Versi (Cattermole)/Disegni/Arrivo della posta al campo
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ARRIVO DELLA POSTA AL CAMPO
I
DA’ ridenti villaggi in riva a ’l mare,
Da qualche antico chiostro a snelle arcate,
Da un bianco montanino casolare,
Da le città di popolo affollate,
Vengon lettere a ’l campo; e un cicalare
Tosto è di rotte frasi concitate,
Un correr da ogni parte, un afferrare
Di mani tremolanti ed abbronzate.
Lento in quel mentre da un’alpestre via
Torna da una sua gita vagabonda
Un tenentino di cavalleria.
— Per lei, tenente. — Ei prende il foglio e gaio
L’apre pensando a una duchessa bionda:
Maledizione! È il conto de ’l sellaio.
II
LÀ un bersagliere, un ruvido coscritto,
Mezzo sdraiato a l’ombra d’una tenda,
Suda su la difficile faccenda
D’intender ne gli sgorbi che gli han scritto.
La lettera è di casa. «Io m’approfitto
Che Tonio con la bestia a ’l borgo scenda.
Sappimi dir s’è vero de l’azienda
Che andrete a far la guerra ne l’Egitto.
Ti spedisco due lire. Quella sciocca
De la tu’ Gigia piange. Il sor curato
Quando tratta di te storce la bocca.
Io, tu lo sai, son uomo timorato,
Ma certi tasti guai chi me li tocca!
Chi fa l’obbligo suo non è dannato.»
III
ED a te le mie pagine amorose
Da la calligrafia lunga e sottile,
Sfogo di solitarie ore pensose,
Poemi in famigliar semplice stile.
Echi son lì di lotte vigorose,
Misti a qualche armonia strana e gentile,
Baci da far morire, ombre gelose:
Tutto un amor vivente e giovenile.
Tutto un amor che la contraria sorte
Muto disfida con sereno orgoglio,
Pronto pur anche a disfidar la morte.
Tu leggi intanto, il mio pensier ti vede:
Leggi commosso in quell’intimo foglio
Le mie febbri, i miei sogni e la mia fede.