Un brieve trattato dell'eccellentia delle donne/Brieve trattato dell'eccellentia delle donne
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BRIEVE TRATTATO
dell'Eccellentia delle Donne.
IO era venuto Nobilissimi Auditori a questo mio consueto luogo per mostravi le Cagioni delle cose, che sotto il cerchio della Luna hor nascono, hor moiono, ma rimirando questo novo splendore, & questa inusitata luce che venuta m’e davanti a gli occhi, & dalli cui ben risplendenti raggi illuminato ne veggio tutto questo nobil ridutto, in maniera che divina cosa anzi che humana parendomi, sento il mio animo repentinamente infiamato, & da tanta bellezza rapito, ch’egli non pò più considerar di cosa fragile & mortale, ma più tosto [5v] egli disia d’investigare & ispianare una eterna verità, non per avanti da ciascheduno intesa. Dirò adunque, & s’egli mi fie possibile, dimostrerò, le Donne per lo più esser di maggior eccellentia, che gli huomini non sono: della qual cosa, quantunque molti ragionato n’habbino, non hanno però trattato questa causa, come se vera la credessero, sì come noi speriamo di fare. Quelli ne scrissero per trastullo, volendo far conoscer al mondo l’acutezza del lor ingegno, nel poter copiosamente trattare cosa al lor parere humile & abietta, non altrimenti che già quei si facessero, che le lodi della Mosca, della Quartana, & dell’esser calvo scrissero: Noi veramente non per mostrar sottigliezza [6] d’intelletto, né per via di giuoco, ma sol per disio di ritrovar la verità, cosa molto convenevole, faremo veder più chiaro che il sole, ciò che sì longamente n’è stato celato, ciò è che il sesso Feminile sia di magior nobiltà che non è il maschile, & in tre modi mostraremo l’intention nostra. Primieramente dalli instromenti dell’anima, li quali, senza dubbio sono nelle donne più che ne gli huomini eccellenti. Poi dalle operationi che derivano dala ragione, Ultimatamente dal testimonio de gli istessi huomini, poi che & conoscono & confessano d’esser alle Femine inferiori. Volendo per tanto con philosophice ragioni trattar la presente quistione, è di necessità che io usi parole alli Philosophi, & [6v] proprie & famigliari, non gonfie, & rabellite, attendendo più tosto al dir la verità, che al modo come dirla si debba: neanche seguiterò il costume di alcuni, li quali, proponendo prima gli argomenti delli avversari, quelli cercano avanti ogni altra cosa di gittar a terra, & poi come il meglio possono stabiliscono le lor ragioni: studiando io sempre di esser brieve, assai mi reputo fare trattando semplicemente la causa delle donne, & le lor perfette lodi manifestando, la onde poi chiaro vedrassi false esser le obiettioni che lor si contrapongono. Ma qui mi nasce un gran sospetto ch’altri per aventura non si creda che fatto sia perciò nemico al viril sesso, overo che scemando la nobil [7] condition de gli huomini, procacciar me ne voglia gloria & honore: non mi diffido però che & l’uno & l’altro tosto non vi paia falso, se attender vorrete alle cose che io son per dirvi quanto più brievemente potrò. Io darò talmente le debite lodi alle femine, & talmente gli concederò gli dovuti honori, che non perciò gli huomini (quelli dico che degni sono d’esser detti huomini) rimaranno di me mal sodisfatti, & questo sarà piacendo a Iddio l’incominciamento del mio tenace proposito. Conciosiacosa che tutta la virtù sì degli huomini, come ancho delle dònne consista nell’animo & nel corpo, vedesi per cosa certa essere gli animi loro fatti dalla natura egualmente perfetti, a tal che [7v] naturalmente parlando, fra l’animo della donna & quel dell’huomo non vi si scorge differentia: Non toccherò quivi quella sottil disputatione da Theologi parigini tanto sottilmente ventilata, ciò è se l’anima di Giesù Christo Salvator nostro, fusse più perfetta di quella di Giuda Iscariotha, il che molti pertinacemente diffendono: Se adunque fra gli huomini & le donne vi sarà veruna differentia di eccellentia, ella non dipenderà dall’animo, ma sol dalle operationi che derivano dalli instromenti del corpo, per il che quanto più saranno detti instromenti perfetti, tanto migliori sempre diremo esser le operationi. Propongovi un essempio: Sono qua dui scrittori egualmente nell’ [8] arte perfetti, non crederemo noi che chi haverà miglior calamo, quel debba ragionevolmente meglio scrivere? Così anchora quando chiesto ci fusse qual di dua sia più eccellente l’huomo o la Donna? sarebbe né più né meno, come sel ci chiedesse chi habbia di loro migliori instromenti, pel mezo de quali essequir si possino le Attioni dell’animo, monstrando noi per tanto che le donne posseghino generalmente migliori instromenti non sarà di necessità che gli huomini vinti si confessino, & cedino alle donne di perfettione? Sono gli instromenti dell’animo di due maniere, alcuni semplici sono detti, & alcuni organici. Semplici sono i spiriti, & organici i membri del corpo. Vo [8v] più oltre, & dico che tutto il corpo qual soliti siamo di chiamare organico instromento, in dui modi si pò considerare, o per la figura istessa, o per la sua complessione: è adunque necessario che dalla varietà delle sopradette cose naschi tutta la differentia ch’esser si vede nelle operationi & de gli huomini & delle donne, sì come dalla detta varietà procede che alcuni più savi & similmente più stolti sieno. Noi per hora di questa differentia non parlaremo punto, ma sol di quella che si trova fra questi dui Sessi, perché chiaro vi sia qual di lor dua meritevolmente debba esser preferito: & conciosiacosa che favellando noi della figura de membri non vi si trovi discrepantia alchuna, la qual manifestar [9] ci possa qual Sesso habbi in sé maggior eccellenza vedendosi del continuo capi di figura & buona & cattiva, di modo che da niuna viril figura non si potrà mai raccorre se sieno gli huomini o le donne superiori. Niuno ho già mai ritrovato che argomentar volesse perfettione, perciò che il capo dell’huomo havesse amendue le tempie schiacchiate & compresse, & quel della femina fusse rotundo & cotai volte acuto, la onde tutti argomentar sogliono, perché la complessione dell’huomo sia calda & secca, & l’altra fredda & humida. Volendo adunque noi che il corpo organico sia instromento dell’animo, & che in dui modi considerar si possi, cioè quanto alla figura, & etiandio [B] [9v] quanto alla temperatura habbiamo dimostrato che quanto alla figura non vi è difformità alcuna, rimanci hora da considerare se per aventura ella fusse nella complessione. Quattro sono le temperature humane, benché molti ne ponghino nove, ma questo per hora non m’importa, le quai, denominate sono dalla collera, dal sangue, dal Flegma, & dalla maninconia, & quantunque sieno comuni così ai maschi come alle nostre femine, ritrovandosi ciascheduno talmente complessionato che in alcuni signoreggi il sangue, in alcuni patroneggi la collera, in altri predomini il flegma, & in altri prevaglia la maninconia, pur fu sempre il parer de i più savii che la temperatura [10] calda & secca alli huomini si convenisse & la flegmattica delle donne fusse, & benché a questa opinione non vi acconsenti Hippocrate, non intendo io però che la auttorità di sì grand’huomo mi favorischi punto, ma sempre intendo di ricevere per vere le opinioni de savii. Concediamo adunque volentieri che flegmatica sia la complession feminile, concediamo similmente che la compositione calda & secca (sì come la maggior parte de philosophanti vuole) produchi spiriti migliori, & all’intelligentia più disposti, & faccia li costumi assai più benigni che far non possa qualunque altra conplessione, il che fu anche parer di Aristotele ne suoi problemi, sì come giudicano molti: Sarà adunque [B ii] [10v] manifesta cosa non mai per altra cagione avenire che alcuna complessione si senta più dell’altra all’intender atta, salvo che per lo produr de spiriti più caldi & secchi, & essendo i spiriti dell’animo instromenti semplici & non organici, nasce che ogni differentia di perfettione che fra questi dui si scorga & comprendi, ella non procedi dall’animo, il quale, come detto habbiamo, è egualmente perfetto, ma dalli instromenti ch’egli è solito di usare nelle sue attioni: & che ciò sia vero non veggiamo noi rivolgersi l’animo nostro hora alla bontà & hora alla malitia secondo che la complessione è o buona o malvagia, per il che di tutto ciò che detto habbiamo tre cose si concludono, [11] primieramente che la differentia che fra l’huomo & la donna si comprende nell’esser l’uno più dell’altro perfetto, venghi dalla complessione, doppo questo, che la complessione calda & secca sia de gli huomini, et la flegmatica delle donne, & ultimatamente che quella complessione dove la collera signoreggia produchi spiriti all’intendere & all’operare meglio disposti, le quai cose per verissime ammettendole potrebbe altri agevolmente credersi che gli huomini superassero le donne di perfettione, ma io nel progresso del mio dir non solamente non concluderò questo, ma dimostrerò l’opposito, dove supplico la cortesia vostra che con attento animo ascoltar mi vogli, sperando io di [B iii] [11v] farvi facilmente vedere quanto sin’hora ingannato si sia chiunque creduto ha altrimenti di quel ch’io cerco persuadervi. Consideraremo adunque con diligentia non tanto che bontà seco porti la calda & secca complessione, ma similmente che malignità seco ne tragha, il che da niuno altro penso sia stato avertito. E cosa molto chiara presso de savii phisici che le temperature calde & secche generino appetiti più ardenti, & voglie più di qualunque altra temperatura infiammate & accese. Hor di questi appetiti che commover sogliono i sensi & vegonsi esser capitalissimi nemici della ragione, cercando di sottoporla al lor imperio sarà il ragionamento nostro. Non penso che alcuno sì fuor del [12] senno trovar si possi che affermi esser buona la moltitudine delli appetiti, ma crederò ben che ognuno apertamente confessi che mala cosa sia: consideriamo per tanto qual di queste due cose sia più eccellente la bontà dei spiriti, la qual nasce dalla complession calda & secca, o la malitia delli appetiti, il che tanto sarà, come sel si ricercasse qual sia più, il bene, o il male che in sé contiene questa tal complessione: & acciò che questo meglio si conoschi e parimenti di necessita chel si rifughi alla bilancia dei sensi, la qual, parmi la più certa misura che imaginar si possi. Contemplinsi un poco tutti gli huomini che di tal modo qualificati sono, contemplinsi dico, sani, ricchi, & in dignità posti, [B iiii] [12v] & chiaramente vedrassi quanto poco si dieno alla virtù & alla cognitione delle honeste arti, se adunque per lo più, questi si danno più tosto ai diletti carnali che alle virtuose opere, non sarà mai da dubitare che tal qualità non habbia in sé più di male che di bene, ispetialmente mostrandoli la ragione esser la via della virtù solamente da seguittare. L’è certo, cosa manifesta & chiara che in simili qualità l’appetito signoreggi la ragione, & cerchi farsela in ogni modo soggetta & soggiogato che se l’habbi ne doventi Tiranno, & insieme col spirito di quella temperatura che naturalmente ottimo si suol vedere, faccia & produchi pessime attioni, per la qual cosa facendo maggior danno [13] in cotal temperatura la prontezza delli appetiti, che utile non faccia la bontà dei spiriti, devrassi per lo contrario meritamente dire che la complession flegmattica sia a questa dirittamente opposta, la qual, sì come tutti confessano, contiene in sé & pochi & debboli appetiti, benché spiriti habbia men perfetti, & sì come nella calda complessione si vede maggior detrimento nella prontezza delli appetiti, che utilità nella perfettione dei spiriti, così in quest’altra fredda trarà seco più utilità la poca quantità delli appetiti che non sarà detrimento nella tarda prontezza dei spiriti: Questo anchora con un’altra gagliardissima ragione vi confermo. Confessano tutti i savii esser naturalmente ne [13v] gli huomini & nelle donne gli animi, come già più fiate detto habbiamo egualmente perfetti, & quella complessione nella quale signoreggia la collera, & qual diciamo esser propria degli huomini, essere grandimenti inclinata alli appetiti, la onde quella delle donne ha gli appetiti per esser flegmattica & pochi & debboli, la onde senza fallo ne seguita che la ragione habbi magior vigore nelle donne che negli huomini, oltre che essendo in ammendua l’anima con uguali virtù perfetta, chiara cosa parer ne deve che nelle femine sia l’inimico di maggior impotentia essendo in quelle minor copia d’appetiti: & se generalmente parlando sono gli huomini sin da fanciulli obedienti alli [14] sensi, & sprezzatori della ragione come potremo noi sperar di vederli mai giunti alla vecchiezza da tal servitù liberi? ispetialmente generandosegli da quella usanza che fatto hanno di servir ai strani desiderii un certo maligno habbito, il qual accompagnandosi con i consueti appetiti doventa troppo crudel nemico della raggione. Certo è che sel huomo nel primo assalto con un sol vitio contrastando, riman sì facilmente prigione, ch’egli non potrà ragionevolmete haver speranza di potersi liberar da dui potentissimi Tiranni che sono l’appetito & il depravato animo fatto compagno di esso. È similmente chiaro che la maggior parte degli huomini, non solamente non raffrena mai gli [14v] appetiti, ma più tosto con ogni studio si sforza & di aumentargli & di farse lor tuttavia più sogetto: Essendo per tanto la sensualità molto nemica della ragione, rade volte averrà ch’ella in colui prevaler si possa, che se gli fa obediente: Non negherò però mai che quei huomini che per la calda complessione sono alli vitii inchinati, ponendo freno alle strane voglie & alla ragione obedienti divenendo, non si facciano eccellenti sopra tutti o maschi o femine che sieno: benché in picciolissimo numero essendo, non possono perciò far che la conclusion mia non sia verissima. Affermerò io sempre constantissimamente le donne seguittar per lo più l’intelletto & la ragione, & gli huomini il senso & [15] brutte lor volontà: a questa ragione un’altra ve ne aggiungo, non meno efficace, per la qual mostrerò haver la complession calda & secca, non so che d’imperfettione perché essendo calda, ella ha di mestieri di maggior nutrimento, & quanto più copioso sarà il nutrimento, tanto maggior abbondantia de vapori ne risulterà, li quali, salendo poi (come è il lor costume) al cerebro, & rimescolandosi con i spiriti, sono di gravissimo impedimento & guastano i buoni instromenti dell’animo, & questo con facilità si comprende, poi che doppo il mangiare non siamo così disposti né alle contemplationi, né alle facende, come eravamo prima che mangiassimo. Benché adunque questa viril [15v] complessione generi migliori spiriti, che la feminil non fa, ella produce però più vapori, non richiedendo la complession fredda tanto cibo, né tanto beveraggio, il che tutto ’l giorno veggiamo nelle donne che di sì poco pasto sono. Concludiamo per tanto che la temperatura calda & secca havendo questo di bene ch’ella sia generatrice de migliori spiriti habbi però in sé dui gran mali possenti a impedir la ragione, & in tal maniera soggiogarla che sforzata sia di piegarsi bruttamente dal diritto sentiero della virtù: & questi sono li mali, venhementia d’appetiti, & copia de vapori, li quali, di necessità dal molto mangiare, & immoderato bere sorgono. Hor questi mali, non trovandosi nelle [16] donne, ne seguitterà che quanto si appartiene alli instromenti dell’animo, le femine, dei maschi più nobili sieno, il che non è altro che dire che le femine seguitino quel che la ragione et l’intelletto lor dimostrano, & gli huomini ciò che il senso & l’appetito li pone avanti. Né quest’altro passerommi di leggieri, che la complession sanguigna cioè calda & humida la quale alli huomini anziché alle donne si appartiene, poca dignità lor rechi, conciosiacosa che per il testimonio di Hippocrate tal complession faccia gli huomini & pazzi & al rider troppo pronti. Et quando noi diciamo l’appetito signoreggiar negli huomini egli è né più né meno, come se noi dicessimo che negli huomini [16v] signoreggiasse un acerbo nemico della ragione & una troppo bestial passione: accostandosi adunque gli huomini più che le donne alla natura delle bestie, chi sarà colui tanto ignorante che liberamente non confessi esser le donne più delli huomini perfette? Certamente credo che niuno trovar se ne debba, salvo chi non fusse più che irragionevole, a tal ch’egli non potesse intendere la forza & la potenza della ragione. Havete udito Eccellentissimi Auditori la differentia delli instromenti dell’animo, cosi degli huomini come delle donne, hora vi parlerò delle operationi, sì come già promisi di parlare, nella mia seconda propositione, & dico che non essendo le ragioni di alcun potere quantunque [17] acute & ingegnose paiono, se elle contrastano al senso & alla isperientia, ben fatto giudico che si discendi al senso & a quelle cose, che del continuo ci sono davanti a gli occhi, benché l’invecchiata opinione che le donne sieno di gran longa alli huomini inferiori, non ci lasci così facilmente conoscere la verità, per la qual cosa, intendo io di mostrarvi particolarmente le operationi delle virtù, & farvi vedere che le donne sieno in diverse virtù assai più di noi eccellenti, & così non sarà da dubitare che in le femine la ragione non sia più gagliarda all’operare: & per incominciar dalla fortezza qual ispetialmente gli huomini si usurpano, dicovi che se della corporal fortezza, con la [C] [17v] qual crudelmente noi ci soggiogammo le donne, parlar vogliamo ch’ella non habbi in sé tanto di dignità che per ciò, habbi da esser giudicato più nobile chiunque più ne participa, perciò che questa sarebbe ragione per concludere che i buoi & i cavalli per esser più robusti fusser più nobili. Ma se parlar vogliamo di quella fortezza che fra le virtù morali presso di Aristotele tiene il primo luogo, certa cosa è che sì rari sono gli huomini forti, che mai alle donne preferir si potranno. Non veggiamo noi c’hoggidì i soldati non essercitano l’arte militare per honore? non però dico che tutti ciò facciano, benché pochi ne cavo fuori, che guidar non si lascino, o da ambitione, o da guadagno, o dal [18] commandamento dei lor principi & non perché la fortezza paia lor virtù divina: nella qual cosa se l’occasione si offerisce alle donne, non dubitarei mai ch’elle non facessero il medesimo: ma che diremo di quella fortezza di animo per la quale si soffrono tante miserie & tante angoscie si patono & pel mezzo della quale i più brutti desiderii si rafrenano? Non penso faccia di mestieri che in questo luogo io rivolga varie istorie, né che io discorra diverse Provintie, poi che non ci è sì picciol borgo dove molte donne non si trovino che pacientemente sofferischino le malvagità & duri costumi de mariti. Taccio di dirvi quante pudicissime donne in ogni lato si ritrovino, & niuno huomo [C ii] [18v] che pur si contenti delli abracciamenti della sola consorte: Che diremo poi della intemperantia sì del mangiar, come ancho del bere cagion, che gli huomini simili alle bestie ne divengano? & chi è che assai più non tema un imbriaco che l’ira di qualunque più attroce fiera? & poi vi sarà chi osi affermare haver in sé cotai huomini miglior ragione che le donne non hanno? & se alcuno dir mi volesse ciò esser vero mentre gli huomini imbriachi sono, ma non già per altro tempo, & io, a questi dimanderò se quando gli huomini si conducono a ber sì largamente, se imbriachi sono o pur sobrii? se imbriachi di già sono, adunque sempre pazzi li diremo, & se imbriachi non sono, come li [19] crederemo di buon giuditio per poter insegnar & governar altrui? poi che spinti da sì vano diletto, divengono d’huomini, bestie, & quanti vene sieno di questi tali penso che persona non vi sia che chiaramente nol sappia, rare sempre all’oncontro essendo quelle donne, o nelle nostre contrade, o nelle peregrine, che in sì bestial natura si tramutino. Per il che, essendo le attioni nostre certissimi inditii dell’animo, & veggendo noi quasi tutti gli huomini lascivi & incontinenti, non seguiterà di necessità che non essendo sì gran diffetti nelle donne, ch’elle sieno assai più perfette che gli huomini non sono? Hor doppo questo, veggiamo un poco come le donne si portino nel maneggio delle [C iii] [19v] facultà, essendo la liberalità una certa mediocrità fra dui estremi, che sono Prodigalità & avaritia, se io dalle lor operationi vi mostrerò che elle non sieno prodighe, né avare, dubitarete voi di confessare che liberali debbano esser tenute? il che confermerà pur in gran parte la nostra opinione: che generalmente prodighe non sieno chiaramente si vede in quelle, che per malignità de fati, de lor cari consorti rimangono derelitte, poche o niuna ritrovandosene, (quantunque giovinetta) che dissipato habbi le facultà da mariti lasciate, anzi con accorti & liciti modi sempre le aumentano, laonde per il contrario in pochi huomini vi abaterete li quali, potendo al lor arbitrio maneggiar danari; che in picciol [20] spatio di tempo non consumino quanto hanno: il che non d’altronde aviene, se non perché si lasciano più facilmente aviluppare nei lacci dei dishonesti piaceri, permettendo che l’appetito vinca & supperi la ragione, la quale, in essi, e senza molto vigore, & così senza consiglio temerariamente spargono le facultà con infinito sudore il più delle volte guadagnate: Ditemi un poco voi che sì pronti siete a calumniare l’eccellentia delle donne, se vero è ciò che si dice da sciocchi esser la ragione più debbole nelle femine che ne i maschi, perché è nei maschi sì facilmente superata? Accade poi per lo più che il prodigo divenga avaro, per che gittato c’hanno le lor facultà, rivolgono [C iii] [20v] incontanente l’animo alli altrui beni, là dove poi nascono tanti furti celati & aperti latrocinii, & tanti micidii ne sorgono, che io mi vergogno pur di pensarvi non che di rifferirgli. Non ne veggiamo noi infiniti per cotai errori esser impesi? & certo è che se tutti i ladri fussero impesi che pochi ne rimarebbono (quantunque ben forti) per contrastar alle donne nelle quali non vi si veggono simili errori, anzi come amiche di giustitia danno volentieri a ciascuno quel che se gli conviene: Sono oltre questo, del proprio a poveri di Giesù Christo larghe donatrici, non dando nulla a buffoni, a parasiti, & altre simili persone. Né si pensi alcuno che queste sieno favole finte da me per compiacer alle femine, [21] potendosi ciò che io dico scopertamente vedere; se adunque né il lor gittano, né l’altrui rubbano, ma le proprie facoltà nei bisogni spendono, come vi sarà mai ragion da dubitare che in la virtù della liberalità non avanzino gli huomini di gran lunga? Non debbo dir con quanta giustitia compartir sogliano & li comodi & li incommodi nelle famiglie? ma perché lo dirò io comprendendosi chiaramente dalla concordia che veggiamo nelle case di alcune vedovelle, la qual, sì longamente conservar non si potrebbe, se con giustitia le cose non si amministrassero. Ma che anchora di prudentia supperino gli huomini, dalle antedette cose potrassi ottimamente raccorre, oltre che essendo [21v] generalmente più continenti che gli huomini, & credendosi che la continentia o temperantia che la vogliamo dir, sia conservatrice della prudentia nè rimescolandosi la prudentia mai con l’intemperantia, chiaro n’appare che le femine sieno più prudenti. Che diremo finalmente della piacevolezza & sincero amore? elle per arrichire o per fuggir l’ubidienza de maggiori, non insidiano alla vita di chi gli dette vita, non avelenano i fratelli, non amazzano i Cii, sì come gli huomini fanno, delli quali, pochi ne veggiamo lagnarsi per la morte de i lor congiunti, anchora che certissimi sieno che per lor rispetto soportato habbino de molti disagi: Non così aviene alle amorevolissime figliuole, le quali [22] quanto più tosto veggono da questa vita all’altra trappassati i cari padri tutte si risolvono in pianti & amari sospiri, riempiono ogni cosa de lamenti, & per tutto spargendo infinite querele, danno inditio della grandeza dell’interno dolore; & a chi non farebbono pietà veggendole abracciar il Cadavero & di acutissime strida riempir l’aria, da gli occhi infinita copia di lagrime con larghissima vena versando? non si pò certo senza gran cordoglio risguardarsi horribili spettacoli, o maravigliosa benivoglienza di grate figlie verso i cari Padri, o singolar affettione degna di esser in ciascun luogo sommamente lodata. Non si vidder mai per alcun tempo simili cose nei maschi, altrimenti, dato [22v] n’havrebbono almeno qualche espresso segno con la maninconia del volto. Sono oltre questo, le Donne di mansuetissimo ingegno, non rubbano, non amazzano, non incendono l’altrui case, anzi a cotai malefitii quanto più possono, fanno resistentia, cosa nel vero ragionevole molto: Essendo lor proprietà di esser, come ad Aristotele piace, di mansueta natura & accostandosi a questa humana proprietà più le donne che gli huomini, meritamente le si debbono ancho dir più mansuete, la qual mansuetudine, parmi che la natura ottimo Architetto delle mondane cose gli la habbi nella dolcezza de la faccia scolpita, laonde le faccie degli huomini & altri animali, per molta copia di peli in vista & fieri [23] & pieni di sdegno sono: oh quanto maggior dolcezza si gusta rimirando i feminili volti politi, tersi, & non per molto pelo torbidi & foschi. Chi potrà risguardar la gentil’aria di alcuna cortese Donna che rilucere non gli vega nel gratioso viso una infinita mansuetudine cagione che al nostro dispetto gli divegniamo humilissimi servidori & per consorti le ricerchiamo? Per questa lor natural piacevolezza non sogliono esser a padri mentre da tenerella età si allevano, punto moleste, il che rade volte nei maschi accade, & qual mi si potrà ritrovare che recato non habbi al padre mille affanni, alla madre infiniti dolori, & alla casa moltissimi dispendii, in maniera tale, che se la conservatione [23v] delle famiglie non dipendesse in parte dai maschi, temo veramente che più alcuno non se ne allevarebbe. Veggendo adunque noi le donne di ogni sorte virtù ornate, meritamente il Poeta Ferrarese introduce nel suo divino poema, un homo Furioso & grandimenti turbato, per che ne dicesse male & alla buona lor fama detrahesse molte cose dicendo quali poi con niuna ragione prova & con niuno argomento fortifica, di sorte che evidentissimamente appare, ch’egli non si mova per giuditio, ma per ira & sdegno contra di una donna conceputo, dal qual odio commosso, tutte poi indifferentemente morde & trafige: Certa cosa e che se licito fusse dalla sceleratezza & iniquità di un sol [24] huomo, il dir poi mal de tutti, che degli huomini ci sarebbe assai più largo campo che delle donne non habbiamo. Fu veramente assai maggior fallo quel che comise Giuda Iscariota contra del nostro Salvatore di quanti mai ne commettessero tutte le donne insieme congiunte. Et se dirittamente contemplar vorremo l’eccellentia & natural perfettione che le donne hanno, non mi sarà dubbio veruno che pel testimonio delli medesimi huomini, sì come nella prefation nostra già fu detto, tutto ciò confermar non si possi. Mostrano primieramente i Soldati de nostri tempi quanto poco stimino gli huomini la lor vita, poi che udito le Trombe o il Tamburro incontanente da pochi danari [24v] invitati, ispongono all’arbitrio d’altrui il corpo & l’animo, inoltre, non mi trovarete huomo alcuno sì stupido & intronato, il qual non confessi essergli stata qualche donna padrona del cuore & Reina della sua voluntà: Per il che se tutti gli huomini a particolari donne son stati soggetti non da necessità astretti, ma di spontanea voluntà, perché temeremo di liberamente dir che le donne sieno molto più perfette? Io non ne viddi mai alcuna che confessasse d’esser inferiore, la onde trovo infiniti huomini che presi d’amor, pregano & scongiurano le lor amate Signore, perché donar li vogliano il cuore & la voluntà con mille giuramenti, affermando d’havergli fatto libero dono d’ogni lor voler & [25] di ogni desiderio: che diremo quivi? Saracci alcuno sì fuor del senno che donar altrui volesse alcuna pretiosa cosa per ricevere in contracambio un’altra di niuno pregio? Certamente quando gli huomini offeriscono alle donne il lor animo per ricevere quel delle donne, essi a questo modo confessano esser maggior la feminil dignità, & in ciò doverebbono le donne esser molto accorte & avedute, non mai pronte & facili a far dono della propria voluntà: ma doverebbono diligentemente & per chi ne fusse molto ben degno conservarla. Diremo anchora che la fortezza de corpi, qual natura dette alli huomini non per altro rispetto essergli data, salvo perché acquistar potessero le cose al [D] [25v] vivere delle donne necessarie. Veggiamo parimenti in confirmatione di quanto vi dico, non haver mai dubitato gli huomini di sotto entrare a mille pericoli per diffesa delle donne, il che mi par evidentissimo segno della donnesca nobiltà, & questo che vi dico, potrassi per essempio agevolmente intendere dal braccio, il qual essendo membro molto più del Capo ignobile, per diffendere però il capo, egli non teme di ricevere molte fiate durissimi colpi: ma forse che alcuno rinfacciar ci potrebbe ch’elle fussero già cagione de molti mali, come sarebbe della ruvina di Troia, & altre simili calamità, alli quali, potrei rispondere che la pazzia delli huomini & non delle donne ne fusse stato [25v] cagione, tanto essendo pazzo colui, il qual per sé impazzisse, come se per altri ciò facesse. Non furono le donne greche che distrussero Troia, ma li stessi Troiani: Elena non rubbò Paris, ma Paris fu quello che rubbò Elena, benché la guerra di Troia far ci potrebbe piena fede dela feminil perfettione haverebbono tanti Principi, tanti Capitani, tanti Cavaglieri illustri sofferito per una femina sì aspri travagli, lontani dalla patria, con mille stenti guerregiando, se degna non l’havesser reputata che con infinito spargimento di sangue ella fusse stata riscossa dalle mani di quel rapace. Hor su io penso c’horamai debbano i plebei cessar del detrarre alle donne, & confessar la grand’ [D ii] [26v] eccellentia che Iddio gli ha datto, benché non sia punto da maravigliarsi se gli detragono, poi che ancho maraviglia non è che i Lupi cerchino di divorar gli Agnelli, ben sarebbe da maravigliarsi se noi vedessimo che una semplice Columba cercasse di dissipar gli altri ucelli: istupisco pur io grandimenti, che essendo quasi tutte le donne d’honore & di virtù amiche, che se per sorte una se ne ritrovi che malvagia sia, che quell’una habbi possanza di dar occasione che di tutte si dica male, il che non aviene de gli huomini, perché son fatti tanto nel peccar licentiosi che a tutti par cosa miraculosa se alcuno se ne veghi che virtuosamente operi. Un’altra cosa ci sogliono rinfacciar gli avversarii, & [27] questa è che le scientie sì divine, come ancho humane, con molte altre ingegnose arti, sieno state ritrovate dalli huomini & non dalle donne: alla qual obiettione risponderò come già risposero alcuni nobili diffensori di questo nobilissimo sesso: Due esser le spetie della cognitione, delle quali l’una è naturale, & l’altra con studio & fatica si guadagna, della naturale, dassi il primo honore alle donne, poi che anche per il parer de savii in minor spatio di tempo elle acquistano la lor perfettione, et nella cognitione per essercitio acquistata concedesi che gli huomini le avanzino: né certo hanno perciò da gloriarsi molto, essendogli & licito & consueto di starsi nelle publiche scuole, il che [D iii] [27v] se licito fusse alle donne, io non dubito che in poco tempo non solamente gli sarebbono eguali, ma che per l’eccellentia della natura di gran longa gli diverrebbono superiori: ma in questa parte non accade che io mi affatichi molto, questa essendo la conclusion nostra, che generalmente sieno le femine più nobili che gli huomini, non perciò contrastando potersi ritrovare alcuni huomini di tanta virtù ornati, che eccedino di perfettione le donne, & questo indubitatamente credo esser vero, poi che con la ragione concorda, oltre che havendo la madre natura a ciascuna cosa distribuito giustissimamente tutti i suoi offitii, se oltre la corporal fortezza che si confessa negli huomini [28] maggiore, ella gli havesse similmente dato più sapientia, crederei che la detta natura non fusse degna del nome di madre, ma di aspra matregna: havendo adunque havuto gli huomini maggior possanza, & magior nerbo, & havendo alcuni ottenuto da detta natura singolar intelligentia delle discipline, volle essa poi che generalmente fussero le donne & più saggie & di migliori costumi, sì come havete potuto raccogliere dalle antedette cose. Doverà questa nostra conclusione (per quanto posso giudicare) sodisfar non solo alle donne, ma ancho ai più eccellenti huomini. Io, certo mi rendo, poscia che le donne amano sommamente la giustitia, & dell’altrui si astengono, che debbano [D iiii] [28v] esser contente delli lor honori: dall’altro canto spero debbansi contentare alcuni eccellentissimi Cavaglieri, che così ognuno confessi, perché confessandosi che questi tali supperino le donne, poca sarebbe la lor lode se a cose vili fussero preferiti. Non mi è dubbio di non haver a ritrovar alcuni maligni a quali il parer nostro dispiaccia, conoscendosi di non poter esser in quel picciol numero, che di valor avanza le donne, & esser alle donne inferiori, per il che, sforzaransi di contrastar & oppugnar questa verità, la qual, solamente presso di scelerati, suol odio partorire. Hor questi sprezzaremo noi come persone di poca stima, & benché questo nobilissimo ridutto sì de huomini, [29] come di donne, degno sia d’esser con somme lodi portato in Cielo, pur emmi paruto d’intraprender solo la causa delle donne, & quella quanto più potessi copiosamente trattare, spetialmente in questo luogo, ai studi delli huomini dedicato, & veggendomi da sì fatte donne tanto humanamente honorato, se altrimenti havessi fatto, sarei forse stato giudicato poco civile. Con buona gratia adunque degli huomini, preso mi haverò licentia, di poter in casa loro, & per quanto sostentar possono le forze mie essaltar il feminino stuolo. Essendo etiandio il presente luogo da gran Cavaglieri illustrato, penso che tener si debbano da me anch’essi sofficientemente lodati: benché non ne [29v] havessero di bisogno, né io fatto l’habbia molto apertamente. Io l’ho fatto per dar qualche picciola testimonianza della grata servitù, che con questi Illustrissimi Principi tengo, & qual spero di fomentar se non con altro, almeno con perpetua memoria. Non abbaderò ad iscusarmi con queste nobilissime & virtuosissime donne, che non essendo nell’arte del dir punto essercitato, osato però habbia di intraprendere sì grande assunto: Tanta è la forza dela verità che nell’esplicarla ogni minimo fanciullo potrebbe parer eloquente. Confidatomi adunque nella verità (per quanto conceduto m’hanno le forze) sonomi sforzato di farla a ciascuno manifesta. Io farò qui il fine al mio [30] dire, giunto che ci habbia questa sol cosa, haver io tacciuto industriosamente di parlar della bellezza, della qual, molti sì antichi, come ancho moderni, n’hanno parlato. Io, se lodar volessi huomo alcuno inettamente farei, se le sue lodi incominciassi dalle pretiose vesti, delle quali, vestito fusse, perciò che così parerebbe che mi mancasse materia di commendar le virtù & gli più interni beni, che da savii molto più veracemente detti son esser beni: Essendo per tanto questo nostro corpo come una veste dell’animo, non mi parvero i suoi beni degni di esser congiunti con i beni dell’animo, ispetialmente havendovi io ridotto a memoria tante forte ragioni, tolte non dala cortecchia, [30v] ma dalla propria radice, anzi dalla midolla della philosophia: sonomene anchora passato senza farne alcun motto, perché tutte le volte che la corporal bellezza si compara con quella dell’anima, par che la corporal se ne sparischi, non altrimenti che noi veggiamo fare a quei piccioli animali che nel tempo della state volano per l’aria, & nell’estremità del corpo mandano fuori non fo che spledore, il vulgo le chiama lucciuole, & alcuni latini Cicindelie. Hor queste quanto più tosto elle aggiungono al splendore del sole, più non le veggiamo rilucere. Restami che io refferisca gratie a questa illustrissima & eccellentissima Compagnia di havermi con sì incredibil humanità tanto longamente ascoltato.