Vera narrazione del massacro di Valtellina/Massacro di Teglio, ove restarono morte intorno a LX persone

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../Massacro seguito a Sondrio, al Monte di Sondrio, il Malenco; nel quale restarono morti intorno a 170 persone IncludiIntestazione 6 gennaio 2017 75% Da definire

Massacro di Teglio, ove restarono morte intorno a LX persone
Massacro di Tirano, nel quale resultarono morte intorno a LX persone Massacro seguito a Sondrio, al Monte di Sondrio, il Malenco; nel quale restarono morti intorno a 170 persone

Avendo adunque questi scellerati traditori adempiuto il già detto esecrabile massacro a Tirano, subito i forestieri e banditi, vestiti di casacche rosse e ben a cavallo, vengono a Teglio, la mattina all’ora che si predicava; corrono in guisa di lupi rapaci alla volta della Chiesa, guidati dai due fratelli Azzo e Carolo Besta e da Antonio Besta loro cugino germano.

Avvedendosi gli Evangelici che erano in Chiesa del mal animo di questi ribaldi, si levarono tutti da sedere e cercarono di serrare la porta della Chiesa e fortificarsi con panche. Quelli di fuori cercavano con ogni sforzo d’entrare, ma non potendo così presto, una parte di loro andarono alle finestre e spararono dentro delle archibugiate senza rispetto alcuno delle persone, ammazzandone molti: ultimamente sforzarono la porta, entrarono ed ammazzarono tutti quelli che vi si ritrovarono, eccetto alcuni pochi, i quali promisero andare a messa. Una parte degli uomini, donne e figliuoli, si ritirarono nel campanile vicino, credendo ivi salvarsi; ma vi fu messo subito fuoco e furono abbruciati miserabilmente tutti quelli che dentro si ritrovavano.

Tra quelli che nella Chiesa furono ammazzati fu il principale il reverendo sig. Giovan Pietro Dantio di Zonzio in Agnedina di sopra, Ministro della Chiesa Evangelica di Teglio, uomo pieno di dottrina e di timor di Dio, e tenuto per tale ancora dai nemici stessi; il quale dopo aver con vive ragioni esortato la sua Chiesa afflitta, di perseverare costantemente nella conosciuta e confessata verità, fin a la morte in onore dei suo Salvatore, in quanto gli permise la brevità del tempo, fu compassionevolmente archibugiato, d’età d’anni 42. Fu tra loro ancora Iosuè Gatti, Dottor di legge, luogotenente dei Podestà di Teglio, e console di giustizia, gentiluomo onorato e di buone qualità, d’età d’anni 43 incirca, insieme con Daniele Gugelberg di Coira suo dozzinante.

Gaudenzo Guizziardi gentiluomo parimente onorato, cugino germano del padre del già detto Azzo Besta d’età d’anni 64. Margherita sua figliuola d’età d’anni 14 in circa: fu colta d’una archibugiata nella testa, volendo bassarsi per baciare il suo caro padre, che rendeva lo spirito.

Antonio figliuolo di Scipione Besta, gentiluomo facoltoso, e di buona qualità, benché fosse parente di Azzo Besta fu però archibugiato, e morì in braccio alla sua moglie, d’età d’anni 37.

“Ascanio Gatti, speciale di Teglio d’età d’anni 27. Giorgio suo fratello d’anni 18. Ionata Piatti d’anni 62. Massimiliano Piatti d’anni 45. Vincenzo Frigerio, notaro e procuratore di Teglio d’eta d’anni 59 (?). Marsilio Piatti d’anni 38. Filiberto suo fratello d’anni 19. Virginio Piatti d’anni 28. Lorenzo Piatti di Boaltio d’anni 23, ammazzato da archibugiate alle finestre del campanile. Filippo Nova parimenti di Boaltio, d’ età d’anni 45. Bartolommeo suo fratello d’anni 42. Pietro Marcionino maestro della scuola di Teglio d’età d’anni 35. Tomaso di Boruno d’anni 64 insieme con un figliuolino. Claudio Gatti notaro, d’anni 43. Andrea Tempino Gardonese d’età d’anni 41. Auna Galon di Zozio d’Agnedina di sopra, moglie di Bartolommeo Nova cattolico romano, d’eta d’anni 42. Benedetto Cattaneo d’anni 57. Giovan Pietro e Giovan Martire Cattaneo suoi figliuoli. Lucio Federici, d’ età d’anni 60. Andreino Morello, d’anni 50. Iosefo, suo fratello, d’anni 35. Alberto Marcionino d’anni 45. Federico Valentino di Zernezzo d’ Agnedina di sotto, abitante a Gera del comune di Chiuro, d’età d’anni 64. Giovanni Menghino di Poschiavo, abitante a Gera, d’anni 40 ecc.

Nel campanile furono i seguenti: Orazio Gatti, figliuolo del sopradetto Giosuè Gatti, d’età d’anni 6. Dottor Lelio Paravicino di Berbenno, medico, di gran valore, e molto versato nella sua professione, accasato in Teglio, d’età d’anni 43. Azzo Guizziardi, nipote del sopradetto Gaudenzo, giovane veramente di grandissima aspettazione, d‘età d’anni 22. Federico Guizzardi d’età d’anni 34. Orazio Paravicino, figliuolo di Francesco di 6 anni. Margarita Marlianica moglie del già Rafael Nova, Dottore legista, gentildonna d’onore d’anni 43. Maddalena, sua figliuola, moglie di Daniel Gatti, d’anni 18. Anselmo Gatti cancelliere del comune di Teglio, di 67 anni. Giovan Paolo Piatti, figliuolo di Ionata, d’età d’anni 48. Claudia Piatti, figliuola di Massimiliano d’anni 7. Violante già consorte di Teodoro Gatti d’anni 64. Giovannina vedova di Vincenzio Nova d’ età d’annì 34. Pietro Regenzano, cancelliere del suddetto podestà di Teglio, d’anni 46. Giosuè Meda d’anni 50. Marta Boruni, d’anni 53. Maddalena Girardona, moglie di Claudio Gatti, d’anni 33. Augusto Gatti, figliuolo d’Abrahamo, d’anni 21 ecc.

Fuori della chiesa e campanile, furono uccisi, Vincenzo Gatti, fratello di Anshelino, d’età d’anni 73. Andrea suo figliuolo d’età d’anni 32, che fu ammazzato nella strada domandata. Ligone. Claudio Gatti figliuolo di Teodoro. Ionatan Meda figliuolo di Giosuè. Daniel Lanzerotto. Vincenzo Cattaneo e Giovan Pietro Regenzano, i quali venendo da Morbegno, dal presidio, furono uccisi in un certo luogo detto Boffetto, d’età d’ anni 18 incirca. Tommaso Reghenzano fratello di Giovan Pietro d’età d’anni 38.

Melchior Marcionino, ferito nel tempio, ma passati cinque giorni essendo ritrovato nel letto, con grandissime promesse fu richiesto che volesse rinnegare la sua religione, ma ricusandolo arditamente, fu ammazzato nel letto, d’anni 65. Giovanni Antonio Federici, Dottore legista, in Sonico in Valcamonica, d’età d’anni 38, il quale fu ammazzato in prigione dove all’istanza di Antonio Piatti curato di Teglio era stato messo.

Qui è da notare che Giovan Abbondio Nova figliuolo del dottor Raffaele, giovane letterato, benché per infermità umana avesse per salvar la vita promesso nella chiesa di Teglio di voler andare a messa, tuttavia si raccolse subito in sé stesso, riconoscendo il suo errore, con penitenza e pianti e prontamente si partì di Teglio verso Sondrio, pensando dover essere salvato dal suo caro parente Niccolò Celso Marlianico. Ma richiesto a rinnegar la religione da quelli i quali tenevano il passo a Trisivio, non volendo, per strada fu ucciso d’età d’anni 22. Costui è un singolare esempio di coloro, i quali veramente per infermità e pericolo della morte cascano; ma dopo la caduta, per la grazia di Dio ed il canto della sua Santa Parola, ritornano a penitenza, confessando i loro peccati, e con vero pentimento amaramente piangendoli: siccome all’apostolo Pietro stesso avvenne.