III V

[p. 12 modifica]Da questa visione innanzi comenciò lo mio spirito naturale ad essere impedito ne la sua operazione, però che l’anima era tutta data nel pensare di questa gentilissima; onde io divenni in picciolo tempo poi di sì fraile e debole condizione, che a molti amici pesava de la mia vista; e molti pieni d’invidia già si procacciavano di sapere di me quello che io volea del tutto celare ad altrui1. Ed io, accorgendomi del malvagio domandare che mi faceano, per la volontade d’Amore, lo quale mi comandava secondo lo consiglio de la ragione, rispondea loro che Amore era quelli che così m’avea governato. Dicea d’Amore, però che io portava nel viso tante de le sue insegne, che questo non si potea ricovrire. E quando mi domandavano: «Per cui t’ha così distrutto questo Amore?», ed io sorridendo li guardava, e nulla dicea loro.


Commento

[p. 12 modifica]non si potea. Il Casini accetta da k non si poria, e osserva: «più regolarmente si direbbe ora non si sarebbe potuto, o, come fu corretto in altri testi, non si patea: ma lo scrittore considerò come presente e generale il fatto che non si nascondono i segni dell’amore, e però scrisse non si poría». Il pensiero dello scrittore non è in questo momento, che in generale non si possono nascondere i segni dell’amore; anzi sembra voler dire, che se questi fossero stati in lui meno visibili, non avrebbe svelato che s’era ridotto così per causa d’Amore: disgraziatamente portava nel viso tante de le sue insegne, che, nel suo caso, non si poteva nascondere la cagione vera. E poria non si trova neppure in b, onde non risale ad α.

Note

  1. b M w A ’’ad altri’’.