Utente:Mizardellorsa/Il voto alle donne
IL VOTO ALLE DONNE
POLEttICfl IN FflAIGLIfl
(per la propaganda del suffragio universale in Italia)
Oeutesiini
MILANO
Uffici della CRITICA. SOCIALE
Vortici Galleria 23
1910
Of A 295.3
Milano - Tipografia degli Operai (società coop.) * via Spartaco, G.
ti
L’EPISTOLA INCRIMINATA
(DalVAvanti! del 25 marzo 1910)
Spettabile Comitato Nazionale
Pro suffragio femminile
ROMA.
Codesto on. Comitato ci chiede se , nella richiesta del suffragio universale , il Partito socialista implichi quella altresì del suffragio femminile. La domanda , in questi termini , appare oziosa; tantfè che la stessa lettera , c7ie l’ha formulata , m tiara ZosZo adeguata risposta , rammentandoci la unanime approvazione, che coronò la mozione di Anna Kuliscioff nel nostro ultimo Con¬ gresso nazionale a Firenze .
E , in realtà , niuno dubiterà seriamente che un par¬ tito, il quale si propone tutte le emancipazioni umane , g primo chiamò le donne lavoratrici a tutte le battaglie della lotta e della organizzazione economica , possa mai aver in animo di escluderle dal possesso di quelVarme politica , che è fra i più validi strumenti e fra le migliori salvaguardie delle conquiste di classe .
i¥a, forse , Za cortese domanda intendeva piuttosto invitarci a precisare quale importanza si attribuisca da noi al suffragio femminile in questa precisa ora della storia in Italia , e se da noi vi si annetta un carattere , a cosà dire, pregiudiziale ; per il quale , doo, iZ suffragio universale maschile dovrebbe essere respinto,
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o reputato cosa trascurabile, se scompagnato dalla con¬
quista contemporanea del suffragio femminile.
Sebbene su questo punto nessuno dei nostri Congressi si sia formalmente pronunciato, crediamo di poter in¬ terpretare il pensiero del partito, in conformità alle tendenze generali di esso.
Il partito socialista non rivendica il diritto di suf¬ fragio per tutti, in ossequio a un astratto principio di diritto naturale, da valere ugualmente in tutti i luoghi e in tutti i momenti della storia. Per noi questa, come tutte le altre conquiste congeneri, non ha effettivo valore, se non in quanto sia essenzialmente conquista proletaria; e cioè in quanto corrisponda a dati bisogni economici del proletariato e a uno stato ben determi¬ nato della coscienza di classe proletaria.
È perciò che il suffragio universale — anche ma¬ scolino — pur trovandosi elencato fra i desiderata generali del partito, non ci fornì tema di una vera¬ mente intensa e continua agitazione, finché Vattività della classe lavoratrice italiana venne assorbita dal compito, piu urgente e preliminare , di creare e con¬ solidare le proprie organizzazioni fondamentali, e finche parve che notevoli progressi politici — anche nell interesse proletario — si potessero ancora rag¬ giungere, mercè il diritto di voto, limitato sulle basi della vigente legislazione elettorale.
Fu sopratutto la esperienza della stasi, cui da vari anni sembra condannata la vita politica e parlamen¬ tare italiana, dominata dalVincubo del problema me¬ ridionale; fu cotesta esperienza che determinò il par¬ tito socialista a polarizzare più intensamente le sue forze verso la estensione del diritto di suffragio agli stessi analfabeti, ravvisando in ciò un mezzo di rom¬ pere le clientele in cui si cristallizza, in tanta parte d'Italia e, di riflesso, stagna e si corrompe in seno al Parlamento la vita politica, e uno strumento
adatto a risolvere più prontamente quel doloroso e vergognoso problema delVanalfabetismo e della incoi- turar la cui soluzione sembra altrimenti imprigionata nell 1 ironia di un circolo vizioso* quasi senza uscita.
Da questo punto di vista , Vaggiunta contemporanea del suffragio femminile al maschile non avrebbe , a senso nostro , alcuna influenza immediatamente bene- fica , per la quale le due rivendicazioni non possano — se la legge di gradualità lo consigli — disgiun¬ gersi nel tempo ; e ciò per effetto della ancor così pigra coscienza politica e di classe delle masse prole¬ tarie femminili , il cui artificiale irrompere nelVar - cingo politico rinforzerebbe probabilmente , per un dato periodo , quelle correnti conservatrici, che già in altri tempi , sperandone benefizi sicuri, si mostrarono propense — in Italia ed altrove — anche al suffragio universale limitato ai maschi.
Indubbiamente , secondo noi , il suffragio universale femminile dovrà integrare , a non lungo intervallo , te suffragio universale maschile. L'uno è il naturale e necessario complemento dell 1 altro. L'evoluzione econo¬ mica, che attira nel campo del lavoro sociale sempre maggiori masse femminili , bisognose quanto e più delle masse maschili di difesa economica e politica , conduce di necessità a cotesto risultato. Ben presto sarà inte¬ resse sentito del proletariato maschile avere solidale accanto a se il proletariato femminile , non solo nelle lotte economiche , ma ben anche sul terreno delle com¬ petizioni politiche. Ogni affermazione in questo senso , ogni lavoro di concreta preparazione morale , c/te te avanguardie femminili tenteranno , voglion essere quindi salutati come opportuni.
Ma entrambi gli scopi saranno tanto più presto e sicuramente raggiunti , c tanto minori delusioni sa¬ ranno da temere , quanto più , nel frattempo , te masse proletarie femminili , softe te stimolo , appunto ,
bisogni e della coscienza di classe, sviluppata dalla propaganda, avranno acquistata — nelle lotte econo¬ miche e nelle lotte di partito — una loro indipendente e vigile coscienza socialista. Cosi come già avviene — sia pure per gradi e lentamente — nel proletariato maschile.
Questo intesero, ad esempio, le donne lavoratrici di Germania , le quali — pur lottando per l’estensione del voto, nei vari Stati, a tutti i cittadini, senza di¬ stinzione di sesso — provvidero al tempo stesso a rin¬ forzare mirabilmente le loro organizzazioni nel campo delle lotte economiche, spesero una vivissima attività nella propaganda socialista fra le donne, e, adoperan¬ dosi, senza, riserve — mano mano che la questione venne posta — ad aiutare intanto la conquista del voto universale maschile, diedero prova di saper edu¬ care in sè queirelevato senso politico, che non solo affretterà la conquista anche del suffragio femminile, ma che offrirà alla democrazia politica ed economica la necessaria guarentigia che Vanne conquistata non sarà per ritorcersi contro l’interesse del proletariato, insieme maschile e femminile.
E nostro avviso che in questo senso dovrebbero lavo¬ rare i Comitati femminili, che si propongono la con¬ quista del suffragio, non come ossequio a un’astrazione metafisica , ma nell’interesse attuale e concreto del prò gresso democratico e sociale. Una campagna pel suf¬ fragio femminile, che si rivolgesse indistintamente a tutti i partiti e rimanesse avulsa dalle competizioni concrete, politiche e di classe, peccherebbe, secondo noi, di contraddizione insanabile e sarebbe condannata alla sterilità.
In ogni caso, un’azione eventualmente diretta alla conquista del suffragio femminile mantenuto sulle ri¬ strette basi attuali o rispondente a determinati requi¬ siti di capacita o di censo, non prometterebbe che un
inutile duplicato numerico del corpo elettoralepiu probabilmente, anzi, un peggioramento delVattuale re¬ gime, e un arresto di sviluppo nélVevoluzione demo¬ cratica e sociale; non potrebbe quindi, noi crediamo, aspirare alVaiuto del partito socialista, mentre do¬ vrebbe più logicamente richiederlo — per le ragioni su accennate — ai partiti conservatori, e particolar¬ mente al partito clericale, che è di essi la più spiccata e caratteristica espressione.
Coi più cordiali ossequi
per incarico del Comitato centrale socialista pel suffragio universale
devotissimo Filippo Turati.
Roma , 22 marzo 1910.
SUFFRAGIO UNIVERSALE ?
(Dalla Critica Sociale, 16 marzo-1 0 aprile 1910)
Ho letto e riletto, ne>\YAvanti!, la risposta del Co¬
mitato centrale socialista pel suffragio universale al
Comitato nazionale prò suffragio femminile, e sono a
chiedermi ancora — (molti altri, suppongo, si saranno
chiesti con me): — perchè mai, per una dichiarazione
così semplice, hanno speso tante parole?
“ Come socialisti — bastava rispondere — è ovvio che siamo per il voto esteso alle donne; ma, come partito d’azione, non possiamo troppo complicare le cose; le donne abbiano pazienza (non è questa una delle maggiori virtù ch’esse dividono con altri non meno preziosi animali?) e verrà anche per loro il momento che i socialisti non temeranno di compro¬ mettere la propria serietà propugnando il voto fem¬ minile ! „
Senonchè il Comitato socialista, o per riluttanza a rispondere così crudamente alle signore interpellanti, o perchè il dovere di coerenza coi principi socialisti e il voto del Congresso di Firenze, che unanime ap¬ provò la mozione per il voto alle donne, lo ponessero in imbarazzo, pensò di trarsi d’impaccio con una scap¬ patoia: e inventò la questione, che nessuno gli aveva proposta, se dovesse o non dovesse assegnarsi, alla simultanea estensione del voto ad entrambi i sessi, carattere assoluto di pregiudiziale.
Il quesito era molto più semplice: — nel vostro suf¬ fragio universale, che estende anche ai maschi anal¬ fabeti il diritto di voto, le donne sono escluse o sono comprese? —
Or qui, per conciliare i principi e la loro negazione, ecco che si affermano, bensì, tutte le ragioni che, nella civiltà moderna, militano pel diritto delle donne al voto politico e amministrativo; ma il veleno (nella coda avrebbe dato troppo nell’occhio) si annida nel bel mezzo della lettera, ed eccolo qui:
u L’aggiunta contemporanea del suffragio ferrimi- u nile al maschile non avrebbe, a senso nostro, alcuna “ influenza immediatamente benefica, per la quale le “ due rivendicazioni non possano — se la legge di “ gradualità lo consigli — disgiungersi nel tempo. „
Ossia: promesse a iosa per un avvenire rimoto; ma, intanto, il suffragio femminile danneggerebbe. L’agi¬ tazione, per la conquista dell’arme politica più po¬ derosa per la difesa del proletariato, che è composto indistintamente di lavoratori e di lavoratrici, sia dun que limitata, per intanto, a favore dei primi. Le la¬ voratrici aspettino quel turno, che alla legge di gra¬ dualità piacerà di assegnar loro.
Non altrimenti suol rispondere un Presidente del Consiglio dei ministri, che si degni di accettare la presa in considerazione di una mozione per il voto alla donna, la quale egli ben sa che andrà a dormire negli archivi.
Qual è dunque il motivo per cui la rappresentanza politica del nostro partito socialista ha preso un at¬ teggiamento così singolare anche in confronto agli altri partiti socialisti?
Invero, il Congresso internazionale di Zurigo (1893), su proposta dei socialisti austriaci, già allora impe¬ gnati nell’èpica loro lotta pel suffragio universale, votava la necessità di promuovere in tutti i paesi, dove non esiste, un’agitazione attiva per il suffragio universale “ senza distinzione di sesso „, perchè la lotta per l’emancipazione economica del proletariato — uomini e donne — è essenzialmente una lotta po¬ litica, e sulla conquista della forza politica reale si fonda l’ascensione del proletariato verso l’avvenire redentore.
A Colonia, nello stesso anno, la democrazia socia-
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lista germanica votava una risoluzione analoga, a
favore del suffragio universale per le singole Diete,
del diritto elettorale a 21 anni, del sistema propor¬
zionale e del voto alle donne. Nel ’95 un battagliero
opuscolo di Bebel, — “ La democrazia socialista e il
suffragio universale, con speciali considerazioni sul
diritto delle donne al voto e sul sistema proporzio¬
nale „ — alla borghesia e al filisteismo tedesco, che
considerano la causa del voto femminile come un va¬
neggiamento di menli inferme, dimostrava, con una
poderosa argomentazione, nutrita di fatti, di logica,
di sano idealismo, come il suffragio femminile — che
solo il partito socialista reclama ne’suoi programmi
— ha per sè l’avvenire, e un avvenire assai meno lontano che non si pensi.
In Austria tutta la propaganda per il suffragio uni¬ versale — opuscoli e giornali — durante più di un ventennio, è diretta “ agli uomini e alle donne del lavoro „, le quali ultime rispondono con entusiasmo inatteso. E lo stesso avvenne in Finlandia, dove i diritti politici delle donne sono già conquistati; — in Belgio fin dal primo periodo della Internazionale;
— in Danimarca, dove, dopo che il Congresso di Stoc¬ carda del 907 ebbe invitato i socialisti dei paesi a suffragio universale maschile a promuoverne l’esten¬ sione alle donne, quei socialisti presentarono, nell’ot¬ tobre dell’anno medesimo, un apposito progetto di legge al Parlamento.
Perchè dunque tanto savio e prudente, in confronto, il nostro Comitato?
Non potendo sospettarlo nè di minore convinzione socialista, nè di spirito di giustizia meno acceso, nè di uno scetticismo, suU’utilità del suffragio universale, che spiegherebbe la tendenza a diminuirne la portata
— non mi resta che una spiegazione: e cioè che esso si sia lasciato dominare dalla illusione, che noi siamo già alla vigilia della conquista del suffragio per i maschi analfabeti; onde l’interesse, per non compro metterne il successo, di fare un passo alla volta, in ossequio alla legge della gradualità.
Or questa — mi dian venia dell’irriverenza gli ot¬ timi amici personali e di partito che conto nel Co¬ mitato —- mi sembra una ingenuità addirittura colos¬ sale. Come imaginare il suffragio universale a breve
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scadenza, se la propaganda nel paese, oggi che scri¬
viamo, si è a mala pena e debolmente iniziata? Forse
Taverne fatto una “ pregiudiziale „ spiegherà l’in¬
credibile prodigio?!
In Francia, il suffragio universale, sbocciato dalla Convenzione, passa attraverso le barricate della mo¬ narchia di luglio del 1830 e i giorni sanguinosi del ! 48, per trionfare nel ’52 con Napoleone III, che ha bisogno del plebiscito dei contadini per proclamarsi imperatore.
In Germania lo introduce Bismarck per l’unifica¬ zione dell’Impero; ma una lunga propaganda lassai- liana e diretta a insegnarne il buon uso al proletariato. L’agitazione per il suffragio universale per le singole Diete dura da ormai 17 anni, e solo ora è forse alla vigilia del successo, dacché quel proletariato, pur così legalitario per tradizione, sa affrontare anche le bajo- nette e fa le sue domeniche rosse a Francoforte e a Berlino.
In Belgio è dal 1830 che si succedono i periodi rivoluzionari per la conquista del suffragio universale. Nel 1848, nei primordi della Internazionale prima del ’70, nell’85 agli inizi del Parti Ouvrier , nel ’90 e fino agli ultimi scioperi generali, l’agitazione ha riprese e convulsioni periodiche; ma la conquista è sempre di là da venire.
E chi non ricorda, in Austria, nell’ultimo ventennio la propaganda infaticabile, i primi maggio solenni dei centri industriali, le formidabili manifestazioni di Vienna innanzi al Parlamento e alla Reggia?
E sono questi i paesi dove, per lo sviluppo indu¬ striale, per le rivoluzioni già trionfate, per un cumulo di coefficienti, il trionfo del suffragio doveva esser più facile.
L’Italia — dovesse anche avere più propizi i fati politici — non si sottrarrà però alla legge comune. Solo una propaganda instancabile, proseguita per anni forse non scevra, nell’Italia meridionale, anche di con¬ flitti dolorosi, potrà suscitare l’esercito dei privi del voto, determinati a conquistarlo per difendere con esso i loro interessi di classe. E perchè, allora, dal reclutamento escludere le donne?
Direte, nella propaganda, che agli analfabeti spet¬ tano i diritti politici perchè sono anch’essi produt-
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tori. Forse le donne non sono operaie, contadine, im¬
piegate, ogni giorno più numerose? Non equivalgono,
almeno, al servizio militare la funzione e il sacrifìcio
materno, che danno i figli all’esercito e all’officina? Le
imposte, i dazi di consumo, forse son pagati dai soli
maschi? Quale degli argomenti, che valgono pel suf¬
fragio maschile, non potrebbe invocarsi ugualmente
per*il femminile? Domandate ai socialisti belgi ed
austriaci se l’aiuto delle lavoratrici, nella loro cam¬
pagna pel suffragio, non ebbe “ alcuna influenza be¬
nefica immediata „ ! Yi risponderanno che proprio
nelle donne trovarono i più coraggiosi entusiasmi e
le maggiori abnegazioni. Così fu che, in Austria, al¬
lorché quel proletariato fu presso alla vittoria, le
donne, che avevano lottato strenuamente, non già per
competizione di sesso o in vista di un lusso politico,
ma per urgenti interessi di classe, non accamparono
egoistiche pregiudiziali, considerarono la vittoria come
vittoria comune, liete dell’arme procurata ai compa¬
gni. sicure di non essere piu tardi dimenticate.
Il voto è la difesa del lavoro, e il lavoro non ha sesso. I pericoli del suffragio universale, se pericoli annida — nè sarebbero maggiori di quelli d’ogni altra libertà — anch’essi sono comuni ad ambo 1 sessi e non hanno che un solo correttivo: l’educazione che nasce dall’esperienza del diritto esercitato. Se il suf¬ fragio universale servì al dispotismo di un Bonaparte, alle velleità dominatrici di un Boulanger, non servi meno, quando fu più illuminato, a difendere e con¬ solidare la libertà e la repubblica, meglio d’ogm guar¬ dia nazionale. _
Ben vero che l’elemento femminile, oppresso dalla insufficienza dei salari e dal peso immane delle fac¬ cende domestiche, che ne assorbe anche le ore e 1 giorni di riposo, non può accorrere, quanto il ma- s C hil e — e il fenomeno è comune a tutti i paesi — nelle organizzazioni economiche del proletariato. Ma è questa una ragione di più per chiamarlo alla con¬ quista del diritto politico, che ridesti, in queste ul¬ time fra gli oppressi, la coscienza di classe, la co¬ scienza di donna, di madre, di cittadina. Per se, che han più bisogno di difesa, e per la causa comune.
In Prussia, mentre scrivo, la democrazia socialista porge un grandioso esempio di solidarietà, non di
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menticando mai, negli appelli alla “ santa battaglia „
per le rivendicazioni politiche, le donne lavoratrici.
La lotta è formidabile, tutte le forze proletarie sono
necessarie, se si vuole davvero la vittoria. Perchè
dunque i socialisti italiani — ed essi soli — saranno
così prodighi, da regalarne la metà alla classe nemica?
Anna Kuliscioff.
tt La parola è all’imputato ! „ E l’imputato è qui in carne ed ossa. Perchè, se il pensiero fondamentale della risposta al Comitato femminile fu concordato coi colle¬ ghi — e poteva esprimersi con la sobrietà, se non pro¬ prio con le parole, con cui il mio Pubblico Ministero lo ha qui sopra riassunto — lo svolgimento, le righe in¬ criminate, tutto ciò, insomma, che nel documento corpo di reato potè dar luogo a una polemica, appartiene esclusivamente a chi l’ha scritto, sottoscritto e, da sè solo, a pieni voti collaudato.
Me me adsum — dunque — qui feci; in me , adirate e adorate compagne, convertite ferrum! Non vi sono altri responsabili. L’infamia è d’un solo.
Il quale osserva subito questo: se la replica di Anna Kuliscioff, anziché essere di una donna, la cui fede e le cui battaglie son note, fosse venuta dal Comitato del suffragio femminile, che si trincerò nel più eloquente silenzio; se tale replica potesse apparire l’espressione dei sentimenti e dei propositi di un gran numero di donne, e di donne italiane; lo scrivente, fossero anche le staffilate, sul suo groppone socialista, state cento volte più fiere, si compiacerebbe altamente di averle provocate.
Perocché — in cotesto caso — esse significherebbero che le ragioni, per le quali dell ’immediata — non si di¬ mentichi mai questo aggettivo — ammessione delle donne italiane al suffragio il partito socialista non saprebbe, crediamo, essere entusiasta ; quelle ragioni avrebbero perduto buona parte del loro valore. E significherebbero quell’avvento della femminilità lavoratrice in grande massa nel movimento di classe, che è uno dei più fer - vidi dei nostri desideri ed auspici.
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Ma la parola di Anna Kuliscioff, congiunta al silenzio
delle altre, non dà se non la riprova di ciò che pur
troppo non ignoravamo. Le donne italiane, novecento-
novantanove su mille — ossia in una proporzione dieci
volte almeno superiore a quella degli uomini — sono
assenti dal movimento politico, e assenti, anche più, da
ogni movimento di classe.
La colpa? Delle donne stesse, degli uomini, di quel che si vuole: inutile, qui, ricercarla. Il fatto è questo, e il fatto rimane. Nè si vede che i Comitati, che si eri¬ gono a interpetri e a guide del movimento femminile, lavorino — con precisi propositi — nelle direttive e agli intenti, coloriti e illustrati nella femminile, e virile, re¬ quisitoria pubblicata qui sopra.
L allora, parliamo pure di libertà che corregge sè stessa, di educazione che sorge dall’esercizio del diritto, auguriamo e speriamo che, allorquando — e ne conve¬ niamo, non sarà così tosto — il suffragio universale sia per venir conquistato, le cose, anche un po’ per opera nostra, siano profondamente mutate ; ma, oggi come oggi, la prospettiva della facoltà, data a tutte le donne italiane, di partecipare al suffragio politico, non è pre¬ cisamente fatta per acquistare a questo simpatie — ne¬ gli ambienti socialisti e democratici — nè per animarne la propaganda e per affrettarne la vittoria.
Ciò premesso, è da aggiungere che mai, allo scrivente
o ai colleghi del Comitato, non saltò in mente di “ esclu¬
dere „ le donne — le lavoratrici sopratutto — sia dal¬
l’estensione del suffragio, sia dalla campagna per con¬
quistarlo, nella quale le invochiamo anzi, col più sincero
desiderio, come collaboratrici di inestimabile efficacia
suggestiva.
Se una diffidenza potè trapelare da quella lettera, è soltanto verso quel certo femminismo elettorale, che guarda alla conquista del voto come a un nuovo privi¬ legio, che rinforzerebbe, coll’aggiunta del voto femmi¬ nile su basi limitate, il dominio intellettuale ed econo-
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mico della borghesia; o, anche se a questo non pensa,
agisce in realtà come non avesse altra mira.
È nostra — ci sia perdonata! — la triplice risposta che demmo a un referendum femminile, pubblicato vari anni fa, circa i tre motivi che rendessero propensi od avversi all’introduzione, anche immediata, anche uni¬ versale, del voto femminile. A tutte e tre quelle domande noi rispondemmo (e non certo per fare un bisticcio) questa sola frase: Sì, perche la donna è un uomo.
E, se toccasse a noi di formulare alla Camera, per conto del Grappo socialista, il disegno di legge del suf¬ fragio universale, nessun dubbio che le donne vi sareb¬ bero incluse formalmente ed esplicitamente — ad evitare le eleganti discussioni fra i giuristi e le Corti, che se¬ guirono, e seppellirono, il ricorso di Bice Sacelli sulla base della legge vigente.
Ma tutto ciò, e il ricordo e l’esempio di tutti i voti di Congresso e di tutti i partiti socialisti della terra, come pure quello delle ammirevoli lavoratrici dell’Au¬ stria (ci scappò scritto, in quella lettera, “ della Ger¬ mania „, ma è alle austriache per l’appunto che sopratutto pensavamo), le quali — col loro pratico riconoscimento della necessaria gradualità — ci sembrano piuttosto recar presidi alla nostra tesi che non all’accusa che ci vien mossa; tutto ciò, diciamo, non distrugge il fatto, di in¬ tuizione elementare, che, fin quando il movimento fem¬ minile pel suffragio resti limitato a una specie di sport signorile, e non sia volto a suscitare nelle masse lavo¬ ratrici femminili la coscienza dell’interesse di classe che la conquista del suffragio munirebbe di valide difese, tale movimento — agli occhi almeno del socialismo e del proletariato — apparirà condannato alla sterilità più assoluta, e la conquista del voto universale — in qua¬ lunque ora della storia sembri diventare imminente — apparirà meno urgente nel suo aspetto muliebre che nel suo aspetto maschile.
Il dire questo, o anche gridarlo sui tetti — non ne spiaccia alla mia severa denunziatrice — può risultare più utile, come stimolo, al progresso del movimento femminile democratico e proletario, che non sia il comodo
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o più galante sorvolare sulla questione; sotto il silenzio
rimanendo intatte le ragioni profonde, che fanno del
suffragio femminile, ancora oggi, a troppi occhi, in Ita¬
lia, un’incognita pericolosa, e quindi un incaglio e una
cagione di ritardo, tanto al trionfo di se stesso, quanto
a quello delia estensione, uni o plurisessuale, del suf¬
fragio politico.
Filippo Turati.
Suffragio universale a scartamento ridotto
(Dalla critica Sociale , 16 aprile 1910)
.... 0 idealismo umano ,
affogati .... Carducci.
La mia replica sarà breve.
Non è piacevole, lo confesso, sopra una questione di sostanza e che sta molto a cuore, dissentire da chi ci fu compagno di lotta e di lavoro, in una vita comune di un quarto di secolo, con perfetta solida¬ rietà, e, per un ventennio, anche su questa Rivista. E avrei ben volontieri rinunziato a questa polemica in famiglia, se Turati, qui, non fosse stato l’inter¬ prete fedele dei nostri compagni piu autorevoli, del Partito, del Gruppo parlamentare, del Comitato pel suffragio universale. Ma allora le smentite e le con¬ futazioni sarebbero venute da altri: l’ortodossia del Partito, geloso delle sue tradizioni novatrici e rivo¬ luzionarie, avrebbe condannata l’eresia individuale. Ma una qualsiasi reazione si attende invano; e, per temeraria che appaia questa mia insurrezione, ad armi impari, contro tutte le “autorità costituite „ del
socialismo italiano,. à la guerre comme a la guerre ,
e proseguiamo il dibattito!
Alla mia “ requisitoria „ contro l’illogicità e il fili¬ steismo della misoginia elettorale dei socialisti, Turati insorge protestando che giammai, nè a lui nè al Comitato, passò per la mente di escludere le donne, sia dall’estensione del suffragio (malgrado la “ nes¬ suna influenza immediatamente benefica „ di codesta “ aggiunta contemporanea ,,), sia dalla campagna per conquistarlo. Nessun dubbio che, in una proposta di legge, che venisse dal Gruppo, le donne sarebbero for-
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malmente e esplicitamente contemplate. E, nella agi¬
tazione, le si invocano, w col più sincero desiderio,
come collaboratrici di inestimabile efficacia sugge¬
stiva
Alleluja ! Dovrei sentirmi fiera di così completa ed inattesa vittoria !
Senonchè le vittorie troppo facili e pronte non sono che illusioni, destinate a vivere ce que vivent les roses — e mi basta porre mente alle considerazioni “ di con¬ torno „ per averne qui la riprova. L’accessorio di¬ strugge il principale ; la cornice il quadro !
Infatti, “ le ragioni, per le quali, della immediata (non si dimentichi, per carità, l’aggettivo !) ammis¬ sione delle donne al suffragio, il partito socialista non saprebbe essere entusiasta „ sono rimaste incon¬ futate — e, “ oggi come oggi , la prospettiva della fa¬ coltà, data a tutte le donne italiane, di partecipare al suffragio politico, non è precisamente fatta per acquistare a questo simpatie negli ambienti socia¬ listi (?) e democratici (!), nè per animarne la propa¬ ganda e per affrettarne la vittoria „.
Siete dunque ancora convinti di trovarvi in pos¬ sesso della bacchetta magica, che vi conquisterebbe, oggi come oggi , il suffragio per gli analfabeti, se Vimmediata ammissione delle donne non fosse là, a riempire di sgomento i socialisti e gli affini ? E al¬ lora — perchè, di grazia, invocate la immediata partecipazione delle donne lavoratrici alla campagna di conquista e le includerete immediatamente nel vostro disegno di legge?
Ma, ahimè ! la bacchetta magica, ecco che ritorna nel suo regno : nel regno delle favole. Turati non disconviene che la conquista del suffragio universale esigerà, per esempio, un po’ più di una stagione... e il famoso aggettivo (non dimenticarlo mai, per carità !) perde allora un tantino del suo valore. Non essendo da sperare il miracolo di immediate vittorie, anche le immediate prudenze possono lasciarsi in riposo.
Vediamo tuttavia le ragioni che le avevano susci¬ tate e consigliate.
u Le donne italiane, novecentonovantanove su mille — dice Turati, che deve averle contate — sono as¬ senti dalla politica e gli assenti hanno torto.
Su 9 milioni di uomini maggiorenni, quanti — ci
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si dica in cortesia — partecipano effettivamente alla
vita politica? Data la percentuale media del 44 %
di analfabeti, gli elettori inscritti dovrebbero am¬
montare almeno a 4 milioni e mezzo: sono a mala¬
pena 3 milioni, e di questi la metà diserta le urne.
Questa assenza, però, di cinque sesti degli uomini,
quasi tutti appartenenti al proletariato industriale
od agricolo, non vi è affatto di ostacolo a chiedere
l’universalizzazione del suffragio universale.
“ Ma l’assenteismo delle donne è dieci volte supe¬ riore.... „ — Ah ! Si dimentica, semplicemente, che i maschi possiedono, più o meno, da secoli, i diritti politici (salvo non curarsene affatto); mentre leggi, costumi, tradizioni, secolari ingiustizie congiurarono sempre a fare delle donne delle perpetue minorenni e delle interdette insanabili. — Ebbene, io vado più in là: concedo che tutte le donne siano delle assenti: sarà una ragione di non chiamarle? o non piuttosto dovrebb’essere del contrario? Chi vi dice che, una volta chiamate, non accorrerebbero? Esse non difen¬ dono i loro diritti; troppe li ignorano; troppe sono misoneiste, passive, mancipie del clero. Ma che cosa ha fatto finora il partito socialista — il solo che, sorto contro tutte le ingiustizie, a difesa di tutto il pro- letariatoj abbia inscritto nei suoi vessilli l’ugua¬ glianza economica, politica, giuridica dei due sessi — che cosa ha fatto per suscitare negli animi dei lavoratori il senso e la pratica di un dovere nuovo, più alto, più umano, nei rapporti delle loro sorelle di lavoro e di stenti, doppiamente oppresse, dop¬ piamente indifese, e altrettanto degne, quanto essi, di possedere i fondamentali diritti del cittadino?
E — poiché lamenta nella donna quel penchant religioso, che dissimula, in fondo, l’incosciente anelito ad un riscatto, almeno fantastico, dalla schiavitù delle bestie da lavoro, verso la idealizzazione della maternità, simboleggiata nel dolce rito di Maria, verso una sospirata “ fusione di anime ,„ che le nozze religiose sembrano promettere per un istante, sotto gli auspici del mistero, e che la dura vita smentisce — il partito socialista, la cui fede dovrebbe quelle mistiche idealità tradurre dal cielo sulla terra, dalla fantasia nella realtà, e la maternità porre dav¬ vero sugli altari della vita, e la fusione delle anime
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l ; eal ' zzare ne Ha quotidiana comunione delle lotte, dei
diritti, delle difese, delle redenzioni ; che cos’ha fatto
il partito socialista — per essere, verso la donna,
meno ingannatore delle religioni, meno prete dei
preti ? r
Ma qui Turati mi interrompe con un lieve sorriso canzonatorio, che vorrebbe dire: — tutto ciò è sa¬ crosanto, ma, “oggi come oggi „, le donne sono quello che sono. Inutile indagare di chi la colpa. Il fatto rimane. E non lo distruggono il ricordo e l’esempio m tutti i voti di Congresso, di tutti i partiti socia¬ listi della terra.
Facciamo pure buon mercato dei Congressi e dei partiti socialisti, se così vi piace. Ma Turati non può non ricordare la esperienza nostra, i nostri ten¬ tativi, la nostra propaganda, a lungo esercitata, nel proletariato femminile ; tutto quel lavoro che, se poi si areno (e ne vedremo le cagioni), bastò però a dimostrare come il risveglio delle donne lavoratrici crescesse in ragione diretta della nostra azione, idea¬ listicamente socialista, esercitata in mezzo a loro
Erano migliaia, nel ’96, nel *97, e, più tardi, nel 901, le operaie delle più diverse industrie, che ac¬ correvano alle nostre conferenze ed entravano, allora, nelle organizzazioni. Eè mancò la partecipazione alle battaglie politiche. Per le elezioni del ’97 la Fede¬ razione socialista milanese diffondeva, a diecine di migliaia di esemplari, un opuscolo, diretto esclusi¬ vamente alle donne, compilato dal Gruppo socialista iemminiie, e le lavoratrici intervennero con ardore di neofite cooperando ai primi trionfi dello stesso Turati nel 5° Collegio di Milano. E l’agitazione per a legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli non tu opera delle donne socialiste e sopratutto operaie? 01 .T? 0 ben < J uattro Congressi (i resoconti son là) perche la loro assidua insistenza persuadesse alfine, nei 1900, 1 apatia mascolina del partito a propu¬ gnare la vitale riforma, presentando quel disegno di legge, preparato dal Gruppo socialista delle donne milanesi, che doveva approdare, attenuato, dopo i cento Comizi popolari, nella legge attualmente in vigore.
Si scatenò la raffica del ’98. Il partito, subendo la necessita indeclinabile dell’ora, fu costretto, per
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debellare prima la reazione e quindi per consolidare la libertà, a polarizzarsi verso altre mete, persua¬ dendo e proseguendo l’unione elettorale dei partiti popolari; e le donne, che non sono elettrici, vennero (questa è la verità) lasciate in disparte. Non furono più viste, alla soglia dei seggi elettorali, le giovani lavoratrici, cinte della simbolica fascia colore di fiamma, fiammeggianti di entusiasmo esse stesse.... Ma quella scomparsa dimostrò soltanto, e dimostra, che il socialismo aveva, ed ha, smarrito gran parte del suo fascino ideale e morale. E non v’è da es¬ serne lieti!
E così l’assenteismo, la incapacità politica, l’igno¬ ranza e la soggezione al clero, questi argomenti onde si fanno forti i socialisti contro il voto alle donne, oh! non sono essi davvero che li hanno inventati! Sono gli argomenti che, in Germania, prima del ’60, gli Junker, i nobiluomini campagnuoli, più di recente in Austria la grassa e grossa borghesia, ripetevano a perdifiato contro il suffragio universale maschile; li ripeteranno ugualmente i nostri feudatarii meri¬ dionali, quando verrà la sua ora. Lo stesso Bebel confessa che, ancora nel 1863, egli era ostile al voto universale maschile, per queste stesse ragioni : eletto deputato nel 1867 dal suffragio universale, si con¬ vinse del suo errore, come si convinsero tanti altri con lui e dopo di lui; così, conquistato il voto alle donne, le conversioni del senno di poi crescerebbero all’infinito.
Ma io veggo già Turati, che, attenuando tutte le riserve del partito socialista, si trincera sempre più dietro la “ legge di gradualità „, a cui “ le ammi¬ revoli „ lavoratrici dell’Austria avrebbero — egli crede — fatto così encomiabile omaggio. Ma, anche qui, è un errore madornale. In Austria, il partito e le donne socialiste accettarono bensì il solo suffra¬ gio maschile; lo accettarono come un acconto, non perchè avessero accampata la necessità di siffatta gradualità sin dagli inizi della lotta. Scacciate dalle prime trincee, le classi privilegiate, repugnanti ormai da adoperare i fucili e le mitragliatrici, pensarono di ridurre il danno a metà, escludendo dalla vittoria le donne, la cui missione esse avevano tradizional¬ mente simboleggiato nelle famose tre K: Kinder ,
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Kirche, Kuche (bambini, chiesa, cucina). Socialisti e
socialiste, d accordo, trovarono utile non giocare il tutto
pel tutto, contentarsi, per il momento, della trincea
conquistata, e accettarono la transazione. Ecco dun¬
que sfuggite a Turati anche le “ ammirevoli lavo¬
ratrici dell’Austria. Che cosa più gli rimane?
Rimane a me di spezzare una lancia in difesa del Comitato nazionale pel suffragio femminile.
• P °™ hè ’ in ve . ri ^> non mi riesce di spiegarmi tanta rigidità di partito di classe, di fronte al movimento femminile non proletario, mentre, nei rapporti coi partiti politici borghesi, i socialisti hanno smussato cosi generosamente gli spigoli della loro classica intransigenza delle origini. Dacché — e per delle ottime ragioni, che qui non discuto — le tendenze affinistiche bloccarde o popolariste presero il disopra nel partito — fino ad abbracciare, al di là della più rosea democrazia, il liberalismo delle “ sante me¬ morie e del “ panteismo sociale „ — quando mai il partito socialista accampò la pretesa di poter la¬ vorare con uomini di altri partiti e di altre classi, soltanto a patto... che diventino socialisti e prendano il battesimo nelle pure acque proletarie? Forsechè le donne di qualunque ceto — professioniste, impie¬ gate, insegnanti, commercianti, direttrici di industrie non hanno tutte le ragioni del mondo di recla¬ mare per sé i diritti di cui godono gli uomini ? 0 potrebbero venir loro contesi, solo perchè la loro bandiera fosse moderata o clericale?
Se i socialisti si sentissero convinti fautori di un suffragio universale autentico, e non a scartamento ndotto, saluterebbero con viva soddisfazione anche 1( L 8uffra £ iste non P r °l etari e, come un coefficiente efficace all’auspicata vittoria. Solo si riserberebbero di combattere quella qualunque proposta di legge che intendesse limitare il voto ad alcune categorie femminili privilegiate.
F ciò, non perche i diritti politici e amministra¬ tivi, per le donne non proletarie, rappresentino una specie di sport o^ di snobismo politico. Ma perchè le donne — al di là della solidarietà di sesso — ap¬ partengono anch’esse alle varie classi sociali e il voto femminile, limitato alle sole classi superiori si risolverebbe in un voto plurimo , concesso alle classi
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antagoniste al proletariato, ed equivarrebbe a una
vera restrizione del voto proletario.
Ed è proprio contro questo pericolo che il partito socialista disarma incautamente e completamente se stesso, quando accampa le accennate riserve circa la immediata estensione del voto universale alle donne. Nè è fantastica o arrischiata la previsione che l’at¬ tuale Presidente del Consiglio — chi non ricorda il bouquet dei più bei fiori della sua eloquenza imagi¬ nifica, offerto alle signore delle tribune di Monteci¬ torio, quando si discusse la petizione delle donne italiane pel suffragio ? — possa presentare un disegno di legge pel voto limitato a talune categorie di donne cittadine. Con quali armi insorgerete a combatterlo? Per contendere il voto alla grande maggioranza delle donne, l’on. Luzzatti si farà forte dei vostri stessi sofismi; e, in nome dell’armonia delle classi, della fratellanza di tutte le donne, e della “ legge di gradualità „ per l’appunto, chiederà che lo sperimento si cominci dalle donne più capaci. Ricorderà allora, ed a ragione, il Congresso femminile di Roma di or sono due anni, dove un migliaio di rappresentanti femminili dimostrò di saper trattare, con idee lar¬ ghissime, le questioni più complesse della vita mo¬ derna; evocherà forse (se non temerà gli strilli del Gruppo clericale !) il voto per la scuola laica..., e chiederà perchè, a donne come la Labriola, la Do- belli, la Spalletti, la Pasolini e tante altre, non si possano aprire le porte del Parlamento... (*). E il Gruppo socialista avrà un bel protestare e tempe¬ stare: ferito dalle armi che la sua improntitudine ha offerte agli avversarii, vedrà il voto plurimo trion¬ fare, favorito sia dall’interesse delle classi conserva¬ trici, sia dalla crànerie politica e dall’amabile scet¬ ticismo, che dominano, in Italia, l’ambiente parla¬ mentare.
E, se questo, che pare un sogno, si avverasse.... à quelque chose malìieur est bon , e gli apostoli con-
C) Un articolo, a prò’ di questa tesi, del Saraceno nella Vita —
che, se non è l’Anna d’Amico dei pensiero del Gabinetto, come pre¬
tende il Giornale d’Italia , certo sta in intimi rapporti con alcuni
degli attuali Ministri — sembra suffragare la mia non temeraria
previsione.
vinti del suffragio universale non ne avrebbero forse ragione di rammarico. Toccato nella sua corda più sensibile, la corda elettorale, il partito socialista si lai ebbe allora sul serio banditore del suffragio uni¬ versale —- non più confinato in qualche ordine del giorno, o evocato come semplice espediente parla¬ mentare — e vorrebbe allora, immediatamente, per le donne lavoratrici tutte quante, l’arme già concessa, come privilegio di classe, alle donne della borghesia.
La propaganda pel suffragio universale, calda di convinzione, fervida di fede nell’avvenire — diretta ai contadini, schiacciati dal medioevale giogo delle camorre meridionali e del vandeismo settentrionale — alle donne, doppiamente martiri, della loro mi¬ seria e dell’egoismo mascolino — una propaganda, cui è giocoforza, per trionfare, metter in luce le infi¬ nite ingiustizie che opprimono i più rejetti, i più dimenticati, i più sfruttati — una cosiffatta propa¬ ganda è la sola che possa infondere una nuova gio¬ vinezza al nostro partito.
Il partito socialista in Italia soffre di vecchiezza precoce. Qualche cosa s’è inaridito, alle sue fonti, e quello, che doveva essere torrente impetuoso, mi¬ naccia di assottigliarsi a rigagnolo pigro, sboccante nei paduli di Montecitorio. Perciò i giovani non vengono a lui e cercano altre vie; quelli che ci ven¬ gono ancora, e, in mancanza di contenuto idealistico più alto, si dànno alla propaganda anticlericale la piu volgare, che urta il sentimento delle masse e che le allontana, troverebbero — in una forte agitazione pel suffragio veramente universale, senza restrizioni — un aere ossigenato pei loro polmoni morali, un alimento alla loro avidità di espansione e di lavoro; rifluirebbero allora essi, numerosi ed ardenti, nelle nostre file; e ci renderebbero la vita. Se anche, nella critica ai vecchi commilitoni, saranno talvolta ingiusti, eccessivi, misconoscenti, poco im¬ porta, anzi non importa affatto ; purché siano salutare correttivo alla saggezza e alla prudenza dell’età critica — ohimè! non l’hanno le sole donne! — degli uomini politici.
Un’ultima parola, e questa, ed ò di preghiera, alle compagne socialiste.
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Partecipino esse — poche o molte che siano —
dappertutto, alla solennità dell’imminente primo
maggio; vi sostengano, dovunque, il diritto anche
delle donne alla conquista del voto ; si preparino a
intervenire numerose al prossimo Congresso socia¬
lista, per rivendicarvi lo stesso diritto. Confido che
voci giovani e forti avranno ben maggiore efficacia
della mia voce — infiacchita dal grigio tramonto!
Anna Kuliscioff.
Chi, prima ancora di me, avrebbe diritto di protestare contro questa nuova requisitoria, è proprio il mite so- marello, dell ’Intermezzo carducciano, la cui malinconica riflessione sulla decadenza dell’umano idealismo fu in¬ cisa, come epigrafe, in testa allo scritto che precede. Mi sia lecito — come compagno di sesso e di battiture — interpretarne il pensiero.
— Sì, è vero — raglierebbe, se potesse, l’asino del¬ l’ortolano, che in verità sarebbe un poco sorpreso di vedersi trasformato in un così fervente feminista. — Io ho mandato l’idealismo umano ad affogarsi, e, nella mia asinina rozzezza, gli indicavo anche il sito: quel sito che voi, signora, per gentile senso di decenza, vi fate scrupolo di nominare. Sì, io mandai l’idealismo umano ad immolarsi sull’ara, chiamiamola così, della dea cloacina. Ma il caso, che mi strappò quella interiezione, era uu tantino diverso.
Io sono — proseguirebbe — come ogni somaro che si rispetta, un perfetto analfabeta, e, quando ragliavo così, nessuno ancora sognava che agli analfabeti pari miei dovesse estendersi il diritto di voto. Sono dunque perfettamente consapevole della mia somaraggine. Ma,
in verità, voi mi avete fatto diventare. più asino del
vero.
Quand’io ragliavo quella bestemmia, ricordate ciò che m’era toccato di vedere e di udire? Carducci ve l’ha pur raccontato. Era lo spettacolo osceno di un poeta ub¬ briaco, che, ostentando ai passanti la fetente ulcera del suo cuore, vomitava sulla pubblica strada w vino, tabe, elegie,,, in onta al preciso disposto dei regolamenti
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municipali. A i pare che calzi il paragone colla lettera
e coll’articolo di Filippo Turati ?
^No, neppure il ricordo delle dolci somarelle dei miei anni giovanili mi avrebbe mai spinto a cosiffatta eresia!
Ed ora, riabilitato il quadrupede, veniamo al cristiano.
E dico subito che, se l’ingratitudine non fosse fem¬ mina, della suscitata polemica le suffragiste — più di chiunque — dovrebbero essermi riconoscenti. Ecco infatti che, per effetto di quella lettera, che mi fa testa di turco a tanti strali, la questione del voto femminile, eh io avrei trattato con insufficiente rispetto, viene sul proscenio, sbuca dall’oscurità, si vendica dei sorrisi ai quali sembrava condannata.
Salutem ex inimicis! dovrebbero ripetere le donne che san di latino.
non 8010 80 Pra queste colonne. Nell 'Avanti! del 1 aprile la data non include malizia — prima la dott. Bice Sacchi, dalla colonna delle “ varietà „, mi scaglia tutto un arsenale di piccole ma contundentìarmi femminili, accusandomi, con tutta la coorte socialista mascolina, di gretto utilitarismo, di sottile ipocrisia e di terrore verde del ridicolo. Nell 'Alleanza di Pavia, accorre a rinforzo la signora Carmela Bariceli!, sospet¬ tandomi di dubitare, con un certo Concilio ecumenico, che anche la donna abbia un’anima. E altre, altrove' rincalzano, che non tutte ricordo. Così la polemica di¬ laga e il mio supposto boicottaggio è miseramente fallito !
Non me ne dolgo; e rispondo subito alla Kuliscioff {a fortiori avrò risposto alle altre, più femministe e suf¬ fragiste e meno socialiste) che, anzi, vivissimamente me ne compiaccio.
? Se > movendo alle Indie, avrò, come Colombo, scoperto l’America; se, cercando la formula dell’oro, avrò inven¬ tata la chimica, come gli alchimisti; se, constatando e deplorando l’assenza delle donne dalla politica, avrò contribuito a suscitarne la presenza;... mi assalgano pure
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tutti i dardi della dialettica femminile, io solo — se altri non comincia — batterò le mani a me stesso.
Soltanto, mi si consenta di soggiungere che la lettera,
tanto discussa, non meritava — in sè e nella sua mo¬
destia — tutta questa discussione.
E, innanzi tutto, tutti gli argomenti che si desumono dal diritto della donna, di qualunque classe, fede, razza o colore, a conquistare, accanto all’uomo, la cittadi¬ nanza politica — da \Vutilità che tale conquista recherà, col tempo, al progresso civile e democratico — tutti questi argomenti sono spesi a vuoto. La mia lettera non soltanto non contestava tutto ciò, ma lo affermava senza la menoma ambage.
La questione era altra, e assai più modesta. Sarebbe utile — si chiedeva — propugnare, colla stessa tonalità, le due cause, esigerne la risoluzione simultanea, fare di questa simultaneità una specie di pregiudiziale? E rispondevo — modestamente — di no.
Mi impegnerei di dimostrare che, su questo punto, che è il vero, siamo tutti — e tutte — d’accordo. Ma, allora, che rimarrebbe più della nostra polemica?
Senonchè Anna Kuliscioff mi ghermisce nei u con¬ torni „, mi inchioda sugli incisi, mi mortifica sulle pa¬ role. Sopratutto le duole ch’io abbia scritto che, della immediata immissione delle donne, di tutte le donne ita¬ liane, nell’esercito elettorale, l’urgenza non può essere sentita dai socialisti. E mi coglie in contraddizione. Perchè, allora, le inchiudereste nel disegno di legge? e perchè le invocate collaboratrici nella propaganda?
Un amico nostro, che lavorò un tempo per il socialismo, seriamente e senza clamore, e che oggi un lungo malanno affligge e sequestra (vadano a lui, di passaggio, gli au¬ guri delle antiche amicizie!), diceva un giorno, alludendo alla nostra contradditrice, questo motto arguto: che il partito socialista italiano non possedeva in realtà che un solo vero uomo politico; soltanto, il solo uomo po¬ litico del socialismo italiano , era.. .. una donna — ed una russa per giunta!
Ma il ragionamento, stavolta, di Anna Kuliscioff non
onora, mi sembra, la logica. degli uomini politici
italiani.
Infatti, la contraddizione vi sarebbe se io avessi negato mai alle donne il diritto o la capacità elettorale in linea di principio. Ma quando si è scritto tutto l’opposto!...
E appunto, poiché il progetto socialista — per le ra¬ gioni stesse sulle quali la Kuliscioff s’è tanto indugiata
— non potrebb’essere, oggi, che affermazione di prin¬ cipio, destinata a effettuarsi per gradi — e la capacità si acquista, fra l’altro, col volerla acquistare — la con¬ traddizione, che mi si rimprovera, non solo non esiste
— ma esisterebbe nel caso inverso: quando, per l’im¬ maturità di molte donne (un difetto, ahimè, da cui si guarisce tanto presto!), le escludessimo dal nostro progetto, o dalla battaglia che lo farà trionfare.
Comunque: questioni di questo genere non è il ragio¬
namento che le risolva; le risolvono i fatti. Vengano le
donne, sospinte dai loro bisogni economici e morali,
numerose e fervide nell’arringo politico; e conquiste¬
ranno il diritto. Esse avranno vinto.
Ma noi — questo è il bello! — avremo vinto con loro.
Soltanto, poiché è pacifico che questo non potrà che essere il secondo passo, e il suffragio universale ma¬ schile dovrà aver preceduto; a quello si arriverà tanto più presto, quanto più libera e piana, per compiere il primo, ci saremo conservata la via.
È la tattica di Orazio contro i Curiazii: abbattere il nemico con arte, alla spicciolata.
Quando scatterà l’ora della prima vittoria?
Qui è il fondo, chi ben guardi, e qui è la chiave del dissenso. Per la Kuliscioff, anche questa mèta è estre¬ mamente ardua e lontana. Per noi — nasce quest’otti¬ mismo dalla consuetudine realistica di lotte per fini più immediati? o è accorgimento inconsapevole, diretto a suscitare e mantenere più vivaci entusiasmi? — per noi, nell’ambiente italiano, se sapremo manovrare, potrebbe
essere, quella prima mèta, molto più prossima. E deci¬ deranno gli eventi.
Da notare: se il suffragio universale maschile dovesse, in Italia, o per nostra ignavia o per ostilità insuperabile di circostanze, tardare parecchi decennii; per lento che sia il progresso dell’alfabetismo (e oggi, all’infuori del¬ l’azione del Governo, molti nuovi coefficienti lo solleci¬ tano: citiamo, per tutti, l’emigrazioue alle Americhe), esso basterebbe a condurvici colla legge vigente. Non sarebbe più il suffragio universale quale oggi lo conce¬ piamo e pei fini che oggi da noi gli sono proposti. Di battaglia e di conquista non sarebbe più da parlare.
Quanto alla virtù rinnovatrice, che una forte agitazione
pel suffragio spiegherebbe sulle energie del nostro par¬
titoci sottoscrivo con due mani. E non mi preoccupano
troppo i pericoli, che Anna Kuliscioff affaccia, di con¬
quiste femminili parziali e conservatrici. Bene è averli
prospettati: ma non per rassegnarci fin d’ora a doverli
subire.
Con tutti i suoi possibili e in gran parte inevitabili errori, il socialismo proletario italiano, che già seppe rintuzzare le offese alla libertà, non tollererà restrizioni statutarie indirette, non subirà M voti plurimi „ — nep¬ pure dissimulati sotto le rose galanti di concessioni di sesso. Questo rimanga stabilito.
Purché, s’intende, per troppo ringiovanirsi, non sacri¬ fichi a mistici miraggi la maturità di consiglio propria agli adulti — ricordi che ogni giorno ha il suo com¬ pito — e che, senza l’oggi, non può spuntare il domani.
FiLipro Turati.
PER CONCHIUDERE.
Sorvolo alle minuzie. Confido che il Partito socia¬
lista finirà per convincersi che le sue riserve circa
il voto alle donne, escludendole di fatto dall’agita¬
zione pel suffragio universale, tornerebbero tutte a
suo danno. Non mi appello ai “ sommi principi „,
alle tt alte idealità „ ; rimango sul terreno del con¬
creto e del contingente, che s’impone a tutti gli altri
partiti socialisti del mondo.
L’industrialismo, che, rivoluzionando tutta la vec¬ chia vita sociale, spinse il proletariato a costituirsi e ad agire come partito politico di classe; strappando la donna al focolare, come elemento più docile allo sfruttamento, e lanciandola nella concorrenza contro l’uomo, creò le cause profonde della solidarietà fra i due sessi delle classi più sfruttate, per la difesa comune della loro vita, dei loro diritti, della loro discendenza.
Anche in Italia le lavoratrici — lo esemplificava assai bene Romelia Troise nell ^Avanti! ? 16 aprile — si moltiplicano rapidissimamente. Sono già quasi 6 milioni, senza tener conto delle donne della media e minore borghesia, più spremute spesso e angustiate delle stesse operaie. Allontanare — colla doccia fredda dei piccoli opportunismi politici — questa massa di energie e di entusiasmi dal combattimento economico e politico, significherebbe ritardare le conquiste anche soltanto maschili. Oh! le riserve opportunistiche, le avanzeranno a suo tempo — non temete — le classi dominanti, nel loro proprio interesse; non c’è bisogno che siamo noi a suggerirgliele.
Di più : solo il movimento delle donne proletarie impedirà l’estensione del voto alle sole privilegiate. In Inghilterra, questo stava già, dopo ripetute prove, per trionfare in Parlamento, e il relativo bill , vittorioso alle prime due letture, cadeva, nella terza, per po¬ chissimi voti; quando l’irrompere nella lotta delle tessitrici in zoccoli del Lancashire e dei milioni di lavoratrici di tutte le industrie (manifestavano a Trafalgar Square 20 mila donne della borghesia e
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in Hyde Park 150 mila proletarie) infranse i rosei
calcoli del femminismo elettorale borghese. Proba¬
bilmente, almeno in Prussia, dove regna ancora il
voto per classi, le Fraurechtlerinnen avrebbero già
la vittoria, se il socialismo tedesco non avesse, da
gran tempo, chiamato a raccolta il proletariato fem¬
minile.
Eppure, quando, venti anni fa, la geniale e corag¬ giosa Klara Zetkin iniziava, nel partito, l’organizza¬ zione delle proletarie, non mancarono, come in Italia, i sorrisi, le ironie, il boicottaggio della stampa so¬ cialista. Ma l’energia di quelle donne, corroborata dall aiuto di Bebel — la più completa personalità di socialista e di uomo — ebbe ben presto ragione del filisteismo maschile, anche socialista. Due anni sono, il Congresso di Lipsia constatava la meravigliosa fioritura delle organizzazioni femminili, economiche e politiche. Abolita, nel 908, la legge che precludeva le società politiche alle donne, queste ascendevano nel partito, da 29 mila a 62 mila (9382 nella sola Berlino); nelle organizzazioni economiche intanto, dall’892 al ’908, erano salite dall’1,8 al 7,6 % del proletariato organizzato. La Gleichheit , con 77.000 abbonate, diventava una delle migliori fonti di red dito pel partito, mentre un foglio volante di propa¬ ganda più popolare per le madri e le giovinette su¬ perava il milione e y 4 di tiratura.
Sono donne diverse dalle nostre „ : mormoreranno gli scettici. — Le borghesie dei vari paesi non hanno mai ragionato diversamente, a proposito dei loro so¬ cialisti e dei loro proletari! — Quello intanto è il più numeroso, il più completo dei partiti socialisti, forse il più prossimo al trionfo. Ma esso — o socialisti italiani non si è dimezzato con le sue medesime mani.
Il partito socialista italiano non deve, non può, rinunziare ad aumentare le forze proletarie. Il re¬ clutamento contemporaneo, per la conquista del suf¬ fragio universale, degli uomini e delle donne del la¬ voro, non nasconde alcuna ingrata sorpresa, e sarà, ne ho ferma fede, ricco di vantaggi incalcolabili, economici e politici, per tutto il proletariato. — Al¬ l’opera, dunque!
Anna Kuliscioff.
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