Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/51


D I   E S O P O 37

porco il quale nessuno di quelli utili, e dilettevoli beneficj è avvezzo di ricevere, anzi conoscere lui esser ingrassato, e pasciuto per esser mangiato, quando egli è preso, e per i piedi legato, meritevolmente quanto più può, grida, stride, persuadendosi di essere allora alla morte condotto. E questa soluzione d’Esopo fu anco dagli scolari con molto piacere commendata.


C A P I T O L O   XXVI.

FInita finalmente la cena, Xanto ritornato a casa, volle (come sovente sogliono fare gli amorevoli mariti) con la mogliera vezzosamente mottegiare, e scherzare; ma ella tutta piena di colera, con molta fierezza gli disse: Lasciami stare col tuo mal’anno, e a me non ti approssimare: restituiscimi la mia dote, perciocchè in casa tua, nè teco più voglio abitare, e fa poi vezzi, e carezza alla cagnola quanto ti piace, la quale cotanto onori, e presenti: Xanto di tali parole, ammirandosi, nè sapendo di tanta colera la cagione, fra se stesso disse: Veramentè questo Esopo mi ha fatto qualche burla. Nondimeno volendo dalla mogliera intendere di cotanto furore la cagione, le disse: O donna avressi forse come io, bevuto? sei tu fuor di te stessa? oh che parole son coteste tue? che cagnuola? che baje son queste? non ho io mandato a te dinanzi un presente di certe delicatissime vivande? A me tu? rispose la moglie, e così avessi tu fiato, come a me l’hai mandate: alla cagnuola sì le mandasti, e credi tu ch’ella ti ami più che non t’amo io? trista me, sventurata me, in che mani son io venuta! di Filosofo sciocco, ubbrialco, e pazzo, che più stima fa di una cagnuola,