Trattato dell'imbrigliare, atteggiare e ferrare cavalli/Trattato 1/Capitolo 43

Della giustezza dell'occhio della briglia, & del conoscere la guardia quand'ella sarà fiacca, ò ordita, & del conto, che si rende d'alcune cose aggiunte nelle briglie, con una da prova. Cap. 43.

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Della giustezza dell'occhio della briglia, & del conoscere la guardia quand'ella sarà fiacca, ò ordita, & del conto, che si rende d'alcune cose aggiunte nelle briglie, con una da prova. Cap. 43.
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Della giustezza dell'occhio della briglia, & del conoscere la guardia quand'ella sarà fiacca, ò ardita, & del conto, che si rende d'alcune cose aggiunte nelle briglie, con una de prova. Cap. XLIII.


TRovandomi haver promesso di ragionare sopra la giustezza dell’occhio della briglia, & della guardia, ardita, & fiacca, non ho voluto restare d’attendere in questo capitolo, che è fine di quella prima parte del trattato, la promessa fatta, vedendo io essere cosa di molta importantia sapersi il vero, & non del modo, che molti hoggidì credono. Dico dunque primieramente, che la giustezza, dell’occhio della briglia, ha due misure, le quali tal’hora sono rotte, di maniera tale, che non possono fare all’hora il suo effetto, & di principali, che sono, divengono in poco conto tenute, come da me sarà minutamente dichiarato; accioche alle volte, non fusse dal cavaliere fatto errore, in tanto, che pigliasse una cosa per un’altra; come che essendo una briglia ardita di guardia, la giudicasse alta d’occhio; overo essendo alta d’occhio, la credesse ardita; ò che essendo bassa, tenesse le guardie per fiacche; overamente quando esse sono fiacche, la pensasse bassa di occhio; si come hora d’alcuni vien fatto, per non saper quello, che gliele rompe. Laonde spero con questa mia poca scrittura (detto però, che sarà quale è la vera giustezza di esso occhio) darlo ad intendere. Hora dico, che una delle sudette misure è quella parte, che riposa sù la gengiva, l’altra dove il barbocciale s’afferma, affermisi poi dove si voglia; del quale si può rompere la [p. 32 modifica]misura in una medesima briglia con alzarlo, & abbassarlo più del suo ordinario luogo, di questa maniera; che volendolo alzare si tolga una spollettina, & metterla dove ordinariamente esso riposa, ponendo poi il barbocciale sopra; & volendosi abbassare, s’ha da limare l’occhio della guardia, acciò più basso cada, overamente in vece di limarlo, farli buchi sotto, mettendoglielo dentro: potendosi il simile operare con quello del ginetto, quantunque sia posto nella montada, perche si può fare dove esso riposa quella più bassa, ò più alta quanto si vuole. Di più ancho avertir si dee, che è rotta la sua misura quando il barbocciale non batte, come è di bisogno nel suo luogo; ò per essere quando è attaccato con la maglia troppo stretto, ò molle, overo, che montasse esso in sù nel raccogliere la briglia; però conchiudo, che ad ogni volta, che egli è rotta la misura ordinaria, che bisogna à quelle cose, che l’impedisce ritrovarla. Quando poi è levata la misura à quella parte, che riposa sù la gengiva, è quando la briglia ha imboccatura, che opera come fa la falsa montada della meza (mancante però di sopra) & intiera fregna, che impediscono quella parte, che per l’ordinario suol riposare su la gengiva, non vi riposa all’hora, & tanto più si slontana quanto è più dal cavaliere raccolta la briglia; & perciò viene à perdere le sue ragioni della misura, facendosene padrone quelle cose, che l’impediscono, sia poi falsa montada ò altro. Et quando le due misure dell’occhio ad un tratto sono rotte, egli è da sapere, che non tanto dall’ardita come dalla fiacca guardia procede, la quale quando si volesse abbassar d’occhio si può co’l fiaccarla, & similmente, con ardirla alzare. Avertendo ancho, che certe montade fan parere ad alcuni la briglia più ardita, non lasciando esse trabboccare, si come senza farebbe; operando similmente la catenella, ò cordella, che cinge le gengive, & parimente anchora la briglia, che senza la testiera sta in bocca. Et perche per questo tale effetto io confido essere minutamente inteso il mio parere, però non mi diffunderò più oltre, salvo, che dico hora, che il cavaliere potrà per mezo di questi aiuti alzare, & abbassare d’occhio a suo modo la briglia, facendolo con maggior prestezza, minor spesa, & disturbo anchora, ne correrà così per ogni minima cosa a farne una nuova. Hora, che habbiam dato fine alla giustezza de l’occhio, intendo di dire dell’ardita, & fiacca guardia, la quale quando si vederà, che tiri di sotto assai in fuori all’hora sarà ardita; conoscendola ancho in questo, che colcando tutte due le guardie, si come in pittura dimostro, vengono di sotto ad essere più vicine, che si saranno esse operano in contrario; avertendo, che queste s’ardiscono, & fiaccano nel luogo, che per il secondo dito della mano, chiamato da latini index, in disegno è mostrato, nella briglia detta meza fregna. Et questo ho mostrato, perche non vorrei, che s’osservasse il modo d’alcuni d’hoggidì, che cosi in fuori, come in dentro dal mezo a basso le piegano, o sia poi per tema di non romperle, o pe’l poco lor sapere; à quali dico, che pensando essere in quel luogo la vera giustezza s’ingannano; & se ben alquanto ivi fusse opera poco; oltre, ch’egli è [p. 33 modifica]brutto vedere una guardia in tal modo piegata, la cui giustezza tirata pel diritto si vede, come li disegni mostrano, ne quali v’è ancho una mano, che sospende una briglia chiamata fiascho, che dimostra la giustezza della larghezza ordinaria delle briglie. Parimente essi disegni mostraranno la varietà di barbocciali, la maggior parte de quali si saprà, che sono li tondi: & li quadri si troveranno nella stroppa doppia di prese, & nelle due filze di pater nostri; & nel chiappone a’ garbino quello a bottone: & quello a fregna nella briglia carriollo nominata. Le stanghette, che si pongono ne gl’occhi della guardia saranno nella falsa stroppa la scavezza, & l’intiera nel chiappone da due prese con rotella. La cordella poi, che cinge le gengive nel peretto, & catenella, che il medesimo opera, nel campanello. Il barboccialetto, che va nelle scartade, nel carriolo, & nella stroppa, le catenelle, che si attaccano al barbocciale, & alli bolcioni. Et perche non vorrei, che tall’hor d’alcuno fusse creduto, che le sudette cose si adoperassero più in quella sorte di briglie ove elle sono, che in un’altra, però mi è parso di dire, che ciò è stato solamente fatto da me per mostrare in disegno quel più, che si è potuto, & che fa in effetto bisogno; acciò che ogn’huomo, che di questo essercitio di cavaleria si dilettarà, possa intendere ben l’animo mio, & di me resti anchora contento, & sodisfatto. Ai quali, perche desidero di far cosa grata, & maggior di questa potendo: ho deliberato fare appresso l’altre briglie in ultimo d’esse una chiamata da prova, la quale per giudicio è degna di tal nome; imperoche non si lascia d’operare pe’l suo mezo con imboccatura, & piacevole, & forte quanto si vuole. Et bisognando la briglia aperta, ò chiusa con essa si può fare, & da una & da due, & da tre prese, & con montada, & falsa montada, & con l’imboccatura anchora del ginetto, potendosi similmente fare li barbocciali di lei del modo, che si disia, o lunghi o corti, o tondi o quadri, o a fregna, o a bottone; & etiamdio quella alzare, & abbassare

d’occhio, con quale imboccatura si voglia, & parimente ardire, fiaccare,
scortare, & allungare le guardie, quanto bisogna. Et perche mi
pare, ch’ella sia degna di merito, per l’utilitade, che se ne
trahe, però essorto ogn’huomo, che questa virtù vor-
rà intieramente essercitare, ad haverne una
presso di se, con tutte quelle imboccatu-
re, che a lui parerà, & piacerà; di-
cendoli ancho co’l por qui fine
al capitolo, & prima
parte, che quanto
più esso
n’haverà tanto maggiormente potrà ope-
rare ciò, che disposto haverà
nell’animo suo.