Una sciarabbottana
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UNA SCIARABBOTTANA.[1]
Sarebbe bbuffa che stanno[2] ar finale
Der giubbileo[3] de Pascua Bbefanìa,[4]
Mo jje vienissi st’antra fernesia[5]
De progorallo[6] a ttutto er carnovale.
Direbbe allora pe’ la parte mia
Ch’er Zanto-Padre nostro è ssenza sale;
E cch’er Romano lo conosce male,
Levannoje sti ggiorni d’allegria.
Adesso ch’oggni cosa va a ccartoccio,[7]
Sciamancherebbe[8] puro[9] un Papa sscemo
Che inibbissi quarch’ora de bbisboccio![10]
Pe’ cquesto er Campidojjo[11] lui medemo
Currerebbe a Ssampietro a ppregà er Boccio[12]
De dacce la liscenza che rridemo.[13]
Roma, 6 gennaio 1833.
Note
- ↑ Cerbottana. Udire una cosa per cerbottana, vale: “udirla susurrare fra il popolo.„
- ↑ Stando.
- ↑ Di questo giubileo vedi i sonetti... [Er Zanatòto ecc., 13 e 14 dic. 32].
- ↑ Epifania. Vedi il sonetto... [Er Zanatòto ecc. (1), 13 dic. 32; nota 3].
- ↑ Frenesia.
- ↑ Prorogarlo.
- ↑ A sghembo: [a rotoli].
- ↑ Ci mancherebbe.
- ↑ Pure.
- ↑ Bagordo. Andare in bisboccio ecc. [Più spesso però dicono bisboccia. E far bisboccia, bisbocciare, bisboccione, son vivi anche a Firenze. Mancano quindi per mera svista al Giorgini-Broglio e al Rigutini-Fanfani.]
- ↑ Si può francamente asserire non essere ai rappresentanti del popolo romano restata quasi altra giurisdizione, che quella di dirigere e premiare i cavalli delle corse carnascialesche.
- ↑ Vecchio. Qui, il Papa.
- ↑ Ridiamo.