Versi del conte Giacomo Leopardi/Sonetto V
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SONETTO V
Senti ch’e’ fischia e cigola e strombazza:
Gli è satollo di vento: or lo martella,
E ’l dabbudà su l’epa gli strimpella
E ne rintrona il vicolo e la piazza.
5Ve’ la pelle, al bussar, mareggia e guazza;
Lo spenzola pel rampo a la girella:
Lo sbuccia tutto quanto e lo dipella;
E ’l disangua, lo sbatti e lo strapazza.
Sbarralo, e tra’ budella e tra’ corata,
10Tra’ milza, che per fiel più non ammale,
E l’entragno gli sbratta e gli dispaccia.
D’uno or vo ch’e’ riesca una brigata:
Gli affetta l’anca e ’l ventre e lo schienale,
E lo smembra, lo smozzica, lo straccia.
15Togliete oh chi s’affaccia:
Ecco carni strafresche, ecco l’argnone:
Vo’ mi diciate poi se saran buone.