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L 'ARCHIVIO DEGLI ISTITUTI OSPITALIERI MILANO

RELAZIONE DELL' ARCHIVISTA PIO PECCHIAI MILANO 1909 TIPOGRAFIA G. ROZZA Via Larga 39 L'ARCHIVIO DEGLI ISTITUTI OSPITALIERI DI MILANO RELAZIONE DELL'ARCHIVISTA PIO PECCHIAI. FRANCESCO DA Vico. - I Duchi di Milano Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti offrono al pontefice Pio II il progetto di fondazione dell'Ospedale Maggiore. (Dipinto del 1472. Nella sala del Consiglio Ospitaliero). Occupando il posto cui, in seguito a pubblico concorso, mi chiamava l' on. Consiglio degli Istituti Ospitalieri, non mi dissimulai la importanza e la gravità del cómpito che venivo spontaneamente ad assumere. Còmpito tanto più grave, in quanto le particolari circostanze che avevano indotta la on. Amministrazione a bandire il concorso e l'esigenza di titoli e di prove mai più, da molti anni, richieste, davano alla mia nomina un significato nuovo e tutto speciale. Non era il solito Archivista amministrativo che si voleva, ma un Archivista-paleografo, che, senza essere un dotto, possedesse sufficienti cognizioni storiche, archivistiche, diplomatiche, al quale poter affidare, senza preoccupazioni di sorta, tutto il materiale contenuto nell'Archivio, di qualsiasi genere fosse; e che sopra tutto si dedicasse con attività e con amore a un lungo e paziente lavoro di riordinamento. Desideroso di metter mano subito alla non facile impresa, e fidando, più che nelle deboli forze, nella mia naturale passione per gli studi storici ed archivistici , appena preso possesso del nuovo ufficio iniziai gli oppdrtuni lavori. Un'occhiata ai locali ed a' varii scaffali, qualche saltuaria ricerca, una rapida rassegna delle serie in cui si divide l'Archivio, bastarono per darmi una idea sufficientemente esatta delle condizioni - pur troppo tutt'altro che liete - in cui trovavasi l'ufficio e delle sue necessità più urgenti. Fu così che il 5 agosto del corrente anno (quattro giorni dopo il mio insediamento) rimisi all'onorevole Consiglio un rapporto in cui, rilevando come la distribuzione del materiale archivistico non fosse precisamente quella più adatta a ben conservarlo e a ricavarne gli utili servigi che gli studiosi di storia patria han diritto di aspettarsene, avanzavo opportune proposte per mettere in esecuzione un criterio generale di riordinamento più logico e più conforme ai dettami della dottrina archivistica. La on. Rappresentanza Ospitaliera con intelligente benevolenza accoglieva le mie osservazioni e le mie proposte, dandomi così modo di preparare ed avviare, per quel pochissimo che consentono presentemente le esigenze degli affari amministrativi, i lavori da me ideati, a fin di rispondere non indegnamente al mandato di fiducia affidatomi. Trovandomi adesso come colui che, spianatasi la via sino all'erta di un monte, la cui cima si è proposto di raggiungere, soffermasi, prima d'intraprendere l'ascesa, per gettare lo sguardo innanzi a sè e raccogliere in un colpo d'occhio la visione sintetica dell'arduo cammino cui volse i proprii intenti e le proprie energie, ho creduto opportuno riferire agli on. Amministratori circa la importanza dell'Archivio, circa lo stato cui fu condotto a traverso le molteplici e varie vicende dei tempi, e circa in fine l'entità dei lavori che occorrono e i metodi da seguire per compierli. La relazione poteva anche esibirsi nella più umile forma burocratica: cioè manoscritta o dattilografata ; ma io ho creduto invece più opportuno darla alle stampe e procurarle una certa diffusione, specie fra le persone competenti. È questo un sistema che vorrei seguìto da tutti i Capi di uffici di vera ed alta importanza - chè vera ed alta importanza ha in effetto l'Archivio che mi onoro di dirigere -, sopra tutto per richiamare sovr'essi l'attenzione almeno di coloro i quali, potendo giustamente apprezzarli, potrebbero anche recare ad essi giovamento, se ne sapessero qualche cosa. Quanti cittadini in fatti, anche eruditi, nella cólta Capitale dell' Insubria sanno di possedere tesori di storia patria nelle ingenti raccolte accumulate negli Archivi delle Opere Pie milanesi, e specie in quello degli Istituti Ospitalieri ? Pochi, pur troppo. Valga per ciò la presente a darne una qualche idea; e possa la mia disadorna parola contribuire a che, meglio conosciuti e saviamente apprezzati, siano quind' innanzi così preziosi depositi delle nostre memorie anche meglio guardati, e con maggior diligenza e con più amore custoditi di quel che non siasi fatto in passato. E ciò sarà per le mie fatiche il miglior dei compensi. I. ORIGINE, FORMAZIONE, COSTITUZIONE. Non un capitolo, necessariamente breve, di relazione, e nè meno un opuscolo, ma un volume occorre a ben tessere la storia di questo Archivio: ed io già mi son proposto di pubblicarlo, appena le circostanze me lo permettano. Bastino qui alcuni cenni che traggo appunto dal maggior lavoro in preparazione. Uno de' miei predecessori, il più colto e il più laborioso, il cav. Pietro Canetta, in un brevissimo articolo storico disse che non era mai esistito un Archivio, nell'Ospitale Maggiore, prima del 1792. (1). L'affermazione era temeraria: se il Canetta, anche senza prendersi la fatica di esaminare le memorie storiche che aveva sotto mano, e che doveva certo conoscere, avesse solo un momento riflettuto a quanto diceva, subito il suo errore gli sarebbe apparso evidente. Era, ed è, logico infatti pensare che la ingente raccolta di documenti d'una istituzione fondata su la metà del quindicesimo secolo non potè formarsi soltanto sul cadere del decimo ottavo. Tutte le importantissime serie degli atti e dei libri ufficiali che si conservano dalla fondazione ad oggi - le Ordinazioni Capitolari, continuate ai dì nostri dalle Deliberazioni Consigliari ; i Mastri ed i Giornali di contabilità; i protocolli degli Atti Notarili; i Diplomi dei privilegi - non bastano forse a smentire il Canetta, sebbene rappresentino solo una parte, e non la maggiore, dell'Archivio Ospitaliero? Certo tutto ciò per giungere fino a noi dovette in qualche modo custodirsi : e il complesso di questo materiale non costituiva forse l'Archivio ? Ma forse il Canetta muoveva, nel suo presupposto, da un falso concetto, ad altri anche comune; che cioè meriti nome di archivio solo una raccolta di documenti bene ordinata e riunita


(1). In Gli istituti scientifici, letterarii ed artistici di Milano, ecc., a cura della Società Storica Lombarda, Milano 1880, p. 87. la Causa Pia Macchi, la Causa Pia Del Sesto, il Pio Istituto Secco Comneno, la Causa Pia Paravicini (1), la Causa Pia Ponti (2). A questi Archivi distinti si può aggiungere una raccolta di atti, de' primi del XIX secolo, della Congregazione di Carità, quando, appena istituita, veniva preposta all'Amministrazione dell'Ospedale Maggiore, come di tutte le altre Opere Pie milanesi (3). Tali sono le unità che costituiscono oggi l'Archivio Ospitaliero, sole rimaste intatte per la distinzione amministrativa fattasi dei singoli istituti. Prima però dell' infausto - molto infausto, come vedremo, - ordinamento dell'Archivista Borbone, che sul cadere del XVIII secolo imperò su gli Archivi di tutte le Opere Pie milanesi, ben altrimenti numerose erano le unità che componevano questo grande e complesso organismo. Ogni istituzione aggregata all'Ospedale Maggiore - altro ospedale o abbazia o simili - e ogni eredità acquisita aveva il suo proprio Archivio più o meno ordinato, ma completo. Fra gli altri noto la Immacolata in S. Francesco (4), S. Maria della Pietà di S. Barnaba, Gesiolo in P. Orientale ai Servi e Cavallino in S. Stefano, quattro Archivi interi che ancora esistevano nel 1808 (5). Vi era pure quello del Collegio Elvetico, anch'esso disperso o perduto per la massima parte.

Presentemente la maggior quantità del materiale archivistico è costituita dalle carte riferentisi alla Spedalità, da quelle riguardanti il Patrimonio, attivo e passivo, da quelle relative alle eredità, donazioni, legati, aggregazioni, sostituzioni, ecc., che occupano


(1) Creata nel 1893. (2) Creata nel 1898 (rogito 17 gennaio, notaio Dott. D. Moretti). (3) Nell'Ospedale Maggiore aveva la sua sede: per ciò vi rimasero gli atti amministrativi. ( 4) Rimangono alcuni libri di contabilità dei secoli XVI e XVII. (5) Da una « nota di carte esistenti nell'andatore di fianco ai Coretti della Chiesa » compilata dal Borbone quando si richiedeva lo sgombro di que' locali. (Cartella Archivio in genere, A-N, inserto Locali e mobili). in appositi locali. Ma se tale concetto fosse da seguire, ben pochi archivi meriterebbero di essere designati con tal nome, e nè pure il nostro, io credo, ne sarebbe degno. Or dunque sembra molto più logico il serbare all'archivio il suo naturale e comprensivo significato di raccolta di memorie, ordinata o non ordinata, bene o mal disposta che sia. Potrebbesi credere che il primo documento dell'Archivio Ospitaliero venisse collocato, per così dire, insieme con la prima pietra dell'Ospitale Maggiore; ma in realtà l'Amministrazione di questo si trovò subito ricca di materiale archivistico, poichè il primo nucleo che lo formò fu quello dei libri e delle carte appartenenti all'Ospitale del Broglio, il più grande fra tutti quelli milanesi dell'epoca, e sede, per ciò, dei deputati sopra le provvisioni de' poveri prima, e dei Deputati al governo degli Ospitali dopo la riforma volata nel 1448 dall'arcivescovo Enrico Rampini. Quindi se per origini dell'Archivio Ospitaliero volessimo intendere quelle del suo materiale, avendo riguardo anche solo ai documenti dell'Ospedale del Broglio e di quello, ad esempio, di S. Simpliciano (eretto quest'ultimo nel 1091) risaliremmo ben altro che al XV secolo! Comunque, la formazione dell'Archivio degli Istituti Ospitalieri si iniziò nel 1456, e procedè poi al suo sviluppo con l'avviamento della nuova Amministrazione istituita per fondare, costruire e governare l'Ospedale Maggiore, e con la progressiva annessione degli Archivi degli altri Ospedali al nuovo riuniti, di quelli de' benefattori che 1' Ospedale stesso lasciarono erede universale e di quelli finalmente d'altri istituti soppressi, i cui patrimoni vennero a rinsanguare, in momenti di necessità, le rendite del gran nosocomio. L'Archivio degli Istituti Ospitalieri è oggi un aggregato di nove Archivi distinti che riguardano altri e tanti Pii Istituti amministrati separatamente, cioè: l'Ospedale Maggiore, l'Ospedale Fatebene-sorelle, l'Ospedale di S. Caterina, l'Ospedale della Senavra (1),


(1) Questi due Ospedali, S. Caterina e Senavra, passarono nel 1893 sotto l'Amministrazione provinciale, così che i loro archivi non fanno più parte di quelli correnti. (1693-1808) e finalmente dalle Deliberazioni Consiliari dal 1863 ad oggi. Vengono quindi i Mastri di contabilità (dal 1448 (1) in poi), i Giornali dal 1490 al 1771 (2), e i registri di Patrimonio, o vero descrizioni di beni, che sono sei, riferentisi agli anni 1475, 1484, 1492, 1547, 1552-80 (in due volumi) e 1580-94 (pure in due volumi). Esistono anche i mastri e libri di contabilità degli altri Archivi minori e più recenti. Si ha finalmente la importantissima serie dei protocolli di atti notarili, rogati dai notai al servizio dell'Amministrazione Ospitaliera, i quali vanno dal 1472 al 1807 in seicento settantaquattro volumi. Ma la parte che più d'ogni altra deve richiamare la nostra attenzione, sopra tutto per la urgente necessità di ordinarla e collocarla degnamente, è quella delle pergamene e degli atti cartacei sciolti. Di questi interessantissimi documenti già ne abbiamo circa quattromila, distribuiti per ordine cronologico, dal 1212 al 1691, in novantotto cartelle, ciascuno provvisto d'un breve transunto, fatica particolare del can. De Albertis nella seconda metà del


(1) i Fino al 1456 appartengono all'Ospedale del Broglio. I Mastri della serie di Entrata e Uscita vanno dal 1448 al 1591 inclusive, in centotrentasei volumi; poi si dividono in due serie, quella di Entrata dal 1592 al 1771, volumi ventitre; e quella di Uscita dal 1592 al 1793, volumi ventiquattro. Riprendono poi i Mastri in partita doppia. Tra quelli del XV secolo mancano i volumi di numero 18, 28, 30, 32 e 33 (anni 1469, 1479, 1481, 1483 e 1484). Il Canetta, al solito, non accenna a tali mancanze. (2) Sono ottantanove volumi dal 1490 al 1592, serie Entrata e Uscita: proseguono poi divisi in due serie come i Mastri: Entrata (1594-1763) in tredici volumi, e Uscita (1592-1771) in otto volumi. Fra tutti dunque sono centodieci. Mancano nella prima serie i volumi corrispondenti agli anni 1501, 1518, 1524. 1525, 1528, 1533-36. Si come però la numerazione, fatta, sembra, nella seconda metà del XVIII secolo, non soffre interruzioni, è certo che le mancanze non sono da imputare a tempi recenti. Notevole che il primo volume de' Giornali (1490) comincia col numero 49, il che farebbe pensare che mancassero quarantotto volumi. Ritengo però sia invece da credere che solo nel 1490 si cominciasse a compilare il Giornale, e che l'ordinatore ne abbia numerati i volumi di seguito ai Mastri del secolo XV, che giungono appunto al n. 48, mentre col secolo XVI si intraprende una nuova numerazione. Quella dei Giornali invece prosegue continuativa, senza interrompersi nè anche al bivio delle due serie, ove si prosegue, con quella di Uscita, cui si fa seguire quella di Entrata. In quest'ultima è ripetuto il n. 148. parecchie migliaia di cartelle (1), distribuite nei due saloni, in due stanze a terreno e in sei locali superiori. Vengon poi le carte concernenti gli uffici e gl' impiegati e quelle che costituiscono l'antico Archivio della Direzione Medica, diviso un tempo da quello dell'Amministrazione, il quale è distinto in due sezioni: la bianca, dal 1558 al 1827 (2), e la rossa dal 1828 al 1863. Questa parte, passata all'Archivio di deposito, è corredata d'un inventario per la sezione rossa, nel quale però si fecero opportuni richiami alla sezione bianca. Si comprende come questa funzionasse allora da archivio di depos'ito, o di consultazione, mentre l'altra costituiva l'archivio degli affari correnti. Si ha poi la grande serie di atti ufficiali dell'Amministrazione, cioè le Ordinazioni Capitolari contenute in cento novantotto volumi (1447-1808) (3), completate dai Decreti Capitolari (1578-1589, 1637-1799) contenuti in trentadue volumi, da due Registri degli Atti del regio Amministratore istituito dall' imperatore Giuseppe II (1786-1789), dai Voti dei Sindaci in undici volumi


(1) Si calcolano circa 10.000. Al tempo del Canetta par che fossero circa 12.000, ma da allora l'Archivio ha subìto varii e considerevoli scarti che ne hanno ridotto notevolmente il materiale. (2) Veramente la Direzione medica fu istituita nel 1790, ma nel suo Archivio furono riunite anche le carte anteriori attinenti alla organizzazione sanitaria. (3) Le ordinazioni dal 1447 al 1456 riguardano i Deputati sopra le provvisioni de' poveri - divenuti nel 1448, per volere dell'Arcivescovo Enrico Rampini, Deputati al governo degli Ospedali, - e pervennero al nostro Archivio con le carte dell'Ospedale del Broglio, ove i Deputati risiedevano. Pur troppo la bella serie delle Ordinazioni è interrotta da due lacune: una dal 30 dìcembre 1516 al 19 giugno 1528, l'altra dal 18 dicembre 1570 al 12 febbraio 1571. La prima è causata dalla mancanza di uno o più volumi, l'altra dall'asportazione di un quinterno. Il Canetta (op. cit. e L' Osped. Magg. di Milano e i suoi Benefattori, pag. 39, 4o) non fa cenno di si fatte lacune. Egli asserisce poi che i volumi delle Ordinazioni sono duecentotrentatre, ma mentre nel primo de' suoi lavori dice che vanno dal 1460 al 1791, nel secondo afferma che comprendono gli anni 1456-1796. Evidentemente il Canetta fece confusione tra Ordinazioni e Decreti, contando tutto insieme e tralasciando i Voti dei Sindaci, né si curò troppo dell'esattezza di quanto asseriva. Notisi che i due lavori pubblicò entrambi nel 1880, così che potevasi almeno esigere che, se non esatti, fossero almeno coerenti l'uno all'altro. I primi volumi delle Ordinazioni comprendono gli anni seguenti: I. 1447-1451, II. 1456.1461, III. 1461-1464, IV. 1464-1469, e via di seguito. quarantasei lettere, con soscrizioni autografe, di cui due di Carlo V, le altre di Filippo II di Spagna, dirette ai governatori di Milano e concernenti cose di Stato, tutte scritte in lingua spagnuola, e molte anche in cifra (1). Meritano particolare menzione quattro codici tutti in pergamena:

1.° (I359-1370) « contenente molteplicità di documenti autentici riguardanti la distribuzione del pane fatta dall'Ospitale di S. Caterina a poveri mendicanti della città di Milano due volte alla settimana, secondo l'intenzione del quondam Magnifico Sig. Barnabò Visconti che fece donazione ad esso Ospitale di alcuni beni nella provincia di Lodi col suddetto carico in perpetuo »;

2.° (1360-1385) « Liber confessionum elemoxinarum bonorum de Laude etc. fiendarum pro hospitalibus S. Ambrosii, S. Caterine et Brollii » ;

3.° (1366-1403) « contenente la procura fatta da Barnabò Visconti in Giovanni Cattaneo acciocchè facci donazione alli scuolari degli Ospedali di S. Lazzaro, de' SS. Pietro e Paolo e di S. Giacomo in Milano di alcuni suoi beni e redditi etc. » ;

4.° (1390-1399) « Liber super quo descripte sunt confessiones elemosinarum fiendarum occaxione donationis Illmi. Barnabovís » dai soliti Ospitali. Son pure da rammentare due codicetti in pergamena, uno contenente la trascrizione de' privilegi concessi all'Ospital Nuovo dal 1354 al 1442 ; un altro recante la regola della Confraternita di S. Corona (secolo XVI) (2); e finalmente non devesi dimentitare la raccolta degli Statuti del Comune di Milano (sec. XIV), preziosissimo codice cartaceo assai ben conservato (3).


(1) Pervennero all'Archivio con la eredità Del Sesto. Le due lettere di Carlo V e qualcuna delle altre sono in copia. (2) Il Pio Istituto di S. Corona venne aggregato all'Ospedale Maggiore nel 1786; cinque anni dopo ne fu separato, per esservi riunito nel 1796. Nel 1904 ne fu nuovamente diviso. (3) L'Archivio possiede anche quattro volumi di genealogie delle migliori famiglie milanesi. XVIII secolo ; un altro numero considerevolissimo trovasi sparso in tutto quanto l'Archivio, sotto i titoli delle materie cui si riferiscono (testamenti, donazioni, contratti, privilegi, ecc.), e varie altre migliaia sono ancor tutte da ordinare, giacendo ora in gran parte nella mia stanza per la catalogazione già da me intrapresa (1). È questa una raccolta di cui l'Archivio può andar superbo, specie per la gran quantità di diplomi ducali (Viscontei e Sforzeschi), imperiali (risalienti fino al secolo XII), reali ed episcopali (tutti i più noti Arcivescovi di Milano, da S. Galdino a S. Carlo Borromeo, con le rispettive firme autografe, vi son rappresentati), molti ancor provvisti de' loro sigilli e delle soscrizioni autografe. Abbiamo così diplomi firmati da varii Duchi di Milano, dai Duchi di Savoia, da re di Francia e di Spagna, da imperatori (fra cui Carlo V, Carlo VI, Maria Teresa, Napoleone I, ecc.) ed altri principi minori. Arricchiscono tale serie, già da me in gran parte riunita, - ma non ancor completata, come non ho ancor completata quella delle bolle papali,- varii diplomi ornati di pregevoli miniature, alcune delle quali finissime. Notevoli anche tre diplomi, uno di Massimiliano Sforza (2) e due di Francesco II Sforza, forniti di sigillo in cera pendente, chiuso entro teca di ottone brunito e cesellato con le armi ducali. Un'abbondante collezione di lettere autografe di uomini illustri concorre a far sempre più importante questo Archivio. Noterò una lettera di Leopardi (inedita) (3), una di G. Mastai Ferretti (Pio IX) ancor giovanissimo (del 1812), una del vicerè Eugenio, tre del pittore Giovanni Segantini, ecc. Importante un gruppo di


(1) Sin'ora ho potuto constatare che i documenti più antichi sarebbero: un atto del 26 maggio 1047 (sentenza del Vicario di Giovanni Visconti, Nicolò de' Pitigoti di Bologna, pronunciata in una lite per fitti tra possidenti di campagna); uno del marzo 1068 (contenente due investiture di terreni, con qualche frase che annuncia il volgare), e tre contemporanei del 29 agosto 1091 (un testamento e due donazioni di Lanfranco della Pila e di sua moglie a favore dell'Ospedale di S. Simpliciano da essi fondato). Importante è poi un atto notarile del 2 febbraio 1290 ove compare il noto maestro Bonvesin de la Riva con sua moglie Bengedica. Lo fece conoscere CARLO CANETTA nel Giornale Storico della Letteratura Italiana (Vol. VII, p. 171: I testamenti di Bonvicino della Riva). (2) Pur troppo ho riscontrata la mancanza di un diploma di Massimiliano del 14 maggio 1515, nè, per quante ricerche ho fatto, son riuscito fin'ora a trovarlo. (3) La pubblicherò quanto prima. di ciascun Ospedale (1). Più tardi troviamo che due appositi scrittori furono incaricati di registrare in « uno libro magno » « omnia instrumenta et iura » (2). Nel 1534 il Capitolo incaricava alcuni de' suoi componenti di cercare un esperto scrittore per adibirlo « in faciendo repertorium omnium instrumentorum et scripturarum hospitalis et aliorum hospitalium unitorum » (3). Questo inventario non sembra però fosse ancor fatto nel 1559, nel quale anno il Capitolo incaricava i due Deputati conte Jacopo Mandello e Gio. Ambrogio Gilio di curarne la compilazione (4). L'anno seguente poi, non essendosi ancor adempiuto alla presa deliberazione, si pregava Gio. Batta Landriani, notaio—cancelliere, che insieme con l'Archivista notar Luigi Mitti e con uno scrittore curasse ogni martedì l' importante lavoro (5). Dove in quest'epoca fosse propriamente l'Archivio non saprei dire: si sa però come venivano custoditi i documenti più importanti, i quali si tenevano in alcune casseforti chiuse con tre chiavi, di cui una era tenuta dal Luogotenente Cesareo, assistente al Capitolo, un'altra dal Priore del Capitolo e una terza dal notaio Archivista (6). La necessità di tenere un inventario di tutte le scritture d'Archivio e di custodire i più importanti documenti in una cassa veniva confermata negli ordini poi stampati nel 1605 (7)


(1) Ord. Cap., 22 agosto. ( 2) Ord. Cap., 1498 decembre 18. (3) Ord. Cap., 29 decembre. (4) Ord. Cap., 11 maggio. (5) Ord. Cap., 1460 settembre 20. (6) Ord. Cap., 1553 gennaio 31. « Ordinaverunt et ordinant quod privilegia prefato venerando hospitali concessa ac scripture in quibus continetur fundatio prefati hospitalis alieque scripture maximi momenti ponantur in uno seu plus ex capsonibus fortioribus prefati venerandi hospitalis, super quo seu quibus et quolibet eorum teneantur tres claves, una quam remaneat penes magnificum Locumtenentem Cesareum in prefato venerando hospitali, altera penes magnificum per tempora Priorem prefati hospitalis et tertia penes notarium deputatum et qui per tempora deputabitur ad curam Archivii prefati hospitalis ». (7) Ordini appartenenti al governo dell' l'ospitale grande di Milano, etc. Milano 1605, f. 12. Gli obblighi dell'Archivista e quelli del suo coadiutore venivano ristampati in fogli volanti nel 1612 e nel 1624 con qualche modificazione. VICENDE: METODI DE' VARII ORDINAMENTI SUBITI.

Il primo che ebbe in custodia l'Archivio Ospitaliero fu Bartolomeo de' Cani, eletto il 16 maggio 1456 in Cancellario, Ragionatore e Collettore della nuova Amministrazione. Di poi sempre vi fu un notaio deputato alla cura dell'Archivio, il quale, o venne sottoposto alla direzione del Cancelliere o de' Cancellieri (ve ne furono sino a tre e quattro, e tutti notai), o fu Cancelliere egli stesso. Vi erano pure gli scribi, o scrittori, addetti alla compilazione degl' inventarii e alla copia delle scritture, i quali anche erano notai. Ben presto, nella prima metà del secolo XVI, si pensò a dare un coadiutore al notaio-archivista, carica continuata in tempi moderni con quella di Archivista-aggiunto. Non è qui il luogo di far la storia del personale d'Archivio e di tutti gli ordini per esso emanati dal Capitolo Ospitaliero: preme invece vedere quale cura dell'ufficio si prendessero i varii Amministratori che si successero a traverso i secoli. Bisogna avvertire che non sempre l'Archivista, o gli Archivisti, (tal volta furono due) erano idonei a ordinare l'Archivio, particolarmente per deficienza di erudizione: e allora si ricercò all'uopo persona adatta che funzionasse da ordinatore. Uno ne troviamo ad esempio nel not. Alessandro Crivelli, che fra il 1572 e il '74 si occupò « ad conficiendum registrum Archivii » e « pro discernendo scripturas archivii » (1). A lui successe nel 1575 Marco Antonio Quadrio, deputato anch'egli « ad discernendum et separandum scripturas Archivii, etc. » (2). Ma non soltanto nel 1572 il Capitolo Ospitaliero si occupò della tenuta dell'Archivio. Già nel 1477 si era disposto che tutti gl' istrumenti fossero annotati in un registro, tenendo distinti quelli


(1) Ordinazioni Capitolairi, 1572 agosto 22 e 1573 aprile 21. (2) Ord. Cap., 1575 aprile 15. sare volumi sterminati di scritture anche più antiche, quanto per accertare un piano, per cui si possano ritrovare in ogni occorrenza tutti » e con la maggior prontezza, era necessario fissare « le leggi opportune, perchè o non si levino già mai dall'Archivio scritture originali per essere trasportate fuori dell'Ospedale (1), o dovendosi levare, se ne studiino i mezzi perchè mai si smarriscano, cose tutte che vogliono una impegnata assistenza, una indagine accuratissima ed una ben oculata e saggia circospezione ». Si deliberò quindi di eleggere « una nuova Provincia (2) de' Cavaglieri per delegarne quattro d'essi, quali unitisi si prendano 1' incommodo di riconoscere coli' opera de' periti lo stato e regolamento presentaneo di detto Archivio , e quall' ora sentiti detti periti si comprenda la necessità di riadattarlo , pensare qual instradamento si possa tenere per ridurre ad un buon esito un' opera tanto profittevole ». Sì come poi prevedevano i signori Capitolanti che tali studi avrebbero richiesto qualche anno (!), stabilirono che ad ogni primo Capitolo di maggio, « tra le delegazioni solite farsi » in quel tempo, si facesse anche questa per l« Provincia dell'Archivio. Per intanto furono delegati all'uopo il Priore march. Alberto Visconti, Don Pietro Adriani, il march. Francesco Orrigone e il conte Giacomo Durini. Si giunse però al nuovo Capitolo del maggio seguente senza che i quattro Deputati Provinciali presentassero alcuna relazione ; quindi nella prima adunanza fu riconfermata la delegazione al Visconti e al Durini, rieletti, e vennero pregati di assisterli Monsignor Bernardino Dugnani e il march. Alessandro Paravicino (3). Questi riportarono nuovamente il mandato vergine come lo avevano ricevuto al maggio seguente, e nella solita prima adunanza del rieletto Capitolo furono delegati a riassumerlo il Dugnani e il


(1) Questo sarebbe desiderabile divenisse canone fondamentale di ogni Amministrazione. (2) Il vocabolo Provincia corrisponde press'a poco a quello Divisione oggi usato nel Consiglio Ospitaliero, ma ha senso diverso, perché mentre le Divisioni rappresentano solo una distribuzione di affari, le Provincie invece comprendevano anche la vigilanza sopra i singoli uffici. (3) Ord. Cap., 1764 maggio II., e in quelli del 1642 (1), dai quali appare come sempre l'Archivio fosse ritenuto l'ufficio più importante dell'Amministrazione Ospitaliera (2).

Giungiamo così al secolo XVIII, la seconda metà del quale doveva segnare un'epoca di febbrile attività archivistica nelle pubbliche amministrazioni milanesi. Peccato che tale attività non sia stata bene spesa, e che deficienza di preparazione e di studi opportuni impedisse gli Archivisti dall'adottare que' sani metodi di ordinamento che han resi meritamente famosi e modelli del genere gli Archivi della Toscana sotto il Granducato dei Lorenesi! (3). Trascorsa la metà del Settecento, si accorsero gli Amministratori degli Istituti Ospitalieri che anche il loro Archivio aveva bisogno di radicali riforme e di razionali riordinamenti, e ordinarono studi preliminari in proposito, di cui si riferì nell'adunanza capitolare del 17 giugno 1763. Si capì, come dice la relazione, « trattarsi d'un affare assai rilevante, sì per il vantaggio che ne può ridondare alla Pia Casa, mettendo mano al detto riadattamento, come per la spesa forse non ordinaria in eseguirlo », e fu considerato che « trattandosi d'un affare della maggiore importanza non tanto per la materiale, benché gravissima, incombenza di ripas-


(1) Portano lo stesso titolo, ma sono molto diversi. Tanto di questi che di, quelli del 1605, del 1612, del 1624 e del 1753 sarebbe stato opportuno riprodurre il testo, ma ragioni di spazio mi consigliano a serbarli pel volume su la storia dell'Archivio. (2) Op. cit. Cap. XIV. Officio del coadiutore dell'Archivio, pag. 48. « Nel resto servirà all'Archivio come coadiutore dell'Archivista in tutte quelle attioni che bisogneranno per il buon governo d'esso Archivio, considerando, che è la maggior cosa ch'abbi l'Hospitale». (3) Un vero modello di scienza archivistica è l'Archivio Diplomatico istituito in Firenze nel 1778 per ordine di Leopoldo I (Cf. TADDEI, L'Archivista, pag. 102 sg.). Ma la cura per gli Archivi rimonta in Toscana all'epoca comunale. Senato, Magistrato ed altri Tribunali o Giudici fatte a favore dell'Ospitale, Concessioni pertinenti ad esenzioni, Instromenti d'eredità od altro ; li Registri degl' instromenti rogati dalli Notai di esso Ospitale e delle Ordinazioni fatte dal Capitolo, Legati ed Instituzioni testamentarie, Inventari de' beni di persone usufruttuarie, Notificati che avessero o potessero pervenire all' Ospitale, come pure delle eredità in cui fosse sostituito il medesimo Ospitale quando possa od accada farsi detti inventari, e similmente tutte le misure, consegne e riconsegne, ragioni d'acque ed altre pertitinenze delle possessioni e beni dell'Ospitale, le quali tutte cose - aggiungevano gli ordini - che saranno di momento avrà da registrare e farne memoria, secondo che sarà espediente, in un libro ed accomodarle in ordine d'alfabeto, acciocchè quando gli sarà dimandata qualche scrittura, sappia subito ove ponere la mano ». Il conte Giulini quindi riassumeva tutti questi obblighi in diciassette articoli, consigliando aggiunte e modifiche (1). Ugual fatica sosteneva per gli obblighi del coadiutore, circa i quali riferiva nell'adunanza del 27 settembre. Finalmente nell'anno successivo (1766) mons. Della Porta proponeva al Capitolo di assumere come riordinatore e regolatore dell' Archivio il canonico Gian Maria De Albertis, giudicato persona assai capace; e il Capitolo approvava.

Intanto il conte Giulini lavorava alacremente ad espletare l'onorifico incarico ricevuto, e che da tre anni si trasmettevano i delegati del Capitolo, o era loro riconfermato. In quell'anno (1766) il Giulini era stato nuovamente delegato insieme con mons. Della Porta : come assistenti erano stati aggiunti ad essi l'Abate monsignor march. Piantanida e Don Antonio Dugnani. Nell'adunanza del 27 giugno il dotto conte leggeva la sua relazione intitolata Riflessioni sopra l'Archivio del V. Spedal Mag-


(1) V.anche Ord.Cap.7 ottobre Paravicino, cui si aggiunsero, quali assistenti, mons. Gaetano Della Porta e il conte Giorgio Giulini (1). Nell' adunanza del 30 agosto successivo, riesaminandosi, in occasione della morte del Cancelliere-Archivista Dr. P. A. Banfi, gli ordini e i regolamenti già in vigore per l'Archivio, « e rilevatosi essere preciso (2) mettere in esecuzione la massima già più volte stata adottata dal ven. Capitolo di dare principio alla riordinazione dell'Archivio per ridurlo ad un chiaro sistema, hanno ordinato - i signori Capitolanti - doversi usare tutte le diligenze per rinvenire e destinare persona idonea, che mediante equitativa ricognizione attenda unicamente alla riordinazione dell'Archivio, che dovrà poi sempre dal Cancelliere-Archivista custodirsi, e mantenersi regolato, in modo che si tolto il pericolo di nuova confusione ». Fu poi dato incarico a « li quattro Cavaglieri di già delegati, acciò si diino l' incommodo di fare quelle diligenze che stimeranno convenire, sì per la destinazione della persona, come per assentare e conciliare la massima regolatrice di simile intrapresa, che non potrà essere, se non di tutta utilità del Pio Luogo ». Il 9 settembre poi il conte Giulini riferiva circa gli obblighi fissati all'Archivista sino dal 1753 (3), ove per prima cosa gli s' imponeva « la cura di tutte le scritture d' importanza appartenenti all'Ospitale, come sono le fondazioni dell'Ospitale, ed altri uniti, Privilegi, Donazioni secolari ed ecclesiastiche, Sentenze del


(1 ) Ord. Cap., 1765 maggio io. Il conte Giulini era uno specialista in materia di archivi, e vedremo infatti che a lui solo si dovette se il Capitolo mise poi in opera i provvedimenti che da anni riconosceva indispensabili. A lui nel 1770 venne affidata la direzione dell'Archivio Provinciale Civico allora istituito. (Cfr. L'Archivio di Stato in Milano a1 31 decembre 1908, notizie e proposte del Direttore Comm. FUMI, p. 9, n. 1). Fu anche storiografo: utile anc'oggi agli studiosi sono le sue Memorie spettanti alla storia, al Governo e alla descrizione della Città e Campagna di Milano nei secoli bassi (Milano, 1760-1775).

(2) Cfr. la frase milanese « Vess precis in di so coss » che si può tradurre « essere a punto nelle sue cose » (CARO, Lett. 1, 74). V. il Vocabolario Milanese-Italiano di FRANCESCO CHERUBINI, Milano 1841, to. Il, p. 402. Il senso però non è perfettamente uguale.

(3) Ord. Cap., 24 gennaio. Vennero stampati, e ne esistono varie copie in Archivio. Sempre per ragioni di spazio li riprodurrò in altra pubblicazione di maggior mole, tanto più che qui non avrebbero se non una importanza relativa. alcuna, non solamente di migliorarlo, ma nè anche forse di riordinarlo mai più (1). Conviene dunque stabilire per massima fondamentale, e inalterabile, che non si deve abbandonare quel metodo, con cui già è formato l'Archivio, ma solamente procurare che sia eseguito con la maggiore perfezione possibile. A tal fine si esporranno qui alcuni disordini, che si sono scoperti, e si proporranno i rimedi per toglierli : tolti i quali, se l'Archivio non sarà ridotto a tutta quella perfezione che può desiderarsi per l'esatto compimento dell'opera, sarà almeno ridotto a tutta quella che si richiede pel commodo e l'utilità del Luogo Pio. Questi due oggetti si sono avuti principalmente di mira nelle presenti angustie della Pia Casa. Potrà poi in appresso il Ven. Capitolo determinare, se voglia impegnarsi più oltre, o contentarsi così.

« 1. Il primo disordine, da cui poi ne procedono diversi altri, nasce dall'angustia del luogo. Quantunque vastissima sia la sala destinata per l'Archivio (2), ciò non ostante coll'andar del tempo sono cresciute le scritture a tal segno, che ormai non è più luogo per ripor quelle che di mano in mano vanno sopravenendo. Ella è dunque cosa tutt'affatto necessaria il preparar altri siti dove riporre scritture. A tal fine, per non uscire dalla stessa sala dell'Archivio, e non distaccarsi dallo stesso ordine di vestari (3), si potrebbero frammezzare con diversi vestari simili que' tavoloni che sono nel mezzo al lungo di tutta le sala. Si sono fatti esaminare dall' ingegnere i volti inferiori, e si sono trovati capaci di reggere a questo nuovo peso. Si potrebbero dunque lasciare i tavoloni dirimpetto alle finestre di una larghezza sufficiente, e tra una finestra e l'altra porre i nuovi vestari : con che però in cima e in fondo vi resti un sito commodo per passare. I vestari poi

(1) Pur troppo il buon Conte fu profeta; chè l'opera nefasta del Borbone ridusse poco più tardi l'Archivio Ospitaliero in condizioni sì fatte che nè anche oggi è possibile riordinarlo perfettamente. E dire che il Canetta levò al cielo l'opera borboniana!

(2 ) La sala Capitolare, credo, già forse in quest'epoca adibita ad uso d'Archivio. Ignoro però quando l'Archivio vi fu traslocato. Non certo subito dopo la sua costruzione, contemporanea a tutto il fabbricato Carcano, chè quando Paolo Antonio Volpini la decorò delle sue pitture, non si limitò alla sola vòlta, ma dipinse anche tutte le pareti, come rilevasi dalle tracce che rimangono dietro la scaffalatura. (3) Per vestari intende, credo, scaffali che vestono la parete. Dal milanese vesterdon, che significa grande armadio. giore. La sua importanza storica è tale che credo necessario riportarla per intiero. « L'Archivio generale dello Spedale è composto di tanti Archivi particolari quante sono le sostanze diverse acquistate dal Luogo Pio per vari titoli. Di tutti gli Archivi particolari vi è un indice generale (1) che addita in quale sito si trovino. Altri di questi Archivi, che contengono molte scritture, trovansi in certe borse, dette carnieri (2), distribuite all'intorno sopra degli armari medesimi. Gli armari sono distinti con un numero ; e nelle imposte di ciascuno si vede scritto il nome della sostanza, a cui appartiene l'Archivio, che dentro di esso si contiene. Ciascuno degli Archivi particolari ha l' indice particolare delle sue scritture (3). Le scritture sono divise in mazzi ; ciascun mazzo è segnato con una lettera d'alfabeto, e ciascuna scrittura di quel mazzo colla stessa lettera con un numero. Anche sopra le borse o carnieri si vede segnato il nome della sostanza a cui appartengono le scritture ivi contenute. Vi è poi l'Archivio particolare di tutti i testamenti e di tutte le donazioni fatte a favore dello Spedale, ed è regolato come gli Archivi particolari degli armari, ma è posto in alcuni cassettoni (4) distribuiti sopra gli armari medesimi. I diplomi de' privilegi ed altre scritture più importanti formano pure un altro Archivio particolare posto in una cassaforte, e regolato nella stessa guisa come gli altri. Questo metodo di formare un Archivio generale composto di tanti Archivi particolari è eccellente (5); anzi è l'unico che possa immaginarsi atto a regolare con facilità la gran massa delle scritture spettanti a questo Luogo Pio. Chiunque pensasse di deviare da questo metodo, e introdurne qualch'altro, qualunque si fosse, mostrerebbe d' intendersi poco della maniera di ben regolare archivi, e non farebbe che involgere il Ven. Capitolo in gravissime spese, e l'Archivio tutto in un totale disordine, senza speranza


(1) Sin' ora non ho potuto rintracciarlo. (2) Saranno forse le odierne cartelle, dette anche buste. (3) Anche per questi indici ho fatto vane ricerche. (4) I « capsones fortiores » del 1553? V. sopra a p. 17 e n. 6. (5) Il Giulini la pensava molto più rettamente di Ilario Corte e di Luca Peroni, i due grandi maestri dell'infelice sistema archivistico lombardo (Cfr. FUMI, op. cit., pagg. 7-8, 10-11). di quei libri, o di rimetterlo a suo luogo poichè se ne saranno serviti. Circa i quadri siccome il buon serviggio del Pio Luogo richiede di esitarli colla maggior sollecitudine (1), così è sperabile che presto ne resti libera anche la stanza di cui si tratta. Presso a quella vi è un altro camerino destinato per riporsi la carta e i libri stampati per ordine del ven. Capitolo. Là si dovranno trasportare tutte le stampe che trovansi fuor di luogo nell'Archivio, e così anche per questa parte resterà libero e sgombrato. Levati poi i libri de' rogiti e delle ordinazioni, rimarrà sopra de' vestari un commodo spazio per collocarsi con un buon ordine i mazzi di mandati, le filze de' ragionati e le scritture della guardarobba. Anche gli atti delle cause terminate si ripongono nell'Archivio, e si collocano sopra traversi posti sotto alcuni tavoloni. Questi si potranno lasciare nello stesso sito, dove stanno bastantemente bene, e facilmente si potranno esaminare per quel fine di cui si tratta in appresso. « 3. Siccome la polve nuoce grandemente alle scritture, bisognerà ordinare non solamente che si spazzi e ripulischi frequentemente la sala dell'Archivio e gli armari esteriormente e i tavoli e i carnieri e ogni altra cosa che trovisi nell'Archivio medesimo, ma anche gli armari interiormente per levare la polve delle scritture. Ciò dovrà farsi con l'assistenza dell'Archivista o del Vice-Archivista o di altra persona destinata dal V. Capitolo al riadattamento dell'Archivio. Egualmente utile sarà l'ordinare che ogni giorno per qualche tempo si tengano aperte le finestre dell'Archivio e si lasci correre l'aria libera. Per tutto ciò si destinerà precisamente la persona che deve servire e render conto d'ogni disordine, invigilando anche perchè non si vengano ad introdurre sorci o tignuole o altre bestie che possano danneggiare le carte (2).


(1) Qui non son d'accordo né con l'ottimo conte Giulini nè con tutti gli altri Amministratori che, prima e dopo di lui, si attennero al suo parere. Se l'Amministrazione Ospitaliera avesse sempre ritenuto tutti gli oggetti d'arte pervenuti all'Ospedale Maggiore con le eredità, le sostituzioni, ecc., invece di venderli spesso a prezzi quasi irrisori, oggi l'Opera Pia possiederebbe il più ricco e il più vario museo di Milano, che le frutterebbe senza dubbio una buona rendita e farebbe ancor più noto e stimato il suo nome in Italia e fuori. (2) Tutte queste minute raccomandazioni avrei potuto anche tralasciare, ma non ho voluto interrompere la bella relazione del Giulini. Si osservi che a quell'epoca non si usava di disinfettare gli Archivi e le Biblioteche, per preservarli dalle tignole e dai tarli, come oggi si usa, con la naftalina e con altre polveri simili. saranno simili agli altri dell'Archivio, se non che in facciata da una parte e dall'altra essendo spartiti con assa nel mezzo (1). In tal guisa si eviterà il disordine del raddoppiamento de' mazzi delle scritture uno dietro all'altro (2) che segue negli altri vestari, e di cui si parlerà più abbasso.

« 2. Oltre alle dette scritture, trovansi nell'Archivio i libri e registri de' Rogiti di Notai dell'Ospitale, i libri delle Ordinazioni Capitolari, i mazzi dei mandati, le filze de' Ragionati (3), le scritture della Guardarobba e diverse stampe fatte ad uso del Luogo Pio, senza luogo proprio destinato per tutte queste cose. Trovansi dunque per la maggior parte ammucchiate sopra i vestari, o dentro alcuno di essi, o sopra i tavoloni, il che reca un gravissimo incommodo quando se n'ha da estrarre alcuna, come sovente accade, e riesce poi difficilissimo il rimetterla nel sito primiero, donde procede il disordine in cui si trovano. Quanto alli libri o registri de' Rogiti, ed a quelli delle Ordinazioni Capitolari, che sono le cose più importanti, sarà utilissima cosa l'appigliarsi alla risoluzione di formare una libreria, poichè in tal guisa facilmente si prenderanno e facilmente si riporranno al loro luogo. Per tal effetto non vi è altra stanza capace se non quella vicina alla sala Capitolare, che ora serve come galleria pei quadri della sostituzione Pallavicina. Quella benchè formata in libreria potrà tuttavia servire e per gli esami e pel Capitoletto (4) e per tutti gli altri usi ai quali serve al presente; e dall'altra parte sarà commodissima e pel signor Sindaco e pel Cancelliere e per gli altri Ministri dell'Ospitale che avranno bisogno di avere alcuno


(1) Allude forse al modo di far passare la scaffalatura innanzi alla porta e al balcone. (2) Questo « disordine » vige oggi, necessariamente, in tutto l'Archivio, e nè meno vi è speranza di toglierlo. È forse men grave però di quel che si creda, le file interne delle cartelle essendo disposte su palchetti propri i più alti di quelli esterni. L'altezza dei palchetti consente il dislivello. Per mazzi intende que' gruppi di carte che oggi sono distribuiti in cartelle, e allora erano semplicemente legati. (3) Intende i libri di contabilità. Ragionato equivale a ragioniere, come ragionateria a ragioneria. (4) Quella oggi chiamata la sala di noce, dalla scaffalatura che le gira attorno. Quivi dicono si radunasse il Capitolo nell' inverno, mentre nella gran sala si sarebbe radunato d'estate. Però l'uso del Capitoletto fa supporre che servisse alle adunanze di un minor numero dei Capitolanti, forse per le occorrenze più urgenti del servizio. « 7. Uno de' maggiori disordini che seguono negli Archivi è quando non si tiene buon regolamento per le scritture che si estraggono ne' bisogni, perchè si possano, cessato il bisogno, rimettere a' luoghi loro. Per questo fine sì utile e sì necessario si vedono date ottime disposizioni, e prima che quando si estrae da qualche mazzo una scrittura si lasci l'annotazione di ciò che si è estratto ; in secondo luogo che si tenga un libro dove si notino le scritture che si consegnano a qualch'uno, e si faccia sotto all'annotazione porre il nome di chi la riceve, il quale serva di confesso, essendosi a ciò obbligati volontieri anche li stessi Cavaglieri deputati. Converrà dunque raccomandare nuovamente all'Archivista ed al Vice-Archivista l'adempimento di sì utili e sì necessarie ordinazioni, e ciò quanto all'avvenire. Quanto al passato converrà fare ogni diligenza per ricuperare le scritture disperse e riporle ai loro luoghi. Perciò si esamineranno gli atti delle cause già terminate che trovansi nell'Archivio, per vedere se vi sono rimaste unite delle scritture. Si ordinerà altresì alli sollecitatori di ricuperare quanto più si potrà delle scritture mancanti all'Archivio, facendo diligenza dove si possa sperare di ritrovarne; si faranno restituire da essi tutte quelle che non fanno più bisogno, e per quelle che attualmente abbisognano sarà indispensabile il farne fare una nota, per vedere se tutte sono notate nel libro detto di sopra, e quando ne manchi alcuna, farne fare l'annotazione colla sottoscrizione di chi l' ha ricevuta. « 8. L'Archivio particolare de' testamenti e delle donazioni ha diversi difetti. In primo luogo parecchie scritture sono piegate, e sarà necessario lo spiegarle e legarle in mazzi come le altre. In secondo luogo l' indice è formato al rovescio, perchè vi è posto prima il nome de' testatori o donatori e poi il cognome (1). È indispensabile il farne un altro, in cui il cognome preceda il nome. Finalmente il sito di questo Archivio è ne' cassettoni posti sopra i vestari. Quindi riesce incommodo ogni volta che si ricerca un


(1) Quest' usanza è universale da' tempi antichi fino alla metà almeno del Settecento. Nella maggior parte però degl' indici a' libri di questo Archivio, se vi è la rubrica principale che rimanda al nome, ve n'è poi anche un'altra secondaria, sotto ciascuna lettera, che rimanda al cognome. S'intende però che ad ogni modo chi non conosca il nome della persona che cerca non può fare una indagine molto sollecita. Notisi che l'indice dei testatori e donatori cui accenna il Giulini io non l' ho trovato. « 4. La sala dell'Archivio sul principio e sul fine è mancante di lume, e a ciò si può rimediare col formare in un sito e nell'altro qualche lanterna o altra finestra secondo i suggerimenti dell' ingegnere (1). Questi sono i disordini che riguardano l'Archivio generale ; ora passeremo a quelli che riguardano gli Archivi particolari. « 5. In molti di questi, per godere il sito più che sia possibile, i mazzi delle scritture sono in doppio ordine, gli uni avanti e gli altri dietro; e ciò cagiona molto incommodo quando si ha da cercare qualche scrittura. Ma se tutti quegli Archivi che sono formati di tal modo si avessero a ridurre ad un ordine semplice (2), troppo sito ci vorrebbe. Per ciò quelli che appartengono a sostanze molto antiche o già alienate, o che mai o ben di raro possono occorrere, si lasceranno nel medesimo essere in cui si trovano. Quelli poi che frequentemente abbisognano sarà beni ridurli ad un ordine semplice, con l'aiuto de'vestari che si aggiungeranno. «6. Veramente le nostre scritture non hanno le camiscie, (3) e i mazzi non sono posti nelle cartelle, come si pratica negli Archivi ben regolati ; ma anche ciò procede dall'angustia del sito a proporzione dell' immensa quantità delle carte. Le scritture colle camiscie e colle cartelle occupano quasi il doppio del sito che occupano senza di quelle. Oltre che se si dovesse por mano a quest'opera, bisognerebbe consumarvi una incredibile quantità di tempo e di denaro. Misurando dunque le presenti providenze dal possibile e dall'utile, si potranno lasciare le scritture come sono, invigilando solamente e riconoscendo diligentemente se i mazzi sono ricoperti con un foglio, se sono ben netti dalla polve e se vi sono per tutti i suoi cartoncini sotto le cordicelle che legano le scritture, affinchè le carte non vengano a tagliarsi.


(1) Non è facile comprendere questo punto. Il G. intende parlare della gran sala già occupata dall'Archivio o di quella attigua che suggerisce di occupare? Comunque, l'una o l'altra che sia, convien dire che diversa allora ne fosse la struttura, poi che oggi sono ambedue benissimo illuminate. (2) Intende coi mazzi disposti sur una sola fila. (3) Per « camiscie », o camice, intende quelle coperte di carta entro le quali si sogliono custodire i singoli documenti, ponendovi sopra le indicazioni riferentisi a ciascun di essi. anche terminata che fosse la sua deputazione. E tutto il riordinamento sempre infatti il Giulini rimase a vigilare col titolo di delegato prorogato. Nel febbraio dell'anno successivo il conte Giulini riferiva al Capitolo circa quel che già era stato fatto dal can. De Albertis, e tornava a consigliare la costruzione di una libreria per riporvi le Ordinazioni Capitolari, i Rogiti de' Notai e i libri di contabilità (1). La sala più adatta, secondo il Giulini, era quella del Capitoletto, attigua al salone, e presentava all'uopo il disegno della scaffalatura fatto dall' ingegnere con la perizia del « Capo Mastro de' Legnamari Marcellino » (2), risultando la spesa, tra legnami e fattura, in L. 9343 (3). Il Capitolo, alquanto allarmato dall'entità della spesa, proponeva che si eseguisse pel momento la scaffalatura solo fino a metà altezza (4). Proseguivano di poi alacremente i lavori del can. De Albertis, che ne riferiva in varii rapporti di cui ho fatto sin'ora vana ricerca. Uno solo ne ho ritrovato, del 20 aprile 1770, ove si dànno utili notizie circa il riordinamento compiuto - notizie che ometto per non dilungarmi soverchiamente -, e si parla anche del trasporto dell'Archivio dai vecchi ai nuovi locali per ordine del Governo. È da credere però che questo trasporto si riferisca solo a tutta quella parte d'Archivio che non aveva trovato posto ne' due saloni di cui si è già discorso (5).


(1) Ord Cap., 1767 febbraio 13. (2) Ne' libri di contabilità è detto Marcellino Carpano. (3) Non v'è dubbio che in questa ordinazione si allude alla scaffalatura che ha dato il nome al salone di noce, e che qualcuno ha stimato ai di nostri fin 100.000 lire. Senza giungere a tale somma, credo però che un simile lavoro oggi non costerebbe meno di 40 o 50.000 lire. (4) Quando sia stata compiuta, e a qual somma sia giunta la spesa, non è facile indagarlo, poiché i libri di contabilità recano soltanto le partite complessive pagate al Capo Mastro Marcellino, il quale, naturalmente, aveva anche altri lavori dall'Amministrazione Ospitaliera. (5) Uniti al rapporto del 20 aprile 1770 trovansi due proemi che il can. De Albertis premise, l' uno al repertorio de' testamenti, l'altro al repertorio generale delle scritture. Le mie indagini però mi hanno fatto ritrovare solo il primo repertorio; l'altro, che sarebbe pur tanto utile, non mi è stato possibile rinvenire. testamento o una donazione il levare que' cassettoni che sono sì alti e sì gravi per la grande quantità di scritture che contengono. Si potrà dunque collocare quest'Archivio ne' nuovi vestari, riponendo ne' cassettoni altre carte di minore importanza e che non abbisognino sì spesso. « 9. Quantunque il metodo con cui si è stabilito il regolamento dell'Archivio sia ottimo, ciò non ostante non può negarsi che nella esecuzione non sia in qualche parte mancante. In fatti non tutti gli Archivi particolari sono formati in quella guisa ch'esser dovrebbero. Singolarmente ne' più antichi, cioè quelli che appartengono ai vecchi Ospitali uniti con questo Spedal Maggiore, le scritture, o sia le pergamene, non sono distinte nè con caratteri nè con numeri, ma sono legate in mazzi, nè hanno indice alcuno. Sarebbe una bella cosa, e singolarmente utile per li studiosi dell'antichità, che fossero ben regolate ; ma perchè ora conviene aver l'occhio alla sola utilità dello Spedale, nelle presenti circostanze, e per esso poco vantaggio potrebbe ricavarsi dall'avere ben ordinate quelle pergamene, poi che dall'altra parte ciò non potrebbe farsi senza l'opera di qualche perito antiquario, e costerebbe molto tempo e grandissima spesa, si può riservare questa per altra lodevole impresa ad altro tempo più opportuno. Altri poi degli Archivi particolari hanno le loro scritture regolate, ma mancano di indice. Circa queste se si tratta di sostanze antiche o già da un pezzo alienate, si può risparmiare la fatica di farlo di nuovo; ma se le sostanze sono moderne, o sono ancora nello Spedale, non si potrà starne senza, e converrà farlo » (1). Terminava quindi il conte Giulini la sua bella relazione consigliando che uno dei Cavalieri deputati all'Archivio assistesse ai lavori di riordinamento, e che di questo fosse dato incarico al can. De Albertis « uomo di grande probità e di molta pratica nel regolare gli Archivi ». Il Capitolo approvava tutto e ringraziava il relatore, pregandolo d' incaricarsi della esecuzione di quanto aveva progettato,


(1) Tutta questa relazione è una prova irrefutabile che l'Archivio Ospitaliero esisteva veramente e propriamente anche prima del 1792, e che non era limitato a « un semplice sistema di registrazione degli atti in ordine cronologico e senza nessuna classificazione di collocamento o raggruppamento per fascicoli degli affari o materie trattate » come asserì il Canetta (op. cit.) e ripetè, su la sua fede, il Taddei (op. cit., p. 49). propose il riordinamento dell'Archivio, e, dopo le consuete pratiche burocratiche, il 28 agosto 1792 rimetteva il « piano », o progetto, da lui all'uopo ideato. Nella lettera accompagnatoria il Borbone così annuncia il suo metodo di ordinamento : « Tale metodo consiste nella divisione delle materie ; non è però nè mio nè nuovo. Pressochè tutti gli Archivisti decantano il sistema di materie, comunque non tutti abbiano le uguali tracce nell' esecuzione ». E continua : « Chi fissa per chiave maestra i luoghi, e da questi passa alle materie, indi ai tempi ; chi tiene di mira i tempi, e subordinatamente lavora sulle materie poste in ordine cronologico ; chi, ritenendo le materie per altrettanti titoli dominanti, quanti sono le diverse loro nature, raccoglie gli oggetti generali di ciascuna, poi colla guida de' stessi titoli dominanti scende a distribuire e distinguere gli oggetti particolari ne' diversi luoghi, conservando l'ordine de' tempi unicamente fra le rispettive carte di ogni affare ». Il Borbone « ritenuto che lo scopo d'un Archivista è la conservazione delle carte e la facilità dell'uso », esaminati i tre sistemi, si decise per l'ultimo, come più pratico degli altri. Nella esposizione del suo piano il Borbone si dimostra erudito. « Qualunque moderno Archivista - egli dice - non abbisogna di studiare alcun metodo per dare un ordine di esito sicuro anche al più grosso ammasso di carte : esso viene dalla natura della stessa cosa (1), come espone Baldassare Bonifacio (2), ed i professori dell'Arte che fiorirono verso la metà del secolo andato il lasciarono a noi scritto ». E prosegue citando l'autorità di Wehner, Giacomo da Rarningen, Ahasver Fritsch, Michele Nerel da Windischlee. Ma non è detto che questi autori consigliassero al Borbone il suo metodo - mi si perdoni la parola - materiale. Vediamo ad esempio quel che egli apprende da Wehner : « Que - Registra-


(1) Se il Borbone si fosse attenuto a questo principio si sarebbe ben persuaso che sua missione era conservare e ordinare gli Archivi particolari esistenti nell'Archivio generale, mantenendo ad esso il suo carattere di complesso d'unità, invece di renderlo, come irreparabilmente lo rese, una fusione, una mescolanza di tutti gli Archivi, per farne una sola ed immensa unità.

(2) Allude c'erto al De Archivi s liber singularis edito nelle Colletta Archivii etc. di JAcoPo VENCKER pubblicate in Germania nel 1715. Degli autori citati più innanzi non ho potuto ritrovare le opere. Più accurate indagini del resto potranno farsi per più opportuna occasione. *** L' ordinamento del can. De Albertis, il più logico e il più cònsono all'alto scopo cui è destinato un Archivio, pur troppo non sopravvisse al suo ordinatore, morto nel luglio del 1786. Sembra però che già a quest'epoca fosse stato alterato, perchè una lettera dal Consiglio di Governo diretta al R. Amministratore Ospitaliero Alciati (1), in data 25 luglio stesso anno, c' informa: « Si è riconosciuta la convenienza di avere ben ordinati li due voluminosi Archivi dell'Ospedale e di S. Corona (2), e molto più il primo, che secondo espone il R. Amministratore trovasi assai scomposto, e bisognoso di una grande operazione per metterlo in buon ordine ». Quindi il Consiglio di Governo disponeva che l'Archivista di S. Corona, Sac. Bartolomeo Mantica, fosse posto alla direzione di ambedue gli Archivi, e che l'abate Carlo Giuseppe Borbone, già aiuto del can. De Albertis, rimanesse come « coadiutore mercenario ». Ma il Borbone doveva essere fornito di buoni appoggi, chè rapida fu la sua carriera. Il 9 aprile 1787 con decreto del conte Ministro Plenipotenziario, Presidente del R. I. Consiglio di Governo della « Lombardia Austriaca », veniva nominato « Delegato alla coordinazione delle carte de' Luoghi Pii e de' Vacanti » ; e così nove anni prima del sistema archivistico péroniano si ebbe limitato però agli Archivi delle Opere Pie, il sistema archivistico borboniano, e l'uno e l'altro derivazioni ed esagerazioni d'un altro sistema di pochi anni più antico, quello d' Ilario Corte (3). Il Borbone non potè subito occuparsi dell'Archivio Ospitaliero, ma si dedicò prima, a quanto pare, a quelli delle altre Opere Pie. Fu alla ripristinazione dello storico Capitolo (4) che il Borbone


(1) Soppresso dall'imperatore Giuseppe II il Capitolo Ospitaliero con decreto 6 maggio 1784, nell'85 cominciò a funzionare un R. Amministratore. (2) La unione de' due Archivi fu decisa nell'aprile 1786. (3) Sul Corte e su Luca Peroni Cfr. FUMI, op. cit., p. 7, 8, 10-11 e 12 n. 2. (4) Decreto 28 febbraio 1791 emanato dalla R. Giunta delegata per la direzione generale delle pie fondazioni. separare nettamente, almeno secondo il Borbone, ciascuna materia dell' altra. Inutile aggiungere che, proseguendo col medesimo sistema - cosa ormai inevitabile - il novero delle materie,e quindi delle rubriche, oggi si è straordinariamente accresciuto,e sempre va crescendo. La seconda parte (prospetto B) fu intitolata dall'Archivista Carte de' Sovrani, e distinta in cinque classi : I. Diplomi de' Principi, II. Bolle e Brevi de' Pontefici, III. Patenti de' Vescovi, IV. Decreti di Governo e Magistrati, V. Gride. Questa è andata quasi tutta dispersa : la sezione non esiste più e il suo contenuto in parte solo è riconoscibile nel confusissimo materiale che sto presentemente riordinando. L'ultima parte in fine, Donazioni e testamenti, fu divisa in quattro classi : I. Donazioni, II. Testamenti di eredità, III. Testamenti di sostituzioni, IV. Testamenti di legati. A completamento del suo piano il Borbone prometteva due indici « uno particolare in capo d'ogni repertorio delle rispettive rubriche, e dei capi e dei titoli dominanti che lo compongono; l'altro generale alfabetico de' luoghi, de' nomi e della materia di tutte le nozioni, ecc. », indici che, o non vennero fatti altrimenti, o poi si perderono, perchè invano li ho ricercati. Così quel mirabile organismo molteplice ch'era l'Archivio Ospitaliero, ogni organo del quale rappresentava una pia istituzione, un ente pubblico, una famiglia, con le proprie origini e il proprio svolgimento storico; quell'organismo che serbava tanta parte di vita cittadina, specialmente medievale ; per un malinteso preconcetto di praticità materiale. (I) veniva tutto quanto scomposto, sfatto, spezzettato, per fonderne, o meglio confonderne, tutte le parti in una sola e vastissima unità.


(1) Veramente l'ordine per materie può definirsi una interminabile china per la quale messisi una volta non ci si ferma più. E si è poi certi di dar sempre ad ogni materia il suo titolo giusto, e di trovare nella distribuzione degli incarti sempre il luogo appropriato, e di non dimenticare mai tutti i riferimenti necessari per le moltissime posizioni che non hanno attinenza con una sola materia? Le indagini da me fatte in proposito mi permettono di rispondere recisamente con una negativa a tutte queste domande. tura - consistite : I.° in adsumendo; 2.° perspiciendo ; 3.° ponderando; 4.° discutiendo (sic); 5.° transumendo instrumenta et litterarum documenta, tam authentica quam etiam privata. Preterea ex corum contentis tam principales quam accessorias conclusiones vel theses eliciendo et constituendo: brevibus argumentis comprendendo, omnia contenta commentando : insuper in partiendo et separando instrumenta, aliasque scripturas, in collocando et ordinando omnia sub suis titulis libros conficiendo: scrinia monumentorum construendo: monumenta suis locis deputatis locando denique omnia in ordine suo servando, atque extra confusionem ab interitu vindicando ». Un'archivistica così elementare, e quasi direi infantile, è ben diversa da quella borboniana; senza considerare poi che il Wehner parla dell'Archivio come unità: ma un'unità non è mai stato l'Archivio Ospitaliero; e questo soprattutto doveva tenersi presente dal suo ordinatore. Il Borbone divise tutto l'Archivio in tre parti cui fece corrispondere tre particolari prospetti (A B C) del suo piano. La prima parte, corrispondente all'Archivio generale, suddivise in ventisei rubriche, portate poi a maggior numero dai successivi archivisti, ed erano: I. Origine e dotazione, II. Prerogative, III. Patrimonio attivo, IV. Passività, V. Amministrazione Capitolare, VI. Amministrazione regia, VII. Economia, VIII. Uffici amministrativi (I), IX. Servizio di Chiesa, X. Direzione medica, XI. Professori, XII. Scuole, XIII. Spezieria, XIV. Servizio chirurgico, XV. Gemelli, XVI. Incurabili (2), XVII. Partorienti ed esposti, XVIII. Pazzi, XIX. Pellagrosi, XX. Tignosi, XXI. Celtici, XXII. Infermi gratuiti, XXIII. Infermi paganti, XXIV. Infermi soldati, XXV. Infermi fuori casa, XXVI. Morti. Dopo la rubrica XX ne fu aggiunta un'altra (XX1/2) col titolo Appestati, e dopo la XXV un'altra pure (XXVI/2) col titolo Convalescenti. La prima rubrica distinse in undici capitoli (3), la seconda in quattro (4), la terza in ventiquattro, e così di seguito fino a


(1) Il titolo fu poi modificato in Uffici ed Officine. (2) Poi mutata in Cronici. (3) I. Fondazione e dotazione originaria; 2. Casa di residenza; 3. Oggetti generali; 4. Applicazione di beni ecclesiastici; 5. Assegni sussidiari fatti dal R. Governo; 6. Spedali aggregati; 7. Eredità; 8. Donazioni; 9. Usu frutti; io. Sostituzioni; i t. Dati in paga. (4) r. Esenzioni; 2. Privilegi; 3. Giuspadronati; 4. Amministrazioni o diritti onorifici sopra beni altrui. I LAVORI DA FARSI.

Non m' intratterrò più a lungo sugli errori del sistema borboniano, che sono i medesimi di quella scuola empirica cui appartenne il suo autore, e intorno alla quale già dottamente discorse il comm. Fumi (1). Parlerò invece del metodo che vorrei tenere - il condizionale qui è consigliato dalla più rigorosa prudenza - per dare all'Archivio Ospitaliero un ordinamento pratico e definitivo, corrispondente sopra tutto a tutte le esigenze dell' insigne e considerevolissimo materiale storico di cui si compone.

1. Ordinamento generale. - Premetto ch'io sono fedele e convinto seguace d'una massima adottata da i più riputati Archivisti italiani, e professata anche da molti stranieri (2), che cioè i varii Archivi particolari, dal cui complesso risulta un Archivio generale, debbono esser tenuti ben distinti gli uni dagli altri. Quale la ragione ? Semplicissima : una ragione storica di grande importanza. Un Archivio particolare riunisce gli atti o di un ente morale o di una famiglia, riflettendone, per così dire, la fisionomia, serbandone il carattere, lo sviluppo progressivo e l'efficacia esercitata nella vita cittadina: è una imagine fedele, o meglio uno specchio che conserva la imagine, anche quando essa è scomparsa. Ogni Archivio particolare, in somma, è una piccola storia che vive da sè: disperdetela, e avrete distrutto la fisionomia, il carattere, lo sviluppo progressivo, 1' efficacia e tutto quanto si riferiva a quell' ente o a


(1) Op. cit. p. 12-14, Cap. 5. Conseguenze dell'empirismo nell' Archivio e nella scuola. (2) Cfr. MIJLLER, FEITH e FRUIN: Ordinamento e inventario degli Archivi, traduz. libera di G. Bonelli e G. Vittani, Unione Tip. Ed. Torinese, 1908, p. 13 seg. Di questo lavoro dei tre Archivisti olandesi è da tener conto con molta cautela, perchè in molte cose gli autori non videro giusto. Basta infatti la definizione d'Archivio per mettere in guardia il lettore. Ciò non toglie però che sia un libro utilissimo. quella famiglia; avrete privata la storia di un contributo d' incalcolabile pregio. Un esempio pratico. Provatevi a fare la storia d' Italia, non già intessendola con le singole storie regionali e municipali distinte in altri e tanti capitoli, ma mescolando tutto insieme, con la sola divisione per materia, come: il Governo d'Italia : e qui far la storia di tutti i governi delle singole città e regioni dal 476 ai nostri giorni, mescolando insieme ciò che si riferisce a Milano con quel che si riferisce a Roma, a Torino, a Venezia, a Napoli, a Firenze e così via: ne verrà fuori un libro che sarà necessariamente l'apoteosi della confusione, la babele della storia. Ebbene tutto questo fu fatto per gli Archivi lombardi: una babele archivistica divenne, grazie al lodatissimo sistema borboniano, l'Archivio degli Istituti Ospitalieri. Primo dovere adunque del nuovo Archivista è quello di andar pazientemente ricostituendo tutti gli antichi Archivi particolari: ma per far ciò sarà conveniente anzi tutto procedere a una grande divisione di tutto l'Archivio in due parti ben distinte e che non dovranno più fondersi.

2. Archivio di deposito e Archivio corrente, ovvero Sezione storica e Sezione amministrativa. - Esiste già una divisione in Archivio di deposito - collocato nelle stanze superiori - e Archivio corrente - collocato nei saloni e nelle stanze a terreno -; ma è una divisione più fittizia che reale, poichè nelle cartelle del secondo Archivio si conservano ancora atti, ad esempio, di quattro o cinque e più secoli fa, unicamente per tenere insieme tutto ciò che concerne un dato titolo. Ora l'Archivio di deposito prenderà nome di Sezione storica, e sarà formato di tutto il materiale anteriore al 1870: l' Archivio corrente prenderà nome di Sezione amministrativa, e conterrà il rimanente, riducendosi, coni' è facile comprendere, anche non poco di mole, con grande vantaggio per la speditezza del servizio giornaliero. La Sezione amministrativa rimarrà ordinata come si trova, avuto specialmente riguardo alle tradizioni dell'Amministrazione; la Sezione storica invece andrà soggetta a due grandi operazioni; la prima, cernita e inventariazione del materiale; la seconda, ricostituzione dei fondi originarii (ospedali aggregati, abbazie, sostituzioni varie, famiglie, ecc.).

3. Inventario. - Come si vede, ho posto prima la inventariazione del materiale, poi la ricostituzione dei fondi originarii. Perchè? È facile imaginarlo. Solo quando avrò passato tutta la sezione storica, documento per documento - salvo quel poco che non si confuse nel mare magnum dell'Archivio - io potrò rimettere insieme in modo completo i singoli fondi, e dare a ciascuno il proprio inventario. Sarà questo una specie di lavoro a rovescio di quello che ordinariamente si suol fare, e ch'è anche tanto più sbrigativo: perchè è coi particolari inventarii che si suol compilare l'inventario generale. Nelle condizioni di quest'Archivio si dovrà invece dall' inventario generale della sezione storica trarre quelli particolari da unire ad ogni fondo ricostituito. Dato il procedimento che è forza tenere, è facile comprendere come una tal'opera non sarà di settimane, e nè meno di mesi, specie se non potrò disporre de' mezzi più necessarii : personale ed ore straordinarie (1). In un medesimo luogo (la mia stanza o la sala di noce) conto riunire i volumi che recano gli atti ufficiali dell'Amministrazione : le Ordinazioni e i Decreti Capitolari, i Mastri e i Giornali, i Campioni di beni o registri di patrimonio, e i Protocolli notarili (2). Sarà una superba raccolta di oltre un migliaio di volumi che offriranno allo studioso preziosissimo materiale.

(1) Io vorrei però che la on. Amministrazione si persuadesse della grandissima urgenza di compilare questo inventario a stabile garanzia della Istituzione, non solo, ma anche degli studi su la storia nazionale, e per coprire pure la responsabilità immensa dell'Archivista, il quale ha ben diritto di essere assicurato che nessuno possa eventualmente incolparlo di abusi e di sottrazioni. E del resto ad ogni probo funzionario deve premere, io credo, che l'opera sua, ben lungi dall'essere onorata della più illimitata fiducia, venga invece, per quanto è possibile, sottoposta al più rigoroso controllo. Si consideri poi anche come la massima più logica di archivistica, e di buona amministrazione, esiga che un Archivio - al pari di ogni altro ufficio - non sia organizzato in modo da renderlo campo riservato a chi vi acquistò pratica speciale per lunga consuetudine, ma debba, col suo inventario ben fatto e completo, di per sè esser guida a chiunque vi sia preposto, di modo che questi fin dal primo giorno sia in grado di degnamente rispondere degli atti proprii, senza esser costretto a fidarsi quasi ciecamente delle persone che trovò già nell'ufficio. Questo dico in linea di massima, ché non è il mio caso, avendo ormai potuto hen persuadermi della fedeltà e dello zelo de' miei due impiegati, signori Mottironi e Bellini, de' quali in verità non ho che a lodarmi. (2) Le Ordinazioni e i Decreti, i Mastri e i Giornali già dai locali superiori ho fatti tresportare nel Salone, ove ho dato loro una collocazione provvisoria. Lo stesso non ho potuto fare pei Protocolli notarili, a causa del difetto di spazio. Delle pergamene e degli altri atti sciolti d' importanza storica ho già cominciato uno spoglio,' procedendo ad una prima classificazione in : Bolle e Brevi papali ; Diplomi di sovrani, di governi e d'altre autorità civili, militari e religiose ; Atti notarili; Autografi di persone illustri (non uniti ad alcun incartamento speciale). Di ogni pergamena o atto fisso le principali notizie in una scheda : lo schedario completo mi servirà alla compilazione di tutti gli inventarii opportuni (1). Col sistema delle schede, il più sbrigativo e il più consigliato per la sua praticità meccanica, conto di far eseguire anche l'inventario generale di tutto l'Archivio, allo scopo che, o non si sia obbligati di poi a non cambiar mai più nell'ordinamento complessivo - mentre opportunità eventuali potrebbero anche consigliare nuovi ordini di cose -, o, cambiando, non si renda inutile tutto il lavoro d' inventariazione già fatto. Di più è facile comprendere che uno schedario si può continuare all' infinito. Ciò non vuol dire del resto che vengano trascurati tutti gl' inventarii speciali, per cui il consueto sistema di libri o registri potrà continuarsi.

4. Ricostituzione de' fondi originarii. - Non è questo il lavoro più facile a compiere, quando si pensi specialmente che della più parte di tali fondi si è oggi smarrita per fino ogni traccia. Pure nessuna difficoltà potrà impedirmi dal tentare un'opera così manifestamente utile. Un problema da risolvere si presenterà quanto alle pergamene : dovranno esse riunirsi ai fondi cui appartennero, o converrà tenerle separate per formare una sezione diplomatica completa nell'Archivio? Io credo che l'idea di riunire tutta una cospicua collezione di documenti membranacei non debba abbagliarci in modo da impedirci di rifare il più completamente possibile la compagine dei fondi Archivistici primordiali. Così riunirò ai fondi, ad esempio, degli Ospedali del Broglio, di S. Simpliciano, ecc., delle Famiglie Biumi, Visconti e via di seguito, i diplomi e gli atti notarili che ad essi appartennero ; e solo coi documenti che a niun fondo ormai potranno ricollegarsi formerò una sezione diplomatica distinta. Di


(1) Le schede scritte sin' ora sommano a più d'un migliaio, così distinte: Bolle e Brevi papali n. 110; Diplomi di Sovrani, ecc. n. 507; Atti notarili circa n. 400 ; Autografi n. 58. tutti gli atti in pergamena però dovrà farsi un inventario unico per ordine cronologico, dal quale risulti il loro numero complessivo, il numero di quelli appartenenti a ciascun secolo, le date nella loro determinazione più esatta, la natura, l'oggetto e quanto altro potrà servire di preparazione ad un regesto da farsi. I diplomi miniati e quelli resi preziosi da sigilli o da autografi di persone veramente illustri terrò distinti, non per la idea della collezione, ma per la particolare cura che esigono in custodirli. Per essi ho già pensato di proporre la costruzione di speciali vetrine mobili, da collocarsi sui banchi del Salone, provviste di tendine di stoffa verde, ove distribuirli in modo che facile sia il mostrarli a chi lo desideri, facile tenerli sempre netti dalla polvere e sorvegliarne ogni possibile deperimento pei pronti ed opportuni rimedii (1). In mancanza delle vetrine, ho proposto, pel momento, una speciale cartoniera, mobile sempre utilissimo in un Archivio. Con tutti i lavori indicati credo che il materiale archivistico affidato alla mia custodia potrebbe ancora sfidare lungamente le insidie del tempo.

5. Norme pel servizio. - Il servizio dell'Archivio Ospitaliero non ha soltanto - come facilmente può arguirsi da quanto precede - un semplice ed umile carattere amministrativo, interno; ma anche quel carattere pubblico che è proprio di istituti d'erudizione come gli Archivi di Stato. Vero è che questi due caratteri essendo ben distinti, ben distinte l'una dall'altra rimangono anche le due funzioni che da essi procedono; ma per quanto riguarda il materiale nelle esigenze amministrative i due caratteri vengono talvolta anche a confondersi. Per esempio, per una questione amministrativa occorrono talvolta anche documenti storici : questi si richiedono senz'altro dagli uffici competenti, e si mandano poi talvolta per visione e per consultazione anche a funzionarii residenti fuori dell' Istituto. Ciò sarà bene impedire in futuro, a fin di evitare smarrimenti e perdite facili a verificarsi. Così pure sarà necessario stabilire due massime:. prima, che sia da respingere a priori qual-


(1) I diplomi miniati il Canetta aveva collocati entro dei quadri ad ornamento della propria stanza. Io, appena assunto l'ufficio, mi dètti premura di toglierneli e riporli, provvisoriamente, il meglio possibile entro appositi cartolari. Qualcuno di essi mostra pur troppo le tracce della disgraziata funzione decorativa compiuta per circa un trentennio. siasi domanda fatta da privati perchè vengan loro ceduti, anche dietro compenso, documenti storici dell'Archivio che interessino le loro famiglie (1); seconda, che nelle cessioni d' immobili fatte dal Pio Istituto non si ceda all' aquirente alcun documento di sorta - cui non ha diritto -; o tutt'al più gli si rilascino le carte di contenuto strettamente legale ed amministrativo risalienti a un trentennio, il che potrà anche servire di sgravio all'Archivio. Quanto alla funzione pubblica del servizio, riconoscendo io il. diritto moralmente sacro di ogni studioso di storia patria a esaminare tutti quei documenti che gli occorrono; ovunque si trovino, ho pensato subito a far sì che tale diritto potesse sodisfarsi, e ho redatto un regolamento speciale che l'on. Consiglio si degnò di approvare e pubblicare (2).


(1) Gli studiosi vivono in continua trepidazione per gli archivi privati che sfuggono ad ogni sorveglianza: sarebbe dunque curioso che si tornassero a collezioni private documenti per fortuna venuti in possesso di enti pubblici, su i quali è agevole, per chi ne ha l'alto còmpito, esercitare una rigorosa vigilanza, e nei quali più facilmente è concesso agli eruditi il trarne profitto. (2) Vedere il testo in fine (all. 2.). CONCLUSIONE.

L'Archivio fin da' suoi inizi venne tenuto in gran conto dall'Amministrazione Ospitaliera. L'Archivista, il suo coadiutore, o Vice-Archivista, e gli scrittori sempre furono notari, e tale titolo si richiese fino al cader del settecento. Nel XV secolo erano unite le cariche di Cancelliere (Segretario) e Archivista ; nel XVI all'ufficio di quest'ultimo si deputò semplicemente un notaio ; nel XVII e nel XVIII (fino al 1785) le due cariche andarono unite di nuovo, e unite andaron pure quelle di Vice-Cancelliere e Vice-Archivista. Poi l'Archivio divenne ufficio di carriera, ma sempre distinto dagli altri per mansioni speciali e per emolumenti. Basti il ricordare che all'Archivista è riserbata anche ai dì nostri la firma di alcuni atti amministrativi e delle copie di atti ch'egli certifica conformi all'originale, quasi a tradizione delle funzioni notarili esercitate da' suoi predecessori (1). Ma tutta la importanza che l'Amministrazione Ospitaliera giustamente attribuì in ogni tempo all'Archivio (sino a farle dire essere l'Archivio « la maggior cosa ch'abbi l'Hospitale » (2) il che è perfettamente vero), non si considerava in relazione agli studii : l'Archivio era un deposito di atti e di memorie: era come l'Archivio che una nobile famiglia conserva, non a scopo di studio, ma per provare i suoi fasti genealogici, oltre che per conservare gli atti amministrativi del suo patrimonio. Oggi invece nel nostro Archivio si è riconosciuta anche un'alta importanza storica, una importanza speciale per gli eruditi e per gli studiosi di storia cittadina e nazionale (3). Per ciò si ritenne necessario porvi a capo un funzionario che non fosse solamente un umile e buon impiegato.


(1) È una tradizione però contraria al disposto dell'art. 32 n. 5 della legge 17 luglio 1890 su le Opere Pie, pel quale la firma di ogni atto amministrativo è riserbata solo al Segretario Capo. Sarebbe per ciò un rientrare nell'àmbito della legge se la facoltà anc' oggi mantenuta all'Archivista fosse rivendicata al nostro Segretario Generale. (2) Ordini cit., p. 48. Cfr. in questo a pag. 18 n. 2. (3) Vi è qualcosa che interessa anche alla storia di Spagna. Se la mia modesta persona risponda o no al mandato affidatole non io posso giudicare : certo è ch'io faccio ogni sforzo per rispondervi. Ne sia prova la relazione che rassegno oggi agli on. Amministratori, nella quale mi sono studiato di rendere il più fedelmente ed efficacemente possibile, per quanto poteva consentirlo la mia disadorna parola, la importanza dell'ufficio che mi onoro di dirigere, le sue necessità, i lavori ideati per esso, e tutta la cura e tutto l'amore che pongo nel ricercarne i vantaggi, nell' interesse specialmente della Città, di cui è prezioso tesoro, e della Nazione, alla cui storia potrà recare notevoli contributi. Così mi sorregga nell' intrapreso cammino la benevolenza e 1' intelligente interessamento di coloro che hanno l'alto còmpito di vigilare le sorti delle nostre insigni Istituzioni Ospitaliere.

Milano, Ottobre 1909. PIO PECCHIAI. APPENDICE

Elenco di alcuni dei diplomi più importanti conservati nell'Archivio Ospitaliero (1)

1. - 1156 gennaio 18. - Atto notarile con firma autografa di Oberto I dei Capitani di Pirovano Arcivescovo di Milano. 2. - 1169 marzo 23. - Diploma di S. Galdino dei Valvassori di Sala Card. Arcivescovo di Milano. Con firma autografa. 3. - 1178 marzo 20. - Bolla di papa Alessandro III. Con firma autografa del Pontefice e di vari Cardinali. Manca la bolla plumbea. 4. - 1195 giugno 4. - Diploma dell' imperatore Enrico VI.Manca il sigillo pendente. 5. - 1198 maggio 26. - Atto notarile con firma autografa di Filippo I Lampugnani Arcivescovo di Milano. 6. - 1215 agosto 4.- Diploma di Enrico I da Settala Arcivescovo di Milano. Manca il sigillo pendente. 7. - 1267 aprile 15.- Diploma di Ottone Visconti Arcivescovo di Milano. Con sigillo in cera pendente . (1) Di tutti i Diplomi di questo Archivio non posso ancor dire il numero. Fin adesso ne ho inventariati oltre seicento, comprese le bolle papali, ma ne restano, credo, altri e tanti almeno. Tra quelli già inventariati ho trascelto i diplomi che, come saggio, cito nel presente elenco. Per brevità noto soltanto la data, la natura del diploma e gli autografi o i sigilli o le Miniature che lo rendono più prezioso. 8. - 1280 marzo 7. Diploma di Ottone sconti Arcivescovo di Milano. Con sigillo in cera pendente. 9. - 1280 marzo 7.- Diploma di Ottone Visconti Arcivescovo di Milano. Con sigillo in cera pendente (2). IO. - 1280 giugno 22. - Diploma di Ottone Visconti Arcivescovo di Milano. Con sigillo in cera pendente. 11. - 1319 marzo 20.- Diploma di Fra Leone da Paradino Vescovo di Lodi. Con miniature. 12. - 1356 gennaio 4.- Diploma di Roberto Visconti Arcivescovo di Milano. Con sigillo in cera pendente. 13. - 1390 aprile lo.- Diploma di Giovan Galaezzo Visconti Conte di Virtù Duca di Milano. 14. - 1414 luglio 28.- Diploma di Filippo Maria Visconti Duca di Milano. Con miniature. 15. - 1423 agosto 13.- Diploma di Filippo Maria Visconti Duca di Milano. Con miniature. 16. - 1435 decembre 16. - Diploma di Filippo Maria Visconti Duca di Milano. Con miniature. 17. - 1439 settembre 17. - Bolla del Concilio di Basilea concernente la festa della Immacolata Concezione. Con bolla plumbea. 18. - 1442 maggio 23,. - Diploma di Filippo Maria Visconti Duca di Milano. Con miniature. 19. - 1447 novembre 16. - Diploma dei Capitani e Difensori della libertà del Comune di Milano. Con sigillo in cera aderente. 20. - 1447 novembre 17. - Diploma dei Capitani, ecc., del Comune di Milano. Cartaceo. Manca il sigillo aderente.

(2) È un secondo, originale. Il sigillo di questo diploma e quelli del precedente e del seguente (nn. 8 e io) sono cuciti entro stoffa di seta colorata a fiori. 21. - 1448 agosto 31.- Diploma dei Capitani, ecc., del Comune di Milano. Con sigillo in cera aderente. 22. - 1448 settembre 24. - Diploma dei Capitani, ecc., del Comune di Milano. Manca il sigillo aderente. 23. - 1449 maggio 31. - Diploma dei Capitani, ecc., del Comune di Milano. Con sigillo in cera aderente. 24. - 1449 novembre 21. - Diploma dei Capitani, ecc., del Comune di Milano. Con sigillo in cera aderente. 25. - 1452 decembre 16. - Diploma di Bianca Maria Visconti Duchessa di Milano. Con miniature. Manca il sigillo pendente. 26. - 1454 giugno 12.- Diploma spirituale dell'Ordine Francescano. Con miniatura. 27. - 1456 aprile I - Diploma di Francesco Sforza Duca di Milano (per la fondazione dell'Ospedale Maggiore). Con firma autografa e miniature. Manca il sigillo pendente, di cui rimangono le cordule seriche. 28. - 1458 aprile 22.- Diploma di Francesco Sforza Duca di Milano. Con miniatura. Manca il sigillo pendente. 29. - 1458 decembre 9. - Bolla di papa Pio II (per la fondazione dell'Ospedale Maggiore). Manca la bolla plumbea. 30. - 1459 luglio I.- Diploma di Francesco Sforza Duca di Milano. Con miniatura. Manca il sigillo pendente, di cui rimangono le cordule seriche. 31. - 1460 luglio I.- Diploma di Bianca Maria Visconti Duchessa di Milano. Con miniature e sigillo in cera aderente. 32. - 1463 aprile 5.- Diploma di Francesco Sforza Duca di Milano. Con miniature. Manca il sigillo pendente. 33. - 1468 marzo 26.- Diploma di Bianca Maria Visconti Duchessa di Milano. Cartaceo, con firma autografa e sigillo in cera aderente. 34. - 1470 febbraio 24. - Diploma di Galeazzo Maria Sforza Duca di Milano. Con miniature. Manca il sigillo pendente, di cui rimangono le cordule seriche. 35. - 1474 maggio 2.- Diploma di Galeazzo Maria Sforza Duca di Milano. Con firma autografa e sigillo in cera aderente. 36. - 1476 maggio 27. - Diploma dell' Ospedale Maggiore con firma del Cancelliere, Manca il sigillo aderente. 37. - 1478 febbraio II. — Diploma di Bona di Savoia e Gio. Galeazzo Sforza Duchi di Milano. Manca il sigillo pendente, di cui rimangono le cordule seriche. 38. — 1479 maggio 17. - Promulgazione di un privilegio pontificio. Con pitture del frate Ambrogio De Brebia (De Predis?) che si firmò a tergo. 39. - 1481 novembre 21. - Diploma di Gio. Galeazzo Maria Sforza Duca di Milano. Con firma autografa e sigillo in cera aderente. 40. - 1483 maggio 13. - Diploma di Gio. Galeazzo Maria Sforza Duca di Milano. Con miniature e sigillo in cera aderente. 41. - 1485 novembre 30. - Diploma spirituale dell'Ordine Olivetano. Con miniature. 42. - 1495 febbraio II. - Diploma di Lodovico Maria Sforza (il Moro) Duca di Milano. Con miniature. 43. - 1498 agosto 18. Diploma dell'Ospedale Maggiore. Con sigillo in cera aderente. 44. - 1509 agosto 10 - Comunicazione di privilegio pontificio.Con miniature. 45. - 1513 luglio II.- Diploma di Massimiliano Maria Sforza Duca di Milano. Con firma autografa. Manca il sigillo aderente. 46. — 1514 marzo 1. - Diploma di Massimiliano Maria Sforza Duca di Milano. Con firma autografa e sigillo in cera pendente entro teca di ottone brunito e cesellato con le insegne ducali. 47. - 1515 giugno 20.- Diploma di Massimiliano Maria Sforza Duca di Milano. Con firma autografa e sigillo in cera aderente. 48. - 1522 decembre 12. - Diploma di Francesco II Sforza Duca di Milano. Cartaceo, con firma autografa e sigillo in cera aderente. 49. - 1524 maggio 29. - Diploma di Francesco II Sforza Duca di Milano. Con firma autografa e sigillo in cera pendente entro teca di ottone brunito e cesellato con le armi ducali. 50. - 1530 ottobre 31.- Diploma dell' imperatore Carlo V. Con firma autografa. 51. - 1531 aprile 20.- Diploma di Francesco II Sforza Duca di Milano. Con firma autografa e sigillo in cera pendente entro teca di ottone brunito e cesellato con le armi ducali. 52. - 1533 agosto 24.- Diploma di Francesco II Sforza Duca di Milano. Con firma autografa e sigillo in cera aderente. 53. - 1538 marzo i. - Diploma dell'imperatore Carlo V. Cartaceo, con firma autografa. Manca il sigillo in cera aderente. 54. - 1538 marzo 25- Diploma dell' imperatore Carlo V. Con firma autografa e sigillo in cera pendente assai guasto. 55. - 1560 febbraio 15. - Diploma di Emanuele Filiberto Duca di Savoia. Con firma autografa e sigillo in cera pendente assai guasto. 56. - 1561 ottobre 18.- Diploma di S. Carlo Borromeo con firma autografa e sigillo in cera pendente. 57. - 1568 luglio 6.- Diploma di Ottavio II Farnese Duca di Parma. Con firma autografa e sigillo in cera pendente. 58. - 1579 agosto 28.- Promulgazione di un privilegio pontificio. Con miniature. 59. - 1579 decembre 30. - Diploma di Carlo Emanuele I Duca di Savoia. Con firma autografa e sigillo in cera pendente. 6o. - 1580 maggio 5.- Diploma di Carlo Emanuele I Duca di Savoia. Con firma autografa e sigillo in cera pendente. 61. - 1586 decembre 29. - Diploma dei XL Riformatori del governo di Bologna. Con miniature. 62. - 1591 aprile 4.- Diploma dell' imperatore Rodolfo II.Con firma autografa e gran sigillo in cera pendente entro teca di legno. 63. - 1610 settembre 2. - Diploma di Carlo Emanuele I Duca di Savoia. Con firma autografa e miniature. Manca il sigillo pendente. 64. - 1611 febbraio 3.- Diploma di Carlo Emanuele I Duca di Savoia. Con firma autografa e miniature. Manca il sigillo pendente. 65. - 1613 maggio 29. - Diploma di Filippo III re di Spagna. Con autografo e miniature. Manca il sigillo pendente. 66. - 1624 decembre 11. - Diploma del Cardinal Federico Borromeo Arcivescovo di Milano. Con firma autografa e sigillo in cera pendente. 67. - 1635 maggio 9.- Diploma di Giuliano de' Medici Arcivescovo di Pisa. (Laurea in jure ufroque). Con lo stemma arcivescovile miniato. Manca il sigillo pendente. 68. - 1647 febbraio 26. - Diploma dell' imper. Ferdinando III. Con firma autografa. 69.- 1651 giugno 6.- Diploma di Filippo IV re di Spagna.Con autografo e stemma miniato. Manca il sigillo pendente. 70. - 1653 giugno 30.- Diploma dell' imper. Ferdinando III.Codice coperto di velluto rosso, con firma autografa e sigillo in cera pendente entro teca di ottone brunito e cesellato con le armi imperiali. 71. - 1684 aprile io.- Diploma di Vittorio Amedeo II Duca di Savoia. Cartaceo, con firma autografa e sigillo in cera aderente. 72. - 1688 aprile 27.- Diploma di Vittorio Amedeo II Ducadi Savoia. Cartaceo, con firma autografa e sigillo in cera aderente. 73. - 1701 febbraio 1.- Diploma di Francesco Farnese Duca di Parma. Con firma autografa e miniature. 74. - 1705 novembre 4. - Diploma dell' imperatore Giuseppe I. Codice coperto in pelle e dorature, con firma autografa e gran sigillo in cera pendente entro teca di legno. 75. - 1715 aprile 16.- Diploma dell'imperatore Carlo VI. Cartaceo, con firma autografa e sigillo in cera aderente. 76. - 1771 ottobre 13.- Diploma della imperatrice Maria Teresa. Codice coperto di velluto rosso con firma autografa e sigillo in cera pendente da cordule auree entro teca di ottone lucido. 77. - 1810 ottobre 11.- Diploma dell' imperatore Napoleone I. Con firma autografa e sigillo in cera pendente entro teca di ottone. 78. - 1834 giugno 11.— Diploma di Carlo Alberto di Savoia re di Sardegna. Con firma autografa e sigillo in cera entro teca di ottone. NB. - Esistono anche i diplomi delle elezioni annuali dei componenti il Capitolo Ospitaliero, dal 27 aprile 1493 al 4 maggio 1782, primo periodo; e dal 6 maggio 1791 al 9 maggio 1796, secondo periodo. Mancano i diplomi degli anni: 1456.92, 1494, 1496. 1499-1504, 1506, 1508, 1511-15, 1517-22, (524-25, 1527-34, 1536-76, 1578-81, 1583-85, 1589, 1596-97, 1605, 1674-77, 1725, 1727. ELENCO CRONOLOGICO degli Archivisti degli Istituti Ospitalieri (1) Num. cognome e data e nomina progress. nome

1 Cani Bartolomeo 1456 maggio 16 2 Pietro da Ornate 1461 maggio 27 3 Rozii Jacopo 1474 settembre 20 4 Giochi Giov. Antonio e 1484 aprile 21 5 Micherii Francesco

         Detto e

6 Giov. Antonio da Carate 1495 dicembre 8

          Detto e

7 Pasquali Pietro Paolo 1506 gennaio 6

        da Carate, Pasquali e

8 Marescotti Francesco 1519 febbraio 11

        da Carate, Marescotti e

9 Pusterla Pietro Martire 1525 gennaio 3

        da Carate, Marescotti, Pusterla e

10 Guido Antonio da Montonate

        da Carate, Marescotti, Pusterla,
        da Montonate e           1525 giugno 19          

11 Ludovico da Varese 1528 dicembre 4

        da Montonate, da Varese e

12 Pusterla Francesco 1530 gennaio 28

(1) Ho compilato il presente elenco, non per attribuire alla carica di Archivista una importanza storica speciale, che in effetto non ha; ma per documentare l'antichità dell'Archivio, dal Canetta sconosciuta. Le date di nomina son tutte tolte dalle Ordinazioni Capitolari, salvo qualcuna pòrtami dai Mastri. Debbo poi avvertire che fino al 1530 io do i nomi di tutti i Notai-Cancellieri, ma è probabilissimo che un solo di essi fosse particolarmente incaricato di occuparsi dell'Archivio. Da nulla però potendomi risultare sì fatto speciale incarico, mentre d'altra parte è certo che tutti i Notai ebbero a che fare più o meno con l'Archivio per debito d'ufficio, così mi sono attenuto al metodo seguito. NUM COGNOME E NOME DATA NOMINA

  da Montonate, da Varese,
   Pusterla e

13 Pirro Giov. Jacopo 1530 MAGGIO 17 14 Cugioni Giov. Maria 1540 dicembre 3 15 Mitti Luigi 1560 luglio 23 16 Gaslini Francesco e 1562 agosto 31 17 Mitti Giov. Francesco 18 Luini Giov. Francesco 1585 settembre 6 19 Del Secco Massimiliano 1587 gennaio 24 20 Cesati Ercole 1612 febbraio 21 21 Crivelli Giov. Batta.(sen) 1630 sett.6 22 Crivelli Ludovico 1650 febbraio 14 23 Biagi Benedetto 1560 aprile 29 24 Crivelli Giov.Batta.(iun.) 1683 lug.23 25 Crivelli Pietro Ant. 1686 dicembre 20 26 Lomeni Federico 1687 dicembre 19 27 Barberio Giovanni 1710 dicembre 22 28 lomeni Carlo Gius. 1725 dicembre 10 29 Banfi Pietro Antonio 1753 febbraio 12 30 Scaccabarozzi Carlo F. 1763 settembre 3 31 Mantica Sac. Bartolomeo 1786 luglio 25 32 Borbone Sac. Carlo Gius.1787 marzo 1 33 Giudici Michele 1831 marzo 7 34 Tarelli Raffaele 1846 gennaio 13 35 Robiati Pietro 1865 aprile 14 36 Canetta Pietro 1869 luglio 29 37 Bernardi Costantino 1888 febbraio 20 38 Pecchiai Pio 1909 luglio 14 N. 4716 del 1909. All. N. 2. REGOLAMENTO per l'Archivio degli Istituti Ospitalieri di Milano. (Approvato nella seduta del 15 Settembre 1909)

ART. I. - L'Archivio degli Istituti Ospitalieri di Milano, non ostante il suo carattere essenzialmente amministrativo, e di uso pel servizio interno, è aperto agli studiosi che abbiano necessità di ricercare, consultare, trascrivere i documenti storici in esso custoditi. L'orario da osservarsi è dalle ore 11 alle ore 15, tutti i giorni non festivi. ART. 2. - Per la pubblicità degli atti sono in vigore le norme sancite dal Regolamento per gli Archivi di Stato (Art. 71, 72, 73). ART. 3. - Gli studiosi che desiderano essere ammessi a far ricerche, letture e copie per uso storico, letterario e scientifico, debbono chiederne licenza con istanza in carta libera diretta alla Presidenza del Consiglio Ospitaliero, unendo una lettera di presentazione di persona che goda la pubblica fiducia, o almeno quella di alcun membro del Consiglio stesso, indicando il tema dei loro studi e assoggettandosi alle disposizioni regolamentari. La Presidenza delibera, sentito il parere dell'Archivista. La concessione ha valore per un anno, purchè lo studioso non muti il tema di studi indicato nella istanza, che in tal caso dovrà essere rinnovata. ART. 4.- È sempre in facoltà della Presidenza, sentito l'Archivista, di sospendere la concessione. ART. 5. - Non potrà ottenere la concessione chi abbia subite condanne o si trovi in una delle incapacità che importino la perdita dei diritti elettorali ; chi, per abusi, sia stato escluso da altri Archivi o Biblioteche, e chi sia sospetto di poca cura e poca delicatezza nel trattare il materiale archivistico. ART. 6. - L'Archivista cura l'annotazione in apposito registro delle generalità di ogni studioso e del suo domicilio, del tema de' suoi studi e, giorno per giorno, dei documenti che gli vengono somministrati, e ne ritira la firma. ART. 7.- Possono gli studiosi essere ammessi a far trascrivere, gratuitamente e su carta libera, documenti d'Archivio nelle condizioni espresse negli articoli precedenti, da persona di fiducia dell'Archivista, o anche dal personale d'Ufficio, previa autorizzazione della Presidenza, e purchè i lavori richiesti vengano eseguiti in ore fuori servizio e senz'aggravio per parte del Luogo Pio. ART. 8. - Nessun documento può essere estratto dall'Archivio se non temporaneamente e per necessità del servizio amministrativo, secondo le norme già in vigore.

Milano, 15 Settembre 1909. IL PRESIDENTE L. FRIZZI ViSiO: L'ARCHIVISTA p. IL SEGRETARIO GENERALE PIO PECCHIAI RACAH INDICE INTRODUZIONE Pag. 7 I. Origine, formazione, costituzione » 9 II. Vicende: metodi de' varii ordinamenti subiti » 16 III. I lavori da farsi » 34 1. Ordinamento generale » 34 2. Archivio di deposito e Archivio corrente, ovvero Sezione storica e Sezione amministrativa . . » 35 3. Inventario » 35 4. Ricostituzione de' fondi originarii » 37 5. Norme pel servizio » 38

CONCLUSIONE Appendice. - Elenco di alcuni dei diplomi più importanti conservati nell'Archivio Ospitaliero Allegato N. 1. - Elenco cronologico degli Archivisti degli Istituti Ospitalieri Allegato N. 2. - Regolamento per l'Archivio degli Istituti Ospitalieri di Milano » 40 [immagine]