Sovra un sentiero squallido e negletto , Vedrò sfiorir la bella gioventù Che brilla un giorno e non ritorna più !

Lo Spirito del male.

Sì giovinetta , tu che sei sì bella Che sia teco pietoso il fato merti , Ma sovra te non ride amica stella , E non t’offrono mai splendidi serti Per le tue chiome inanellate , i fior , Nè le sue gemme mai dònati amor!

Deh ! guarda come l’altre fanciullette Vivono in mezzo ai canti e all’allegrìa , Sognando ognor mille cose dilette D’ogni dolcezza nella lieta via: A nuove danze muovon sempre il piè.... Chè nel mondo è il gioir, ma non per te.

La Fanciulla.

Qual voce giunge a me ? d’angiolo ignoto , Questa mi sembra la favella arcana ; Il vero ei dice , e sento in core un moto Siccome di potenza sovrumana.... Ma dimmi , o spirto , non dovrò gioir Un giorno, un giorno sol pria di morir ?

Lo Spirito del male.

No, se non cedi a me. Per te l’aurora Fra l’addensate nuvole si cela ; Quanto la vita de’ mortali infiora L’avverso tuo destin non ti disvela. Ma vuoi l’ebbrezza , l’estasi , il piacer ? Ridi di tutto e segui il mio sentier.

L’ Angiolo.

Non dare ascolto a quella voce ria Che dubitando a sè ti tiene intesa ; Di virtù passa per la casta via , Tornavi tosto , se l’inversa hai presa. O giovinetta , o figlia del Signor , Essere devi di virtude il fior. Lo Spirito del male.

A me credere dèi fanciulla bella , Obbedire dèi solo al mio comando ; Con miglior corso e con migliore stella Prendi il cammino ch’ io ti vò mostrando Chè se mi stai cortese ad ascoltar , Ogni tua pena ti farò scordar.

L’ Angiolo.

Fuggi , deh ! fuggi il suo maligno detto E pensa solo alla tua madre mesta , Oh! Fa’ che consolato e benedetto Le sia ’l tempo che vola e non s’arresta , Onde dir possa la pietosa a te : Del conforto tu sei l’angiolo a me.

La Fanciulla.

O Spirito che alberghi in Paradiso , Al tuo splendore tutta io mi rivolgo ; Vedi , già torna sul mio labbro il riso E i fior d’amore che tu m’offri io colgo ; Possa il tuo detto che non ha l’egual Cacciar da me lo Spirito del mal ! SAFFO

Mi diè il ciel la pupilla onde mirare La tua gentil beltà , Mi diede il core onde poterti amare Con sacra fedeltà ;

Ma che val mai per te cotanto affetto ? Non curi il mio sospir ; Ad altre volgi ogni cortese detto E nulla a me sai dir !

Del riso tuo la voluttade arcana Giammai potrò gustar ; Va’ dunque nell’oblio speranza vana , Va’ dunque a dileguar.

Le prime volte ch’ io ti vidi , il core Dimenticava il duol , M’allegrai come illanguidito fiore Allor che sorge il sol. Ma se non cale a te di tanto affetto , S’è vano il mio sospir , Se l’ umil canto fia da te negletto , Ne pera il sovvenir ! IL BARDO.

A Francesca Parr.

I.

II trovatore io sono Che di te parla ognor , La notte e il giorno intuono Un lieto inno d’amor.

Oh ! non sdegnare il canto , Dolce potenza egli ha ; Invitò al riso e al pianto Sin da remota età.

Fu sacro il Bardo inglese Quando cantò il valor , Ma caro a ogni paese E’ l’inno dell’amor.

Vien dunque in sul verone , Vieni , rispondi a me ; Flebile è la canzone Che parla ognor di te. Evvi dell’Anglia mia Libero il detto sol , Sposato all’ armonia Dell’italo tuo suol !

II.

Ma l’arpa mia frattanto Non posso più temprar , Ed accompagno il canto Col mesto sospirar.

No , finchè Italia mira Schiave le sue città , La povera mia lira Nessuna nota avrà! ....

Il trovatore io sono ; Chi vuol meco venir ? Dell’Anglia un inno intuono Coll’ italo sospir ! LA FIGLIA DEL PESCATORE.

Barcarola.

O figlia dell’onda , Deh ! lascia la sponda , Vien meco sul mar. Non fu il mar creato Tranquillo o agitato Per chi vuole amar ?

Deh vieni ! la terra Gli schiavi rinserra , Noi liberi siam ; Siam liberi insieme , Ne arride la speme , Concordi voghiam.

Il sole che splende Nel mare già scende , Deh ! vieni mio ben. Fia sole o tempesta , La bruna tua testa Mi posi sul sen. VI.

ALLA MIA AMICA MARIANNA GIARRE’

RISPETTI. LA FARFALLA VENEZIANA

Bella farfalla che su tutti i fiori Voli , aspirando mille grati odori , Tu sei la Veneziana farfalletta Che lungi emigri dalla terra eletta , Emigri lungi dalla terra amata Che Dio sembra d’aver dimenticata.

Tutta di bianco e nero sei vestita E per Venezia par tu chiegga aita , Tutta ti sei vestita in bianco e nero Per dirci che a Venezia è lo straniero , Lo straniero che tien la terra eletta Dalla quale tu emigri o farfalletta. MALIA

In carità giovanottino mio , Vi prego , in carità non mi guardate , Chè il crudele poter v’ ha dato Iddio Che con lo sguardo una malìa facciate. Se v’è dato di fare una malìa Non vi volgete dalla parte mia ; Tengo il corallo come talismano , Ma veggo bene che lo tengo invano.... Chè una malìa la fate nel guardare , E quel che è fatto non si può disfare ! VERITA’

Proferirla non voglio una parola Ch’esser non possa portata al Signore , Vo’ che la verità semplice e sola Esca dal labbro mia spinta dal core ; E vo’ che l’angel che la mostra a Dio , La mia parola non ponga in oblio , E vo’ che scriver possa il benedetto Di Verità sul libro ogni mio detto , Dove non scrive l’angiol del Signore « Quella parola che non vien dal core ! » AMORE

E l’ ho veduto un vago fanciulletto Alla mia porta venire a picchiare , Per carità che aprissi egli m’ ha detto , Che presto aprissi e lo facessi entrare ; Ma gli ho risposto che non voglio aprire E a visitarmi non deve venire. Alla mia porta no picchiar non vale , Chè al fianco ha l’arco con l’acuto strale ; E gli ho risposto dopo bruscamente : Vattene altrove , e non far dir la gente , Vattene via , la gente non far dire , Chè tu ferisci e più non fai guarire. CORTESIA

Quando intendo parlar di cortesia , Quando intendo lodar qualche persona , A voi subito vien la mente mia , La vostra voce nel mio cor risuona ; A voi tornare la mia mente suole , Gli atti vostri membrando e le parole ; Le parole membrando che nel core Ancor mi suonan per colpa d’amore , E penso e penso allor che quella gente Non ha mai visto voi sicuramente , Non v’ ha mai visto e non sa cosa sia D’ un’ anima gentil la cortesia ! IL DIAVOLO

Ahi ! m’è parso veder laggiù nell'ombra Il Diavol che guardavami ridendo ! Quando ci penso il sol per me s’adombra E mi volgo al Signor forte piangendo ; Di vederlo mi par nell’ombra oscura , Tanta m’ha messa orribile paura.... E mi son fatta il segno della croce Volgendomi al Signor con umil voce , Mentre gridava a lui : Vanne lontano , Nè mi toccar con la dannata mano ; O Demone infernal vattene via.... Che agli angioli appartien l’anima mia. ALLA LUNA

Ritorna a consolar la notte estiva O luna col tuo disco inargentato, Per me porta un saluto all’Arno in riva , Porta un saluto al giovinetto amato ; Ma s’egli m’ha dimenticata , allora Cuopri d’oscurità la sua dimora , E se mi serba ancor l’affetto e il core Mandagli ovunque vada il tuo chiarore ! ALLA CAMPANA

Arresta il tuo squillar campana mia Perché dell’ore tue più non m’ importa , Tutte recano a me malinconia Or che la speme nel mio core è morta ; Arresta il tuo squillar , campana mesta , Sin che per me non puoi suonare a festa , E sin che a festa non potrai suonare , Co’ tuoi rintocchi più non mi turbare ! UN NARCISO

Sulla finestra m’ è nato un narciso E il sol gli ha dato il suo primo saluto , Ed io poi gli ho rivolto un dolce riso Per ringraziarlo che ci sia venuto ; Per ringraziarlo che venuto sia A germogliar sulla finestra mia ; Finchè si mostrerà bello e ridente Vuol dir che mi vuoi ben sinceramente , Ma quando dopo lo vedrò languire Vuol dir che il bene tuo stà per finire , E resterò quand’egli sarà morto Priva di te , del fiore e di conforto ; E resterò quand’egli più non viva , Del fiore , di conforto e di te priva ! LA MONACA

Mi vo’ far monacella in un convento , Che il piacere del mondo egli è fallace , Smanigli non vo’ più d’oro e d’argento Ma vo’ soltanto ritirarmi in pace ; Che se il cor dentro palpitasse gajo , Non lo saprebbe che il mio bruno sajo , Non lo saprebbe che la cella mia , Il Crocifisso e la corona pia. Mentre nel mondo se qualcun sorride , Ognun chiede - perché ? (se mai lo vide) Mentre nel mondo se qualcun sospira Ogni sguardo lo segue e lo rimira.... Meglio è dunque star soli eternamente Che accompagnati e schiavi della gente ! BELL’ AUGELLETTO

Bell’augelletto ti colpì la morte Quando da un ramoscel spiegavi l’ali E credi, è da invidiarsi la tua sorte Tu fuggisti la terra ed i suoi mali !

Io ti contemplo, ed una voce in core Mi dici che tu fosti avventurato. Bell’augelletto , che senza dolore Lasciasti questo mondo desolato !

Quella breve scintilla della vita Per sempre è spenta nel tuo picciol petto, Felice fosti nell’età fuggita or più felice sei bell’augelletto ! UN SOGNO

Vidi stanotte o di veder credea , Splender la luna candida nel cielo , E la campagna intorno mi parea Tutta ravvolta in argentato velo ; Tutto ravvolto in velo inargentato L’onda del fiume ed i fiori del prato. All’ inferriata della mia finestra Abbandonata io stava in sulla destra , Quando apparire ho visto lo mio amore Illuminato da quel gran splendore ; Ei veniva vèr me dicendo : Spera.... Ma.... destata mi son che un sogno egli era ! DISTACCO

L’angiolo mio non ti vo’ più chiamare , Non ti vo’ più chiamare il mio tesoro , Quei dolci nomi non ti vo’ più dare Nè le ghirlande di rose e d’alloro , Nè più ti voglio dare un dolce nome , Non più fiori posar sulle tue chiome ; Ma ricordando poi l’età beata , Mi chiederai perchè t’ ho abbandonata , Io ti risponderò che nel tuo petto Non accogliesti mai sospir d’affetto , E ti dirò che ti fu amore in seno Come il baglior d’un rapido baleno. TUTTO PERDONO

Ritorna a riposarti sul mio petto Se ora nessuno accogliere ti vuole , Quei che prova il dolor prova l’affetto E di consolazione ha le parole ; Invece d’aggirarti in tanti guai , A me ritorna e non partir più mai , Ritorna e dimmi , pentito mi sono , Ch’ io ti risponderò : Tutto perdono ! UNA FOGLIA DI CEDRINA.

A Marietta.

Ho colta una fogliuzza di Cedrina Ch’è simbol di sconforto e di dolore , L’amo più d’una rosa porporina Perchè mesta somiglia allo mio core , Però la foglia di Cedrina è verde E lo mio cor le sue speranze perde , Ma perchè il riso sul mio labbro è morto Amo il simbol di duolo e di sconforto ! ADELINA.

A Felicie Poidebard.

Un angiolo ho veduto in bianca vesta E con le chiome del color del sole , Un serto avea sulla gentil sua testa Di biancospino , di rose e viole ; E di vederlo un’altra volta anelo Coll’ali sue leggiere al par d’un velo. Quest’angiol sulla terra avea mandato Iddio dal cielo e poi l’ha richiamato ; E gli ha detto : « Ritorna in Paradiso Per mantener divino il tuo sorriso » ; Gli ha detto : « Sulla terra non restare , Che il tuo sorriso si potrà turbare ». LA FIDANZATA

O Rondinella vanne in sul mattino , Vanne un bel giovinetto a salutare E digli a nome mio ch’egli ha vicino Il mio pensier che non lo può lasciare ; E digli.... e digli poi che l’amo tanto.... Che seco vo’ partir piacere e pianto ; Rondinella va’ come il desio Alla stella d’ amor del viver mio.... E gli dirai che mi parrà , fiorita Accanto a lui la strada della vita ! SE SIETE BUONA

Se siete buona vi darò un anello Dove nel mezzo ci sarà un rubino , Se siete buona vi darò un augello Che avrà le penne di color turchino , Che avrà le penne del color del sole , E un mazzolino di rose e viole ; Poi vi darò la chiave del mio core , Quando l’aprite troverete Amore E del mio core vi farò padrona Ma ben inteso.... se sarete buona ! DESIO

E vorrei fare come l’usignolo Che nella notte se ne sta a cantare , Esso canta l’amore e canta il duolo , La sua canzone la vorrei imparare ; Vorrei imparare quei cantar dolente A cui risponde l’eco mestamente : Io pur vorrei così girne smarrita Quando sorge la luna in ciel romita , Sulla vostra finestra andar vorrei Come fa l’usignol vi canterei ! VOI SOLO

Non basterìano no centomil’anni Per ritrovar persona a voi simile , Che del mondo nel mezzo ai crudi affanni Siete conforto qual fiore d’aprile ; Bruna avete la chioma e la pupilla , Languido il guardo che d’affetto brilla ; Avete un raggio nel girar degli occhi Che spesso avvien che dentro l’alme tocchi , Pietoso e santo in petto avete il core E presso voi la vita è tutta amore ; E’ tutt’ amore , è tutta poesia , Bella dunque sarà la vita mia. T’ AMO

I.

Son tutti giorni afflitta e sconsolata E di me stessa non so cosa fare , D’ esser mi par da tutti abbandonata E sembrami che niun mi possa amare ; Misera me ! sulla terra sortita Sono a menar malinconica vita ; Sulla terra deserta e sempre sola Chiamo che alcun mi dica una parola , E con amore e tenerezza chiamo Chi sulla terra possa dirmi : T’amo !

II.

O ragazzina , no non lo sperate Che alcun vi dica che v’ ama davvero , Voi siete al par di tante sconsigliate Che tutto il mondo crederian sincero ; AD UNA RONDINE

Rondinella messaggera Del bel soffio dell’April Voglio farti una preghiera Rondinella mia gentil.

Tu che vai di qui raminga Visitando e terre e mar . T’allontana e va solinga Dolce terra a ricercar.

Rondinella, sulla sera D’un sorriso , un bacio , un fior Vanne , oh vanne messaggera A chi amai d’ immenso amor. Più di tremila sì ne troverete Che vi diran che la più bella siete, E giureranno che per voi nel core Nutrono il più gentil culto d’ amore ; Ed io soltanto sulla terra bramo Che non crediate a chi vi dirà : T’amo ! SIMPATIA

Giovinetto mio se ci credete Io non sapea cos’ è la simpatia , E vi dirò se crederlo vorrete Ch’ io non sapea s’ ella esistesse pria ; E se qualcun di lei parlar mi volle Io sorrideva e lo chiamava folle : Ma nel mirarvi poi nel mezzo al core Un alito sentii di dolce amore , E vidi come non sapeva pria Ch’ è sorella d’Amor la Simpatia ! LA TERRA DEL SORRISO

Dicon che v’ è una terra in mezzo al mare , Che bacia l’onda ed accarezza il vento , Come i fior vi si vedono sbocciare Gelsomini e convolvoli d’argento , E sulle rose di quella contrada Sono perle le stille di rugiada. Ed io cammino per la landa e il mare , Ma questa terra non la so trovare , Nè troverò la terra del sorriso Che quando volerò nel Paradiso. UN BEL VISINO

Ragazza mia non fate la superba , Perchè credete avere un bel visino , Chè tra i fiori che sbocciano fra l’erba La mammola val più del gelsomino , Val più la mammoletta che s’ asconde Che centomila gelsomini e fronde ; Nessun fiore l’uguaglia in gentilezza Ch’ umiltade non guasta la bellezza , Ed io vi voglio dir che un bel visino Ha vita all’ alba o muore in sul mattino LA FORTUNA

E l’ ho veduta una bella signora Passeggiar per il monte e la vallata , Era la Dea che tutto il mondo adora Era la Dea da ognun desiderata ; Aveva un bel vestito e l’ala al piede , Ma avea la benda agli occhi , e non ci vede.... Le ho detto di venirmi a visitare , Ma non vuole dar retta al mio pregare , E benchè di veder non sia capace , Ha detto che vuol ir dove le piace. AMORE E ODIO

T’ ho amato più che gli angioli del cielo , Più che la luna di notte serena , Ma aveo dinanzi agli occhi un folto velo , E mi serrava una falsa catena. Adesso t’odio qual t’ho amato pria Perchè ho spezzato la catena mia , Era di spine e la credea d’alloro ! Era di piombo e la credeva d’oro ! Ora odio solo per te nutro in core Per quanto prima t’ho portato amore ! L’ ANELLO

Riprendi pur l’anello che mi dasti Ove il tuo dolce nome è stato inciso , Ricordo egli è del dì che tu m’ amasti , Ricordo egli è d’un dì di paradiso ; Ora che più non ci dobbiam guardare I1 dono tuo non voglio più serbare ; Ma nel mio core all’anello simìle Sta scritto ancora il nome tuo gentile.... Però riprendi pure ora il tuo dono Se ormai da te dimenticata sono ! MESTIZIA

Oimè come son mesta in questa sera ! Oh come sono afflitta e sconsolata ! Che mi valgono i fior di primavera ? E che mi vale l’aura imbalsamata ? Cosa mi fa dell’augellino il canto , Se pieno il core di mestizia è tanto ? Cosa mi fanno le stelle del cielo E le rose gentili in sullo stelo ? Che cielo e terra ed ogni cosa oblio Se mai non veggo il giovinetto mio ! O terra , o ciel , conforto non mi dai Chè lo mio amore non lo veggo mai ! PERDONO

Or dona pur dei fiori a questa e a quella , Or dille pur che ha d’angelo il sorriso , Che l’occhio suo risplende al par di stella E che viver non puoi da lei diviso ; Ripeti mille e più dolci parole Ch’ or lo mio core perdonarti vuole , Pietosamente ti vo’ perdonare E come pria non mi voglio crucciare.... Ma sappi che il mio cor te più non brama Chè sol perdona quando più non ama ! ALL’ ARNO

Onda che te ne vai tanto veloce Soffermati un istante ad ascoltare , Soffermati un momento , e la mia voce Il corso tuo deh possa rallentare ; Passando in mezzo alla cittade mia Ratta così non seguitar la via , Ma portale a mio nome un pio saluto Di simpatia segreta umil tributo , O almen passando il lido e le verzure Bacia amorosa.... e poi seguita pure !

Casentino. AD UN AUGELLINO

Nascesti per soffrir , Augelletto gentile,

Soffristi per morir

Pria dell’Aprile.

Io t’assomiglio al fior Che vago è la mattina, Poi quando il giorno muor Langue e si china.

Ma lasci nel morir, O vezzoso augelletto, Un mesto sovvenir Di dolce affetto. AMORE

Credevo di saper cos’ è l’amore E di saper cos’ è l’essere amata Perchè un leggero battito di core Dolcemente m’aveva inebriata ; Ma fino al giorno che non t’ ho veduto L’amore cosa sia non l’ ho saputo , Non conoscevo quell’affetto vero Che fa dimenticare il mondo intero , Che fa dimenticar tutto il creato Sol per un dolce sguardo innamorato. UN ANGELO

V’ è pinto un angel sulla spilla mia , La spilla d’oro della qual m’adorno , Bionda ha la chioma , la sembianza pia E un’aureola di luce ha intorno intorno : Angiolo mio , sul sen quando ti porto Dammi sul labbro il riso del conforto , Fa’ che un lieto pensiero a me sia dato Per grazia tua bel serafino alato , E se un’ magin sei d’angiol d’amore Posandomi sul sen fammi migliore ! LUTTO

Io mi voglio vestir tutta di nero , Un abito da lutto vo’ portare , Imagine sarà del mio pensiero , Del mio pensiero che ama teco a stare ; Ora che più veder non ci dobbiamo E che per sempre separati siamo , Vestir mi voglio in abito da lutto Per mostrar che per me finito è tutto , Per mostrar che per me tutto è finito E che teco ogni ben mi fu rapito ! IL CANOCCHIALE

Se avessi un canocchial con cui mirare Dentro al cor della gente ogni pensiero , Tutti i segreti tuoi vorrei spiare Vorrei vedere se tu sei sincero ; Se avessi un canocchial miracoloso Leggerei ciò che in cor tu tieni ascoso , Leggerei ciò che il core ascoso tiene Se male tu mi vuoi, se mi vuoi bene ; Ma il canocchiale poi ti donerei Chè tu vedessi i sentimenti miei ! LA SPAGNUOLA PAQUILLA

Pensavo al mio liuto , alle farfalle , Al cielo , agli augelletti , a’ pesci d’oro , Pensavo all’aura del nativo calle. Alle ghirlande di rose e d’alloro ; Ma i miei pensier , te visto , in un momento Furon dispersi come piume al vento , Ed or non penso più che all’armonia Perché la voce tua sposa alla mia. GIUOCHIAMO AL VERDE

Giovinottino mio, giuochiamo al verde Poichè questo gli è il giuoco dell’amore , Se la tua foglia la freschezza perde Mostrerà che la fè ti scema in core , E se vedrò il tuo verde andato a male Allor dirò : Di me più non gli cale ! E se vedrò che la fogliuzza è morta Allor dirò : Di me più non gl’ importa !

S. Domenico. SE FOSSI UNA RONDINE

Se una rondine fossi in sul mio colle Volando vorrei rapida tornare , Lieta mi poserei coll’ aura molle Sui primi fiori e gli vorrei baciare ; E gli vorrei baciar , chè profumati In sulla terra mia sono sbocciati ; Baciar teneramente gli vorrei Che son sbocciati sopra i colli miei. Se una rondine fossi in sulla sera Al mio paese volerei leggera , Ma non ho l’ali e si contenta il core Mandandogli un sospir di dolce amore. SEMPRE

Allorchè vedo i fiorellin del prato E gli augelletti dalla lieve piuma , Allorchè veggo il fiume inargentato Far specchio al lume di candida luna , Veggo le vaghe farfalle volare E la sponda baciar l’acqua del mare , Dolcemente ritorno al tempo andato E a te ripenso o giovinetto amato ; Oh ! sta’ securo che per anni ed anni Non cangerà il mio core negli affanni, No: lo mio cor non cangerà di tempre Chè innamorato a te tornerà sempre ! CASTELLI IN ARIA

Castelli in aria non gli vo’ più fare , Castelli in aria senza fondamento , Belle cose non vo’ più immaginare Chè son tempo e pensier gettati al vento ; Itene dunque ormai da me lontane Dolci visioni che siete sì vane ! Chè fa duopo a’ mortali in sulla terra Con gli affetti del core essere in guerra , E non badar se il mondo è pien di pene Ma prenderlo con pace e come viene ; Ogni affetto del cor porre in oblio , Prender la vita come vuole Iddio ! IL BRUNETTINO

Deh ! chi l’ ha visto il caro Brunettino , Il caro Brunettin del mio segreto ? Ditemi o donne vi passò vicino ? Dite , nel volto si mostrava lieto ? Oh ! chi nol vide no , come ho fatt’ io , Non può conoscere il tormento mio ; Egli che meco avea dolci maniere Mi passa accanto e non mi vuol vedere ; Mi passa accanto e non mi vuol guardare , Ed io meschina non so cosa fare ; E mentre nello sdegno irata sono Chieggo vendetta.... e sempre gli perdono. IL RIPOSO DELL’ OPERAIO

Già langue il giorno; l’ultimo Raggio del sole estinto Sull’onde che s’ incalzano Manda il tuo pio fulgor . Ed io dal sonno vinto Mi volgo al mio Signor.

Ma pria co’ figli il premio Parto di mia fatica E nell’albergo rustico Do loro un po’ di pan ; Per lor la mano amica Lavorerà diman.

Ed al mattin sollecito Vedrò la prima stella Spuntar ridente e splendida Sull’alto campanil Che l’umil gente appella Entro il devoto asil. L’ ADDIO

Oh ! non guardarmi , non mi dèi vedere Se una lacrima verso e poi sospiro , Debole è il cor ma forte è il mio volere , E’ una lotta d’affetti è un pio deliro.... Questa forse sarà l’ultima volta Che inebriata l’anima t’ascolta ; Ma se udir non dovrò più la tua voce Porterò rassegnata io pur la croce , E anderò ripetendo il detto chiaro “ Muor giovane colui che al cielo è caro ! ” I TRE DONI DELL’ANIMA MIA

L’alma tre doni di portar desia Agli angeli che stanno in Paradiso Il dì che tolta dalla terra sia Fatta più pura nel divin sorriso ; D’un martire che cade nel pugnare Una goccia di sangue vuoi portare , Di quei che torna sulla dritta via Del pentimento la lacrima pia , E vuoi portare dov’ è più splendore Un sospiro gentil di dolce amore ; E della Fè darà chiusi nel velo Questi tre doni agli angeli del cielo ! UN SOSPIRO

O tu che lungo sei da questo lido Cui tanto spazio solitario tiene , Dimmi non odi un doloroso grido ? A te un sospiro mio dimmi non viene ? No : non m’intendi , e mi risponde solo L’augel che spiega l’ invidiato volo , Il venticel con leggerissim’ala E il fiorellino che l’olezzo esala ; E questa vita ch’oggi traggo stanca Un dolce detto tuo più non rinfranca. AMORE E SPERANZA

Ho fatto un sogno e m’è parso vedere Una gentile che vér me venia , E m’ invitava con dolci maniere Della vita a seguirla in sulla via ; Di diversi colori avea la vesta E la chioma pendeale dalla testa. Io vedendo l’Amor vicino a lei Gli ho domandato chi fosse costei ; Ed egli m’ ha risposto : Ella è la Speme , Che con me nella vita è sempre insieme E’ la Speranza che ridente e pia Va ognor curando la ferita mia. ONDE E SOSPIRI

E’ ver che veggo il cielo e veggo l’onda Del mar che malinconica si lagna , Veggo la luna inargentar la sponda Col candido suo raggio , e la campagna ; Veggo sbocciare sullo stel le rose E veggo e veggo mille belle cose : Però nessuna mi conforta il core Perchè l’anima mia sol chiede amore ; Non ho la stella no : d’ogni desio Perchè mi manca il giovinetto mio , E la mia vita è un mesto sospirare Qual’ onda che si frange in mezzo al mare !

Livorno. LA MARGHERITA

Una gentile margherita ho colta E interrogata sopra l’amor mio ; Le ho dimandato poi più d’una volta S’ei m’ama sempre o mi pone in oblio : Foglia per foglia tutta io l’ho sfogliata Fino che una risposta non m’ha data , E mentre il cor sospirava d’affetto T’ama.... t’adora…., non t’ama.... m’ ha detto , Ed io sdegnata , allora in mano mia Non l’ho voluta e l’ho gettata via.... Ma poi pensando al mio crudel destino Ho raccolto da terra il fiorellino , Dicendo : Almeno un fior ci dica il vero , Se della gente il cor non è sincero ! IL LEONE DI VENEZIA

E l’ho veduto un nero nuvolone Immobile nel mezzo al firmamento , Avea preso figura d’un leone Che minaccioso mi mettea spavento ; Era il Leone di Venezia mia Che grida allo stranier : Vattene via , Vattene via , chè quando meno credi M’avventerò su te , se tu non cedi ; M’avventerò , ti strapperò dal seno Della Venezia , quando credi meno !

3 Febbraio 1865. LUNA E TERRA

Oh come vago appar l’astro d’argento Che sì vicino sembra al Paradiso ! Un’ estasi nel cor sempre mi sento Quando nel suo chiaror lo guardo fiso . Se l’ale mi potessero spuntare Alla luna vorrei tosto volare , E rivolgendomi alla terra poi , Direi : Non vo’ tornar mai più fra i tuoi ; Non vó tornar , nè più mi rivedrai , Chè chi stà bene non si muove mai ! IL MIO IDEALE

Quand’ era bambinella io lo sognava Un giovin che portasse un dolce nome , E ch’egli avesse ognor m’immaginava Nere siccome l’ebano le chiome ; Nere le chiome e bruno bruno il viso Che avesse come un angelo il sorriso , Con gli occhi tanto belli da incantare Con uno sguardo che non so spiegare , Con un grazioso portamento altero Ma.... lo volevo con il cor sincero ; E l’ ideale mio l’ ho già trovato Ma senza il cor da me desiderato ! FAUSTO E MARGHERITA

Fausto.

Leggiadra damigella permettete Ch'io v’ offra il braccio andando per la via , Sola a casa così non tornerete Chè insieme ci terremo compagnia ; Gentilmente uno sguardo rivolgete A chi vi parla , o damigella mia.

Margherita.

Signor , non mi chiamate damigella Che non sono gentil nè sono bella ; Non ho bisogno ve lo dico in vero Del braccio d’ un cortese cavaliero , E sono avvezza andando per la via De’ miei pensieri a stare in compagnia. Anch’ io sincera ed umile Alzo una prece a Dio, Grato siccome l’esule Che torna a riveder Il caro suoi natio Il cognito sentier. LA COLLANA NERA

“ O giovinetta perchè siete afflitta E ognor portate una collana nera ? Sembrate sulla terra derelitta Come pallida stella della sera ; Quando il dì muore andate al camposanto Un tumulo a bagnar del vostro pianto ”.

« Ohimè grande è il dolor ch’ ora m’ opprime Ed ogni sera vado a San Miniato , L'ultimo raggio brilla ognor sublime Sovra la mesta tomba d’un soldato ; E’ mio fratello ! e la collana nera Come voto la porto e giorno e sera ». CONSIGLIO

O Giovinetto che desiderate D’ andare un’ altra terra a visitare , Ascoltatemi un poco e non cercate Questa cittade mai d’abbandonare ; Fareste come il giglio in sullo stelo Senza la brina che gli vien dal cielo , E n’andereste come foglia morta Quando il soffio del verno la trasporta , Senza sapere dove va smarrita Per quella landa che si chiama vita ; Senza il conforto d’un affetto pio Morireste deserto e nell’ oblio. AFFETTO E LUCE

O Giovinetto dalla chioma bruna Quando passate risplende la via E confortate anche più della luna Con la luce d’amor l’anima mia , Che quando in voi m’avvengo un paradiso Mi sembra di veder nel vostro riso ; Nel vostro riso veggo ogni desio E vi chiamo nel core angelo mio , Come l’ultimo ben ch’ora m’ avanza Invoco ognor la vostra ricordanza.... E più l’invoco quando a notte bruna Veggo che sorge pallida la luna. NON CI CREDETE ?

O giovinetto tanto mi piacete Che penso a voi dall’alba al tramontare Sempre vi cerco e quando non vi siete Chino il capo e non fo che sospirare ; Non fo che sospirar.... non ci credete ? Passerei per vedervi e terra e mare. Camminerei pei clivi e le vallate Fra la neve d’ inverno e il sol d’estate , E per solo vedervi anche un momento Di stella in stella andrei pel firmamento ; Deserta e sola son se non vi siete Io v’amo tanto.... e voi non ci credete ? RISPETTI POPOLARI


I.

AMORE.

Fior del pensiero O rondinella torna al nido caro Sulla finestra mia torna davvero ; Che al collo un filo d’ or ti vo’ legare Con una letterina da portare , Dove scritto vi stà che lo mio core Benchè deluso serba sempre amore !


II.

SCORTESIA.

Spigo e viole Innanzi tutto dev’esser gentile Quegli a cui serberò dolci parole , Che di fiamma d’amor mai non m’ accese Neppure un giorno un’ anima scortese ; E bene intenda la canzone mia Chi non pratica mai la cortesia ! III.

IL MIO CASTELLO.

Fior d’Amarante Il mio castello è posto sovra un monte D’onde si veggon tante cose e tante ; D’onde all’alba ogni dì vedersi suole Levarsi bello e rilucente il sole , E verso sera poi gli astri gemmati E i colli di Firenze inargentati !


IV.

LA VEGLIA.

Fior di Giunchiglia Verso la sera per andare a veglia Le farei volentieri anche tre miglia ; Camminerei quando di notte bruna Fra i rami delle querci appar la luna , E che velato da un gentil mistero Dorme tranquillo l’universo intero ! V.

APE GENTILE.

Fiori e Viole Non mi venire intorno Ape gentile , Ma ti basti d’udir le mie parole ; E lo sai bene che una vergin rosa Punta dall’ape cade , e in terra posa.... Vattene dunque lungi dal mio core , Ape gentile che ti chiami Amore !

VI.

MAI.

Fiori e Verbene Io voglio improvvisare una canzone Che dica allo mio amor che gli vo’ bene ; Che cosa gli dirò ? Che dir gli posso ? Domando sempre a lo mio cor commosso , Ed ei risponde : Dire gli potrai Che il vero affetto non si cangia mai ! VII.

SE NON VI VEGGO.

O fiore amato Se non vi veggo il mondo mi par vuoto E squallido , deserto e abbandonato ; Ma quando in voi m’avvengo allor mi pare Di non aver più nulla da bramare , E lieto allor di mille affetti il coro L’universo m’appar pieno d’amore !


VIII.

GEMME E CATENA.

Rosa sbocciata Venitela a veder così vestita Di bianco vel , passar la fidanzata ; Se fossi sposa anch’ io siccome lei Certo cotanto allegra non sarei , Chè di breve contento ha l’alma piena Chi di gemme risplende.... e s’incatena ! IX.

LA CASTELLANA.

Fior di Verbena Tutti mi dicon che son castellana Perchè porto le chiavi e la catena ; Perchè porto la borsa alla cintura E la mia casa stà sopra un’altura ; Castellana mi chiama lo mio amore Perchè sono padrona del suo core , Ma un castello il suo core io non lo chiamo Bensì la reggia ove comando ed amo !


X.

Rose e verbene Iddio lo dice a tutte le persone « Chi cerca trova : e chi domanda ottiene ».

La Morte e Amore Dice un grand’uomo son le cose care Che solo in terra dan conforto al core. Spigo e Viole Conosco quei che mi vuol bene o male , A buon intenditor poche parole.

Fior di Trifoglio Fidarsi è bene e non fidarsi è meglio ; Della gente fidar più non mi voglio.

Non fate conti Su’ giovinotti che vi sembran santi Chè l’acque chete rovinano i ponti ! A MADDALENA COPPI

Tu lasci la tua casa ove l’amore Sempre t’arrise all’anima gentil , Un contento hai nel cor misto a dolore Simile a nube sovra un sol d’April.

E nel lasciare la magion diletta I tuoi cari ti volgi a salutar, Fai come il pellegrin che sulla vetta Sosta dei monti che gli duol varcar.

E l’adorata madre tua che mesta , Addio ti dice e poi ti stringe al cor , Lacrime versa in mezzo alla tua festa Come lieve rugiada in seno a un fior.

A fauste nozze ora ti chiama Iddio E nel suo tempio le benedirà , A te fia grato il voto del cor mio Felice il nodo sia che t’unirà. INDICE.

I.

A mio Padre. — Primi pensieri.


Pag. Pag. Il ritratto della mamma 3 Una rosa 22 Dormi 4 Se avessi l'ali 23 Il bacio 5 La farfalla veneziana 21 Una bambina a sua madre 6 Bell’augelletto ! 25 Per aver perduto un cuo- Ad una rondine 26 ricino donatomi dalla Ad un augellino 27 mamma 7 Il riposo dell’operaio 28 Ninna-nanna 8 A Maddalena 30 L’angelo dell’amore 10 L’addio del soldato italiano 31 L’angelo custode 11 La figlia del reggimento 32 La parola d’un angelo 12 La mendicante 33 Cos’ è l’amore ? 13 L’orfana veneziana 35 L'aurora 14 Tristezza e pianto ? 36 Preghiera 16 Dolore e conforto 37 egheresti per me ? 17 Non pianger più ! 38 L’avvenire color di rosa 18 Beato chi muore nel Signore 39 Le prime memorie 19 La morte 40 Non ti scordar di me 21 E’ morta 42


II.

A mia Sorella — Melanconie.

Preghiera alla Madonna 45 L’angiolo dell’armonia 48 Un pensiero a mia madre 46 Che mai farò senza di te ? 49 Pag. Pag. Un voto a mia madre 50 Amore e luce 70 Ad un piano-forte sul quale Serenata. 72 aveva suonato mia madre 52 Il ruscello e la vita 74 La preghiera di mia madre 55 Ad una farfalla 75 Messaggio d’ amore 56 La poetessa 78 Meditazione 57 II passero solitario 83 Tanto lontano 58 Graziella 86 Ritorna. 59 Le mie corde 87 Vieni meco 60 Sull’ali tue 89 Ti amerò 62 Povero fiore ! 90 Ode a Nea (Da Moore) 63 Ecco il boschetto (Da Moore) 92 Sempre mesta 65 L’edera 94 Dormirò , dormirò 66 La viola 97 Contemplando il quadro di Ad un anemone 99 Santa Cecilia 68 Il lamento di Margherita 100

III.

All’ illustre Pietro Giannone. - Canzoni.

A mia madre 105 Memorie e lacrime 122 A Firenze 109 Ali e corona 124 All’amicizia 111 Alla poesia 126 All’ Italia 113 Alla memoria di Enrichetta Dopo aver veduto “ il Tra- de’ Conti de Pulzsky 129 sporto di S. Caterina da Povera foglia ! 132 Siena ,, 115 A Louisa Grace-Bartolini 134 Alla mia musa 117 Pel trasporto del garibaldino In occasione del ritrovo delle Ettore Giannini 137 ossa di Dante a Ra- In morte d’una giovinetta 139 venna 120 A Chopin 141

IV.

A S. A. la Principessa Elisa Poniatowska. - Ricordi.


Il convolvolo 147 A Katerina Ansell 150 Amore e morte 149 La giovane madre 152 Pag. Pag.

A Elvirita 154 Venezia a Firenze 178 Sovvengati 156 Beatrice 179 Bianchi fiori 158 Per l'album di Marianna 180 Voto ed eco 159 Il primo amore 181 A Eleonora 161 A mia sorella 182 Le mie colline 162 Non m’ami più ! 184 Pianger con me? 166 Allora ed oggi 185 Una memoria 167 Vivi felice ! 187 Ah troppo è vero ! 169 A Gaspara Stampa 189 Il garibaldino morente 171 Maria Elisa 191 A un pensée di mia madre 174 Ad Aurora 192 Dante e Beatrice 176 Carlotta e Massimiliano 194

V.

All’amica Elvira Spannocchia. - Ballate.


Giselda, chi ami? 201 Canzone affricana 224 La serenata in Ispana 205 Ora è sola ! 225 Il montanino 206 L’addio del marinaro 227 La tradita 207 Un fiore di Napoli 229 L’angiolo e il fanciullo 209 Una Fanciulla , lo Spirito del La zingara 212 male,un Angiolo 230 Notre Dame des Bois 214 Saffo 233 Manuelita 217 Il bardo 235 In un istante ! 218 La figlia del pescatore Stradella 220

VI.

All’amica Marianna Giarrè. - Rispetti.

Malia 241 Alla luna 246 Verità 242 Alla campana 247 Amore 243 Un narciso 248 Cortesia 244 La monaca 249 Il diavolo 245 Un sogno 250 Pag. Pag, Distacco 251 Il Brunettino 279 Tutto perdono 252 L'addio 280 Una foglia di cedrina 253 I tre doni dell'anima mia 281 Adelina 254 Un sospiro 282 La fidanzata 255 Amore e speranza 283 Se siete buona 256 Onde e sospiri 284 Desio 257 La margherita 285 Voi solo 258 Il leone diVenezia 286 T'amo 259 Luna e terra 287 Simpatia 261 Il mio ideale 288 La terra del sorriso 262 Fausto e Margherita 289 Un bel visino 263 La collana nera 290 La fortuna 264 Consiglio 291 Amore e odio 265 Affetto e luce 292 L'anello 266 Non ci credete? 293 Mestizia 267 Perdono 268 Rispetti popolari. All'Arno 269 - I. Amore 291 Amore 270 - II. Scortesia ivi Un angelo 271 - III. Il mio castello 295 Lutto 272 - IV. La veglia ivi Il canocchiale 273 - V. Ape gentile 296 Paquilla 274 - VI. Mai ivi Giuochiamo al verde 275 - VII.Se non vi veggo 297 Se fossi una rondine 276 - VIII. Gemme e catena ivi Sempre 277 - IX.La castellana 298 Castelli in aria 278 - X. Stornelli ivi L’ ADDIO DEL SOLDATO ITALIANO. Canto popolare.

Parto diletta - ti dico addio Il non combattere - è una viltà Voce di popolo - grida che Iddio Ha benedetta - la libertà.

Forte ed intrepido - è l’ Italiano Che d’esser libero - prova il desir , Saldo egli è sempre - di cuore e mano Giura di vincere - o di morir -

Quando risplendere - vedi un cimiero Vien con la mente - gentile a me Abbi un sospiro - pel tuo guerriero Che per l’Italia - pugna col Re !

Se me ferito - volesse Iddio Se me dovesse - morte colpir , Ricorda l’ora - di questo addio Abbi una lacrima - pel mio morir. LA FIGLIA DEL REGGIMENTO. Canto popolare.

Quando risuona – l’ Itala terra Del sacrosanto - grido di guerra, Lo schioppo imbraccio - con ardimento Volo all’assalto - col reggimento. Fra mille colpi - non ho paura Corro sul monte - nella pianura, So ben che vince - anche se cade Quei che difende - la libertade. Quando il soldato - per la mitraglia Veggo morente - nella battaglia , Io gli sussurro - dolente - addio Martire santo - del suoi natio ; Sia benedetta - la tua memoria E sulle pagine - di patria storia Lieta il tuo nome – l’ Italia scriva Or che la spenta - speme s’avviva. La tricolore - bandiera indoma Vo’ sulle mura - piantar di Roma , E che sul Veneto - mare , una stella Veggo risplendere - fulgida e bella ! LA MENDICANTE.

Blessed are the Merciful for thep shall o tain Morcj. (Vangelo di S. Matteo)

Sono vedova , mesta e poverella ; La caritade o miei signori imploro , Dio nel mondo mi fe’ vostra sorella Ma al par di voi non ho castelli ed oro ; Stendo la man con un sospir segreto A quei che passa indifferente o lieto.

Deserta son rimasta in sulla terra Senza nessuno che mi porga aita , Col rio destino sosterrò la guerra Sino alla fine di mia trista vita , Signori miei , la carità mi fate E felici il cammin poi seguitate.

Ahi ! che ognun guarda l’afflitta tapina Ed oltre muove ratto il passeggero , Ahi ! che niuno vèr me l’orecchio inchina E neppur mi rivolge un sol pensiero ! Buoni signori , Iddio vi tenga sani Tenga miseria e duol da voi lontani. Ma se commosso alcun poi mi facesse La carità, sovra il mio volto il riso Ritornerebbe, e le parole istesse Vi direi del Signor del Paradiso : Benedetti i pietosi ognor saranno E pietade da me sempre otterranno. L’ ORFANA VENEZIANA

Io son povera figliuola, Ho perduto i genitor , Son rimasta sola sola Senza baci e senza amor.

Fui felice nei prim’ anni , Ma provai poscia il dolor , Vivo mesta fra gli affanni E per me non spunta un fior.

La mia patria sconsolata Ho scolpita in mezzo al cor.... Ma di me più fortunata , Le riman la speme ancor

Io son povera figliuola , Ho perduto i genitor , Son rimasta sola sola Senza baci e senza amor ! TRISTEZZA E PIANTO?

Tristezza e pianto , come può trovare Chi della pace ha la dolcezza in cor ? Quando i fiori, le stelle , il cielo e il mare Hanno un linguaggio che parla d’amor ?

No, lieta l’alma quando splende il sole Prova una gioia che mortal non è , E a Dio si volge con sante parole, Coll’ inno puro che insegna la fè.

Trovare non potrà tristezza e pianto Quei che si posa sul materno cor, Allorchè soavemente un bacio santo Rapisce l’alma di gaudio e d’amor. DOLORE E CONFORTO

Tutt’avvolta in velo nero Una donna se ne va, Quasi imagin del pensiero Che dolente in cor le stà.

Quell’afflitta al Camposanto Sola sola volge il piè , Genuflessa a un’ urna accanto Chiama invan chi più non è.

Sorgi, o madre sconsolata Che tuo figlio è andato in ciel L’alma sua se n’ è volata, Non è dentro al freddo avel.

E’ volata in Paradiso Fra la gioja e lo splendor, Ed or vive nel sorriso Della fede e dell'amor. NON PIANGER PIU’ !

A Jole Vannetti.

O madre sconsolata allor che a sera Di tua figlia ti prostri sull’avel , Non odi il mormorio d’una preghiera Siccome un’aura che ti vien dal ciel ? E’ la sua voce che ti parla al core Come un angel di Dio consolatore.

Ti dice: “ In terra sei rimasta sola Povera madre , ma non pianger più , Un dì verrà che della tua figliuola Fra l’ali accolta giungerai quassù. O madre mia, non piangere chi è morto E trovato ha nel cielo il suo conforto !

L’angelo mio custode m’ha chiamata Che presso a lui n’andassi ad abitar, E dietro alla sua voce io son volata Dove per te non cesso di pregar ; Dove alfine sul tuo materno viso Il bacio mio riporterà il sorriso ! ” BEATO CHI MUORE NEL SIGNORE

O fanciulla non piangere chi muore Chè ratto il giusto se ne vola al ciel ; Però piangi colui che nel dolore Lo depose pietoso entro l’avel.

Ei vorrebbe seguirlo , e andare insieme A goder de’ beati il dolce riso Ove maggiore il premio è della speme Per colui che ha mertato il Paradiso.

O fanciulla non piangere chi è morto , Chè vive in quel soggiorno desiato ! “ Egli trovò nel cielo ogni conforto ” E della terra s’ è dimenticato ! LA MORTE

V’ è una pietosa vergine vestita D’un vago argenteo vel tutto stellato, E colla bianca mano ella ci addita Il sereno del cielo immacolato, Mentre ogni giorno sulla terra coglie Una ghirlanda di fiori e di foglie.

Poi spiega l’ale verso lo splendore Delle dorate porte , e in Paradiso Giunta, depone a’ piedi del Signore Il suo serto gentil , con un sorriso E sugli omeri candidi , la bella Treccia bruna discioglie in vaghe anella !

Oh morte , morte tu la sola amica Di migliore speranza animatrice Sei , mentre il volgo ti chiama nemica E nel codardo cor ti maledice ; Perchè gli appari ingiusta ei si spaura Un fulmine ti crede , una sciagura ! Altra però ne’ sogni miei ti vedo Vergine bella , e una mesta preghiera Dolcemente ti volgo , e ti richiedo Di venir teco nella santa sfera , Ove prima fra gli angeli ne stai Incoronata di lucenti rai.

Allorquando col tuo soffio al mortale Hai spenta la scintilla della vita , La sua bellezza mandi all’ ideale , La sua virtude alla gloria infinita: E coll’amplesso d’un’ amica cara , La lacrima d’addio gli tergi amara !

Cangi la speme sua nella certezza , Tutti gli affetti in un divino amore , In vita eterna la sua giovinezza Nella gioia del cielo il suo dolore , E nella forma di vago narciso , Il suo spirito porti in Paradiso ! E’ MORTA

E’ morta e dalla terra dolorosa L’anima pura già se n’è partita, Sovra un letto di fiori ella riposa , Non la destate - quella sua romita Fossa ove sboccian pallide viole Mesto saluta ogni mattina il sole.

Un dì al sorriso schiuse il labbro anch’ella , Ma pianse stanca poi dell’esistenza , E vide che la cuna ognor più bella E’ il sepolcro gentil dell’ innocenza: Vi dorme quieta, e sul leggiadro volto Ha lo splendor del Paradiso accolto.

O giovinetta, sulla terra morta Della speme cadea la tua ghirlanda, E come foglia che il vento trasporta Errante e sola per la vasta landa , Fuggì quella tua breve ora di vita Mesta rosa di maggio illanguidita ! II.

A MIA SORELLA

MELANCONIE. PREGHIERA ALLA MADONNA

Su me dolente manda un dolce raggio A illuminare il mio mortal viaggio , L’ occhio materno sopra me declina Pietosamente, o Stella mattutina!

Vergin d’amore stammi sempre accanto E proteggimi tu col sacro manto, Prendi pietà di questa tua meschina Che a te si prostra, o Stella mattutina !

E fa’ che sciolta dalla veste frale Corno a farfalla a me spuntino l’ale, E la spoglia mortal fatta divina A te ritorni , o Stella mattutina ! UN PENSIERO A MIA MADRE

Allor che mesta l’anima mia Torna al trascorso tempo primier , Giorni felici che non obblìa Sempre rintraccia co’ suoi pensier.

E la materna stanza rivedo , Ove bambina trascorsi i dì E all’augellino che vola chiedo , Perchè fuggiron ratti così ?

Perchè fuggiron l’ore si liete Della mia vita come un respir ? Pur della madre mia le segrete Dolci parole mi sembra udir ,

Sin nella nota dell’usignolo Che a notte bruna, in suo tenor , Fra frasche occulte sembra che solo Mesto saluti l’ astro d’amor. Siccome l’ umile canto d’affetto Alla mia mamma sciolsi primier , Ho fatto giuro che benedetto Essa avrà l’ultimo de’ miei pensier.

E quando venga quel dì fatale, Che la mia mente bello creò , A lei pensando nell’ immortale Placido sonno m’ addormirò ! A MIA MADRE.

L’ Angiolo dell’ Armonia.

Anngiolo santo dell’ armonia Quando pietoso ti volgi a me, Lieta s’ inalza l’ anima mia Soavemente rapita in te.

Dalle tue flebili note un’ arcana Voce d’ affetto parla al pensier , Che vola libero da sovrumana Possa, sospinto nel suo sentier.

Per me la vita mesta sarìa Come una rosa che sboccia e muor , Angelo santo dell’armonia Senza il tuo dolce canto d’ amor ! CHE MAI FARO' SENZA DI TE ?

Romanza.

Che mai farò senza di te? la vita Senza di te non può donarmi un fior , E solo in meste fantasie rapita La fine invocherò d’ogni dolor.

Che mai farò? se l’empio fato mio Mi vuol divisa per sempre da te, Vivrò deserta in sconsolato oblio Il tuo ricordo portando con me.

Senza di te sarò come l’augello Cui tolto il nido sospirato fù, Senza di te sarò qual venticello Che torna al fiore e non lo trova più.

Che mai farò senza di te che meta Unica fosti a’ miei dolenti dì ? La morte invocherà che sempre allieta Chi sulla terra nel dolor languì ! UN VOTO A MIA MADRE

Un voto feci il dì che ti perdei, Un voto di dolor, E ti promisi tutti i pensier miei Di confidarti ognor.

Come soleva pria sovra il tuo petto La testa riposar, E consolata dal tuo dolce affetto Parlarti e lacrimar ,

Oggi pure verrò - chè stanca sono Degli aspri miei martir E a te li narrerò coll’ abbandono Di chi vuol tutto dir. -

Verrò - verrò. - Ma oh ! Dio ! sotto il terreno O Madre mia sei tu, Copre la polve il tuo diletto seno Nè mi rispondi più ! Avventurate o giovinette voi A cui rimane ancor La cara madre, che co’ detti suoi Vi riconforta ognor !

Liete promesse se vi fa la gente Con riso lusinghier, Quando il metro d’ amor poscia repente Cangia co’ suoi pensier ,

Di giusto sdegno se il rossor pudico Imporporar vi fa , Celate il volto sovra il seno amico Che mai si cangierà.

Io, mesta figlia ! della madre amata Che un dì volava in ciel , Allorchè piango.... cerco sconsolata Il suo romito avel ! AD UN PIANO-FORTE

sul quale aveva suonato mia madre.

Addio povero Cembalo ! Dal mio deserto tetto Lo vedi , ti trasportano Sotto straniero ostel.

Io non udrò più il magico Tuo dolce suon diletto , Qual voce d’ uno spirito Che alberga il terzo ciel ,

Io non vedrò più l’agile Bianca e leggiadra mano , Che quasi lieve zeffiro Scorrer solca su te:

Nol vedrò più – quell’Angíolo.... Da noi volò lontano Alla miglior sua patria Ritorno già ne fè. Addio povero Cembalo ! Chi sa di te che fìa? Dove anderai? qual barbaro Or ti profanerà ?

Forse una danza celere Sarà tua melodia , Mentre il mio ciglio lacrime Per te versar dovrà ! LA PREGHIERA DI MIA MADRE

E della vita faticosa anch’io Veggo spegnersi l’ultima speranza, Tal che d’ ogni più tacito desio Debbo solo invocar la ricordanza.

Chi più conforterà la pellegrina Che solitaria e senza guida passa ? Non ha fiori il deserto, e la meschina La stanca testa sospirando abbassa.

Ma v’ è una voce che da lungi viene Avvitatrice dell’afflitto core ; Che vale il duol , che valgono le pene Se le divide un angelo d’amore ?

Questa voce soave è de’ prim’ anni Come dell’ eco flebile armonia , La prece ell’ è pei giorni degli affanni Che m’ insegnò la cara Madre mia. Ed in mezzo agli oltraggi , alla sventura Io la sciorrò come in quel tempo, il sal, Onde dai detti tuoi fatta più pura Ritorni a te per non lasciarti mai. MESSAGGIO D’ AMORE

Canzonetta.

I caldi miei sospiri Recate o cari fior , Narrate i miei martiri A lei ch’ è il mio tesor.

Le dite ch’ è la stella Del mesto pellegrin Che di sua luce abbella L’ incerto mio cammin.

Pregate che d’ amore Abbia un pensier per me... O fiori del mio core, In voi soltanto ho fè ! MEDITAZIONE

0h ! come il tempo celere Fugge e non fa ritorno ! Di questi fiori semplici Dei quali ora m’adorno Nè un’ombra nè un vestigio Fra pochi dì sarà.

Così tutte hanno termine Le cose del creato “ Per lo gran mar dell’ essere ” Tutto si muove , e un fato Potente , incomprensibile Ci spinge ognor così.

Sebben la barca celere Solchi l’ onda del duolo , Perchè non possiam l’àncora Per un istante solo Gettar sul vasto oceano D’una gradita età? TANTO LONTANO

Quando contemplo - di notte bruna Sorgere in cielo - pallida luna, Con voce flebile - ti chiamo invano ; Perché ne andasti - tanto lontano ?

Allorché zeffiro — placido e pio Passa leggero - sul volto mio, Lo credo un bacio, - stendo la mano Perché ne andasti tanto lontano ?

E se mi reca - candido fiore Soavi affluvi - di grato odore Con voce flebile - ti chiamo invano Perché ne andasti - tanto lontano ? RITORNA.

Romanza.

Veggo tornare il sole Ridente sul mattin , Sbocciare in sull’ ajuole La rosa e il gelsomin ,

Ed alla siepe , al prato L’ erbette e i vaghi fior Tornare , e desiato L’ aprile in mezzo a lor.

La rondine ritorna Col garrulo suo stuol, La primavera adorna Di margherite il suol ,

Tutto tornar ridente Veggo ; e pensando a te, Ti chiamo dolcemente Ma tu non torni a me! VIENI MECO.

A Felicina Poidebard.

Oh ! guarda il fratellino, o Mamma mia Placidamente dorme nella cuna, Però m’ han detto ch’è volato via Nel ciel sereno dove sta la luna, E, m’ hanno detto che ha spuntate l’ ali Per fuggire la terra e tutti i mali.

M’è parso di veder quando sognava Venir piano la morte a lui d’accanto , Ha detto al fratellino che l’amava, Che n’andasse con lei.... ma senza pianto, Gli ha sussurrato poi: Ti rassicura A un angioletto non fo mai paura.

“ Fanciullino ti porto in Paradiso Ove lieto vivrai col tuo Signore ; Là sul labbro di tutti è sempre il riso E la speranza vive eterna in core; Io pietosa son teco , oh ! vien t’affretta, Ti conduco alla patria benedetta ”. Ei con amore poi per man l’ ha presa E nel più puro ciel sono fuggiti ; Una nube celeste s’ è distesa Dove passavan dolcemente uniti : Ha ripetuto in lontananza l’eco , “ Manda un bacio alla Mamma e vieni meco ”. TI AMERO’.

Romanza.

Ti fo promessa di volerti bene Finchè la rosa il suo profumo avrà, Adorerò le tue dolci catene Fino a che l’eco un suon ripeterà.

Fino a che lieta tornerà l’aurora E poi la sera allorchè muore il dì, Sino a che riede incoronata Flora Ti prometto d’ amarti ognor così.

Io t’amerò fintanto che al boschetto Resti rugiada e zeffiro d’ amor , T’ amerò fino al dì che l’ augelletto Abbia una nota che risponda al cor.

Ti fo promessa di volerti bene Fin che la luna torna a illuminar, Adorerò le tue dolci catene Fino a che l’onda si travolge in mar ! ODE A MEA (Da Moore).

Frammento.

Se l’ onda io fossi , e tu quell’ isoletta Che verdeggiante sorge in mezzo al mar , Alla tua terra cara e benedetta Non lascerei nessun avvicinar.

S’ io fossi la conchiglia, e tu l’ amata Candida perla che nel sen le posa , Ad ogni sguardo ti terrei celata Come divina e sacrosanta cosa.

S’ io fossi quell’ arancio , e tu il suo fiore Che si dischiude sul ramo gentil , Io non concederei tuo grato odore Nemmeno al venticello dell’ aprii.

Non far che il tuo sospir l’onda riceva Non ti chinar sull’acqua che zampilla Fa’ che il nitido suo specchio non beva Il bel riflesso della tua pupilla. La rosea guancia e le lucenti chiome Donano un raggio al fonte cristallin , Che la mia Nea potrei vedervi come Dipinta fosse da pennel divin.

Mio talamo nuzìal quel ruscelletto E la mia tomba , oh! possa divenire, M’ unirò a te nel flutto benedetto , All’ ombra tua verrò tosto a morire ! .................................... SEMPRE MESTA

Spuntata appena la prima stella Siccome vaga gemma d’ amor , Mesta saluto l’ alba novella Che non m’ infonde letizia in cor.

Della speranza fioco l’ accento Sulle mie labbra sembra morir , Siccome il murmure languido e lento Di foglia mossa da un pio sospir.

Povera figlia che sempre plora Come augelletto che si smarrì , Io guardo il suolo che non s’ infiora Nè mai d’ anemoni ti rivestì

Sol dolcemente l’alma ravviva La tua memoria , diletta a me , Angiolo amato , ch’ io pensi o scriva Innamorata mi volgo a te ! DORMIRO’ , DORMIRO’

Dormirò , dormirò tranquillamente Fra il profumo di rose e di viole, Stanca d’ogni pensiero è ornai la mente Tal che gustare il suo riposo vuole; Dormirò , dormirò sotto la croce Ove solo d’ Iddio giunge la voce.

Allorchè veggo quando muore il giorno Una bara passar là nella via, Ed odo arcanamente a me d’intorno Sommessa recitar l’Ave Maria Dico pensando all’esistenza amara - Fosse per me la prece, e mia la bara ! -

Se sulla coltre, quei che passa lieto Vedesse posta una bianca ghirlanda, Forse dirla con un sospir segreto : “ Perchè fu tolta all’ aura amica e blanda Cotanto giovinetta, e della vita In sull’aurora, al mondo ahi fu rapita ? " Ma il passeggier non sa ch’io dalla gente Nulla di grato aspetto e nulla bramo, Solo vorrei dormir placidamente Con lei che piango e che amorosa chiamo Dormirò, dormirò non vo’ compianto Riposarmi desio,.... son stanca tanto ! CONTEMPLANDO IL QUADRO DI SANTA CECILIA

Deh! canta o pura vergine Di fede un inno pio Della tua voce il sonito S’ innalzi insino a Dio.

Un sovrumano spirito Veglia quest’arpa sempre E un’armonia sì flebile Non muta mai di tempre,

E’ la tua nota un balsamo , Divina melodia Che scender pare all’ anima Per tacita magia,

Piove la luce eterea Sul tuo celeste viso - Deh ! canta l’inno, o vergine, L’inno di Paradiso. Ed oh ! se unita al gemito D’ un’anima sincera Giungesse a te quest’umile Mestissima preghiera ;

Del canto tuo nell’estasi Che gli angeli consola Della tua voce, o vergine, Dammi una nota sola ! AMORE E LUCE

Addolorata un giorno Senza conforto al cor, Della speranza intorno Invan cercava il fior.

D’uno splendor divino Lieto mirava il ciel , Ma ogni astro peregrino Mi nascondeva un vel.

E mesta nella vita Pareami di languir , Siccome una romita Che vive di desir.

Ma stanco alfine il core , Un angiolo invocò, E l’angiol dell’ amore Pietoso a me volò. A Dio quando mi sia Concesso di volar, M’additerà la via D’onde dovrò passar.

E col celeste duce Giungendo al mio Signor Alla divina luce M’avrà guidata Amor ! SERENATA

E’ notte - in ciel rifulgono Le stelle a cento a cento, Deh ! vieni , è tutto un’ estasi La terra e il firmamento. Deh ! vieni meco , inebriati D’arcana voluttà, Questo sospiro dicati Ciò che il labbro non sa.

E’ notte - un lieve zeffiro Passa su tutti i fiori , Freme e ne bacia il calice Fra mille grati odori. Oh ! possa questo gemito Del mesto tuo fedel , Alle tue stanze giungere Col canto dell’augel. Ma parmi , o fra la tenebra Di questa notte oscura Veggo leggiera muoversi Una gentil figura ?.... Oh ! sì, sei tu , sei l’angiolo Per cui palpita il cor ,.... Come t’adoro dicati La mia canzon d’Amor ! IL RUSCELLO E LA VITA

Vago Ruscello , placido t’aggiri Di primavera tra l’erbette e i fior , Simile al fanciullin senza sospiri Che in terra trova sol carezze e amor.

Poi divenuto un rapido torrente Di rupe in rupe corri sempre più , Come piena di vita arditamente Va contro all’avvenir la gioventù.

O ruscelletto stanco del cammino Di’ perchè muto te ne vai così ? Simile all’uom che presso al suo declino Col pensier torna a’ suoi passati dì.

Il tuo corso nel mar senza confine Precipitando rapido sen va, Siccome l’uomo della vita al fine Cade nel seno dell’eternità ! AD UNA FARFALLA

O farfalletta, sei L’ imagin dell’amore , Che d’uno all’altro fiore Vola sempre

Cangiando ognor di tempre. In un dorato incanto A te schiudonsi accanto I fior più belli;

Ma di piacer novelli Vaga, e di voluttade Non ti cale se cade L’amarante

Su cui posasti amante, Pria che la vergin rosa T’invitasse amorosa Col profumo. Da quella pur qual fumo Dal vento trasportato Qual sogno innamorato Sparirai.

E il dì che scuoterai La polvere dall’ale Alla sfera immortale Andrai leggera !

Ahi ! triste cosa e vera , E’ come te l’amore ! Ed a qualunque fiore S’avvicina.

Suole sera e mattina D’intorno trasvolare, Poi vuole accarezzare E chiede affetto.

Astuto e languidetto Dei cor signore appena Lo punge, l’avvelena.... E vola via !...

La sua dolce armonia Ha già cangiato metro , Schernisce, ride dietro E se ne vanta S’ inebria sempre e canta. Dimentico e giocondo Sulla scena del mondo Lieto vola....

O farfalla trasvola...: All’Amor ti assomiglio , Che par bianco e vermiglio Ed è sì nero ! LA POETESSA.

Frammento.

La Poetessa ! oh non sai nella sua vita Quanto conforto e quanto amaro prova ! Da una celeste fantasia rapita L’oblio del male ne’ suoi sogni trova; Vivo ha il ricordo dell’età fuggita , E desiderio e speme in quella nuova, Allorchè fanciulletta , Poesia E Amor, le porgon fiori ed armonia.

Ed Ella canta allora il ciel sereno, L’astro d’argento che ridente brilla, I baci avuti sul materno seno , Le rose bianche e la notturna squilla , Le rive, l’onda del bel mar Tirreno, Delle muse il sorriso e la scintilla; Allor ricorda nel suo verso quanto V’è sulla terra di più casto e santo.

Poscia fra mille prediletti e cari Domestici pensieri intuona i carmi , Riverente contempla i patrii altari , Le tele preziosissime ed i marmi, Pensa alla sua città che sempre pari Ebbe gloria ne’ suoi grandi e nell’armi , E nell’ ardor dell’estasi la speme Disposa all’inno del valore insieme.

Ma perchè la fanciulla un giorno mesta Confida al suo liuto ogni pensiero? Sul petto china ormai la stanca testa E tutto intorno a lei sembra mistero ; L’allegra nota ahimè più non le resta Cui risponder soleva il capinero.... Ama, la giovinetta, e la parola Dell’intimo segreto è questa sola.

Una voce gentil l’è risuonata, Siccome l’eco a cui risponde il core, Ed a quel detto l’alma innamorata Del bello accoglie in sè nuovo splendore Dimentica la terra inebriata Sol nell’acceso immaginar d’amore Ahi ! perde la sua pace, e una ventura Chiama quel che a lei fia danno e sciagura !

Quei che l’ ha cinta di catene strette L’ardente anima sua tutta le dona, La preme sovra il seno e le promette Con quell’accento che più dolce suona Le cose al mondo più care e dilette , Del desiderio nel sentier la sprona Talchè vinta e nel gaudio ormi rapita Giura far sacra a lui tutta la vita....

Ma perchè lievi sogni , ah perchè tanto Presto qual ombre tacite svanite? Perchè non resta più del vostro incanto Che la memoria e tutte vi partite? Come ricordo sol lasciate il pianto E ad allegrarci, no , più non venite ! La luce ahimè de’ vostri divi rai Perchè s’ invola e non ritorna mai ?

La fanciulla de’ vaghi occhi ridenti “ Più non vedrà il fulgore ”. Una straniera Terra l’accoglie, e solo ai mesti accenti Risponde il venticello della sera. Oh beati quei giorni e quei momenti. Che l’ umil profferia prece sincera , Tutto il fato or le toglie, e sul suo viso Quasi cruda ironia resta il sorriso.

Chi a lei si volge ornai, chi più conforta Quella romita d’amarezza piena? Chi le sarà nel mondo amica scorta , Mentre cammina nell’incerta arena? La dolce madre che l’amava è morta Nè può ridirle la sua lunga pena, Trae l’esistenza derelitta e muta Da mille affetti sempre combattuta.

Un mistero di lacrime e d’affanni Sarà il viver, di quella alma cortese Ha consumato il fior de’ suoi primi anni Lungi dal patrio suo gentil paese. A temer nuovo duolo e nuovi inganni L’ angoscia che ha sofferto ahi ! già le apprese E sulla cetra dalle corde infrante Lieve non posa più la man tremante.

Oh verrà il dì che di sè stessa ignara Senza amor fia condotta a nuzial festa ; E rassegnata, genuflessa all’ara Sotto il suo velo piegherà la testa, Non la preghiera fervorosa e cara S’innalzerà dal labbro della mesta; Avrà di rose incoronato il crine Ma avrà celate in mezzo al cor le spine.

E se fia che ritorni al suo costume Oh più non canterà del ciel sereno ; Non delle stelle e della luna il lume Nè del sol che si cela al monte in seno ; La nota non avrà pel natio fiume Per l’onda azzurra del bel mar Tirreno ; Nè per le margherite che un mattino Interrogate avea sul suo destino. Ma ripresa quell’arpa, che dolente La donna nell’amor sempre abbandona , De’ suoi figli alla culla dolcemente, D’un’ armonia divina oggi risuona. Dimentica del mondo e della gente Più bramare non vuoi gloria e corona, E nel materno amplesso sacrosanto Di quell’afflitta è ornai l’ultimo canto. IL PASSERO SOLITARIO

O Solitario Passero Sull’alto campanil Tutti i tuoi dì trascorrono Romiti e senza april.

La tua canzone flebile Ha il suono del dolor , Quasi somiglia al gemito Di sconsolato cor.

Deh ! dimmi non allegrati Questo lucente sol? Perchè non spieghi libero L’invidiato voi?

Deh! guarda tutti gli alberi Come fioriti son; Il viatore arrestasi In un dolce abbandon. La farfalletta inebriasi Di luce e di splendor, Posandosi sul calice Del semichiuso fior.

Guarda l’allegra rondine Che scorre e terra e ciel , L’erba sul fresco margine Del limpido ruscel ;

E fra ’l grano le lucciole Che ognor danzando van.... Ma per te mesto Passero Furon creati invan.

Oh ! quanto s’assomigliano Il tuo col mio destin ; Per me divengon lacrime Le stille del mattin.

Per me risuona un gemito La nota dell’amor , Perchè mi sembra irridere Spietata al mio, dolor.

Alla tua vita è simile La mia , romito augel ; Vivi di canto languido Al sollione e al gel. Ed io posseggo un’umile Arpa che in un sospir Ritrae le dolci imagini Degli anni che fuggir.

E se dal vento il sonito Disperso va talor, Ché me ne importa? ei dissipa Le nubi dal mio cor. GRAZIELLA.

Canto popolare improvvisato.

La casta luna risplende bella Incoronata d’un bianco vel , Vien nella barca, vien Graziella Accompagnata dal tuo fedel.

Vieni - sull'onda di puro argento La navicella potrà vagar, E del tuo canto puro l’accento Solo avrà l’eco del vasto mar.

Vien Graziella con chi t’anela Che giunta è l’ora del mio partir ; Tua bianca sciarpa ci fia da vela Da lieve zeffiro il tuo sospir ! LE MIE CORDE

O cetra malinconica risuona Ma cangia il tuo tenor, A te mai non risponde una persona Perchè canti il dolor.

Se liete corde toccherò, la gente A udirmi accorrerà, Chè sol dove si vive allegramente Sempre scherzando và.

E se qualcuno sventurato al mondo Si pasce di sospir , Gli resta solo nell’oblio profondo Il dolce sovvenir.

Ma una voce gentil sussurra - Spera – Al mesto pellegrin - Non muore il sol quando tramonta a sera Ma riede in sul mattin - Se riede il sole; o cetra mia risuona Ma cangia il tuo tenor.... A te mai non risponde una persona Perchè canti il dolor. SULL’ ALI TUE.

A un augelletto.

Lungi come il pensiero andar vorrei Sull’ali tue se potessi volare, Ma questo mondo no di visitare Non bramerei.

Che sebben di grandezze egli sia pieno In ogni loco alberga la sciagura ; Andrei dunque volando alla ventura Pel ciel sereno.

Sospinta dalla speme e dal desio Nel lume e nell’azzurro inebriata Vorrei spiegare l’ala innamorata Insino a Dio.

E colà chiusa nel mio bianco velo, Due cose invocherei dal Paradiso , Di simpatia la lacrima , e il sorriso D’ angiol di cielo ! POVERO FIORE !

Inaridito fiore Che langui sullo stel Non mostri più splendore Siccome in mezzo al gel.

Ti guardo , ti sorrido Ti volgo i miei sospir E a te dolente affido I mesti sovvenir.

Sbocciavi in vetta a un monte Con mille erbette al piè Siccome gemma in fronte D’ incoronato re.

Ma disfogliato e mesto Sull’ appassito stel Ti chini, or che funesto Fato ti diede il ciel. O fiorellin , simile Al tuo fu il mio destin , Io non vedrò l’Aprile Tu non vedrai ’l mattin.

Sulla deserta strada Ci accompagnò il dolor , Tu privo di rugiada Ed io priva d’amor ! ECCO IL BOSCHETTO.

HERE’ S THE BOWER.

(Da Moore).

Ecco il boschetto ch’ella tanto amava L’albero che piantò , Ecco l’arpa su cui sempre destava II suono che incantò. Le rose adesso sbocciano solette Dov’ è la man che le solea intrecciar ? Tacciono le canzoni ora neglette Il labbro ov’ è che le suolea intuonar ? Ecco il boschetto ch’ella tanto amava L’albero che piantò Ecco l’arpa su cui sempre destava Il suono che incantò.

Può di nuovo fiorir la primavera, Ma il suo profumo ella più non godrà ; L’onda del tempo che movea leggiera Il rapido suo corso or più non ha. L’anno vicino a lei sembrava un giorno Vicino a lei pareano istanti i dì , Il ciel , mai non formò spirto più adorno, Pietà, non pianse mai figlia così. Ecco il boschetto ch’ella tanto amava , L’albero che piantò, Ecco l’arpa su cui sempre destava Il suono che incantò ! L’ EDERA

Più della rosa tinta di vermiglio Più d’ogni fiore che la vita ha breve ; Più del candido calice del giglio Puro qual neve ,

Infin più caro d’ogni cosa cara, M’ è dell'edra del monte un ramoscello ; Ell’ è una pianta semplice , non rara Pure ha il suo bello.

Non alle cure avvezza , al delicato Mite calore della serra cresce, Nè sovra al verde stel l’umor bramato Alcun le mesce.

Ma solitaria vive nel boschetto Della querce sul tronco o dell’abeto . Laddove echeggia il sol dell’augelletto Canto segreto. Un giorno amai la rosa e il suo vermiglio Ma punsermi le spine dello stelo, Amai la viola , e mi pareva il giglio, Cosa di cielo.

Ma vidi poi che il suo calice bianco Se colla mano lo profani , cade , Nè alzar gli fan di nuovo il capo stanco Miti rugiade.

Amai le margherite, e mestamente Le interrogai sui dì dell’avvenire , Mi promisero , e veggo oggi dolente Che san mentire.

Mi promisero amore ed esultanza Ma è troppo vana ahimè la lor parola , M’ ingannarono , e amica ora m’avanza L’Edera sola.

L’amo più d’ogni fiore profumato Che in questo suolo fe’ sbocciare Iddio , Che il suo destino sebbene ignorato Somiglia al mio.

Ornata è sol dalla sua verde foglia. Nè manda effluvi di soave odore, Ma l’arbore ai cui piè vive e germoglia Cinge o si muore. Oh ! se dovessi io pure ogni gentile Affetto , abbandonar co’ pensier miei , Al ramoscello d’ Edera simile Io pur morrei ! LA VIOLA

Aggiungi una Viola al tuo verone , Adornalo d’un fior tanto gentil , Rivolgile amorosa una canzone Or che spunta l’aurora e nasce April.

Canta or che la tua vita è sì serena, Forse il futuro non sarà così Che l’esistenza d’amarezza è piena E di dolori son cosparsi i dì.

Se un angiolo pietoso a confortare Viene talvolta il derelitto cor, Le crude pene s’ei ci fa scordare Nella dolce speranza e nell’ amor ,

Libra poi l’ali e se ne fugge a volo Lascia la terra con i suoi martir , Il misero abbandona solo solo , E di lui più non serba il sovvenir. Aggiungi una Viola al tuo verone Canta fanciulla ne’ tuoi lieti dì , Forse un tempo verrà che la canzone Sulle tue labbra non sarà così ! AD UN ANEMONE

Vieni gentile Anemone Posa su questo petto ; No - sullo stelo languido Non déi restar soletto.

Ogni altro fiore pallido Giace sfogliato al suol , Spietato il vento sibila E’ fra le nubi il sol.

Verrà l’ inverno rigido, Poscia la primavera; Ma tu gentile Anemone Morrai prima di sera.

Anch’ io potessi ahi misera ! Nell’ ultimo mio dì Trovare un cor che palpiti Su cui morir così !