Trattato della Pittura (da Vinci)/Parte quinta - Dell'ombra e lume, e della prospettiva/667. Delle ombre, ed in quali corpi non possono essere di gran potenza di oscurità, e cosí i lumi

Parte quinta - Dell'ombra e lume, e della prospettiva
667. Delle ombre, ed in quali corpi non possono essere di gran potenza di oscurità, e cosí i lumi

Trattato della Pittura (da Vinci)/Parte quinta - Dell'ombra e lume, e della prospettiva/666. Delle ombre e lumi co' quali si fingono le cose naturali Trattato della Pittura (da Vinci)/Parte quinta - Dell'ombra e lume, e della prospettiva/668. Del lume particolare del sole o di altro corpo luminoso IncludiIntestazione 1 giugno 2008 75% Pittura

Parte quinta - Dell'ombra e lume, e della prospettiva
667. Delle ombre, ed in quali corpi non possono essere di gran potenza di oscurità, e cosí i lumi
Parte quinta - Dell'ombra e lume, e della prospettiva - 666. Delle ombre e lumi co' quali si fingono le cose naturali Parte quinta - Dell'ombra e lume, e della prospettiva - 668. Del lume particolare del sole o di altro corpo luminoso

Dove non si generano ombre di grande oscurità, non si possono neppur generare lumi di gran chiarezza. E questo accade negli alberi di rare e strette foglie, come salici, scope, ginepri e simili, ed ancora ne’ panni trasparenti, come sono zendadi, veli e simili, e cosí i capelli crespi e sparsi; e questo accade perché tutta la somma di ciascuna di predette specie non compone lustri nelle sue particole, e se vi sono, sono insensibili, e le loro specie poco si rimuovono dal luogo dove si generano; ed il simile fanno le parti ombrose di tali particole, e tutta la somma non genera ombra oscura, perché l’aria le penetra ed illumina, cosí le parti vicine al mezzo, come quelle di fuori; e se vi è varietà, essa è quasi insensibile, e cosí le parti illuminate di essa somma non possono essere di troppa differenza dalle parti ombrose, perché penetrando, com’è detto, l’aria luminosa per tutte le particole, le parti illuminate sono tanto vicine alle particole adombrate, che le loro specie mandate all’occhio fanno un misto confuso, composto di minimi chiari e scuri, in modo che non si discerne in tal misto altro che confusione a uso di nebbia. Il simile accade ne’ veli, tele ragnate, e simili.