Viaggio in Dalmazia/Del Contado di Sibenico, o Sebenico/5. Villa, e Vallone di Slosella

5. Villa, e Vallone di Slosella

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§. 5. Villa, e Vallone di Slosella.

Il primo luogo del Territorio di Sibenico, che s’incontra partendo da Zara, è la Villa di Slosella fabbricata sul Vallone che ne porta il nome, e riparata da una grossa muraglia dalla parte di terra. Pretendono gli abitanti, che la denominazione di Slosella, equivalente a Malvillaggio, le sia stata data dai Turchi ne’ tempi delle incursioni, perchè negli abitanti di essa trovavano ardire, e resistenza; qualunque però sia l’origine di questo nome, egli è certo, che conviene moltissimo al popolo che vi abita. Io mi sono molti giorni fermato colà profittando dell’antica amicizia del Co: Abate Girolamo Draganich Veranzio, la di cui illustre Famiglia è proprietaria della Villa: e quindi ò avuto campo di trarne più copiose informazioni, e di farvi anche osservazioni più agiate, che negli altri luoghi della Dalmazia.

Il suolo di Slosella non somministra osservazioni particolari; egli è marmoreo, stalattitico in alcun luogo, e cavernoso frequentemente. L’esterno aspetto della plaga è orrido per la nudezza de’ monti, spogliati dalla brutalità inconsiderata degli abitanti; nè riesce ameno quel poco di pianura che giace lungo il mare; perchè la stupida agricoltura loro non sa, anzi non vuole trattar bene le viti, gli ulivi, i seminati. Le terre coltivate dal mio Amico si distinguono da lontano per la lieta verdura onde sono coperte, come si distinguono i pochi boschi, su de’ quali gli resta un arbitrio, che di [p. 160 modifica]raro in quella Provincia è congiunto colla proprietà de’ fondi. Egli pensa di farvi rispettare i giovani Frassini; ed anzi vuole che sieno liberati dalla vicinanza de’ rovi, e de’ nuovi getti, onde crescano più vigorosi, e divengano in breve atti a sofferire l’incisione, e a dar Manna. V’à luogo di sperare un buon esito da queste attenzioni; imperocchè la situazione di que’ luoghi è opportunissima ad ogni prodotto de’ climi caldi. Io vi ò fatto delle incisioni al Lentisco; e quantunque il tronco, su di cui ò eseguito questa operazione, non fosse assai grosso, e d’ogni intorno lo cingessero spine, ed erbe parasite, n’ebbi del Mastice, che ad onta della sua scarsezza mi si lasciò conoscere d’ottima qualità. V’à grandissima quantità di Lentisco nel tenere di Slosella: ma la barbarie degli abitanti, che tagliano a dritto e a rovescio ogni sorta d’alberi, e d’arbusti, non lo lascia crescere sino all’età necessaria per dare un prodotto considerabile.

Le abbondanti fontane, che uscendo dalle radici de’ monti si mescolano coll’acque salse nel Vallone di Slosella, vi chiamano in gran numero, e varietà i pesci. Io non ò colà minutamente fatto ricerca intorno alle spezie raminghe, che vi si prendono, e quindi poco sarete di me contento come Izziologo. V’ebbi per oggetto delle mie ricerche quelle spezie sole, il passaggio delle quali è copioso, costante, e quindi meritevole dell’attenzione del Governo relativamente all’economia, e commercio Nazionale. Io vorrei poter dichiarare la guerra al pesce del Nord, che viene a invadere l’Italia nostra, come gli Uomini usarono di fare ne’ secoli della barbarie; e mi terrei fortunato se potessi armare contro de’ Mercatanti stranieri i pescatori dell’Adriatico.

Ogni stagione conduce stormi di pesci al Vallone di [p. 161 modifica]Slosella. Ne’ mesi freddi, e particolarmente in que’ giorni, ne’ quali il Verno si fa più acutamente sentire, vi si affollano i Muggini, o Cefali chiamati dal tepore delle acque dolci, che uscendo dalle viscere de’ monti prima d’aver sofferto l’impressione dell’aria rigida si mescolano immediatamente col mare. Gli abitanti delle vicine Ville concorrono a que’ luoghi con una spezie di reti dette in loro dialetto Frusati, o sia Spaventi, di larghezza adattata a que’ bassi fondi. Le grida, il picchiare di remi, e legni, e sassi sull’acqua mette terrore ne’ Cefali, i quali dandosi alla fuga incappano nelle reti, e per la maggior parte, secondo l’indole della loro spezie, al primo sentire un ostacolo guizzano per di sopra. I contadini pescatori vi stanno ben attenti, e con sciable, e Hanzari uccidono gran numero de’ fuggitivi. La Primavera conduce in quelle acque le Xutizze, o sia pesci Colombi, del genere delle Raje, ma di carne più soda, e fibrosa. Al riscaldarsi poi dell’aria, vi si portano le Sardelle, e gli Sgomberi a gran partite. Ad onta però di tanta abbondanza, e varietà di pesci emigranti, e alla copiosa frequenza de’ pesci raminghi, l’infingardo Sloselliano trascura ogni modo di approfittarne. Egli si contenta di vivere alla giornata, e si divora sovente senza pane, e senz’alcun condimento tutto il pesce, che à preso col rozzo metodo sopraccennato, o con qualche altra pratica egualmente barbara. Le Seppie sono la vivanda universale di que’ poltroni abitanti nel tempo di Primavera; e le prendono col mettere sott’acqua molti rami frondosi di qualunque albero, ond’elleno vi si attacchino per isgravarsi delle ova. Se vi facesse d’uopo qualche fatica più complicata, credo che si contenterebbono di star a digiuno anzicchè farla. Eglino odiano sì fattamente il bene proprio, e l’altrui, che [p. 162 modifica]per avversare l’introduzione delle reti da tratta fattavi dal loro Padrone, ànno seminato di gran sassi tutti i bassi fondi della Valle; quantunque dall’esercizio di esse reti molti Uomini della Villa dovessero giornalmente trarre vantaggio. In generale tutti i Contadini abitanti del litorale sono egualmente infingardi, e tristi, forse perchè protetti dalle troppo clementi Leggi, e messi del pari co’ loro Signori. È fuor di dubbio, che per formare la felicità di quelle Popolazioni maritime dovrebb’essere come principale strumento impiegato il bastone, cioè quel mezzo che mal si converrebbe agli abitanti del paese mediterraneo, i quali sono di tutt’altra indole, e che colla dolcezza ben temperata dall’autorità si condurrebbono a qualunque cosa per vantaggio degl’individui loro, e dalla Nazione in corpo.