Traduzioni e riduzioni/Dall'Iliade/Il momento eroico d'Ettore

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Dall'Iliade - I due primi colpi Dall'Iliade - La ferita mortale
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il momento eroico d’ettore

Ettore allora sentì nel suo cuore ciò ch’era, e sì disse:
     “Oh! oh! ora davvero gli dei mi chiamarono a morte!
Che ben giurato l’avrei che qui fosse Deìfobo eroe,
mentre è là dentro le mura, ed Atena mi trasse in inganno.
Ora m’è dunque dappresso la morte cattiva; non lungi;
e non v’è scampo. Da molto si vede che a Giove era caro
più, ch’io morissi, e al suo figlio Saetta-lontano, che un tempo
già mi guardavan benigni; ma ora la morte mi coglie.
Sì; ma non vuo’ senz’ardire, non vuo’ senza gloria morire,
ma dopo fatto gran cosa, che i posteri sappiano ancora„.
Com’ebbe detto così sguainò l’appuntata sua spada,
quale, assai grande, assai forte, a lui s’allungava dall’anca,
e in sè raccolto sbalzò come un’aquila d’ala sublime,
ch’alla pianura si cala, di mezzo le nuvole nere,
per adunghiare od un morbido agnello od un timido lepre:
tale sbalzò, l’appuntata sua spada rotando, l’eroe.