Vita di Esopo Frigio/Capitolo XXVI

Capitolo XXVI

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Anonimo - Vita di Esopo Frigio (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Capitolo XXVI
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C A P I T O L O   XXVI.

FInita finalmente la cena, Xanto ritornato a casa, volle (come sovente sogliono fare gli amorevoli mariti) con la mogliera vezzosamente mottegiare, e scherzare; ma ella tutta piena di colera, con molta fierezza gli disse: Lasciami stare col tuo mal’anno, e a me non ti approssimare: restituiscimi la mia dote, perciocchè in casa tua, nè teco più voglio abitare, e fa poi vezzi, e carezza alla cagnola quanto ti piace, la quale cotanto onori, e presenti: Xanto di tali parole, ammirandosi, nè sapendo di tanta colera la cagione, fra se stesso disse: Veramentè questo Esopo mi ha fatto qualche burla. Nondimeno volendo dalla mogliera intendere di cotanto furore la cagione, le disse: O donna avressi forse come io, bevuto? sei tu fuor di te stessa? oh che parole son coteste tue? che cagnuola? che baje son queste? non ho io mandato a te dinanzi un presente di certe delicatissime vivande? A me tu? rispose la moglie, e così avessi tu fiato, come a me l’hai mandate: alla cagnuola sì le mandasti, e credi tu ch’ella ti ami più che non t’amo io? trista me, sventurata me, in che mani son io venuta! di Filosofo sciocco, ubbrialco, e pazzo, che più stima fa di una cagnuola, [p. 38 modifica]che di una sua donna, e consorte: Non foss’io mai nata; ovvero, la prima volta, che in questa casa entrai, mi avessi rotto il collo; forse che hai tolta una moglie, che non sa chi sia suo Padre? forse tu mi hai tolta in qualche ospitale, ovvero nel luogo delle disoneste, che tu mi paragoni con una sporca cagna: che s’io volessi, i primi di questa Città m’amariano, e mi serviriano più che volentieri. E se a me piacesse far delle cose, che fanno le altre; or basta: sappi pur, che non mi mancariano i modi, le vie, e le occasioni. Ma io non son di quelle, che forse tu pensi, uomo ingrato, uomo di poco amore, disleale. Adunque mi sposasti per ordinarmi; e mi levasti di casa al Padre mio per istraziarmi: Ma alla fè di Dio, che me ne farai tante, ch’io sarò sforzata a renderti pane per focaccia: or sta con Dio.