Trattato dei governi/Libro terzo/X

Libro terzo - Capitolo X: Del regno

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Aristotele - Trattato dei governi
(Politica)
(IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Bernardo Segni (XVI secolo)
Libro terzo - Capitolo X: Del regno
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E dopo i detti ragionamenti è forse bene di trapassare più innanzi, e di fare considerazione del regno; chè questo si dice essere uno dei tre buoni Stati. E la prima considerazione intorno a ciò è di vedere, se egli è utile il vivere sotto la regia podestà alle città, e alle provincie, o no; o se altro modo da essere governati è migliore: o s’ella è buona a certi sì, e a certi no. Ma diciamo imprima s’egli è una sola specie di regno, o s’egli ha più differenze.

E questo si può facilmente conoscere, cioè che e’ se ne dà di più sorti, e che ’l modo di tale imperio non è il medesimo in tutti. Imperocchè nella Republica di Sparta pare, che vi sia une sorte di regno regolata dalle leggi grandemente; la quale non ha autorità d’ogni cosa: ma quando ella esce fuori, allora il re è capitano delle cose appartenenti alla guerra. Oltra di questo è concesso a tai re le cose appartenenti agli Dii. Questa adunche specie di regno è come una commesseria negli eserciti dati agli imperatori; ed è a vita, perchè e’ non può condannare alla morte, se non quando egli è in qualche parte del reale imperio. Com’è verbigrazia mentre che egli sta fuori alla guerra, la legge gli dà questa autorità, la quale era ancora data anticamente a quei re. Il che ci dimostra Omero, perchè a Agamennone era detto villania nelle concioni; ma quando egli usciva più fuora in campo, egli era signore di fargli morire: perchè e’ dice minacciando.

Chi fia, che ’ndietro dalla guerra torni,
Non fia bastante a lui de’ fieri cani
Schivare il morso, o de’ rapaci augegli;
Ch’io lo farò morir, che n’ho possanza.

È pertanto una specie di regno la commesseria perpetua negli eserciti. E questo grado in certi luoghi si dà per sangue, e in certi si dà per elezione. Oltra questo modo di regno se ne dà un altro, che è usato appresso di certi popoli barbari, il quale è simile nella forza al tiranno: e contuttociò è fatto per legge, ed è antico in quei luoghi. Perchè essendo tai genti per natura più atte alla servitù, cioè li Barbari più delli Greci, e gli abitatori dell’Asia più di quegli dell’Europa, però sopportano tali l’imperio signorile senza difficoltà. E queste sorti di Regno hanno del tirannico per la ragione detta; ma son sicure per essere antiche in quei popoli, e secondo le leggi.

E inoltre la guardia del corpo usata da loro ha del regio, e non del tirannico per la ragione medesima, perchè quivi li cittadini guardano con l’arme il lor re, e il tiranno guardano li soldati forestieri. E la ragione è di ciò, che li primi sono fatti per legge, e sono signori di chi li vuole. E li secondi comandano a chi non vuole star sottoposto. Onde quegli hanno la guardia composta di cittadini e questi la tengono contro alli cittadini.

Queste adunche sono due specie di monarchie. Una terza se ne dette appresso li Greci anticamente di principi chiamati Esinneti. E questo imperio (per dirlo così) è una tirannide fatta per elezione, differente da quella dei barbari; non già per non essere fatta per via di legge, ma solamente per non essere costumata sempre a farsi in quei luoghi. E di questi sì fatti principi alcuni ne tengono l’imperio per tutta la vita, e alcuni per certi tempi determinati, in certe azioni determinate: siccome quando quei di Metellino elessono Pittaco contro ai ribegli, i quali avevano per capi Antimenide, e Alceo poeta.

Alceo lo dice in una certa sua operetta, che e’ s’avevano eletto Pittaco per tiranno, dove e’ gli riprende dicendo:

Pittáco cittadin crudele, ed empio
La patria inferma ha per tiranno eletto,
E quel ch’è più, nel ciel sue lodi estolle.

Questi modi d’imperio adunche hanno del signorile, per avere del tirannico; e hanno del regio, per essere eletti, e fatti da chi vuol sopportargli.

Una quarta specie di regale imperio è quella, che negli eroici tempi fu usata volontariamente; ed era patria, e costumata in quei luoghi; e secondo le leggi. Imperochè avendo quei primi beneficato quei popoli con avervi introdotto qualche arte, o con aver vinto, o con avergli accozzati insieme, o dato loro del paese e’ furono fatti re spontaneamente. E tali degnità in loro, che le riceverono, divenne secondo il costume patrio. Costoro erano padroni di guidare gli eserciti, e dei sacrificî; di quei tutti, dico, ove non era mestieri del sacerdote, e da loro erano giudicate le cause. Il che era eseguito da loro parte col giuramento, e parte senz’esso. E il giuramento si faceva con l’elevazione dello scettro.

Gli antichi re adunche di questi tali regni erano, preposti continuamente alle cose di dentro alle città, e provincie, e alle cose di fuori intorno a’ confini. Ma dappoi parte per straccurataggine d’essi re, e parte perchè i popoli tumultuavano in molte città, furono lasciati ai re solamente li sacrificî, e nel paese forestiero fu loro solamente lasciato l’essere capitani degli eserciti quel che avesse mostra di re.