Vita di Esopo Frigio/Capitolo XXX

Capitolo XXX

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Anonimo - Vita di Esopo Frigio (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Capitolo XXX
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C A P I T O L O   XXX.


PAssati alquanti giorni, Xanto convitò i suoi discepoli, e perciò comandò ad Esopo, che comperasse le miglior carni, che trovar potesse, e si sforzasse fargli onore. Egli di far il comandamento suo si offerse prontamente. Inviatosi adunque Esopo al mercato, seco stesso diceva, per Dio, Xanto che ti converrà uscire da cotesti tuoi comandamenti, e parole generali, ed insegnarotti saper chiaramente, e distintamente comandare. Comperò Esopo un gran numero di lingue, portò da cucinare, e quelle in diversi modi apparecchiò delicatissimamente: Venuta l’ora del desinare, Esopo a ciascuno de’ Convitati portò una lingua arrostita, con un soave intigolo di sapore. Questa vivanda per antipasto fu da discepoli assai commendata, persuadendosi essi ciò aver in se misterio, e filosofica significazione, conciosiachè le lingue son quelle, per cui s’imprimono i concetti umani. Da poi Esopo recò loro lingue di guazzetto, e perseverando sempre di portar lingue, benchè variatamente cotte, e addobbate, i convitati fastiditi di vedersi sempre innanzi un medesimo cibo portare, dissero: E quando mai avran fine coteste lingue, le quali noi masticando, abbiamo or mai le nostre proprie lingue stracche, e consumate. Allora Xanto disse ad Esopo: Or dimmi, hai altro tu oggimai a darci, che lingue? E che vorresti tu di meglio, rispose egli: Soggiunse il Filosofo tutto turbato, non ti diss’io, brutto poltrone, che tu dovessi comperare le migliori, e le più [p. 43 modifica]scelte carni, che trovar si potessero? Può egli essere, che niun altra cosa tu abbi trovato nella Citta migliore di queste lingue? Io, rispose Esopo, non avrei per mio giudizio potuto trovar cosa migliore; e piacemi; che alla presenza di cotesti uomini saputi, e da bene tu mi riprenda acciocchè sian giudici, se tu hai ragione di gridarmi, e se io abbia esseguito il comandamento tuo. Dimmi di grazia Padrone, trovasi nel Mondo cosa migliore, e più degna, e più utile, e più nobile della lingua: Ogni dottrina, ogn’arte, ogni scienza, la Filosofa, col mezzo della lingua fassi aperta, e chiara. Non è cosa sì difficile, e di sì rozza materia, che mediante la lingua non si faccia facile, lucida, graziosa, e comprensibile; senza lei non si può pienamente satisfare al dare, ed al ricevere: per lei fannosi i giudicj, e le salutazioni, e le benedizioni: con essa lei cantansi i Poemi, e le Muse si celebrano, e da lei procede ogni bella armonia: per lei i matrimonj, e le nozze, e qualunque altro accordo, si conchiudono, e le Città si edificano, e per la gran forza, e virtù sua, salvansi gli uomini, ed unisconsi a dilettevolmente conversare insieme, e per dire il tutto brevemente, tutta la vita umana, e civile, è dal bene della lingua governata, e sostenuta. Non è adunque cosa nel Mondo migliore della lingua. Laonde parmi averti pienamente obbedito, perciocchè carne migliore, nè più preziosa non poteva io comperare, che lingue. Per queste ragioni, da Esopo prudentemente allegate, giudicarono li scolari, che egli diceva bene, ed era la ragione dal canto suo, e che il Maestro loro, il torto aveva. Finito il desinare, ciascuno per quello affare, che più gli premeva pertissi.