Versi (Cattermole)/Intimità/Lui
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LUI
I
CREDE poter sorprendere un segreto,
Qualche segreto mio che gli nascondo;
E più sgrido, mi cruccio e glielo vieto,
Più vuoi tutto frugar da cima a fondo.
In mezzo a i libri un ramoscel d’abeto,
Ne’ cassetti odorosi un riccio biondo,
Lo fanno a un tratto sospettoso, inquieto,
Triste come il più misero de ’l mondo.
Getta un fiocco, una lettera sequestra,
Di cui gli sembra troppo dolce il senso,
Smania quando m’affaccio a la finestra;
Poi vien, ridendo, a me come pentito.
Io me lo bacio su gli occhioni e penso:
Che mai farò quand’egli sia partito!
II
SOVENTE ei pure a domandarmi viene
Che mai farò quand’egli sia partito,
Quando il pensier mi torni a queste scene
Intime d’un amor nuovo, infinito.
Forse gli studi miei, le mie serene
Fantasie d’arte, qualche vago sito
Campestre, è vero, mi faran de ’l bene;
Ma tutto mi parrà freddo, sbiadito.
Freddo e sbiadito di quest’oggi a fronte,
Di queste lotte fra singhiozzi e baci,
Sempre in sorrisi a tramutarsi pronte.
Poi di sè parla e a ’l petto suo mi preme.
Io gli rispondo: Se non siam capaci
Di viver soli, moriremo insieme.