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marito, come anco per la burla sua aveva dal marito fatto partenza.

C A P I T O L O   XXX.


PAssati alquanti giorni, Xanto convitò i suoi discepoli, e perciò comandò ad Esopo, che comperasse le miglior carni, che trovar potesse, e si sforzasse fargli onore. Egli di far il comandamento suo si offerse prontamente. Inviatosi adunque Esopo al mercato, seco stesso diceva, per Dio, Xanto che ti converrà uscire da cotesti tuoi comandamenti, e parole generali, ed insegnarotti saper chiaramente, e distintamente comandare. Comperò Esopo un gran numero di lingue, portò da cucinare, e quelle in diversi modi apparecchiò delicatissimamente: Venuta l’ora del desinare, Esopo a ciascuno de’ Convitati portò una lingua arrostita, con un soave intigolo di sapore. Questa vivanda per antipasto fu da discepoli assai commendata, persuadendosi essi ciò aver in se misterio, e filosofica significazione, conciosiachè le lingue son quelle, per cui s’imprimono i concetti umani. Da poi Esopo recò loro lingue di guazzetto, e perseverando sempre di portar lingue, benchè variatamente cotte, e addobbate, i convitati fastiditi di vedersi sempre innanzi un medesimo cibo portare, dissero: E quando mai avran fine coteste lingue, le quali noi masticando, abbiamo or mai le nostre proprie lingue stracche, e consumate. Allora Xanto disse ad Esopo: Or dimmi, hai altro tu oggimai a darci, che lingue? E che vorresti tu di meglio, rispose egli: Soggiunse il Filosofo tutto turbato, non ti diss’io, brutto poltrone, che tu dovessi comperare le migliori, e le più