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XLIX LI
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     La pena che sentí Cato di Roma
in quelle secche de la Barberia,
lor ch’al re Giuba pur andar volía
4veggendo la sua gente istanca e doma,
non sembl’a me che fosse sí gran soma
d’assai, mia donna, com’or è la mia:
ché se serpente e sete mal facia
8lui ed a’ suoi, come Lucan li noma,

     i’ son punto e navrato da colui
che tutte cose mena a su’ piacere
11li e face a qual si vuole adoperare.
Dunque piú crudelmente può mal fare,
che l’altre cose, cui e’ dá podere,
14Amor, che me conquide piú ch’altrui.