Varenna e Monte di Varenna/Secolo XVIII/Statuto di Perledo

Statuto di Perledo

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STATUTI DI PERLEDO

Alla morte di prete Francesco Scotti di Tondello, avvenuta in Perledo il 19 dicembre 1718, il prevosto di Perledo Don Baldassare Cermenati intentò lite all’erede dello Scotti, Giovanni Pietro Venini, accusandolo di avere sottratte parecchie scritture fra le quali un libro di regole antiche della comunità, secondo quanto depone il preposto davanti al capitano di giustizia.

Secondo il desiderio manifestato dallo Scotti prima di morire e cioè di restituire alla comunità di Perledo queste scritture «che i suoi antenati avevano avuto nel maneggio di detta comunità» il libro e le scritture furono mandate alla casa del Preposto.

L’erede Venini accusò poi il Preposto di Perledo di ritenere ingiustamente le scritture della comunità di Valsassina ingiungendogli di restituire anche quella della comunità di Perledo. «E la mattina della seconda domenica di quadrigesima dell’anno corrente rimise al signor prete Antonio Mansier, coadiutore di detto signor Preposto, in tempo che stava pronto per andare all’altare a celebrare la santa messa un editto arcivescovile contra retentores di qualunque specie di roba e scritture appartenenti all’eredità del fu prete Francesco Scotti sotto pena di scomunica».

Le ricerche da noi fatte per conoscere la fine di questa lite e poter quindi rintracciare gli statuti di Perledo disgraziatamente sono state vane.