Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna/Bestemmie e imprecazioni

Bestemmie e imprecazioni

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Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna Giuramenti

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BESTEMMIE E IMPRECAZIONI.

(FRASTIMOS E IRROCCOS).

1. Punta, su verme a zunta,
     su verme a corcarju,
     punta ’e atarju,
     punt ’e aliderru,
     su corpus inoche, s’anima in s’ifferru.

1. Colpo, i vermi a manate,
     i vermi a cucchiaio,
     colpo di acciajo,
     colpo di cerro,
il corpo qui, l’anima nell’inferno.

Riesce quasi impossibile rendere il senso perfidissimo di questa imprecazione. Per colpo s’intende colpo di pugnale, di pugnale d’acciaio col manico di legno di cerro. L’anima nell’inferno ed il corpo qui, in questo mondo, ma disotterrato, così pieno di vermi che gli si possano misurare a manate, o col corcarju, che è un cucchiaio assai grande, formato dalle unghie dei buoi o di altri animali, usato dai pastori, negli ovili.

2. Sale, salinde, salia,
     a sale ingresu,
  e vintichimb’annos de male franzesu.

2. Sale, salando, salata,
     a sale inglese,
  e venticinque anni di mal francese.

Questo è una specie di saluto. Invece di dir salute salude, le ragazze allegre di Nuoro, incontrandosi per strada, delle volte, una dice sale, e l’altra di rimbecco salia, salata. Di qui è originata questa imprecazione.

A Nuoro le imprecazioni sono usatissime. Pare che il discorso, anche se affettuoso e famigliare, non possa reggersi senza imprecazioni. Sono usate quasi come intercalari e il più delle volte vengono espresse senza alcuna cattiva intenzione.

3. Zia Maria,
     tronos e lampos,
     allargu nche sia.

3. Zia Maria,
     tuoni e lampi,
     lontano io ne sia.

I tuoni e i lampi sono augurati naturalmente a zia Maria.

4. Su diaulu su santu chi t’à fattu. 4. Al diavolo il santo che ti ha fatto.

Questa bestemmia, che è quasi l’unica vera bestemmia dei Nuoresi, è nello stesso tempo la più usata delle imprecazioni.

5. Su diaulu sa mama chi t’à fattu. 5. Al diavolo la madreche ti ha fatto.
6. Raju ti falet e non bi codiet prughere. 6. Raggio (fulmine), ti piombi e non ci lasci polvere (di te).
7. Anchu sias isperdiu, tue e sa zenerassione tua, chi no s’accattet prus radichina. 7. Che sii disperso tu e la generazione tua, che non si trovi più radice.
8. Maleittu chie ti fachet bene. 8. Maledetto chi ti fa del bene.

È il credo che vien cantato nei funerali, vicino alla bara del defunto.

10. Zustissia ti brussie, zustissia t’incantet. Zustissia bi colet e non lesset mancu chisina. 10. La giustizia ti bruci, la giustizia ti incanti (cioè ti inebetisca). Giustizia passi e non lasci neppure cenere.
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Queste imprecazioni sono usatissime. È la giustizia umana quella che qui viene augurata, e che in Sardegna è piú temuta della giustizia divina. L’ultima di queste tre imprecazioni verrebbe tradotta cosí: la giustizia passi in casa tua e disperda persino la cenere del tuo focolare).

II. Bae in orommala. 11. Va in malora.

Anche questa è molto usata.

1*2. Bae a galera. 1*2. Va in galera.

18. Pacami Deu. 13. Pagami Dio!

Piú che imprecazione questa è una invocazione sacrilega.

Si chiede l’aiuto di Dio nella vendetta contro qualcuno che ci ha offeso. Si usa anche in segno di ringraziamento allorché si apprende qualche disgrazia accaduta al nemico, all’offensore.

14. Su diaulu tinche pinnichet.

15. S’andada ’e su fummu.

16. Bae a sa furca, a su corru ’e sa furoa.

17. Impiccau sias.

18. Bae, e chi non ti torres prusa bier.

19. Ancu tinche ghiren in battor.

14. Il diavolo ti involi.

15. L’andata del fumo.

16. Va alla forca, al corno della forca.

17. Appiccato sii.

18. Va e che non ti veda piú di nuovo.

19. Che ti riportino in quattro.

Si capisce, ucciso, morto o assassinato.

20. Ancu tinche ghiren in su carni o in lettu ’e sida.

20. Che ti riportino sul carro o in un letto di frasche.

Sempre ucciso, s’intende.

21. Incantau sias!

22. Corfu’e balla.

21. Incantato sii.

22. Colpo di palla!

Anche questa è usatissima. Vorrebbe dire: che tu sii colpito da una palla! Si usa assai come intercalare.

23. Cor Ai ’e balla a s’ischi na.

24. Corfu ’e bulla chi ti trunchet sa bena e su coro.

25. Su diaulu chic ti reghet in terra.

26. Su dialu cliie a prima t’hat batti u a su mundu.

27. Maleitta s’aima chi ti cheret bene.

28. Bae, e chi ti siati sos passos contaos.

29. Siccu sias.

30. Sa mauu che sa ’e su milesu, chi contabat s’aranzu a pedes.

23. Colpo di palla alla schiena.

24. Colpo di palla che ti tronchi la vena del cuore.

25. Al diavolo chi ti regge sulla terra.

26. Al diavolo chi prima ti portò al mondo.

27. Maledetta l’anima che ti vuol bene.

28. Va e che ti sieno i passi contati.

(Cioè, che muoia presto, in modo che i passi che farai d’ora in avanti sieno in numero da potersi contare».

29. Secco sii.

30 La mano come quella del milese che contava l’arancio coi piedi.

Perchè senza mani. Milese, di Milis, villaggio sardo, famoso per i suoi aranceti. I Milesi vanno di qua e di lá per l’isola, vendendo aranci. Pare che a Nuoro ce ne sia stato uno senza mani. D’onde l’origine di questa imprecazione. I giovinotti, a Nuoro, hanno l’abitudine, proprio di gente incivile e barbara, di toccare le popolane quando le incontrano per le strade. Le piú forti reagiscono, scagliando magari delle pietre [p. 656 modifica]Pagina:Rivista delle tradizioni popolari italiane, Anno I, 1893.djvu/664 [p. 657 modifica]Pagina:Rivista delle tradizioni popolari italiane, Anno I, 1893.djvu/665 [p. 658 modifica]Pagina:Rivista delle tradizioni popolari italiane, Anno I, 1893.djvu/666 [p. 659 modifica]Pagina:Rivista delle tradizioni popolari italiane, Anno I, 1893.djvu/667 [p. 660 modifica]Pagina:Rivista delle tradizioni popolari italiane, Anno I, 1893.djvu/668 [p. 661 modifica]Pagina:Rivista delle tradizioni popolari italiane, Anno I, 1893.djvu/669 [p. 662 modifica]Pagina:Rivista delle tradizioni popolari italiane, Anno I, 1893.djvu/670