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Diogene Laerzio - Vite dei filosofi (III secolo)
Traduzione dal greco di Luigi Lechi (1842)
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CONSACRO

QUESTO MIO LIBRO

ALLA CARA MEMORIA

DEL C. PAOLO TOSI

DA CHE PER SUBITA MORTE

NON GLI POTÈ ESSERE TESTIMONIO DELL’AFFETTO

CHE DA TRENTA CINQUE ANNI GLI PORTAVA

IL SUO LECHI.




La sera del dieci gennajo, questo raro amico mi congedava, affettuoso ed ilare come di solito, scherzando su’ miei barboni — così chiamava i laerziani filosofi — La mattina dell’undici io mi poneva a scrivergli, continuando lo scherzo, perchè e’ volesse, come di uso, porre il suo nome sotto un’epigrafe colla quale io gli intitolava questo mio libro. Un comune amico venne, ohimè! in su quel punto, ad annunciarmi piangendo che il buon Tosi non era più — che sin dall’un’ora dopo mezza notte la città, da lui largamente beneficata, avea perduto l’ottimo de’ suoi cittadini.

Brescia, 12 gennaio, 1842.