Teatro completo di Shakspeare/Gli Editori
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Traduzione dall'inglese di Carlo Rusconi (1858)
Prefazione | ► |
GLI EDITORI
La Nuova Biblioteca che prendemmo a pubblicare, e che ebbe fin qui segni non dubbi d’incoraggiamento da ogni colta persona, proponevasi di raccogliere i capolavori, non solamente della nostra, ma sì anche quelli delle letterature forestiere, per renderli, mercè la tenuità del prezzo, familiari anche fra noi. — Conseguentemente a questo concetto, che utilissimo ci parve pel nostro paese, noi pensammo tosto ad attuare l’edizione delle opere del più gran poeta che abbia avuto l’Inghilterra, diciamo di quello che creò il teatro e la letteratura di quella nazione, e che, come sagacemente fu osservato ai nostri giorni, prestò le sue immagini a Byron, il suo dialogo a Walter Scott.
Shakspeare giunse, annuenti tutte le generazioni che gli succedettero, a tale altezza, che non vi è angolo di Europa dove il suo nome non trovi un’eco di ammirazione. Alla miniera inesauribile, che il suo genio dischiuse, attinsero largamente Schiller e Goëthe, Hugo e Manzoni, quanti scrittori infine vollero calzare il coturno, rappresentando sulle scene la vita, non più di un giorno, come le unità greche richiedevano, ma di un tempo valevole a svolgere tutte le pieghe del cuore dell’uomo. — Shakspeare, venerato in Inghilterra come il primo degli scrittori che in quell’isola fiorisse, ha un titolo irrefragabile per divenir popolare anche fra gli stranieri, perchè il genio appartiene a tutti i paesi civili abbastanza per poterlo intendere, e perchè essendo una soltanto la natura, uno è anche sempre il bello che dappertutto la rappresenta, qualsiasi l’idioma che lo riveste o la scuola a cui s’informa.
La versione che noi diamo delle opere di questo grande è quella di Carlo Rusconi, stampata già a Padova, ristampata a Napoli, ora da lui intieramente riveduta e corretta. Nella Prefazione e nel Saggio che vi sono preposti leggonsi più ampi particolari e sul fautore e sul modo col quale venne voltato nella nostra lingua. Il successo che questa versione ha già ottenuto nelle due prime edizioni c’induce a credere che questa pure debba trovare un accoglimento non meno favorevole.
Torino, 4 ottobre 1858.