Una difficortà indiffiscile

Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura Una difficortà indiffiscile Intestazione 30 maggio 2024 75% Da definire

Er giudizzio in particolare Er madrimonio sconcruso
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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UNA DIFFICORTÀ INDIFFISCILE.[1]

     Quelle quattro parole de latino
Hanno, dico, d’avé ttanto valore,
De mutà mmezzo càlisce de vino
Ner zangue che sverzò[2] Nnostro Siggnore!

     Nun badanno[3] ch’ar gusto e cch’ar colore,
Se dirìa:[4] questa è rrobba de Marino;[5]
Ma nnun badanno a la vista e ar zapore,
S’ha da ggiurà: cquest’è ssangue divino.

     Ma co’ la cosa[6] che sto sangue arresta[7]
Ner calisce der prete tal e cquale
Che ffussi[8] ancora er zugo de l’agresta,[9]

     Io vorìa dimannavve[10] si[11] un bucale[12]
De vino conzagrato pò ddà in testa
De chi sse lo bbevessi,[13] e ffajje[14] male.

29 maggio 1833.

Note

  1. Difficile.
  2. Versò.
  3. Non badando.
  4. Si direbbe.
  5. Marino, terra vicino a Roma, ferace di buoni vini.
  6. Ma pel motivo.
  7. Resta.
  8. Fosse.
  9. Il sugo dell’agresto: il vino.
  10. Vorrei dimandarvi.
  11. Se.
  12. Boccale. [Poco più di due litri.]
  13. Se lo bevesse.
  14. Fargli.