Vangeli apocrifi/I vangeli dell'infanzia del Signore/Dal «Vangelo dell'Infanzia»

I vangeli dell'infanzia del Signore - IV. Dal «Vangelo dell'Infanzia»

../Lo Pseudo Matteo ../Il Transito della Beata Vergine Maria IncludiIntestazione 24 maggio 2024 75% Da definire

I vangeli dell'infanzia del Signore - Lo Pseudo Matteo I vangeli dell'infanzia del Signore - Il Transito della Beata Vergine Maria
[p. 233 modifica]

IV. Dal «VANGELO DELL’INFANZIA»

1. Il parto della Vergine.

59. In que’ giorni uscì un editto di Cesare Augusto (Lc., 2, 1), che ciascuno partisse in fretta per il suo paese, e facessero il censimento di tutti i loro, così di se stessi come de’ loro coniugi e de’ loro figliuoli e servi e serve, e dichiarassero anche i poderi e gli armenti e il denaro [p. 235 modifica]ad essi dovuto e la mobilia della loro casa; che si scrivessero ognuno ne’ loro posti dov’uno era nato, e dessero il censo e il tributo.

60. Pertanto, uscito quest’ordine in tutta la Giudea sotto il preside della Siria Cirino (Lc., 2, 2), Giuseppe, ch’era con un fabbro che prima si chiamava Moab1, dovette partir per Betlemme con i suoi figliuoli2 e con Maria sua sposa (Lc., 2, 5), che aveva avuto dal tempio del Signore, per esser Giuseppe e Maria della tribù di Giuda e del paese di David.

61. (Ps.-Mt., XIII). Mentre dunque erano in viaggio Maria disse per via a Giuseppe: «Vedo due popoli dinanzi a me, uno che piange, e un altro che ride». E Giuseppe rispondendo le disse: «Siedi sul giumento e non voler far discorsi inutili»3. Allora apparve dinanzi a loro un bel fanciullo, vestito d’una splendida veste, che disse a Giuseppe: «Perché hai detto esser parole inutili quelle che hai udito sui due popoli? Ella ha visto il popolo dei Giudei che piangeva perché s’è allontanato dal Signore, e vede il popolo de’ Gentili che gode perché s’è accostato al mio Dio, ciò che Dio aveva promesso a’ nostri padri Abramo, Isacco e Giacobbe. E giunto infatti il tempo che sia data la benedizione nel seme d’Abramo a tutti i popoli». E dicendo questo fu tolto via da’ loro occhi.

62. Giuseppe andò innanzi verso la città, lasciando Maria col suo figliuolo Simone4 perché era gravida e camminava adagio. Ed entrato in Betlemme sua patria, stando in mezzo alla città disse: «Non c’è altro di giusto, se non che uno ami la sua città; ess’è infatti il riposo di ciascun uomo: e nella sua tribù uno riposi. Dopo molto tempo io ti rivedo, o Betlemme, o buona casa di David, re e profeta di Dio!»

63. E andando attorno, vide una stalla isolata e disse: «In questo luogo bisogna ch’io alloggi, perché mi sembra essere il ricovero de’ fora[p. 237 modifica]stieri5. Non ho qui infatti né ospizio né albergo dove possiamo fermarci ». E riguardandola attentamente, disse: «E certo un’abitazione piccola, ma adatta a poveri (come noi), specialmente perch’è lontana da’ clamori, sicché non può nuocere a una donna partoriente. In questo luogo pertanto bisogna ch’io mi fermi con tutti i miei».

64. Ciò dicendo uscì fuori e guardò sulla strada, ed ecco Maria con Sim (e)one che venivano avvicinandosi. Raggiunto che l’ebbero, disse Giuseppe: «Figliuolo Simeone, perché se’ venuto (così) tardi?» E’ rispose: «Se non foss’io, signor Padre, Maria avrebbe indugiato (dell’altro) per il fatto d’esser gravida, e spesso per via si fermava e si riposava6. Son stato sempre in pensiero per via che non la sorprendesse il parto. E ringrazio l’Altissimo che le ha dato resistenza. Perché a quanto suppongo, e com’ella stessa dice, il suo parto è già imminente». E detto così, fece fermare il giumento, Maria scese giù dalla bestia7.

65. Allora disse Giuseppe a Maria: «Figliuola, molto hai sofferto per cagion mia. Entra e abbiti cura. E tu, Simeone, porta l’acqua e lava i suoi piedi. E le darai a mangiare, e se di qualcos’altro avrà bisogno, fa come desidera l’anima sua». Fece dunque Simeone ciò che gli aveva ordinato il babbo, e la condusse alla grotta8, che all’entrar di Maria cominciò ad aver la luce del giorno, e s’illuminò quasi fosse mezzodì.

66. Ma poi non la smetteva punto, ma sempre tra sé rendeva grazie. E Simeone disse a suo padre: «Padre, che pensiamo che succeda a questa fanciulla? ché tutto il tempo parla tra sé e sé». Gli disse Giuseppe: «Non può parlar con te, perché è stanca dal viaggio. Perciò parla con se stessa: ella rende grazie». E accostandosele disse: «Alzati, signora figliuola, sali nel lettuccio e riposa». [p. 239 modifica]

67. E così dicendo uscì fuori. Poco dopo Simeone lo seguì e gli disse: «Sbrigati, signor padre, vieni al più presto, ché Maria ti domanda. Molto ti desidera. Credo che il suo parto è vicino». Gli disse Giuseppe: «Io non mi allontano da lei. Ma tu che sei giovane, va celermente, entra in città e cerca una levatrice, che venga presso la fanciulla ché molto giova la levatrice a una donna partoriente». Rispose Simeone: «Io son sconosciuto in questa città: come posso trovare una levatrice? Ma senti, signor padre: io so e son certo che il Signore ha cura di lei, ed egli le procurerà una levatrice e una balia e tutto quanto le è necessario».

68. E mentre così parlava, ecco viene una ragazza col seggiolone su cui soleva portar soccorso alle donne partorienti, e si stette lì ferma. Al vederla si meravigliarono, e Giuseppe le disse: «Figliuola, dove te ne vai con codesto seggiolone?» La ragazza rispose: «M’ha mandato qui la mia maestra, perché è venuto da lei un giovane in gran fretta, a dirle: Vieni presto ad accogliere un nuovo parto, perché una fanciulla partorisce il primo parto. — Ciò udendo la mia maestra m’ha mandato innanzi a sé; giacché ecco essa mi segue». (Cfr. Protev. XIX). E Giuseppe guardando la vede venire. E le andò incontro, e si salutarono a vicenda. Gli dice la levatrice: «Quell’uomo, dove vai?» E’ risponde: «Cerco una levatrice ebrea». Gli dice la donna: «Se’ tu d’Israele?» E Giuseppe: «Io son d’Israele». Chiede a lui la donna: «Chi è la fanciulla che partorisce in questa grotta?» Risponde Giuseppe: «Maria, che m’è stata data in sposa, che fu allevata nel tempio del Signore». Gli dice la levatrice: «Non è tua moglie?» E Giuseppe: «M’è stata data in sposa, ma ha concepito di Spirito Santo»9. Insiste la levatrice: «Questo che tu dici è egli vero?» Risponde Giuseppe: «Vieni e vedi».

69. (Ps.-Mt., XIII, 3). Ed entrarono nella grotta. Giuseppe le disse: «Va, visita Maria». E quella, volendo penetrare nell’interno della grotta, ebbe paura; perché una gran luce vi risplendeva, che non venne mai meno né giorno né notte in tutto il tempo che Maria restò là. Disse dunque Giuseppe a Maria: «Ecco t’ho condotto la levatrice Zachele10, che ecco sta fuori dinanzi alla grotta. E per lo stragrande splendore non osa entrare, né può». All’udir ciò, Maria sorrise. E Giuseppe le [p. 241 modifica]disse: «Non sorridere, ma sii prudente; perché è venuta per visitarti, se per caso non abbi bisogno di medicina». E la fece entrare e quella si fermò davanti a lei. E avendo permesso Maria d’essere osservata per lo spazio di (più) ore, la levatrice esclamò a gran voce e disse: «Signore Iddio grande, abbi pietà, perché mai non s’è ancora udito, né visto, né sospettato, che le mammelle sian piene di latte, e il nato maschietto dimostri vergine la sua madre. Nessuna polluzione di sangue è avvenuta nel (bambino) nascente, nessun dolore è apparso nella partoriente. Vergine ha concepito, vergine ha partorito, e dopo aver partorito rimane vergine»11.

70. Tardando la levatrice nella grotta, entrò Giuseppe, e la levatrice gli andò incontro e usciron fuori entrambi, e trovaron Simeone che se ne stava (là) ritto. E l’interrogò Simeone, dicendo: «Signora, come va per la fanciulla? Può aver qualche speranza di vita?» Gli risponde la levatrice: «Che diei mai, (buon) uomo? Siedi e ti racconterò una cosa meravigliosa». E alzando gli occhi al cielo, la levatrice disse con voce chiara: «Padre onnipotente, come mai ho visto un tal miracolo che mi stupisce? Quali son le mie opere, per cui son stata degna di vedere i tuoi santi misteri, sì da far venir qui in quel momento la tua serva e farle veder le meraviglie de’ tuoi beni, o Signore? Che farò? come posso raccontar ciò che ho visto?»

Le dice Simeone: «Ti prego di farmi saper ciò che hai visto». Gli dice la levatrice: «Non ti sarà nascosta questa cosa, ch’è (pregna) di molti beni. Sta dunque attento alle mie parole e conservale nel tuo cuore».

71. «Entrata a visitar la fanciulla, l’ho trovata con la faccia volta in su, che guardava fissa in cielo e parlava tra sé. E suppongo che pregava e benediceva l’Altissimo. Accostandomi dunque a lei le dissi: «Figliuola, dimmi, non senti qualche dolore? non c’è qualche punto delle tue membra ch’è addolorato?» Ma lei, quasi nulla udisse, e come un solido masso, così se ne stava immobile, guardando fissa in cielo.

72. (Cfr. Protev., XVIII) «In quel momento tutte le cose si son fermate nel più gran silenzio, con timore. Son cessati i venti non dando più soffio, nessuna foglia d’alberi non s’è mossa più, non s’è udito più rumor d’acqua, non scorrevano i fiumi, né fluttuava il mare, e tutte le fonti d’acqua tacevano, non è risonata più voce d’uomini, e c’era un [p. 243 modifica]silenzio profondo. Lo stesso polo da quel momento ha cessato dall’agilità del suo corso. Le misure delle ore eran quasi passate. Tutte le cose con gran timore s’eran taciute stupite, aspettanti la venuta della maestà di Dio, la fine de’ secoli.

73. «Come dunque s’è avvicinata l’ora, è venuto fuori la virtù di Dio all’aperto. E la fanciulla che stava guardando fissa in cielo è diventata come una vigna. Già s’avanzava infatti il termine de’ beni. E venuta fuori la luce, colei che s’è vista averlo partorito, l’ha adorato.

Il bambino poi a mo’ del sole era tutto rifulgente all’intorno, puro e giocondissimo all’aspetto; perché solo è apparso pace che tutto paca12. In quel momento ch’è nato, s’è udita una voce di molti (spiriti) invisibili, che dicevano a una voce Amen". E la stessa luce ch’è nata s’è moltiplicata e con lo splendore della sua luce ha oscurato la luce del sole. E s’è riempita questa grotta di splendida luce con un soavissimo profumo. È nata questa luce così, come la rugiada scende giù dal cielo sulla terra. Il suo profumo è olezzante più d’ogni profumo d’aromi.

74. «Io son rimasta stupita e meravigliata, e paura m’ha invaso: guardavo infatti cotanto splendore della luce nata. Questa stessa luce poi, a poco a poco concentrandosi13, s’è fatta simile a un bambino; e subito s’è prodotto un bambino come sogliono i bambini nascere. Ho preso allora coraggio, mi son chinata, l’ho toccato, e l’ho preso su nelle mie mani con gran timore, e mi son spaventata perché non c’era peso in lui come d’uomo nato. E l’ho guardato e non c’era ombra d’imbratto; ma era come nella rugiada dell’Altissimo Iddio tutto nitido nel corpo, [p. 245 modifica]leggero a portare splendido a vedere. E mentre mi maravigliavo oltre modo che non piangesse come soglion piangere i bambini (appena) nati, e lo tenevo guardandolo in volto, e’ m’ha sorriso, con un giocondissimo riso, e aprendo gli occhi m’ha fissata acutamente, e subito è uscita una gran luce da’ suoi occhi come un gran lampo».

75. Simeone all’udir ciò rispose: «O beata donna, che se’ stata degna di vedere e bandire questa nuova visione e santità! E io son felice d’aver ciò udito, benché non ho veduto, ma ho tuttavia creduto»14. Gli dice la levatrice: «Ho da manifestarti ancora una cosa meravigliosa, che tu ne stupisca». Risponde Simone: «Manifestala, o signora, perché io godo all’udir queste cose». Gli dice la levatrice: «In quel momento in cui ho preso il bambino nelle mie mani, l’ho visto avere un corpicino pulito e non imbrattato, come soglion con sudiciume nascer gli uomini. E ho pensato in cuor mio, se per caso altri feti non fosser rimasti dentro la matrice della fanciulla. Ciò suole infatti accadere alle donne nel parto, e correr pericolo per tal ragione e venir meno d’animo. Subito ho chiamato Giuseppe e gli ho dato il bambino nelle mani. E mi sono accostata alla fanciulla e l’ho toccata, e l’ho trovata monda di sangue. Come riferire? che cosa dire? Non trovo il bandolo! Non so come raccontar tanto splendore del Dio vivente. Ma tu, o Signore, mi sei testimonio, che l’ho toccata con le mie mani, e ho trovato questa fanciulla che ha partorito, vergine non solo dal parto, ma anche (          ) dal sesso d’un uomo maschio. In quel momento ho gridato con gran voce e ho glorificato Iddio, e son caduta sulla mia faccia e l’ho adorato. Dopo, son uscita fuori. E Giuseppe ha ravvolto il bambino nelle fasce e l’ha deposto nella mangiatoia».

76. Le disse Simeone: «T’ha dato una qualche mercede?» Rispose la levatrice: «Io piuttosto sono in debito di mercede e di ringraziamento e di preghiera. E ho promesso d’offrire un sacrifizio immacolato a Dio, che s’è degnato (concedere) ch’io fossi spettatrice e conscia di questo mistero. Giacché da me stessa offro il dono, invece de’ doni che sono offerti nel tempio del Signore».

E dicendo così, ordina alla sua discepola: «Figliuola, piglia su il seggiolone, e andiamo. Oggi infatti la mia vecchiaia ha visto una partoriente senza dolori e una vergine che ha partorito: se pure questo s’ha a chiamare un parto! Suppongo invero nell’animo mio, ch’ella s’è ab[p. 247 modifica]bandonata alla volontà di Dio, il quale perdura ne’ secoli». E dicendo così se n’andava con quella15.

.   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   

81. Giuseppe poi, avanzandosi dalla grotta nell’atrio, disse: «O città nuova o parto peregrino! Com’io oggi son diventato padre, non lo so16. Perché ecco, oggi m’è nato un figliuolo, ch’è il signore di tutti».

E parlando così, uscì fuori sulla via, dicendo: «E giusto ch’io cerchi oggi qualcosa per il nostro vitto, tanto più ch’è il natale di questo fanciullo. Credo infatti che (il giorno d’) oggi ne’ cieli è celebrato con grande gloria, e che c’è gaudio per tutti gli arcangeli e tutte le virtù de’ cieli. Pertanto è giunto ch’io solennizzi questo giorno, nel quale la gloria di Dio è apparsa per tutta la terra».

2. I pastori.

82. E mentre così parlava, vide de’ pastori che venivano e parlavan l’un con l’altro, dicendo: «Ecco abbiam girato intorno tutta Betlemme e non abbiam trovato fuori della città ciò che c’è stato detto. Entriamo dunque, e cerchiamo in queste vicinanze». Disse loro Giuseppe: «Non avreste un agnello da vendere, o delle galline o delle uova?» Quelli gli risposero: «Non abbiam nulla di siffatto con noi». Chiese loro Giuseppe: «Neppure erbe di campi o del cacio?» Gli risposero: «O (quell’)uomo, perché ci canzoni? Per altra cosa importante noi siam venuti, e tu c’interroghi su cose venali!» Dice loro Giuseppe: «Se me lo direte, anch’io dirò a voi una cosa maravigliosa che ho nel mio ricovero».

83. Gli dicono i pastori: «Questa notte trascorsa sedevamo a far la guardia sul monte, e la luna s’è levata fulgente come un giorno sereno. Noi, secondo il solito, badavamo alle nostre greggi, per via dei ladri e de’ lupi, e stavamo raccontandoci a vicenda delle storielle; altri poi cantava, e ci si distraeva vicendevolmente. Ed eravamo molto allegri in quell’ora Or mentre si faceva così tra noi, a un tratto ci è apparso un personaggio grande e potente che veniva dall’Oriente. E venuto dunque da noi rifulgente nel divino splendore, e attorno a lui abbiam visto [p. 249 modifica]una gran moltitudine di quadrighe; e al veder ciò, presi da grande spavento siam caduti sulle nostre facce. Ma quegli con gran voce ci ha detto: «Non temete, o pastori; perché ecco: io son venuto da voi ad annunziarvi l’amor di Dio e una grande allegrezza, non solo per voi, ma per tutti i popoli; perché è nato oggi Cristo il Signore, ch’è il Salvatore di tutte le potestà de’ cieli e degli uomini. Ecco, oggi s’è manifestato in Betlemme, nella città di David. Andate dunque, e lo troverete ravvolto nelle fasce e posto in una mangiatoia. Egli è invero il figliuolo di Dio, ch’è venuto a dare alle genti e a tutti i credenti in lui la vita eterna». E dopo che ci aveva detto questo, abbiamo udito le voci di molti angeli ne’ cieli, che cantavano e dicevano: «Gloria a Dio ch’è ne’ (cieli) altissimi e pace in terra agli uomini di buona volontà» (Lc., 2, 10-14).

Questo dicevano cantando e molte altre cose. E perciò siam venuti qui a mirar tali cose, e vedere anche il dono di Dio secondo che c’è stato detto».

84. Ciò udito Giuseppe disse: «Non m’accadrà ch’io vi nasconda questo mistero. Venite dunque e vedete. Perché questo fanciullo ch’è nato, ecco, è qui nel mio ricovero. Egli è Cristo il Signore!» Gli dicono i pastori: «Uomo benedetto, facci veder codesto fanciullo». Dice loro Giuseppe: «Venite e vedete dov’è stato posto in una mangiatoia». E andarono insieme.

E guardato nella mangiatoia e veduto il fanciullo, prostrandosi l’adorarono (Mt., 2, 11). E dissero a Giuseppe: «Abbiam visto il fanciullo ripieno della grazia di Dio, e abbiamo adorato il suo arcano. Egli guardandoci ha riso giocondissimamente, mutando sempre aspetto con varie fisionomie. Prima ci s’è mostrato d’esser giocondissimo, (poi) austero e tremendo (quindi) dolcissimo e umano. Di nuovo poi piccino e grande. E aperti a un tratto gli occhi, una gran luce è emanata da’ suoi occhi, e dalla sua bocca un soavissimo profumo». Gli dissero dunque: «O felicissimo uomo, quel figliuolo t’è nato per salvarti! E perché ti sei degnato riceverci in pace, e ci hai permesso d’entrare [p. 251 modifica]in casa tua e vedere lo splendore di Dio, ti chiediamo di venire nell’adunanza di tutti noi, per gioire insieme, poiché noi tutti pastori offriamo (oggi) doni a Dio onnipotente. Perciò ti preghiamo, che non ti sia grave venire, per mangiare oggi con noi».

85. Dice loro Giuseppe: «Avete fatto bene a parlar così, vi ringrazio. Ma non è giusto per me, ch’io venga con voi e lasci il fanciullo con la sua madre. Sappiate per altro di certo, ch’io son con voi». Gli rispondono i pastori: «Adunque, poiché così t’è piaciuto, noi ci mettiamo in cammino, e ti mandiamo pingue dono di latte e ceci freschi». Dice loro Giuseppe: «Andate in pace». E quelli se n’andarono giubilando e glorificando Iddio (Lc., 2, 20); e confermava d’aver visto gli angeli nel mezzo della notte, che inneggiavano a Dio, e d’aver udito da loro ch’era nato il salvatore degli uomini, ch’è Cristo il Signore, per il quale sarebbe ristabilita la salvezza di Israele.

3. I Magi.

Giuseppe, dopo pochi giorni, il dì tredicesimo [            ] guardando sulla via di transito, vide una turba di viandanti che venivano alla grotta.

.   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   
                              .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   

89. Al vederli, Giuseppe disse: «Chi saran mai costoro che vengon qua da noi? Mi sembran venir da lontano e avvicinarsi qua. Mi leverò dunque e andrò loro incontro». E messosi in via, disse a Simeone: «Costoro che vengono, mi sembran sian degli àuguri. Ecco invero che non cessano un momento: osservano e discutono tra loro. Ma mi [p. 253 modifica]sembrano anche dei forestieri, perché l’abito loro è diverso dall’abito nostro e la loro veste, anzi è amplissima, e il colore fosco. Han poi berretti sul capo e delle sarabare17 alle gambe, come....18. Ecco si son fermati e m’han guardato. Ecco, vengon qua di nuovo». Giunti che furono alla grotta, Giuseppe disse loro: «Chi siete? Ditemelo». Ma quelli audacemente volevano entrare: si diressero infatti per entrare.

Disse loro Giuseppe: «Per la vostra salvezza ditemi chi siete, poiché vi dirigete così al mio ricovero». E quelli risposero: «Perché la nostra guida è entrata qui davanti ai nostri occhi. E per quello su cui c’interroghi, ci ha mandato qui (Iddio?)». Disse loro Giuseppe: «Vi prego dirmi per qual ragione siete qui venuti». Gli rispondono: «Possiamo dirti ch’è la salvezza comune».

90. «Abbiam visto nel cielo la stella del re de’ Giudei e siam venuti ad adorarlo (Mt., 2, 2), perché sta scritto ne’ libri antichi a proposito del segno di questa stella, che quando sarà apparsa questa stella, nascerà il re eterno e darà ai giusti la vita immortale». Dice loro Giuseppe: «Era conveniente, che faceste prima ricerche in Gerusalemme: perché là è il santuario del Signore». Gli risposero: «Siamo stati a Gerusalemme e notificammo al re che Cristo era nato e lo cercavamo». Ma quegli ci disse: «Io ignoro dove sia nato». Subito peraltro mandò a chiamare tutti gl’interpreti delle scritture e tutti i magi ei principi de’ sacerdoti e i dottori, e vennero a lui. E gli interrogò dove Cristo sarebbe nato. E quelli risposero: «In Betlemme di Giuda. Perché così è scritto a proposito di lui: - E tu Betlemme terra di Giuda, non sarai la minima tra i principi di Giuda; perché da te uscirà un capo, che regga il mio popolo Israele (Mt., 2, 4-6)». E all’udir ciò, capimmo e siam venuti ad adorarlo. Giacché anche la stella, che c’era apparsa, ci ha preceduti da quando siam partiti. Erode poi, com’ebbe udito quei discorsi, ebbe paura, e occultamente s’informò da noi del tempo della stella, quand’era apparsa; e alla nostra partenza ei disse: «Fate diligentemente ricerca, e quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga e l’adori» (Mt., 2, 8).

91. «E lo stesso Erode ci dette il suo diadema, che portava sul suo capo (questo diadema ha una bianca mitra), e l’anello munito d’una gemma regale, incomparabile sigillo che il re de’ Persiani gli aveva man[p. 255 modifica]dato in dono, ingiungendoci lo stesso Erode di dar questo dono al fanciullo. Lo stesso poi Erode promise (di portare) un dono da offrirgli, quando fossimo tornati da lui. E presi i doni partimmo da Gerusalemme. Ed ecco la stella, che c’era apparsa, ci ha preceduti da quando siam partiti da Gerusalemme sino a questo posto. Ed ecco è entrata in questa grotta nella quale tu stai e non ci permetti d’entrare». Dice loro Giuseppe: «Io non m’oppongo più a voi. Seguitela, poiché Dio è la vostra guida. E non solo vostra, ma di tutti coloro ai quali volle manifestar la sua gloria». All’udir questo, i Magi entrarono, e salutarono Maria, dicendo: «Salute, o piena di grazia» (Lc., 1, 28), e accostatisi alla mangiatoia, guardarono e videro il bambino.

92. Giuseppe poi disse: «Figlio Simeone, sta’ attento e guarda quel che fan questi pellegrini là dentro: a me non conviene spiarli». E quegli fece così. E disse a suo padre: «Ecco, all’entrare han salutato il fanciullo e si son prostati a terra: e l’adorano a mo’ de’ barbari, e a uno a uno baciano i piedi del bambino. Oh che stan facendo (ora)? Non lo distinguo». Gli dice Giuseppe: «Guarda attentamente». Risponde Simeone: «Ecco, aprono i loro tesori e gli offron doni». «Che cosa gli offrono?» Simeone risponde: «Suppongo che gli offrono que’ doni che ha mandato il re Erode. Ecco, invero gli hanno offerto dalle loro bisacce oro, incenso e mirra. E (anche) a Maria han dato molti doni». Gli disse Giuseppe: «Molto bene han fatto questi uomini, che non han baciato gratis il bambino, e non come que’ nostri pastori, che son venuti giù senza doni». Di nuovo gli dice: «Osserva più attentamente, e guarda quel che fanno». E Simeone osservando dice: «Ecco di nuovo hanno adorato il fanciullo. Ecco, se n’escon qui fuori!».

93. Quelli uscirono e dissero a Giuseppe: «O uomo felicissimo, ora saprai chi è questo fanciullo che tu allevi!» Risponde loro Giuseppe: «Suppongo ch’è mio figliuolo»19. Gli dicono: «Il suo nome è più grande del tuo. Ma forse è così: tu sei degno d’esser chiamato suo padre, perché lo servi non come un tuo figliuolo, ma come Dio e signore tuo, e toccandolo con le tue mani n’hai riguardo con gran timore e cura. Non voler dunque considerarci ignari. Sappi questo da noi, che colui al quale tu se’ stato assegnato quale allevatore, egli è il Dio degli [p. 257 modifica]dèi e il dominatore de’ dominanti, Dio e re di tutti i principi e potenti, Dio degli angeli e de’ giusti. È lui che libererà tutti i popoli nel suo nome, perché sua è la maestà e l’impero, e spezzerà l’aculeo della morte e sbaraglierà la potenza dell’inferno. A lui serviranno i re, e tutte le tribù della terra l’adoreranno, e lo confesserà ogni lingua dicendo: Tu sei Cristo Gesù, liberatore e salvatore nostro; perché tu sei Dio, potenza e splendore del Padre eterno».

94. Dice loro Giuseppe: «Donde avete saputo questo che mi dite?». Gli rispondono i Magi: «C’è tra voi delle antiche scritture de’ profeti di Dio, nelle quali è detto di Cristo, in qual modo ha da esser la sua venuta in questo secolo. Parimenti c’è tra noi delle vetuste scritture di Scritture, nelle quali è scritto di lui. Del resto, poiché ci hai chiesto donde mai noi possiamo ciò sapere, ascoltaci. L’abbiamo appreso dal segno della stella, — c’è apparsa infatti più folgorante del sole! — sul cui fulgore nessuno mai ha potuto dir nulla. Questa stella, ch’è sorta, significa che regnerà la stirpe di Dio nello splendore del giorno. E non girava nel centro del cielo come sogliono le stelle che son fisse e anche i pianeti, che quantunque osservino un certo corso di tempo .   .   .   .   .   .   
.   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   
sempre son dette essere erranti: questa sola non è punto errante20. Giacché tutto il polo cioè il cielo ci sembrava non poterla contenere nella sua grandezza. Ma neppure il sole poté oscurarla con lo splendore della sua luce, come le altre stelle. Anzi lo stesso sole divenne più fiacco alla vista dello splendore della sua venuta. Giacché questa stella è la parola di Dio. Quante infatti le stelle, tante son parole di Dio. E la parola di Dio, Dio (è) ineffabile. Come ineffabile (è) questa stella. Ed essa ci fu compagna per la via che abbiamo fatto venendo a Cristo»21. [p. 259 modifica]

95. Pertanto disse loro Giuseppe: «Troppo m’avete rallegrato in tutte queste cose che avete detto. Or vi prego, che vi degnate restare oggi con me». Gli risposero: «Ti preghiamo permettici di proseguire il nostro viaggio. Perché il re ci ha ordinato di tornar quanto prima da lui». Ma li trattenne.

96. (Ps.-Mt., XVI, XVII). Essi allora aprirono i loro tesori e regalarono ingenti doni a Maria e a Giuseppe.

Volendo ripassare dal re Erode, la notte stessa furono ammoniti in sogno dall’angelo del Signore di non ripassar da Erode. Ed essi, adorando il bambino, con gran gioia per un’altra via se ne ritornarono al loro paese (Mt., 2, 12).

Note

  1. Donde venga e su che si basi questa tradizione affatto nuova (s’ha anche nel codice H.), non sappiamo.
  2. Sui supposti figliuoli di Giuseppe, vedi sopra Protev. IX, 2.
  3. Tale scortesia di Giuseppe verso Maria, quale si ha anche più sotto nel n. 69 (parimenti derivato dal Ps.-Mt.), è in aperto contrasto con la grande riverenza che Giuseppe mostra a Maria ne’ passi originali del nostro apocrifo: cfr. per es. n. 65.
  4. Questo figliuolo Simone o Simeone figura solo in qualche raro manoscritto del Protovangelo (XVII, 2). «C’est l’indice d’une source tout à fait inconnu jusqu’à present» (Lagrange). Secondo il JAMES, la scelta di Simeone, in luogo del ben più noto Giacomo, che figura nel Protevangelo (di cui si è ampiamente servito il nostro autore), sarebbe dovuta al desiderio di accrescere il peso della testimonianza, aggiungendo a quella di Giacomo, risultante dal Protev., l’altra del fratello Simeone.
  5. La stalla nel Protevangelo e nello Ps.-Mat. è fuori e lontana da Betlemme (così pure nel cod. H n. 82), sulla strada cioè che mena alla città. Qui invece sembra chiaro (com’è chiarissimo nel n. 82) che la stalla sia dentro la città (o per lo meno in un sobborgo della città) quale ordinario ricovero dei forestieri.
  6. Traduco alla meglio. Più chiaramente il Cod. H: Qui respondit non ego, pater, moram gessi, sed domina mea cum sit grauida in itinere omni hora pausabat ac refrigerabat se.
  7. Nello Ps.-Mt., dove non s’accenna a nessun figliuolo di Giuseppe quale compagno del viaggio a Betlemme, è l’angelo apparso che fa fermare il giumento e scender Maria perché entri nella grotta (c. XIII, 2).
  8. La «stalla» era pertanto una «grotta». Niente di strano in ciò Ma poiché il Protevangelo (e così pure lo Ps.-Mat.) distingue la grotta dove Gesù era nato, ch’era lontana da Betlemme, dalla stalla di Betlemme, dove fu poi trasportato: il nostro, identificando la grotta con la stalla, cerca in qualche modo di metter d’accordo il Protev. con S. Luca.
  9. Tale nitida affermazione di Giuseppe non sembra accordarsi troppo bene con il c. 81 (originale) dove Giuseppe è fuori di sé per la meraviglia del parto verginale, che l’ha reso padre non sa come.
  10. Questo nome di Zachele, nel nostro apocrifo, figura solo nei passi derivati dallo Ps.-Mt. Ne’ passi del testo originale non ha nome, come non l’ha nel Protev.
  11. Questo c. 69 (preso dallo Ps.-Mt.) dove si afferma la piena constatazione della verginità di Maria per opera della levatrice, stona evidentemente accanto al racconto (originale) che segue del lungo e minuzioso esame fatto dalla levatrice su Maria e del conseguente immenso stupore di lei.
  12. La traduzione della frase è mal sicura. Il cod. H.: ideoque in illo pax uera omni mundo aduenit.
  13. E da intender nello stesso senso il τὸ φῶς ἐκεῖνο ὑπεστέλλετο del Protev. XIX, 29
  14. Cfr. Jo 20, 29. Questa esclamazione di Simeone è malamente trasposta nel cod. H., e portata qui in fondo dopo l’intero racconto della levatrice.
  15. Segue il racconto relativo a Salomone: vedi Protev. XIX, 3, XX, e Ps.-Mt. XIII, 4, 5.
  16. Ma vedi sopra c. 68.
  17. I larghi calzoni dell’uso orientale (persiano): quali appaiono appunto nelle più antiche raffigurazioni della scena dei Magi. Nessun accenno alla tradizione più recente che i magi fossero dei re e in numero di tre.
  18. Come tradurre il velut opere deficientes? cod. H.: uelut opere indeficienti.
  19. Questa risposta (dissimulatrice?) di Giuseppe manca nel cod. H. dove del resto tutto il tratto è parecchio rimaneggiato.
  20. Abbiamo tradotto alla meglio una parte dell’intraducibile periodo. Tutto il tratto «Nam de cetero.... sine errore» si legge in H. così ridotto: Sed et stelle signo nobis apparentis eius iam aduentus in mundum hunc tempus cognouimus, de cuius specie splendoris sive fulgoris nemo potest digne effari. Hec enim stella nobis orta apparuit primum in die natiuitatis pueri huius, et circuibat polum celi sola sine errore, non sicut solent hec stelle que celo fixe sunt.
  21. Ci sono parecchie frasi inintelligibili in questo tratto, e la traduzione n’è malsicura. Il cod. H.: Cum autem eam primum contemplabamur, uidebatur nobis totum polum non posse capere eam sua magnitudine. sed neque sol ipse potuit eam sua claritate obumbrare, sed inferior factus est <quam> splendores illius. Nam hec stella uerbi dei est et ipse (? ipsa) nobis comes fuit et dux in uia hac qua ambulauimus huc perueniendi ad Christum.