Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura Lo sfasscio Intestazione 19 marzo 2025 75% Da definire

Una sciarabbottana Le mmaschere eccresiastiche
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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LO SFASSCIO.[1]

     Jer notte, a mmezzanotte, su a Ccimarra,[2]
Aggnédero[3] pulito[4] in zei perzone,
E ffésceno un bèr bùscio in ner portone
De cuer bravo maestro de chitarra.

     Sfilato che ppoi n’ebbeno la sbarra,
J’entrònno in casa senza suggizzione;
E jje portònno via tutto er mammone,[5]
Ammazzanno lui prima pe’ ccaparra.

     Cuesto lo so ppe’ bbocca de Noscenza,[6]
Serva der morto, ch’arimase viva
Agguattannose[7] sotto a una credenza.

     Ma sso’ ccose da fasse in commitiva?
Nun fuss’antro, dich’io, l’impertinenza
D’ammazzà un galantomo che ddormiva.

Roma, 6 gennaio 1833.

Note

  1. Rottura di uscio.
  2. Contrada di Roma, così nominata dalle case dei conti Cimarra.
  3. Andarono.
  4. Bravamente.
  5. Il danaro: parola di provenienza scritturale.
  6. Innocenza.
  7. [Acquattandosi.]