Un conzijjo da amico

Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura Un conzijjo da amico Intestazione 30 giugno 2024 100% Da definire

Tristo a cchi ttocca La ggiustizzia der monno
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

[p. 165 modifica]

UN CONZIJJO DA AMICO.

     Santo Padre, che ccosa ve fr.....[1]
Co’ ttutti sti quadrini che spennete?[2]
Dolori co’ le mmànnole[3] attorrate
Ve possino venì ssi nnu’[4] l’avete.

     Ve pare questa cquaFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte vvita da frate?
Ve pare questa cqua vvita da prete?
Eppoi fate er piaggnone: eppoi sperate
Che vve possino annà le cose quiete.

     Le ggente mica poi so’ cceche e mmute;
E vve faranno avé strette infinite,
Peggio de quelle che ggià avete avute.[5]

     Che ssciupi[6] una siggnora ch’ha la dote,
Pascenza;[7] ma li vostri, lo capite?,
Nun zo’ sfarzi da Sommo Sascerdote.

7 aprile 1835.

Note

  1. V’imbrogliate.
  2. [“Dicono che la sua casa, (di Gregorio XVI) “non fosse ministrata con parsimonia, e che vi si facessero spese poco assegnate.„ Farini, Op. e vol. cit., pag. 127.]
  3. Mandorle.
  4. Se non.
  5. [Per la rivoluzione del 1831.]
  6. Scialacqui.
  7. Pazienza.