Umano ingegno non mai scorse Invidia
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XXVIII
AL SIG. SPERONE SPERONI.
Umano ingegno non mai scorse Invidia
Con più veneno di viperei sguardi,
Che il grande ingegno di Speron. Nè mai
Fu calpestata per ingegno umano
Nemica Invidia con valor più grande,
Che per l’ingegno di Speron. Ben degno
Fu, che vivendo l’ammirasse Italia,
Come suo pregio, e che oggi morto il pianga,
Con dolore immortal, come suo pregio
Degno è non manco. Può vantarsi Grecia
Di molti chiari; ma se Italia prende
Vanto a volersi dar di costui solo,
Senza contrasto, abbatterà quei molti.
E se lo soffra Grecia. Oltra ottant’anni
Ebbelo lieto il Mondo, e può temersi,
Che ottanta lustri volgeranno i Cieli,
E di spirto simil non sarà degno.
Morte, se gode in rimirare i danni,
Che fa sua falce infra l’uman lignaggio,
Sieda su questa Tomba. Altrove in terra
Ella non speri rimirarne uguale.