Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II/Capitolo 124
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Che i grandi et potenti devono maggiormente fuggire i detrattori, et gli adulatori. Cap. CXXIV.
Io non soglio in questo trattato discendere al particulare della educatione de i Principi che hanno à reggere grandi stati, et Provintie, havendomi sin da principio proposto di ragionare con i nobili, et cittadini di più commune stato, ma senza dubbio i detrattori, et simili seminatori di calunnie sono una peste, dalla quale conviene che i Principi si guardino più di tutti, percioche ciascuno desidera per buone, et per male arti, insinuarsi nella gratia loro, et possederne maggior parte, et à i Principi è tanto più difficile il guardarsene, quanto che per gli interessi de li stati loro, sono quasi necessitati, ad udir molte persone, et à voler sapere molte cose. Per tanto fa bisogno di gran giuditio per discernere un’huomo verace, et zeloso del servitio del suo Signore, da uno simulato et finto, et che camina con la mira del proprio interesse. Ma generalmente parlando crederei che fosse espediente allevar il Principe à non dar facilmente adito à i detrattori che lo rendano timido et sospettoso, et diffidente di tutti, onde è necessario che seguano grandissimi inconvenienti, et non è tra suoi cortigiani pace et concordia alcuna, et spesse volte si priva de gli antichi, et fideli sevitori per i rei. Io hebbi già stretta servitù con un Cardinale, che morì giovane d’anni, ma era di canuta prudenza, ilquale quando un suo famigliare gli riportava ciancie d’un altro, soleva rispondergli in questa guisa; perche stimi tu cosi poco la buona opinione che io ho di te, che hora mi dai occasione di far diverso giuditio, vedendo che cosi acutamente vai osservando i difetti del tuo fratello, et cerchi di metterlo in disgratia del commun padrone? Hor vorresti che questo fosse fatto a te? hor non hai tu forse difetto alcuno? deponiti prima la mano al petto. Saputosi adunque presto la natura del Signore, et che questi non erano buoni modi per ingratiarsi seco, cominciorno i Cortegiani à pensar di conseguir la benivolenza del padrone, co’l bene, et diligentemente servire, et non con supplantarsi, et attraversarsi l’un l’altro. Non si dice però che il Principe disprezzi gli avvertimenti di momento, anzi deve aprirvi gli occhi, et farvi le provisioni necessarie, solo si dice che non creda leggiermente, et non cominci, come si dice, dalla esecution dove si tratta della fama, et vita altrui, et tanto più di quelli che per esperienza antica sono conosciuti buoni, et leali. Et in somma sempre chi ode detrarre ad alcuno, faccia quello che si legge di Alessandro Magno, il quale mentre gli parlava colui, che faceva offitio di accusare, chiudeva una orecchia, volendo con quella maniera di fare, dare ad intendere ch’egli riserbava luogo allo accusato di potersi difendere, e in tanto non gli pregiudicava, nè in se medesimo pronunciava la sentenza contra di lui.
Un’altra maniera di nemici domestici hanno i principi, non meno pernitiosi de i detrattori, et sono gli adulatori, gente astuta, atificiosa, simulatrice, che sotto apparenza d’amore, nuoce grandemente à chi gli presta fede, percioche dicono il male bene, et il bene male, si come più veggono aggradire à colui dalquale per questa via sperano cavare utilità, secondo la quale misurano il lodare, ò biasimare, il persuadre, ò dissuadere, lo affermare ò negare alcuna cosa, et non secondo le regole della verità, onde come iniqui, et falsi testimonii sono rei, et colpevoli di questo ottavo commandamento. Per tanto tolga Iddio che il nostro giovanetto sia di tal numero, anzi il buon padre di famiglia, gli dimostrerà la vile conditione di costoro, che come banderuole poste sopra le torri, si volgono ad ogni vento, et non hanno fermezza ne stabilità alcuna, et spesse volte sono ridicoli à tutti. Niuna cosa è più indegna d’un animo ingenuo et nobile, che la servile adulatione, si come la schiettezza, et la veracità sono parti degne d’un vero gentil’huomo, ilquale amando cordialmente il Signore, et lo amico suo, gli dice per puro amore la verità, la quale se bene come bevanda amara non è cosi grata al gusto, ha però virtù di evacuare i corrotti humori dell’anima, et finalmente conosciuta la simplicità dell’uno, et la duplicità dell’altro è più grato l’amico acerbo, che l’adulatore suave. Et questo è quello che la scrittura dice in un luogo: Meliora sunt vulnera diligentis quam fraudulenta oscula odientis, cioè migliori sono le ferite di chi ama, che i baci fraudolenti di chi odia, intendendo per ferite, et per baci la verità che punge, et l’adulatione che diletta. Non si dice già, che il figliuolo ilquale cerchiamo di bene allevare, et civile, et christianamente usi di una indiscreta libertà di parlare, come chi non cura di niuno, anzi distinguendo et le persone, e i tempi e i luoghi, deve usar della prudenza, et della modestia insieme, imperoche anchora le medicine adoperate contra tempo, ò in maggior quantità del bisogno, non risanano, anzi spesse volte uccidono l’infermo.