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Parvula - In monastero

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Parvula Parvula - Fuori del monastero

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IN MONASTERO


DD
LLA ha cinque anni soli,

Ed a cinque anni è triste il monastero:
Le fanno invidia i voli
     De le vaganti rondini
     Ed esprime con l’occhio il suo pensiero.

V’è un grand’orto fiorito,
     Pien di ciliege, per le bimbe fatto;
     Ma inutile: è proibito
     D’avvicinarsi a gli alberi,
     Di far le corse e di scherzar co’l gatto.

Son buone e pie le suore,
     Ma chiuse in neri veli e senza baci:
     E a tenerla due ore
     Ferma, a imparare a leggere
     L’alfabeto e a cucir, sono capaci.

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In un nastro di seta,
     L’un sopra l’altro storti i punti mette;
     Allor che dice: zeta,
     Tocca un emme coll’indice;
     Poi, per guardarsi il grembiulino, smette.

E prega: «Ave Maria,
     Dateci il nostro pane cotidiano....»
     — No, no, bambina mia,
     Tu confondi.... — Ma gli angioli,
     Come fanno a sentir tanto lontano? —

E così la svogliata
     Sbaglia le sue lezioni e le sue preci.
     Io mi son ricordata
     De’ viaggi de l’anima
     A cinque anni, e ho pensato: anch’io li feci.

Non la sgridate. Anch’io
     Prima di camminar tra fango e sassi
     De ’l còmpito in oblio,
     A caccia de le lucciole
     Volsi pe’ i campi i vagabondi passi.

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E domande e preghiere
     Confondo anch’oggi; e molte volte ho pianto
     Ne le solinghe sere,
     Pensando io pur che gli angeli
     Non odon forse, e son lontani tanto!