Vostre son queste tenere
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Canzone epitalamica
Vostre son queste tenere
dolci rime amorose,
innamorati giovani,
donzellette vezzose.
5Nell’ore chete e placide,
belle, sol per piacervi
talor percuoto ed agito
i poetici nervi.
Canti chi vuol l’argoliche
10pugne di Xanto in riva,
e chi vuol dell’olimpiche
ferventi ruote scriva;
io che d’intorno sentomi
fischiar d’Amore i dardi,
15su la febea testudine
canto sol labra e sguardi.
Rotto il nemico esercito
sotto le tende amiche,
canta guerrier d’indomiti
20destrieri e di loriche;
ed il nocchiero impavido
alla nascente aurora
canta di flutti e vortici
in su la curva prora.
25Te l’amorosa cetera
oggi cantar desia,
a te, donzella amabile,
le liete rime invia,
che sull’ale di Zeffiri
30or vengono portate
lungo l’arene adriatiche
amiche a libertate.
Canto i vezzi e le grazïe
di due luci serene,
35che ponno il cuor più barbaro
avvolgere in catene;
e canto l’odorifere
tue nunzïali tede,
e pel sentier poetico
40me solo Amor precede.
Il vanto a tue purpuree
labbra contende in vano
il più ramoso e nitido
corallo americano;
45ed il tesor bianchissimo
dei bei denti somiglia
terse perle etïopiche
dentro nata conchiglia.
Felice te! Lietissima
50fra quante donzellette
sentirai in sen le fervide
dolci d’Amor saette!
Non sempre è ver che pascansi
sol di sospiri e pianti;
55ridon talvolta e godono
i prigionieri amanti.
Ma mentre ïo col pettine
batto le corde d’oro
e alle donzelle e a’ giovani
60apro il febeo tesoro,
veggio che i pronti e lucidi
cavalli il sol declina
dentro l’estrema atlantica
occidental marina.
65Disciogli dunque, o nobile
sposa, la ricca vesta
tinta di tiria porpora
e di argento contesta;
solo il sottile e batavo
70lino odoroso e bianco
or ti ricopra il tenero
e rilevato fianco.
Nell’ampio letto e morbido
di fregi e d’or pomposo,
75bella, ti aspetta e pregati
l’impazïente sposo.
Vedrai che sempre il talamo
no, non chiede quïete;
né sempre in lui si dormono
80l’ore notturne e chete.
Odi che il caldo giovane
te alla battaglia sfida;
a vostra pugna placida
feconditade arrida.
85Ma quale, ahimè, di lacrime
pioggia i lumi t’abbaglia?
Te forse turba ed agita
il nome di battaglia?
Questa non è la barbara
90e dispietata arena
che i gladiator lasciavano
sparsa di sangue e piena;
queste non son di Rodope
l'inospite dirupi,
95ove a morte si sfidano
orsi, leoni e lupi.
Dimani quando Appolline
farà ritorno a noi,
se tai pugne ti piacciono,
100mi saprai dir da poi;
ed io su gli occhi languidi
e sul tuo crin scomposto
del tuo guerriero intrepido
vedrò il valor nascosto.