Vita di Esopo Frigio/Capitolo VIII

Capitolo VIII

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Anonimo - Vita di Esopo Frigio (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Capitolo VIII
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C A P I T O L O   VIII.


DOpo molto spazio di tempo volendo il Padrone in Asia andare, comandò a’ servidori suoi, che le cose al viaggio necessarie apparecchiassero, le quali mentre eglino tra loro distribuivano, acciocchè ciascuno il carico suo portasse, pregava Esopo, sì per la debolezza, e piccola statura del corpo suo, sì anco per esser nuovo in caso di dargli un peso leggiero in parte sua si contentassero. Contentavansi tutti, ch’egli nulla portasse, e vuoto se ne gisse; ma non volse Esopo, dicendo non esser giusto, nè ragionevole, che affaticandosi tutti gli altri servi, egli senza qualche peso con loro n’andasse, e fosse inutile al Padrone. Sicchè s’accordarono tutti, che esso stesso pigliasse quello, che portare gli piacesse. Onde Esopo mirando, e ben considerando i sacchi, i vasi, i fardelli, i cesti, a tutte l’altre cose, che recare il Padrone voleva, elesse in parte sua un gran cesto di pane, il quale peso due gagliardi, e valenti schiavi insieme portare dovevano, di che risero tutti vedendo, che il carico a due deputato, egli solo portare volesse, e dicevano, certamente niuna cosa può essere più goffa, nè più stolta di questo vile sciagurato, il quale testè supplicò per il più leggiero peso, ed ha tolto di tutti il più grave; ma è bene da contentarlo, perocchè ciò, che esso stesso s’ha eletto, quello stesso porti. Esopo caricatosi in su le spalle il pesante cesto del pane molto storcevasi, e con gran fatica caminava, e spesso stava per cadere. Il Mercatante ciò vedendo, maravigliossi assai, e della sciocchezza di lui ridendo disse: Poichè Esopo è [p. 16 modifica]così coraggioso, e pronto alle fatiche, parmi non aver mal spesi i tre danari, i quali egli ha testè ben guadagnati quando, che porta il peso d’una buona soma. Approssimandosi l’ora del desinare, e divertitosi il Padrone fuori di strada sotto una fresca ombra posesi a sedere per mangiare, e ricreare con il poco cibo i faticosi servi, per il quale fu comandato ad Esopo, che ei facesse la distribuzione del pane, il quale egli largamente distribuendo, ed essendovi molti mangiatori restò il cesto più di mezzo voto, donde essendo il carico suo assai alleggierito, se ne giva dopo desinare molto più gagliardo, e più leggiero. La sera poi avendo similmente data la vettovaglia per la cena, il cesto restò del tutto senza pane, talchè la seguente mattina molto per tempo seguendo il suo camino, e non avendo altro, che il cesto voto a portare innanzi a tutti se ne giva caminando, non altrimenti disposto, e leggiero, che soglia esser uno, il quale trattesi le impiombate scarpe, ovvero disarmatosi, entra a ballare, o a saltare: onde fu chi dubitava, s’egli era Esopo, o pur un altro schiavo. Ma accortisi di lui, e fatto considerazione, del poco peso ch’ei portava, con non poco sdegno meravigliaronsi; che un così goffo omicciuolo fusse stato di loro tutti più astuto, e scaltrito, quanto che egli eletto aveva il carico del pane a portare, il quale tosto si scemava, ma l’altre cose le quali essi portavano, non erano di natura, e qualità tale che in così poco tempo si avessero a consumare; laonde i servi, i quali prima Esopo beffeggiavano rimasero da lui burlati, ed il Padrone l’avvedimento d’Esopo lodando gli altri schiavi burlava.