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II
SOVENTE ei pure a domandarmi viene
Che mai farò quand’egli sia partito,
Quando il pensier mi torni a queste scene
Intime d’un amor nuovo, infinito.
Forse gli studi miei, le mie serene
Fantasie d’arte, qualche vago sito
Campestre, è vero, mi faran de ’l bene;
Ma tutto mi parrà freddo, sbiadito.
Freddo e sbiadito di quest’oggi a fronte,
Di queste lotte fra singhiozzi e baci,
Sempre in sorrisi a tramutarsi pronte.
Poi di sè parla e a ’l petto suo mi preme.
Io gli rispondo: Se non siam capaci
Di viver soli, moriremo insieme.