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D I   E S O P O 15


C A P I T O L O   VIII.


DOpo molto spazio di tempo volendo il Padrone in Asia andare, comandò a’ servidori suoi, che le cose al viaggio necessarie apparecchiassero, le quali mentre eglino tra loro distribuivano, acciocchè ciascuno il carico suo portasse, pregava Esopo, sì per la debolezza, e piccola statura del corpo suo, sì anco per esser nuovo in caso di dargli un peso leggiero in parte sua si contentassero. Contentavansi tutti, ch’egli nulla portasse, e vuoto se ne gisse; ma non volse Esopo, dicendo non esser giusto, nè ragionevole, che affaticandosi tutti gli altri servi, egli senza qualche peso con loro n’andasse, e fosse inutile al Padrone. Sicchè s’accordarono tutti, che esso stesso pigliasse quello, che portare gli piacesse. Onde Esopo mirando, e ben considerando i sacchi, i vasi, i fardelli, i cesti, a tutte l’altre cose, che recare il Padrone voleva, elesse in parte sua un gran cesto di pane, il quale peso due gagliardi, e valenti schiavi insieme portare dovevano, di che risero tutti vedendo, che il carico a due deputato, egli solo portare volesse, e dicevano, certamente niuna cosa può essere più goffa, nè più stolta di questo vile sciagurato, il quale testè supplicò per il più leggiero peso, ed ha tolto di tutti il più grave; ma è bene da contentarlo, perocchè ciò, che esso stesso s’ha eletto, quello stesso porti. Esopo caricatosi in su le spalle il pesante cesto del pane molto storcevasi, e con gran fatica caminava, e spesso stava per cadere. Il Mercatante ciò vedendo, maravigliossi assai, e della sciocchezza di lui ridendo disse: Poichè Esopo è