Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II/Capitolo 119
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Della vitiosa taciturnità. Cap. CXIX.
Ma perche il vitio è sempre propinquo alla virtù, non è mia intentione, che il padre di famiglia avvezzi il figliuolo stupido si, che non sappia nè parlare, nè interrogare, nè rispondere; buona è la verecundia, et la modestia, però in tal grado, che sia condimento, et non impedimento delle virtuose operationi; buono anchora è il moderato parlare, pur che non trapassi la misura, percioche nel governo della casa, et della republica, et di tutti i commertii humani, è sopra modo necessario il parlare, il qual fatto à tempo, et luogo, produce ottimi effetti, come anchora per il contrario, mal’usato, è seme, et cagione di grandissimi danni. Et però il nostro fanciullo quando è richiesto risponda modestamente, et quando è bisogno con l’istessa riverenza interroghi i suoi maggiori, et sappia che non si prohibisce il parlare, ma il parlare inconsiderato, et senza proposito, et molto maggiormente quello che è dannoso al prossimo, del quale poco di poi ragionaremo. Per il che ben dicea David, quando pregava Iddio che ponesse una custodia alla bocca sua, et una porta intorno alle labra sue; percioche come la porta non stà nè sempre chiusa, nè sempre aperta, cosi proportionatamente corre la similitudine della bocca nostra, la quale hora deve esser chiusa, et hor aperta, per saper tacere, et parlare secondo la prudenza, et la carità richiede.