Trattato d'Amore (Cavalcanti, 1941)/XLII

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XLI XLIII
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XLII

     I’ credo, Amor, che ’nfin ch’i’ non dimagro
sicché quasi divegna come stecco,
voi non direte: «Di costui i’ pecco,
4che l’ho tenuto e ’l tengo tanto ad agro».
Ma tuttavolta saramento sagro
vi posso far senza mentir del becco,
ch’ai dolor mio non è nessun parecco,
8sí forte ’l sento: ond’io giá no’ m’apagro

     finché compiuto avrò il vostro grado,
o che pietá voi averete incontra
11li la gran durezza, che mia vita spegna.
Qual d’esti due che brevemente avegna,
dará riposo a lo mi’ cor, e montra,
14ch’a valle è tanto, piú non trova grado.