Pagina:Pascoli - Traduzioni e riduzioni, 1923.djvu/52

32 traduzioni e riduzioni

Non nella fuga tu a me pianterai nella schiena la lancia:
dritto qua piantamela nelle costole mentre mi slancio;
s’hai questo dono da un dio. Ora tu la mia lancia di bronzo
scansa. Così nel tuo corpo potessi riceverla tutta!
Certo più lieve e più lesta sarebbe ai Troiani la guerra,
se tu morissi, chè tu se’ per loro la pena più grande
     Disse, e vibratala, avanti scagliò la lunga ombra dell’asta,
e non fallì: del Pelide colpì nel bel mezzo lo scudo,
ma via lontano la lancia ne rimbalzò. Ettore in ira
che dalla mano il veloce suo dardo fuggissegli vano,
abbassò gli occhi e ristiè: non aveva altra lancia d’ornello;
e con lunghi urli chiamava Deìfobo scudo-lucente
e gli chiedea la lunga asta. Ma egli non era più presso.


il momento eroico d’ettore

Ettore allora sentì nel suo cuore ciò ch’era, e sì disse:
     “Oh! oh! ora davvero gli dei mi chiamarono a morte!
Che ben giurato l’avrei che qui fosse Deìfobo eroe,
mentre è là dentro le mura, ed Atena mi trasse in inganno.
Ora m’è dunque dappresso la morte cattiva; non lungi;
e non v’è scampo. Da molto si vede che a Giove era caro
più, ch’io morissi, e al suo figlio Saetta-lontano, che un tempo
già mi guardavan benigni; ma ora la morte mi coglie.
Sì; ma non vuo’ senz’ardire, non vuo’ senza gloria morire,
ma dopo fatto gran cosa, che i posteri sappiano ancora„.
Com’ebbe detto così sguainò l’appuntata sua spada,
quale, assai grande, assai forte, a lui s’allungava dall’anca,
e in sè raccolto sbalzò come un’aquila d’ala sublime,
ch’alla pianura si cala, di mezzo le nuvole nere,
per adunghiare od un morbido agnello od un timido lepre:
tale sbalzò, l’appuntata sua spada rotando, l’eroe.