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Parvula - Fuori del monastero

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FUORI DEL MONASTERO


QUESTO caldo la stanca.
     Non lo dicea: ma di color di rosa
     Divenuta era bianca
     La sua faccina, e languida
     Tal che pareva un fior di tuberosa.

A le palpebre accanto
     Aveva un cerchio azzurro: è la malia
     De le ciglia che han pianto;
     E il vecchio babbo, facile
     A intenerirsi, l’ha condotta via.

Addio, quiete profonda,
     Alte, avare di luce, antiche mura
     De ’l chiostro! Ecco una sponda
     Che i rai de ’l sole indorano,
     Ecco de ’l mar la cerula pianura.

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Fuori le vesti ornate
     Di crespi falpalà, di nastri e trine,
     Le scarpette scollate
     E i cappelli incredibili!
     Regina ella sarà tra le bambine.

Guardate che vivaci
     Gruppi di teste bionde, occhi lucenti
     E bocchine da baci,
     Che rapidi si muovono
     Fra gridi e risa, a vari giuochi intenti.

Qui, con piccole pale,
     Questi, gravi ingegneri, entro la rena
     Tracciano un gran canale;
     Altri là, ne le ciotole,
     Apprestan zuppe d’alghe per la cena.

Oh, il mare è generoso
     Pe’ i bimbi. Nel terror de la sua notte,
     Il mostro spaventoso,
     Enormi navi ferree
     Fra cupi lampi e fra ruggiti inghiotte.

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Ma eterni inni cantando,
     Vien le brevi a lambir piante vermiglie
     De i fanciulletti, e blando
     N’empie le mani candide
     Di smaglianti pietruzze e di conchiglie.

Così vince e penètra
     L’innocenza co’ suoi miti splendori
     L’irata anima tetra.
     Guerra a i potenti, a gli uomini,
     Ma in ginocchio dinanzi angeli e fiori.