Trattato dell'imbrigliare, atteggiare e ferrare cavalli/Trattato 1/Capitolo 31

Quando'l cavallo ha'l collo corto, & asciutto. Cap. 31.

../Capitolo 30 ../Capitolo 32 IncludiIntestazione 30 gennaio 2012 100% Equitazione

Trattato 1 - Capitolo 30 Trattato 1 - Capitolo 32
[p. 18 modifica]

Quando'l cavallo ha'l collo corto, & asciutto.Cap. XXXI.


SE’l cavallo havesse il collo corto, & asciutto, sappiasi, che alcuna volta egli s’appetta, per non essere stato imbrigliato, & cavalcato come debitamente convenea. Et non solo all’hora in lui è’l collo scarno quando s’appetta, ma ancho poca ganassa, & non stretta. Bisogna à questo dunque provedere, con fare [p. 19 modifica]prima con briglia à lui piacevole, come etiamdio con destrezza di mano, le quali cose quando non vietino alle guardie l’andare al petto, bisogna fare poi tutto incontrario di quel da me detto nel precedente capitolo, non adoperando guardia fiacca, anzi ardita, perche andria al petto se così non fusse, ne si potria poi reggere, non la facendo etiam per alcun modo lunga, & senza montada, & con l’imboccatura più che si puote piacevole, & chiusa potendosi. Et se bisognasse altro aiuto si puote porre nel sottogolla un ferro, si come nel capitolo del collo à pergolato è detto, non lo tenendo per modo alcuno serrato nella briglia. Dir di più voglio, che facilmente le guardie ardite (per poco, che muova la lingua il cavallo) s’incrocciano, & maggiormente quando sono lunghe: & volendo provedere, che esse non s’incavalchino bisogna nella parte da basso porre una stanghetta intiera, che vieterà l’incrociatura, & servirà per più fortezza ancho; perche l’imboccatura non si snodando nasce più duretta, che non farebbe senza la detta stanghetta. Non mi pare ancho fuor di proposito dire, ch’il cavallo di qual natura di collo sia, appettandosi, la maggior parte causa da chi lo cavalca, si per l’asprezza della mano nel maneggiarlo, come etiam astretto dalla passione, ch’ei riceve dalla briglia, ò nella gengiva, ò lingua, ò nel pallato per la montada (la quale briglia quando fusse intiera come quella del ginetto, o come quella di mule saria peggiore) overamente anchora per la troppo lunga guardia più del dovere ardita, ò etiam per l’offesa, che se li fa su’l naso, ò per molte altre cose fuor di proposito fatteli, & malamente intese; come è tormentarli il barboccio, & non si temperare secondo il bisogno, ne procedere etiam secondo la natura sua, & modo, che si dee, si come per essempio dico. Al caval turco assuefatto da Turchi con briglia in libertà, & con guardia piacevole, quando alle nostre mani capita, subito senza pensar più oltre si leva la sua, mettendoli una de nostre d’honesta guardia, & ardita, & procedendo molti co’l suo cavalcare con la man bassa sotto l’arcione, toccando loro quasi con essa il collo del cavallo, i qual ben si sforza stare alquanto al tormento, ma al lungo (come si vede) non lo puote comportare, ciò mostrando con gettar via la testa, col fare bruttissimi atti, & alcuni ancho pericolosi; però non bisogna seco tenere non tanto tal strada, ma anchor non procedere per cosa alcuna con questi, ne con altri di modo, che il cavallo (si come fa il tedesco) s’appoggia tanto su la briglia, che il cavaliere si fa sicuro in sella con questo mezo. Per tanto conchiudendo dico, che si dee minutamente considerare i diffetti, & del collo, & della bocca, & finalmente di tutte quelle cose appartenenti alla cagione del suo appettarsi. Et volendolo tirar sotto bisogna prima aiutarlo coi remedi piacevoli, non correndo si tosto spiacevoli, acciò non venga in disperatione; per la quale li rimedi all’hora trattariano del difficile, & quasi dell’impossibile.