Virginia (Alfieri, 1783)/Atto primo

Atto primo

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[p. 321 modifica]VIRGINIA TRAGEDIA.

ATTO PRIMO.

SCENA PRIMA. NUMITORIA, VIRGINIA.

Numitoria. ’

C He più trarresti? Vieni: è tempo ornai Di rientrar.

Virginia.

Per questo foro, o Madre,

Non passo io mai senza che al piè rattegno Alto pensier mi faccia.E questo il Campo, Donde tuonar già un dì liberi sensi 5

Icilio mio s’udìa; muto or lo rende Assoluto poter; deh! come giusto N’è in lui lo sdegno, ed il dolor!

Numitma.

S’ci t’ama,

Xij [p. 322 modifica]} 2i VIRGINIA.

Oggi alcun dolce all’amarezza sua Forse avverrà ch’ei mesca.

Virginia.

Oggi? S’ei m’ama? io

Numitoria.

Sì, Figlia; ascolta, ed esaudisce alfine

11 Genitor tuoi caldi voti: ei scrive

Dal Campo, e affretta le tue Nozze ei stesso.

Virginia.

E fia ver? Fine al sospirar mio lungo Pur giunge? Oh Ciel! Quanto mi fai tu lieta. I Numitoria.

Non men che a te caro a Virginio ognora Icilio fu: Romani entrambi; e il sono,

Più che di nome, d’opre. Il pensier tuo Altamente locar più non potevi,

Che d’Icilio nel cor: se a lui donarti 2

Indugiò il Padre, in te pari a beltade Aspettava virtù; d’Icilio degna,

Pria che d’Icilio Sposa ei ti volea. [p. 323 modifica]ATTO PRIMO. 5*3

Virginia.

Tal dunque oggi mi crede? Oh inaspettata Immensa gioja! L’ottener tal Sposo 25

D’ogni ben primo il reputai; ma fia D’assai maggiore il meritarlo.

Nmnitoria.

Il merti;

Ed ei ti morta, ci sol. Romano egli osa Mostrarsi ancor» mentre si stà pur Roma In reo silenzio attonita vilmente» 3°

E nel servaggio libera si crede.

Simili a lui fosser que’ vili Illustri,

Cui de’ grancPAvi in un narrar le imprese Giova, e tradirle. In cor d’icilio han seggio Virtù, valor, senno, incorrotta fede.... 35

j Virginia.

Nobil non è, ciò basta; c perciò piacque Al mio non guasto cor. Non ei venduto Ai Tiranni di Roma: accolta io veggo Nella libera al par, che ardita fronte La maestà del Popolo Romano.

X iij

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336 VIRGINIA

Voglie albergate; Voi, cui sempre rode Malnata invidia, astio, e livor di nostre Virtù plebee, da voi, non che non use, Non conosciute mai. Maligni, ai lacci Porgon le man, purché s’annodi al doppio La Plebe: il rio servaggio, il mal di tutti, Pria che con noi la dolce libertade Goder divisa, vonno: infami, a cui La nostra gioja è pianto, il doJor gioja.

Ma i tempi, spero, cangieransi; e forse N’è presso il dì....

P opolo.

Dch’l fosse pur! Ma.

Marco.

_.1

2:5

230

Gessa,

Non più: rifarti or qui Tribun di Plebe Vorresti forse? A te, ben sò, può solo 235 Ornai giovar sedizione, c sangue;

Ma tolga il Ciel, che a sì nefando effetto Oggi mezzo i’ti sia. Macchina, spargi Infra Costoro il tuo veleno ad arte; [p. 337 modifica]Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, I.djvu/341 [p. 338 modifica]Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, I.djvu/342 [p. 339 modifica]Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, I.djvu/343 [p. 340 modifica]Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, I.djvu/344 [p. 341 modifica]Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, I.djvu/345 [p. 342 modifica]342 VIRGINIA

Cura mi fia sollecita. Frattanto Andiam; vi sono ai vostri Lari io scorta.

Sollievo a voi, tristo, ma il sol» eh io possa Darvi per or, sia la certezza, o Donne,’ 305 Ch’ove a giustizia non rimangan vie;...

Col brando aprirne una a vendetta giuro.